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Autore: Lena_Railgun    05/01/2017    1 recensioni
"Ivan mi stava aspettando: il suo sguardo da prima perso nel vuoto si posò su di me e mi sorrise.
-Bravissima Mary- mi disse evidentemente fiero di me. Si avvicinò e mi scompigliò i capelli mentre io abbassavo il capo.
-Grazie- feci teneramente. Non l'avevo notato, ma nella mano destra teneva un'orchidea.
-è..è per me?- chiesi sorpresa.
-No guarda, per mia cugina che abita Torino che evidentemente frequenta l'accademia. Certo che è per te- fece ironicamente alzando il sopracciglio.
Gli feci la linguaccia:
-Ma dai! Non serviva!- feci quando me la porse.
-Viene sempre dato un fiore a chi si esibisce no?- mi disse lui mettendo le mani in tasca.
-Dove l'hai tirata fuori questa?- chiese divertita.
-Da qualche film- disse lui alzando le spalle. Osservai l'orchidea e sorrisi:
-é...perfetta. È tutto perfetto- "
Marina Rinaldi è una ragazza di sedici anni, che lascerà la sua normale vita da liceale, per accettare una borsa di studio per un'accademia di musica a Firenze. Per fare ciò, verrà ospitata da amici del padre, la famiglia Innocenti, con i loro due figli, Ivan e Celeste. Nonostante Ivan sembri molto diffidente, piano si avvicineranno molto. Cosa succederà tra i due?
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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16- UN TAGLIO NETTO
 
Era come se, dentro di me, risuonassero solo canzoni tristi. Come un'interminabile colonna sonora senza fine. Non c'era spazio per altro in me, non in quel momento. Non avevo pronunciato una parola dalla sera precedente, non ne avevo, così come non avevo voglia di fare finta che andasse tutto bene. La mattina della vigilia di Natale, mi sentivo uno straccio, fisicamente e mentalmente. Non vedevo l'ora di prendere quel treno, tornare a casa, lontano da Firenze, lontana da lui. Ero stata così stupida a lasciarmi abbindolare dall'amore, da un sentimento così...così... mentirei a me stessa se dicessi che quei mesi non siano stati i più belli mai passati. Ma era davvero difficile ammetterlo. Erano stati mesi burrascosi, ma meravigliosi...pieni di emozioni, di amore, di esperienze nuove. Era la prima volta che provavo qualcosa di così forte per qualcuno...ed era finito così, in un attimo. Mi alzai, passando una mano tra i capelli e presi il telefono dal comodino, sbloccandolo e fissando la foto di me e di Ivan che avevo come sfondo. Faceva male. Velocemente la cambiai, non riuscivo a guardarla senza che un fastidio mi avvolgesse. Ignorai tutti i messaggi, volevo rimanere da sola, per quanto fosse la cosa peggiore da fare. Mi vestii con le prime cose che trovai, ma non poterono attenuare il freddo che sentivo. Mi sarebbe servito un abbraccio per stare meglio, ma ero cosciente, che la persona da cui lo volevo non poteva darmelo. Sapevo che non avrei potuto più sentire il suo calore, le sue mani, le sue labbra. E, per quanto volessi fare la forte, mi sarebbe mancato tutto da morire. Scesi solo per pranzare, il più in fretta possibile, senza alzare gli occhi dal mio piatto. Non sarei stata capace di vedere i suoi occhi, così dannatamente belli. Così ancora dentro di me. Mi rifugiai velocemente in camera, a passo svelto ma mascherando un sorriso, per convincere tutti- compresa me stessa- che tutto andasse bene. Le ore passarono troppo lentamente e pesantemente, e l'unica cosa che feci, fu guardare il telefono ossessivamente, solo per controllare lo scorrere dei minuti. Mi stavo uccidendo da sola. Dovevo smettere di farmi del male...non potevo lasciare che qualcuno mi buttasse giù così. No, non potevo. Acciuffai le cuffiette dalla borsa e presi ad ascoltare la mia adorata Taylor Swift a tutto volume. Dovevo distrarmi, non pensare. Scorsi la playlist, scorrendo con gli occhi i diversi titoli. Premetti play ingenuamente, ma alle prime note di quella che era la mia canzone preferita, mi sentii perfettamente dentro ad essa.

"And I just wanna tell you
It takes everything in me not to call you.
And I wish I could run to you.
And I hope you know that every time I don't
I almost do,
I almost do."

 
Ruotai il capo verso il comodino, verso quella foto che raffigurava me, Ivan e Celeste così felici, come se fossimo davvero legati da un qualcosa di indissolubile. Sospirai e chiusi gli occhi, ero incorreggibile. Spensi l'ipod, per metterlo nella borsa a tracolla, pronta per l'essenziale, appoggiata alla sedia della scrivania. Presi il portatile dallo zaino e, puntellandomi sui gomiti, cominciai a riguardare Hunger Games per la millesima volta. Fu come un'ancora di salvezza, che permise al tempo rimasto di volare via, e alla mia mente piena di pensieri di staccare.
Spensi il tutto quando fu l'ora di partire. Presi tutte le valigie e borse varie ed uscii dalla mia stanza, dando un'ultima occhiata veloce, in religioso silenzio, prima di spegnere la luce. Simulai un sorriso non appena scesi le scale, desiderosa di salire su quel treno e buttarmi tra le braccia della mia famiglia.
-Hai tutto Marina?- mi chiese Serena. Io annuii. Salimmo in auto silenziosamente. Si capiva che nell'aria qualcosa non andava, ma nessuno voleva approfondire ed indagare troppo. O forse, non ne avevano nemmeno la forza. Arrivammo in stazione e scesi velocemente, inspirando l'aria a pieni polmoni. Mi voltai verso la famiglia Innocenti e sorrisi:
-Buon Natale- Serena mi diede due baci sulle guance.
-Fai buon viaggio.- mi disse. Pietro mi diede una pacca sulla spalla seguita da un dolce abbraccio di Celeste. E poi, il mio sguardo incontrò quello di Ivan. Forzai un sorriso.
-Buon Natale Ivan-
-Buon Natale Marina-
Scostai velocemente lo sguardo prima che lacrime calde potessero cominciare a scorrere. Corsi verso il binario, affondando il viso nella sciarpa che portavo al collo, senza voltarmi indietro ma guardando il cielo, sospirando. Il treno arrivò, facendomi sentire sollevata, come se avessi un peso in meno. Avevo davvero bisogno di andare via ma...sarei stata capace, poi, di tornare?
Padova era immersa nella nebbia quella sera, mi trasmetteva una certa tristezza. Trascinai il trolley verso la biglietteria alla ricerca di mia madre. Ma, con mia grande sorpresa, non c'era lei ad aspettarmi, ma un bellissimo Niccolò, con le mani in tasca e lo sguardo che guizzava da una persona ad un'altra. Per quanto frequentasse l'università a Firenze, ci vedevamo molto di rado. Sorrisi e lo raggiunsi, buttandomi tra le sue braccia.
-Ciao Nic- mormorai, inspirando il suo odore.
-Buona sera principessa-
Lo guadai imbronciata..
-Non chiamarmi così- protestai. Lui mi fece la linguaccia e mi diede un bacio sulla nuca.
-Allora- cominciò, aiutandomi con le valigie -Vorrei chiederti come stai ma...dal cambio di immagine profilo un po' ovunque..-
-Sto bene- lo interruppi io -Credo-
-Non devi fare per forza la forte Marina- mi ammonì lui.
-Cosa dovrei fare?- chiesi scettica, salendo in auto.
-Piangi se vuoi piangere...urla, sfogati-
-Mi hai mai vista piangere Nic? Piango il minimo...ma da quando lo conosco, capita troppo spesso-
Mise in moto e mi guardò.
-Per qualunque cosa...sono qui per te- mi disse dolcemente.
-Lo so- sorrisi, passandomi le dita tra i capelli. Li guardai: ero sempre stata fiera di loro, mi piaceva tenerli lunghi, ma in quel momento, li sentivo come un peso in più, mi davano fastidio.
-Nic, credi che tua madre potrebbe darmi un appuntamento per tagliarmi i capelli?- chiesi ad un tratto.
-Penso di sì, anzi sarà felice di vederti-
-Grazie. La chiamo dopo allora-
-Tranquilla faccio io- mi strizzò un occhio. -Ma cosa vuoi fare di preciso?-
-Un taglio netto. Un segno che ho chiuso con il passato- feci, appoggiandomi al sedile.
Niccolò mi accompagnò a casa- era stata mia madre a chiederglielo- e, dopo averci fatto gli auguri di Natale, lo salutai un po' tristemente. Adoravo stare con lui, era davvero la mia salvezza. Lo guardai allontanarsi e lo salutai con la mano.
-Allora piccolina, tutto bene?- mi chiese mia madre. Quanto odiavo quella domanda.
-Sì, dai- mentii.  Non avevo proprio voglia di parlare di come mi sentivo per davvero.
-Voi come state?- chiesi, dando un abbraccio alla mia famiglia, sentendomi al sicuro tra le loro braccia. Dopo una cena tranquilla, passata a raccontarci diverse cose successe in quei mesi, raccolsi le mie cose e mi rifugiai in camera. Accesi la luce e sorrisi, nostalgica. Era così vuota, ma quelle poche cose rimaste mi fecero annegare nei ricordi. Appoggiai zaino e borsa sul letto, e trascinai la valigia verso l'armadio, vicino ad una bacheca piena di foto appesa al muro. Sfiorai con tenerezza le foto che raffiguravano me, Mara , Lucia e Caterina. Risalivano a due anni prima...eravamo così spensierate. Subito accanto, una foto di quel fatidico concentro di Natale. Ero appena salita sul palco, il mio sguardo era puntato sul pubblico; gli occhi brillavano, pieni di emozione. Foto di me e Mara da bambine, dei miei primi saggi di danza spuntarono poco dopo. La nostalgia mi invase sempre più e cominciai, lentamente e senza fretta, a sistemare le mie cose, per poi buttarmi sul letto, come un peso morto. Era davvero tempo di una rivoluzione.
Fu bello poter passare il Natale con i parenti, mi erano davvero mancati moltissimo. Corsi subito ad abbracciare nonna non appena scesi dall'auto.
-Marina, sei sempre più bella- mi disse, stringendomi forte.
-Esagerata- replicai, sorridendo. Entrai in quella casa che fu teatro della mia infanzia e venni accolta da tanti saluti e sorrisi dai miei zii, che non vedevo dal Natale precedente. Deniza e Martina mi vennero incontro e anche Lorenzo, mio cugino di ventisette anni, si avvicinò per abbracciarmi.
-Signorina, come stai?- mi chiese lui.
Strinsi i denti a quella domanda, ma simulai un sorriso.
-Bene dai, voi come state?- feci, rivolgendomi anche alle mie cugine.
Mi immersi in una fitta conversazione con le mie cugine, che mi raccontarono diversi aneddoti su cose successe quell'anno. In quelle ore ritrovai la serenità, lasciando dietro di me tutti i miei problemi, tutti quei pensieri che mi stavano torturando.
Tornai a casa felice e con la pancia piena, rilassata come non mi sentivo da tempo.
-Sei felice Marina?- mi chiese mio padre, posando le chiavi sul tavolo della cucina. Io annuii soddisfatta, togliendomi scarpe e giubbotto.
-Il tuo regalo da parte nostra ti aspetta a casa Innocenti-
Il mio sorriso sbavò nel sentire quel cognome, ma la curiosità era più forte.
-Cos'é?- chiesi.
-Sorpresa- disse mio padre.
Misi il broncio ma subito scoppiai a ridere -Va bene. Grazie di cuore, qualunque cosa sia-
Mi diede un bacio sulla nuca e io socchiusi gli occhi. Salii le scale e sentii il telefono squillare. Mi buttai sul letto e risposi.
-Pronto?-
-Ciao Mary- fece la voce calda di Niccolò -Buon Natale-
-Anche a te!- esclamai.
-Ho parlato con mia mamma e ha detto che puoi venire dopodomani-
-Oh, ringraziala tanto-
-Sarà felice di vederti. Sei...sicura? Insomma, per una ragazza i capelli sono importanti-
-Sono sicura- tagliai corto -Ne ho bisogno-
-Mary...se è andata così, voleva dire che non era quello giusto.-
-Non voglio parlarne- esclamai dura, forse troppo.
-Scusami...- si schiarì la voce. -Che fai a Capodanno?-
-Niente per ora. Perché?-
-Vieni da me? Non ho molta voglia di feste...volevo fare una cosa tranquilla...io,te, Lucia e qualche amico del liceo-
-Va bene- feci sorridendo -Non vedo l'ora-
-Ci vediamo dopodomani. Ciao principessa-
-Non chiamarmi così!- lo sgridai, ma subito mi addolcii -Ciao Nic-
 
Non erano così corti. Certo, era un cambiamento non da poco. Guardai i capelli che fino a poco prima ricadevano fino al mio seno, per poi volgere il mio sguardo alla mia immagine riflessa allo specchio, sentendomi strana.
-Stai davvero bene Marina, fidati- mi disse la mamma di Niccolò, facendomi l'occhiolino.
-Grazie- dissi sorridendo. Mi alzai dalla sedia sentendomi davvero più leggera. I miei capelli neri ora arrivavano poco sopra le spalle, ed era da quando ero piccola che non facevo un taglio così drastico, ma ero soddisfatta.
-Ti ringrazio Angelica- dissi sorridendo alla mamma del mio migliore amico.
-Prego cara-
-Noi andiamo mamma, ci vediamo più tardi- fece Niccolò, prendendomi sottobraccio.
-Va bene. Ciao Marina, stammi bene-
-Ci proverò. Ciao e grazie ancora-
Uscimmo dal negozio di Angelica e cominciammo a camminare verso il centro.
-Soddisfatta?- mi chiese Niccolò.
-Sì, direi di sì. Devo farci l'abitudine, tutto qua-
Lo guardai mentre camminava tranquillamente, lo sguardo rivolto in avanti.
-Sto...bene? Con i capelli così?- chiesi timidamente, il viso immerso nella sciarpa. Niccolò mi guardò sorpreso ma subito sorrise.
-Sì Marina, sei bellissima davvero- mi guardò negli occhi, facendomi arrossire.
-Grazie- mormorai felice.
-Che scema sei!- disse lui ridacchiando. Lo guardai interrogativa.
-Perché?-
-Perché sì- rispose lui, facendomi la linguaccia.
-Non è una risposta!- protestai ma lui mi ignorò, ridacchiando.
Mi riaccompagnò a casa dopo un veloce giro in centro. Mi sentiva tranquilla ed al sicuro con lui, era un po' come un altro fratello maggiore.
-Ci vediamo il 31, principessa-
Si chinò e mi diede un leggero bacio sulla fronte.
-Ciao- mormorai io. Mentre entravo in casa, pensai che, probabilmente, per lui io non ero solo una sorella minore.
 
Ero sempre stata nostalgica fino al midollo. L'inverno mostrava ancora di più questa mia caratteristica. Ero pronta per andare da Niccolò, ma non per salutare il vecchio anno. O forse, per dare il benvenuto a quello nuovo. Ero lì, intenta a fissare il cielo scuro, a perdermi in esso. Bussarono alla porta e mia madre si affacciò.
-Pronta tesoro?-
Io annuii e mi alzai, afferrando la mia borsa. Salutai mio padre e Nicola, indossando scarpe e cappotto, e dieci minuti dopo, ero davanti a casa del mio migliore amico. Salutai mia madre e scesi dall'auto. Venne subito ad aprirmi, bello ed intrigante come sempre.
-Ciao- feci sorridendo.
-Ciao Mary- mi diede due baci sulle guance e mi fece entrare. Entrai nel salotto che, quella sera, era a nostra disposizione, e subito Lucia si voltò sorridendomi:
-Ciao Marina!- si alzò di scatto per venire ad abbracciarmi.
-Ciao dolcezza- risposi, stringendola forte a me.
-Devo ancora abituarmi ai tuoi capelli così- fece, passando le dita su di essi.
Ridacchiai e mi sedetti, presentandomi a quelle persone che conoscevo solo di vista.
Fu una serata molto tranquilla, ma altrettanto piacevole. Spaparanzati su divani e puff, parlavamo a ruota libera, alternando il bere e il mangiare.
-Quindi Marina, tu diventerai famosa- disse Mauro, un ex compagno del liceo di Nic, mentre sorseggiava una birra.
-Esagerato- risi io, appoggiata al petto di Niccolò.
-Bhe, è molto probabile- fece Lucia -Potresti diventare una cantante dopo l'accademia- e mi strizzò l'occhio.
-Mmm...non penso- replicai.
-Sei diventata molto brava da quando sei lì. Mai dire mai, Mary- disse Niccolò. Sorrisi per il complimento.
-Vogliamo sentirti adesso!- esclamò Irene, un'altra delle ex compagna del liceo di Nic.
-Sì dai Mary- esclamò Niccolò d'un tratto.
Mugugnai un po' controvoglia, ma annuii. Niccolò mi indico il bellissimo pianoforte poco distante.
-Usalo dai-
Mi sedetti sullo sgabello e sfiorai i tasti sorridendo. Provai i pedali e qualche accordo prima di cominciare a cantare una versione acustica di "In the reign of flies" degli About Wayne, tentando solo di seguire il ritmo originale con tutta la band. Amavo da morire quella canzone, e poterla suonare mi rendeva davvero felice e solo la musica era capace di rendermi così spensierata. Quando finii, i presenti applaudirono entusiasti.
-Complimenti davvero- mi disse Irene. Sorrisi imbarazzata e ringraziai. Mentre tutti ricominciarono a parlare e a riprendere l'atmosfera di festa, Niccolò mi toccò la spalla, facendomi cenno di seguirlo. Mi portò fuori dal salotto e lo guardai interrogativa.
-Tutto ok?- chiesi.
-Sì, volevo darti una cosa-
Fregò tra le tasche e mi porse un pacchetto rosso. Alzai lo sguardo confusa.
-è il tuo regalo di Natale, un po' in ritardo-
-Ma non serviva!- obiettai ma lui rise.
-Non rompere! Aprilo su-
Scartai il pacco ed aprii la scatolina: c'era un braccialetto dalla catenina sottile, con un ciondolo raffigurante una ballerina stilizzata
-è stupendo Nic! Ma davvero, io non ti ho preso nulla- feci, abbassando il capo, sentendomi in colpa. Lui scosse la testa.
-Va bene così, davvero-
Sorrisi dolcemente e lo indossai vicino a quello che mi avevano regalato Mara, Lucia e Caterina prima della partenza.
-Grazie di cuore- mormorai, buttandomi tra le sue braccia.
-Ricordati sempre Marina, che sei forte abbastanza per affrontare tutto questo. Sarò sempre vicino a te- mi sussurrò tra i capelli.
-Spero di essere forte come dici- sospirai. Guardai il braccialetto che mi era appena stato regalato e sorrisi. Guardai ancora Niccolò, e spinta dal desiderio di essere coccolata ancora per un po', tornai tra le sue braccia, inspirando il suo profumo. E, quando incontrai i suoi occhi, mi sembrò di scorgere del grigio, dove in realtà non c'era. Le sue labbra si fecero vicine ma non vidi più lui davanti a me, bensì l'unico che avrà sempre un pezzo del mio cuore.
-No...-mormorai, scuotendo la testa. Mi allontanai di scatto e mi morsi un labbro.
-Niccolò perdonami- e scappai per tornare nel soggiorno, cercando di cancellare la sua immagine dalla mia mente. Lucia notò subito che qualcosa non andava perché non riuscii a parlare, ad interagire con gli altri come avevo fatto poco prima. Mi sentivo in colpa perché non potevo lasciarmi Ivan alle spalle. Infondo, eravamo in pausa, non ci eravamo davvero lasciati; odiavo ammetterlo, ma lo amavo con tutta me stessa, e non potevo dimenticarlo, non con tutto quello che aveva fatto per me. Non avevo il coraggio di guardare Niccolò, lui per me era il miglior amico del mondo, e tenevo tantissimo alla sua amicizia per buttarla via in una relazione che non avrebbe avuto futuro. Passai la nottata come uno zombie, priva di vita, la testa così per aria che non mi resi nemmeno conto che fosse arrivata mattina. Mi buttai sul divano come un peso morto e mi addormentai, esausta. Un lieve tocco mi ridestò dal mio sonno. Sbattei le ciglia e mi ritrovai il viso di Niccolò davanti. Mi stropicciai gli occhi.
-Che ore sono?- biascicai.
-Le due passate- mi rispose, sedendosi vicino a me.
-Potevate svegliarmi!- protestai.
Lui rise: -Mi sembravi esausta, ho preferito di no- mi guardò negli occhi.
-Scusami per ieri sera-
Scossi la testa: -Non fa niente-
Mi scostò i capelli e sorrise.
-Purtroppo mi piaci davvero molto Mary...ho approfittato della tua debolezza in questo momento...sono imperdonabile-
Sorrisi per la sua dolcezza.
-Tu sei un tesoro Niccolò...vorrei solo...poterti dare il mio cuore. Ma, purtroppo, lo ha già preso qualcun altro, e ci sta giocando, facendomi male-
Mi accarezzò teneramente la guancia -è un idiota...non riesce a capire quanto sia fortunato ad averti..-
Un sorriso amaro mi sfuggì dalle labbra. Rimasi lì, immersa nel calore del mio migliore amico, ma con il cuore a chilometri di distanza.
Osservavo la valigia riempita per metà, con le ginocchia al petto, lo sguardo assente. Stavo davvero per tornare a Firenze, ma non ero pronta per davvero. Una parte di me, mi stava urlando di scappare, di rimanere a casa mia solo per qualche altro giorno. Ma poi? Cosa sarebbe cambiato? Non potevo fuggire per sempre, ne ero consapevole. La musica che proveniva dal mio stereo mi aiutò a rilassarmi, a farmi ragionare razionalmente. Non potevo rinunciare a tutto ciò che avevo costruito, solo a causa sua. Appoggiai la fronte sulle ginocchia, chiudendo gli occhi, e subito la sua immagine comparve davanti a me. Il suo sorriso mi colpii, facendo sussultare il mio cuore. I suoi occhi grigi mi guardavano, mi catturavano. Le sue labbra, le sue mani e la sua voce, così sexy, che mi ripeteva "sarò sempre vicino a te, non avere paura". Aprii di scatto gli occhi, sentendo il cuore esplodere.
-Erano solo parole vuote. Ivan, sei uno stupido ma...perché non riesco ad odiarti?- mormorai, ma la risposta la conoscevo fin troppo bene. Mia madre entrò in camera con un sorriso, porgendomi la biancheria pulita.
-Cosa c'è tesoro?- mi chiese preoccupata, sedendosi sul bordo del letto. Scossi la testa e forza un sorriso.
-Nulla, sono un po' triste per la partenza-
Mi accarezzò teneramente i capelli, dandomi un bacio sulla nuca.
-Sicura sia solo per questo?- chiese sospettosa.
-Certo! Per cos'altro...dovrebbe essere?-
Mi abbracciò teneramente ma non disse nulla, forse capii che non volevo parlare, che volevo rimanere immersa nei miei pensieri. Uscii dalla mia camera e io mi distesi sul letto, distrutta. Sentii il telefono squillare e sorrisi nel leggere il nome di Niccolò.
-Ehi-
-Ciao principessa...a che ora parti domani?-
-Verso le cinque del pomeriggio-
-Passo a trovarti in mattinata- non era una richiesta, né un permesso. Era un'affermazione decisa che mi fece sorridere.
-Ti aspetto- dissi sorridendo, stendendomi sul letto.
E fu davvero così. Con lo sguardo assonnato scesi in cucina in pigiama, e poco dopo, Niccolò era davanti al cancello di casa. Mi abbracciò forte non appena varcò la soglia di casa mia.
-Sei gelato!- feci rabbrividendo e spingendolo via, con fare scherzoso.
-E bhe, fa freddo fuori- ridacchiò, tentando di immergersi nel mio calore. Con le sue labbra altrettanto fredde, posò un bacio sulla mia guancia, teneramente come solo lui sapeva fare.
-Ti faccio il caffé- dissi con un sorriso, mentre lui si levava il giubbotto per appenderlo nell'attaccapanni.
-Sei pronta?- mi chiese ad un tratto con voce seria. Continuai ad osservare la moca sul gas, trafficando con le tazze, tentando di evitare quella domanda.
-Quanto zucchero?- chiesi senza voltarmi.
-Sai che lo bevo amaro. Non cambiare discorso- mi rispose serio.
Sospirai servendogli il caffé e sedendomi di fronte a lui.
-No Nic, non lo sono. Ma questo non cambia che mezza mia vita sia lì. Non esiste solo Ivan!- era la prima volta in due settimane che pronunciavo il suo nome, e riuscire a dirlo senza sentire profonde fitte al cuore, mi sorprese e non poco. Che fosse un segno? O mi stavo solo illudendo? Niccolò sorrise. Allungò il braccio e accarezzò la mia guancia, strofinando teneramente il pollice, facendomi chiudere gli occhi, così che potessi bearmi del suo tocco.
-Sono felice di sentirtelo dire. Sei forte Marina. Ho fiducia in te-
Sorrisi ed annuii.
-Grazie- mormorai. Il solo parlare con lui era la mia cura, ciò che maggiormente mi rassicurava. Gli volevo un gran bene ed averlo vicino mi dava sicurezza. Ma forse, era ora di cercarla dentro di me.
-Mi raccomando Mary. Chiamami per qualsiasi cosa...in ogni momento- disse, stringendomi forte. Inspirai il suo profumo e mi godetti il suo calore.
-Non preoccuparti. è tempo di affrontare tutto questo-
Un lieve bacio sulla fronte dato con tenerezza, mi fece socchiudere gli occhi, e lo sentii come fosse un incoraggiamento molto più forte di qualsiasi parola.
-Ti sarò sempre vicino principessa- mormorò prima di strizzarmi l'occhio.
-Non chiamarmi così!- esclamai imbronciata, per l'ennesima volta, mentre le sue risate invadevano le mie orecchie.
-Devo andare adesso- disse, guardando l'ora -Buon viaggio, ci vediamo presto-
Annuii e lo salutai con la mano ed un mezzo sorriso.
Salii lentamente le scale infreddolita, per rifugiarmi in camera e potermi vestire. Dopo aver indossato un paio di pantaloni neri e un maglioncino rosso, mi guardai allo specchio, prima di schiaffeggiarmi le guance, per darmi forza.
-Coraggio Marina- dissi decisa. Ma, in cuor mio, sapevo che non sarebbe stato così facile.
Salutare nuovamente Padova mi provocò una fitta allo stomaco. Il tabellone delle partenze lampeggiava, avvisando che il treno da Mestre stava per arrivare. Mi voltai verso mia madre e, anche se con fatica, causata da valigie e borse, la abbracciai per salutarla, e per imprimere sempre più il suo profumo nella mia memoria.
-Ciao piccola mia- mi disse -Ci sentiamo presto-
Annuii e salii in treno, che aveva appena frenato rumorosamente davanti a me, e io sapevo che sarebbero state le tre ore più lunghe della mia vita.
Con i miei amati Simple Plan sulle orecchie, guardai fuori dal finestrino per la maggior parte del tempo. Mi tennero compagnia anche durante il cambio a Bologna, quell'odiosa stazione dove temevo di perdermi ogni volta. Presi un caffé da portare via al volo, prima di scappare in treno, per poterlo sorseggiare lì, aspettando la partenza. La sera a Bologna, così scura e tenebrosa, aveva un che di misterioso. Ricordava quei film gialli che gli piacevano così tanto.
"Non vedi con che maestria cercano di risolvere ogni rompicapo? E come l'antagonista della situazione riesca sempre a sfuggire fino alla scena finale?". I suoi occhi brillavano ogni volta in cui guardavamo un film di tale genere insieme. Sembrava un bambino felice davanti ad un regalo che aveva sempre desiderato.
"O forse lo è davvero" pensai, sorseggiando il mio caffé.
Sentii il mio telefono vibrare dalla tasca del cappotto e lo presi, un po' perplessa.
-Pronto?-
-Ciao Mary- sentii esclamare dalla voce allegra di Amanda.
-Ciao Ama! Tutto bene?-
-Io si...tu piuttosto...scusami se non sono riuscita a chiamarti prima...sono appena tornata da Trento-
-Non preoccuparti- feci, giocherellando con la cerniera della mia borsa.
-Scusami, avrei dovuto starti più vicina- si scusò ancora.
Sorrisi, pensando a quanto fossi fortunata ad avere un'amica come lei.
-Va tutto bene Ama, davvero! Non preoccuparti- mi affrettai a dirle. La conoscevo abbastanza bene e sapevo quanto ci tenesse a stare vicino a chi teneva.
-Allora...ecco...sii onesta con me...come stai? E intendo, davvero-
Sospirai, arresa davanti a quelle parole, che stavano facendo crollare tutti i muri che mi ero costruita.
-Mi manca- mormorai -E pure parecchio-
La sentii sospirare, probabilmente perché tentava di capire ciò che stavo provando.
-Mary, io sono sicura che tutto si risolverà! è che vi siete persi in un mare di malintesi-
-Non ne sono così sicura Ama- mormorai -Insomma...vorrei crederci però..-
-Se vuoi crederci allora fallo! Pensaci bene tesoro...voglio che tu sia felice-
Sorrisi -Grazie Amanda...sei un'amica meravigliosa-
-è il minimo Mary! Ti voglio bene, non dimenticarlo mai-
-Anche io! Ci vediamo domani a scuola?-
-Certo dolcezza! A domani- e riagganciò.
Guardai ancora per qualche minuto il display del mio telefono, senza un vero motivo, ma giusto per perdermi nel vuoto, mentre il treno macinava fermate, pronto per riportarmi lì facendo aumentare l'inquietudine in me.
Nevicava lievemente a Firenze Rifredi. Mi strinsi al mio cappotto e scesi le scale del sottopasso per raggiungere Serena, che mi aveva avvisata poco prima che sarebbe venuta a prendermi. Mi trascinai verso la sala d'aspetto come fossi un peso morto, stanca per quelle ore di viaggio che mi avevano portata a rimuginare davvero troppo. Accennai un sorriso non appena la vidi cercarmi con lo sguardo, e corsi verso di lei, per quanto le valigie tentassero di impedirmelo.
-Ciao Marina- esclamò, dandomi una lieve carezza -Stai benissimo con i capelli così!- fece, un po' stupida di quel cambiamento.
-Grazie- feci, toccandoli lievemente.
-Tutto bene? Passate bene le vacanze?- mi chiese, aiutandomi con le valigie.
-Si, molto ehm...rilassanti- risposi, accennando un sorriso. Mi sentivo molto a disagio a parlare con lei, per quanto volessi davvero molto bene a Serena.
Deglutii -E voi invece? Tutto bene?-
Lei mi sorrise  mentre mise in moto.
-Si grazie, tutto regolare. Ivan poi è tornato dal campo della compagnia di recitazione proprio ieri, quindi ora vi ho tutti a casa-
-Ah era ad un campo?- chiesi a mezza voce.
-Sì, non lo sapevi?- mi chiese perplessa.
-Sì, sì hai ragione, che sciocca, me lo aveva detto- mentii, fingendo una risata. Serena non sembrò convinta della mie parole ma cercai di rassicurarla e feci credere che tutto andasse bene.
Quando scesi dall'auto, guardai la facciata della casa con timore, perdendo tutta la sicurezza che avevo o che credevo di avere. Sospirai mentre Serena prendeva le chiavi per aprire il cancello di casa e trascinai le mie valigie verso il vialetto fino all'entrata di casa. Ero lì di nuovo, ero tornata.
-Ciao Mary!- urlò Celeste non appena varcai la soglia di casa. Sorrisi appoggiano le valigie per terra per poter abbracciarla.
-Ciao dolcezza- feci sorridendo. Mi guardò e mi sfiorò i capelli.
-Stai benissimo! Oddio sembri molto più adulta!- fece entusiasta.
-Grazie- sorrisi lusingata. Pietro si affiancò alla figlia e non appena si allontanò da me, mi diede un amorevole abbraccio per salutarmi.
-I tuoi genitori ti hanno detto del regalo no?-mi chiese.
Io annuii. -Cioè mi hanno detto che è da parte di entrambi e vi ringrazio molto, qualunque cosa sia-
Serena mi sorrise, dandomi una tenera carezza sulla schiena.
-Sono sicura che ne sarai entusiasta!- mi disse ridacchiando.
Celeste mi tirò per un braccio.
-Sorellona, devo raccontarti un sacco di cose!-
-Certo tesoro, va bene- esclamai ridendo.
Nel  voltarmi, il mio sorriso sfumò nel vederlo scendere le scale. E, per quanto volessi odiarlo, era troppo difficile per me. Lo amavo troppo per riuscirci, ma non potevo cedere. E continuavo solo a ripetermi "Lui non ti vuole". Deglutii quando i nostri occhi si incontrarono, tentano di accennare un sorriso che nascondesse il mio dolore.
-Ciao- dissi, tentando di non scostare lo sguardo.
-Ehi- fece lui con un cenno -Bentornata- continuava a fissarmi, facendomi sentire terribilmente a disagio. Sentii lo sguardo di Celeste posarsi su di me perplesso, ma lo ignorai.
-Vado a sistemare le mie cose- feci, prendendo le mia valigie. Senza aspettare risposta, salii le scale il più velocemente possibile, diretta verso la mia camera. Quando accesi la luce, notai subito che c'era qualcosa di nuovo. Una poltrona era stata spostata per fare spazio ad una tastiera. Mollai di colpo tutto ciò che avevo in mano e corsi verso di lei. La sfiorai meravigliata, incantata per qualche secondo.
-Oddio- mormorai quasi scioccata.
Corsi di nuovo fuori, scendendo le scale di corsa, la famiglia Innocenti mi guardava divertita.
-è..è stupenda! Io...oddio grazie!- esclamai in confusione. Serena rise e mi venne incontro.
-Prego tesoro! Ma è per la maggior parte merito dei tuoi genitori!-
Ero troppo euforica e non riuscivo a fare altro che balbettare. Abbracciai forte Serena così all'improvviso che la sentii sussultare lievemente.
-Grazie di cuore- mormorai. La sentii ancora ridere con la sua risata dolce e per nulla fastidiosa. Scesi dall'ultimo gradino sul quale mi ero bloccata, per raggiungere gli altri membri della famiglia e ringraziare anche loro. Quando mi allontanai dall'abbraccio di Pietro, incontrai nuovamente quelle pozze grigie che mi fecero perdere un battito. Si avvicinò a me e il mio cuore prese a battere forsennatamente. Mi diede una lieve carezza sui capelli che mi fece socchiudere gli occhi.
-Non c'è di che- mormorò lui. Mi ritrassi come se mi avesse bruciata e sorrisi.
-La cena è pronta- esclamò  Serena.


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ehhh ditelo che non ve lo aspettavate un aggiornamento così presto! E invece! Dovete sapere che questo capitolo e quello dopo, all'inizio erano uno solo...e ci ho messo SEI DANNATI MESI per scriverlo. S E I. Sono riuscita a finirlo dopo la maturità, ho, penso, urlato. E pure tanto. Sono troppo sofferenti. Quando ho iniziato a scrivere questo, ricordo che ho iniziato ad ascoltare una caterba di musica deprimente, per entrare nel mood di Marina. è stata dura. Voglio inoltre annunciarvi...che la storia è conclusaaa. L'ho definitivamente finita qualche giorno fa! Rileggero gli ultimi cinque capitoli che ho scritto tutti tra novembre- dicembre perché sono confusionari e vedrò di portarveli presto.PS: so che sono fissata con Taylor Swift. Ma non posso farci nulla ahahah Alla prossimaa!
 
   
 
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