Di tutti i vizi
in questo vasto mondo turbolento,
Isaac Bauman aveva un particolare disgusto per l'imprevidenza, gli
sperperi... Spreco. Si
soffermò su quella parola
dopo averci rimuginato su.
Odiava il modo
in cui la nobiltà in Inghilterra spendeva
soldi senza badare a spese per abiti e gioielli che avrebbero usato
solo una
volta, il modo in cui pranzava riccamente con enormi
quantità di cibo, ma ne gettava
via la maggior parte. Disprezzava
quella
particolare razza di persone; la specie con cui aveva interagito quando
aveva
viaggiato dal Lincolnshire a Londra. I sacerdoti della Chiesa che
predicavano
da un pulpito, chiedendo donazioni per una casa religiosa
già ricca, quando
dozzine di anime disgraziate morivano di fame e pestilenze proprio
fuori dalla
casa del pastore o dalla canonica.
Edward Lamberth,
il suo commilitone come anche
collega, aveva pochi istanti prima camminato a grandi passi verso di
lui dalla
posizione di retroguardia, mentre scortavano i loro "ospiti" al
forte. Aveva sussurrato di aver ascoltato una conversazione tra la
ragazza
bionda e il ragazzo colono, ed era riuscito a capire che la signorina
Alice era
la promessa sposa di un Indiano.
"Cosa?" Isaac
aveva chiesto in tono
assente, sicuro di aver sentito male. "Irlanda, hai detto? E'
irlandese?"
Edward sembrava
divertito. "Un Indiano,
capisci? Un selvaggio. Ho sentito quel rospo lentigginoso, dai capelli
rossi chiederle
del selvaggio che presto sposerà."
"Quel piccolo
rospo lo ha chiamato
selvaggio?"
"Certamente no,
Isaac. Lui ha solo alluso al
fatto. Lei è molto in pensiero perché, in quanto
Indiano, molto probabilmente
non sarà ammesso da nessuna parte, vicino al forte. L'ho
sentita riferirsi al
fratello bianco del suo fidanzato, in quanto utile a tal riguardo."
Isaac sbatteva
le palpebre mentre Edward rise
fragorosamente, in modo stupido, "Non ha senso, Edward! Un Indiano con
un
fratello bianco? Hai sentito male."
Edward poi
scosse la testa enfaticamente.
"Allora chiedilo tu stesso a lei. Io ho sentito bene. Per il sangue di
Cristo, sta per sposare un lurido selvaggio."
Isaac era
completamente esterrefatto. Non aveva
mai visto uno spettacolo talmente mostruoso. L'idea stessa di una
ragazza
inglese così graziosa andare a letto con un pagano senza
legge lo disgustava a non
finire. Un tale orrido spreco,
pensò
lui mentre si voltò a guardare i 3 prigionieri. Era
abbastanza oltraggioso il
fatto che questi banditi pitturati tentassero di massacrare gli Europei
o,
all'estremo opposto, che le tribù relativamente pacifiche
rifiutassero in modo
sprezzante le alleanze britanniche e rendessero generalmente la vita
più
difficile agli abitanti del continente. Ma adesso sembrava che ci
fossero delle
donne impazzite che sarebbero scappate con questi barbari arretrati,
questi
selvaggi che stavano insozzando le ragazze di buona stirpe inglese.
Deplorevole,
pensò Isaac con una smorfia interiore. Orrido
spreco.
"Quanto
è distante?" gli giunse da
dietro la voce lamentosa di Alice Munro, e Isaac poté
scorgere la
preoccupazione e il timore che lei stava tentando di tenere a bada.
"Non molto,"
mormorò, senza degnarla di
uno sguardo. Si mise soltanto l'arma sulla spalla e proseguì
faticosamente,
scuotendo la testa per la strana svolta che questo giorno assolato
aveva preso.
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Annabel
versò frettolosamente un po' di birra in
un boccale e lo portò di corsa di fianco a Tankawun,
porgendo la bevanda alla
ragazza indiana ed esortandola a sorseggiare.
Le tre donne si
misero a sedere dentro, al tavolo
di legno, dopo essere state in piedi agitate per parecchi minuti.
Tankawun
aveva cominciato a tremare e a piangere quando era diventato evidente
che le
due donne bianche non avevano idea di quello che stesse dicendo.
"Bevi,
Tankawun," esortò Annabel.
"Prego, cara. Bevi."
Cora
fissò la ragazza con ansia, osservando come
le lacrime si formavano di nuovo nei suoi occhi neri. Cora si sentiva
come se
ci fosse una pietra pesante nella sua pancia e l'esperienza le aveva
insegnato
che questa era una premonizione. Lo spaventoso presagio era che questo
coinvolgeva Alice.
Tankawun
deglutì tutta la birra, poi fece
un'espressione di disgusto prima di risputare la birra nel boccale.
Annabel era
combattuta, non sapeva se essere infastidita
da questo accenno di irritante scorrettezza o tentare di essere
ragionevole;
era improbabile che gli Indiani consumassero birra su base regolare, se
mai. Se
James fosse stato presente, sarebbe scoppiato a ridere.
Lanciando a Cora
una rapida occhiata, era ovvio
che lo sputare di Tankawun non avesse avuto effetto su di lei.
"Sai
dov'è Alice, Tankawun?" Cora
supplicò la ragazza, con gli occhi lucidi per l'angoscia. La
giovane ragazza
annuì e parlò velocemente, indicando a gesti la
foresta.
"Non ti capisce,
Cora," mormorò
Annabel. "Sai qualche parola in Delaware? Forse in Mohicano?"
Cora
pensò con difficoltà, riesaminando le parole
che aveva sentito dire da Nathaniel e Uncas, ma non riusciva a
ricordarle con
sufficiente certezza. Era terribile. Qualcosa le diceva che Alice si
era
trovata ancora una volta in difficoltà e che Tankawun sapeva
dove si trovasse.
Altrimenti perché la ragazza sarebbe stata in questo stato?
"Il quaderno,"
disse Annabel
improvvisamente, alzandosi lentamente e toccandosi il pancione intorno
al
tavolo mentre si precipitava verso il cesto di Alice accanto al letto.
Cora era
confusa. "Che vuoi dire? Alice
scrive delle assolute sciocchezze lì, ricette e descrizioni
della vita
quotidiana."
"Dettagli
banali, sì," Annabel ripeté
mentre gettava avanti e indietro gli oggetti nel cesto. "Ma forse
possiamo
trovare qualche indicazione su dove sia. Mi ricordo anche che tua
sorella ha
detto che Nathaniel spesso le dava lezioni di lingua quando lui aveva
tempo
libero."
Cora ci
pensò su. "Sì, ma è sicuro che
sarebbe nella sua lingua. Non in Delaware."
La donna
ritornò a tavola, tendendo cautamente in
alto il quadernino consumato.
"Mai dire mai,
Cora. Credo che la vita ci
abbia insegnato questo."
Durante i
parecchi minuti successivi, le due
donne lessero attentamente il quadernino di Alice. Era in un terribile
stato -
era quasi scucito e la rilegatura si era allentata. Annabel prese un
appunto a
mente per procurarle un quadernino nuovo, più robusto...
Una
volta
che lei sarà di nuovo al sicuro, a casa.
"Nulla?" chiese
Annabel nervosamente.
Cora
abbassò lo sguardo, i suoi occhi scuri che
scorrevano velocemente sulle pagine, "Ricette per il pane di zucca...
istruzioni su come macinare il nostro grano appena cresciuto in
farina...
porridge di fagioli -"
"Questo
è interessante," intervenne
Annabel e puntò un dito esile sulla pagina seguente, "Lei ha
fatto un
elenco delle differenze tra lo stile di vita dei coloni e degli
Indiani. I Lenape avvolgono le loro provviste
in
foglie che poi vengono messe sui carboni ardenti. Il pesce è
imballato
nell'argilla e messo sotto i carboni ardenti. Questo serve per far
venire via
di netto le parti sgradite."
Annabel
aggrottò le ciglia, sembrando
indispettita mentre leggeva un paragrafo. "Evidentemente mio marito
pensa
che io cammini come una papera con la mia pancia. Che indelicato!
Perché
l'insopportabile..."
Cora fece del
suo meglio per non sembrare
irritabile e impaziente. "Sì, davvero... guardiamo oltre,
vuoi?"
Durante questo
dialogo Tankawun si era calmata e
stava camminando avanti e indietro per la casa, guardando tesa tutte
quelle
strane cose che i Bianchi radunavano
nelle loro case. Prese il frammento di specchio da sopra il focolare e
lo
scrutò con interesse.
Tankawun pensava
che fosse una cosa talmente
terribile non capire; stava facendo progetti per perlustrare lei stessa
la
foresta in cerca di Uncas e suo fratello, quando i suoi occhi si
posarono su
un'arma Yengeese appesa a una sedia. L'arma le fece ricordare subito i
soldati
che avevano preso i suoi amici.
Un pensiero la
colpì e si girò, avanzando verso
le donne bianche. La ragazza dai capelli di Luna, Stephen e Anicus sono
stati
presi dai soldati e
portati a Fort
Letort. Era obbligatorio che lei comunicasse a loro questo messaggio,
in un
modo o nell'altro.
Cora
fissò la ragazza indiana e cercò di mettere
insieme le sue parole. Notava che Tankawun indicava insistentemente la
carabina
di James - l'aveva dimenticata in occasione della sua visita ai
Lancaster.
"Alice e
Stephen?" mormorò Cora.
"Yengeese? Cosa Yengeese? Vuoi dire il fucile?" Fu in questo momento
che Cora cominciò a perdere i suoi fragili nervi e a cadere
nel panico cieco.
"Non capisco, Tankawun!"
"Soldati
Yengeese?" Annabel chiuse di
scatto il quaderno e si sedette in avanti con attenzione. "Cora, credo
che
stia cercando di dire Fort Letort."
A questo punto,
gli occhi di Tankawun si accesero
e annuì, ripetendo la frase e indicando di nuovo la carabina.
Cora
guardò prima Tankawun e poi Annabel, notando
che la sua amica aveva un'espressione perspicace.
"Penso che lei
intenda dire che Alice e
Stephen sono a Fort Letort. Ma perché?"
"E' impossibile
-" Cora scosse la testa
per l'orrore e l'incredulità.
La porta si
aprì e si chiuse velocemente e James
passeggiò in casa, sorridendo alle donne. Notò
Tankawun e si inchinò
cortesemente.
"Chi
è questo gioiello? Bella moglie, non mi
hai detto che avremmo avuto un'ospite così graziosa a
deliziarci stasera!"
Il suo sorriso
calò quando notò tutte e tre le
facce terrorizzate.
"Che
c'è? Che è successo?" osservò
rapidamente la stanza. "Dov'è Alice?"
Dopo aver
ascoltato in silenzio la spiegazione
frettolosa di sua moglie e di Cora, inclinò la testa e
guardò
significativamente Tankawun; lei distolse lo sguardo in silenzio.
"Dici che
Stephen era con questa
ragazza?" chiese lui lentamente, alla cui domanda le altre donne
annuirono.
Annabel si
alzò e poggiò il gomito sulla parte
media del tronco, esaminando attentamente suo marito.
"Perché lo chiedi,
James?"
"Non lo so di
preciso. Forse tutto, forse
niente." Camminò rapidamente verso la sedia e si mise la
carabina a
tracolla.
"Ora venite,
giovane signorina. Noi
partiamo."
Cora
balzò in piedi. "Dove?" domandò. I
suoi occhi erano spalancati e stava cercando disperatamente di
contenersi.
Questo intero giorno si era trasformato in un incubo vivente e per un
lungo,
spasmodico momento, avrebbe voluto che lei e Alice non fossero mai
venute nelle
colonie. Infatti, avrebbe voluto che loro vivessero ancora in Scozia.
Avrebbe
voluto con tutta se stessa che loro stessero ancora a Inverness;
ragazzine che
si sedevano accanto alla sedia di papà in biblioteca mentre
lui leggeva loro
storie fantasiose; una ragazzina che correva libera e spontanea
attraverso le
brughiere con la sua piccola sorellina e Duncan che si arrampicava
sugli alberi
per cogliere le mele... come voleva ardentemente quei giorni innocenti.
Il cuore le si
spezzava. Riusciva realmente a
sentire nel suo petto il dolore sordo che le stava spremendo via la
vita,
facendola rimanere senza fiato.
"Se perdo mia
sorella, non avrò niente per
cui vivere!" lei urlò,
facendo sussultare il gruppo. "Meglio essere trucidata e scotennata da
quei barbari che mi hanno portato via mio padre e il mio amico
Duncan..."
"Cora, mia cara
amica." Annabel avvolse
una mano intorno al suo polso. "Non dire queste cose. E' mostruoso."
"E' vero."
James scosse la
testa e la guardò fermamente.
"Dio ti ha dato la vita e quella vita è preziosa. Non
importa ciò che il
destino ti manda nel tuo cammino, sappi sempre che Dio vede il tuo
dolore e se
ti dà la felicità, ci sarà anche la
tristezza. Sei abbastanza forte da
sopportare questo - te lo giuro, Alice verrà trovata sana e
salva."
Cora si
strofinò gli occhi pieni di lacrime.
"Sei sicuro? Cosa farai?"
James
camminò verso la porta e si voltò, porgendo
una mano a Tankawun che se ne stava in piedi, al suo posto, congelata.
"La
signorina e io andremo al suo accampamento per prendere Uncas e
Nathaniel. E'
quasi il crepuscolo. Devo essere veloce. Dobbiamo andare a Fort Letort."
Le donne bianche
lo guardarono ansiosamente e
annuirono.
"Verrò
con voi!" disse Cora e Annabel
replicò che lo avrebbe fatto anche lei.
"No, voi
rimarrete entrambe qui." James
disse aggrottando le ciglia.
Annabel sembrava
pronta a discutere, ma la voce
di James troncò a sufficienza la protesta che aveva in mente.
"Annabel
Stewart." La voce di lui era
più severa di quanto lei avesse mai sentito, ma non di molto
e Annabel si
congelò. Era così strano sentirsi chiamare da lui
per nome e cognome, dato che
era sempre stata un'abitudine appartenuta a lei.
Fece a sua
moglie uno sguardo severo, di
rimprovero. "Sei mia moglie, e starai qui. Non sei in condizione di
galoppare a cavallo nella foresta. Pensa al bambino, moglie."
James
proseguì, "Cora, so che Nathaniel
vorrebbe la mia testa se tu venissi. Resta con mia moglie e occupati
della
fattoria, per favore."
Le donne
annuirono freddamente, e gli occhi di
James si rivolsero leggermente alla ragazza indiana. Le disse di nuovo,
"Vieni, ragazza, ti porterò a casa, da Uncas e Nathaniel."
Tankawun non lo
negò. Dopo tutto ciò che era
successo in questo giorno, lei era diffidente nei confronti degli
uomini
bianchi con le armi. Ma l'uomo dai capelli biondi aveva una gentilezza
negli
occhi che lei non si era aspettata. Comprese le ultime parole che lui
aveva
detto e annuì devotamente.
Entrambi
partirono e Tankawun concesse uno
sguardo alle donne che si stavano lasciando alle spalle, specialmente
alla
ragazza dagli occhi vitrei, che lei sapeva essere la sorella della
ragazza
bionda e la moglie del fratello di Uncas.
Solamente una
sorella sarebbe stata così fuori di
sé dal dolore.
La porta si
chiuse rapidamente e le donne sole
furono lasciate alla loro solitudine e ai loro pensieri.
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Il sole stava
già tramontando nella valle, una
miscela mozzafiato di arancione e viola, mentre James camminava
velocemente
verso l'accampamento Delaware. Aveva detto silenziosamente alla ragazza
indiana
di indicargli il sentiero e finora lei aveva svolto il suo compito,
saltando
agilmente sulle radici sollevate degli alberi e sull'erba.
James tenne gli
occhi fissi sulla terra e la sua
mente era attenta a qualsiasi potenziale pericolo, la sua arma a
portata di
mano, ma la sua mente stava vagando velocemente.
Perciò,
questa era la bella, misteriosa ragazza
per cui Stephen aveva perso la testa. James non poteva affatto
biasimare il
ragazzo, poiché la ragazza era incredibilmente bella. La sua
faccia era bella,
a forma di cuore e sembrava dolce. Certamente, non avrebbe potuto
competere con
la sua bella mogliettina, ma lei era comunque carina.
Oh, e lui aveva
quasi dimenticato qualcos'altro.
Le sue labbra si inarcarono in un sorriso irrefrenabile,
poiché si ricordò che
questa era la ragazza che si era frapposta tra Alice e Uncas l'anno
precedente.
Uncas era sempre stato troppo discreto e riservato secondo lui, ma
proprio di
recente avevano condiviso un po' di brandy e Uncas, sentendosi
espansivo e
leggermente brillo, aveva spiegato a James la buffa storia. La ragazza
Delaware
che gli si era attaccata come la varicella anni prima, che aveva una
madre
irritante e sguaiata che costantemente si intrometteva in ogni cosa...
era
questa ragazza! E adesso stava trafficando con un ragazzo bianco.
James fece una
risata soffocata. Tankawun gli
sorrise in modo incerto e James ricambiò il sorriso, ma
presto si ritirò nella
preoccupazione e nell' incertezza. L'incertezza per i nervi di sua
moglie, nelle
sue condizioni, per la disperazione di Cora, e per la povera,
coraggiosa,
piccola Alice.
Il sole era
quasi tramontato quando James riuscì
a scorgere il fumo del fuoco da campo davanti a loro, e silenziosamente
si
rincuorò, pregando affinché questi Lenape fossero
di umore accogliente. C'era
già abbastanza attrito e risentimento tra i Bianchi e gli
uomini Rossi, per
l'intrusione dei Bianchi nei loro terreni di caccia e cose del genere.
Ebbe rapidamente
un'idea -"Ecco!" lui
ordinò, facendo scivolare la cinghia della carabina
attraverso la esile spalla
di Tankawun. "Nel caso che loro pensino che io intenda fare del male a
te
o a loro, eh?"
La ragazza lo
guardò, modellando silenziosamente
la bocca per la perplessità riguardo a questa azione avvolta
nel mistero, ma
James sfoderò il suo sorriso da diavoletto.
"Ecco,
però non sparare a me. Vieni, fammi
strada."
Al momento di
mettere piede all'accampamento,
James si guardò intorno affabilmente, con le braccia distese
passivamente
mentre seguiva Tankawun. La gente intorno a lui sembrava diffidente per
l'intrusione, ma Tankawun alzò il tono della voce e
parlò alla gente in modo
rassicurante, affermando fiduciosamente che James non intendeva fare
nulla di
male.
Ad essere
sinceri, la gente sembrava stesse reagendo
bene e James si sentì stranamente sgonfio. Si era immaginato
frecce, minacce,
trattative, ma le persone lo condussero solo più avanti,
mentre lui si guardava
intorno affascinato, per ammirare un mondo che era così
differente dal suo.
Lui non
poté fare a meno di notare che persone di
bell'aspetto fossero, i loro capelli neri e lisci, che brillavano nella
semioscurità. La loro pelle color rame era liscia e senza
difetti, e i loro
denti erano bianchi e livellati - tutto questo diversamente da molte
delle
persone bianche.
Diede
un'occhiata veloce intorno e alla fine
riconobbe una faccia. "Chingachgook!" disse sollevato, camminando
verso l'anziano uomo, schivando attentamente un gruppo di giovani
ragazze che
stavano intrecciando quelle che sembravano essere fibre di piante per
farne
delle corde, e alcune che stavano asciugando le pelli su un fuoco.
"Grazie al
Signore vi ho trovato,
signore," disse James appena si avvicinò all'uomo
dall'aspetto solenne.
"Ho bisogno di parlare con i tuoi figli. E' piuttosto urgente."
Chingachgook
fissò acutamente Tankawun, e anche
se era rimasto impassibile, James poté percepire il suo
disagio.
"Vieni," disse
bruscamente il Mohicano,
e tutti loro entrarono in un' abitazione a forma di cupola con
un'apertura
vicino alla punta, dove il fumo usciva a spirale durante la notte.
James non
riusciva a trovare le parole per esprimere il suo stupore, il che era
insolito
in sé. Notò tutte le erbe che pendevano lungo il
lato dell'interno
dell'abitazione, e che davano all'aria una piacevole fragranza. Lui
analizzò i
tappetini e le pelli che coprivano la minuscola casa. L'intera
struttura era
sostenuta da pali che i Lenape in qualche modo hanno piegato per creare
la
strana forma della struttura.
Il suo rispetto
per gli Indiani crebbe quando vide
quanto fossero pieni di risorse e ingegnosi.
Una volta che
lui, Chingachgook e Tankawun si
sistemarono nei loro posti, e una volta che Tankawun posò la
carabina e si
lanciò in una rapida spiegazione di ciò che era
successo, lui vide come le
tremavano le mani mentre gesticolava follemente.
Ci fu una pausa.
"Che
è successo?" James chiese
all'altro uomo.
Chingachgook fu
calmo e silenzioso per diversi
secondi, prima di allungare il braccio dietro di lui e prendere una
manciata di
quella che sembrava essere la corteccia di un albero. Lui si sporse in
avanti e
ne diede alcuni pezzi a Tankawun e a James, poi gettò
cautamente la sua parte,
a poco a poco, nel fuoco tremolante.
James era
così confuso che rimase solo a bocca
aperta. Inalò l'aroma che ora si stava sprigionando dalle
fiamme e chiese,
"Cedro?"
Chingachgook non
alzò lo sguardo. "Fai come
me."
L'uomo Mohicano
aveva sempre avuto una presenza
così maestosa che James non pensò di disobbedire.
Mentre tutti e tre fecero la
stessa cosa per diversi minuti, la ragazza e Chingachgook cominciarono
a dire
tra sé e sé delle parole inafferrabili.
Non
passò molto tempo prima che tutti loro
caddero in un costante momento di quiete. La sola cosa che James
riuscì a
sentire era il respiro degli altri e il battito del proprio cuore.
Pensò per un
momento che qualcuno potesse accusarlo di partecipare a qualche rituale
pagano,
ma questo ebbe un effetto così calmante e lui
pregò molto per Alice e Stephen.
La testa ancora
chinata, alla fine Chingachgook
spiegò a James quello che era successo - come Tankawun era
stata presso il
fiume con Stephen e Alice, come un ragazzo di nome Anicus si era
imbattuto in
loro. C'era stata una discussione, una zuffa, i soldati inglesi erano
rimasti
coinvolti e avevano portato via i presenti, eccetto Tankawun che
immediatamente
era andata a cercare Nathaniel e Uncas.
"Dove posso
trovare i vostri figli? E' già
il crepuscolo. Dobbiamo andare a Fort Letort."
"Non sono qui.
Sono a caccia."
"Mannaggia"
James mormorò tra sé.
"E adesso? Fort Letort non è troppo lontano ma è
distante qualche miglio.
Direi circa 2 ore di camminata, dato che l'oscurità ci
rallenterà."
Il lembo di
pelle si spalancò e James si voltò
per vedere entrare un altro uomo indiano, la sua espressione truce.
L'uomo si
sedette di fronte a James e il suo sguardo era risoluto.
"Hopocan," fu
tutto quello che disse
come premessa. James gli disse il proprio nome e gli fece un sorriso.
Il trio di
Indiani cominciò una rapida
conversazione e James ascoltava intento, cercando inutilmente di
trovare
qualche somiglianza tra la lingua Delaware e la lingua inglese.
Naturalmente
non ce n'era nessuna; gli sembrava che l'inglese fosse più
uniforme e preciso,
mentre il Lenape aveva delle parole così incredibilmente
lunghe e una pronuncia
stridente. Fu chiaro a James che Anicus era il figlio di Hopocan, e che
dovevano
aspettare il ritorno dei ragazzi prima di decidere cosa fare.
James
sospirò e fissò le mani di lui. Come al
solito, la sua mente non stava in un solo posto. Continuò a
studiare le sue
grandi mani e pensò che quelle mani sembravano raccontare la
storia della vita
di una persona. Al momento i palmi quadrati delle proprie mani e le
lunghe dita
erano sporchi e la pelle screpolata in alcune parti. Le mani di un
agricoltore
che lavoravano sodo all'aperto. Quando aveva incontrato per la prima
volta
Alice e Cora, le loro mani gli avevano ricordato così
fortemente quelle di
Annabel, quando era stata giovane. Morbide e bianche, le unghie pulite
e
perlacee. Mani di gentildonne non abituate al lavoro.
Si
ricordò anche delle mani sciupate di sua madre
e del suo aspetto stanco verso la fine della sua vita, ma lui si tolse
questo
pensiero dalla mente. Era l'unica cosa che ancora riusciva a fargli
venire le
lacrime agli occhi, il ricordo della sua faccia prima che morisse,
persino dopo
tutti questi anni.
Cercò
di immaginare la terra della sua nascita,
la Scozia, ma non riusciva più a ricordarla chiaramente come
era capace di fare
da adolescente. Guardando in basso, invece ripensò ai
momenti felici con sua
madre, quando lei gli spostava i capelli arruffati dagli occhi e lo
curava
quando era malato, come cantava quando cucinava.
C'era una
canzone che mamma aveva cantato,
intitolata Bella Jenny Shaw, che lui ricordava chiaramente come
il giorno, una canzone che parlava di un ragazzo innamorato di una
graziosa
pastorella e lei era più bella di qualsiasi ragazza nella
zona... Annabel
ricordava sempre a James questa canzone, che era la ragione per cui lui
la
chiamava bella moglie e regina.
E'
allora
che faccio una passeggiata per incontrare la mia, mia bella regina... James
sentì
che stava per cominciare a sogghignare, e
canticchiò tra sé le parole
tranquillamente... Mentre gironzoliamo
per i campi, quando nemmeno uno solo è vicino... e
sussurriamo racconti d'amore,
per il piacere di entrambi.
Alzando lo
sguardo, James era imbarazzato nel
vedere gli altri che lo fissavano con aria interrogativa.
"Stavi
cantando." Chingachgook disse
questo come un'affermazione, tirando fuori una pipa d'argilla dal suo
vestito
di pelle.
"Sì,
ecco... stavo ricordando una canzone
che mia madre mi cantava prima di lasciare questo mondo,"
spiegò James.
"Se mia moglie mi dà una figlia femmina, forse la
canterò alla mia piccola
ragazza."
Hopocan tradusse
questo a Tankawun per la sua
insistenza, e la ragazza sorrise gentilmente a James.
Poi Chingachgook
disse, "Hopocan pensa che
sia una buona notte per una storia, mentre aspettiamo i miei figli. Ti
racconteremo
come la tartaruga ha creato il mondo."
James si
rilassò sulle sue anche, i tre uomini si
passavano la pipa l'un l'altro in tranquilla compagnia, e Tankawun si
arricciò
in una pelle di animale, con la luce del fuoco crepitante riflessa nei
suoi
occhi scuri mentre guardava loro con occhi socchiusi, appannati.
Hopocan
cominciò a narrare la storia con la sua
voce rauca, mentre Chingachgook traduceva, una lunga affascinante
storia di
come, molto tempo fa, non c'era stato altro che acqua. Un giorno una
grande
tartaruga emerse dal vasto oceano e l'acqua cadde dal suo guscio e
questa
diventò la terra.
A questo punto
della storia, una donna che
sembrava sorprendentemente simile a Tankawun sbirciò dentro
l'abitazione e
sembrava irritata quando vide lui. Sembrava quasi pronta a urlare a
James,
quando Hopocan aprì gli occhi per un istante e le
lanciò alcune parole,
indicandole col dito un punto lontano da tutti loro, con un movimento
esasperato. La donna strinse gli occhi, e guardò con aria
feroce James e Tankawun
prima di andare via, con passo pesante. Da dentro il suo bozzolo di
pellicce
avviluppate, Tankawun fece una risatina ovattata.
"La mamma di
Tankawun..." disse James
con calma. "La sua fama la precede."
"Lo sappiamo,"
replicò Chingachgook
dopo una pausa.
Hopocan scosse
la testa bruscamente per la
seccatura, prima di chiudere di nuovo gli occhi e continuare a
raccontare la
storia.
"Al centro della
terra cresceva un albero
maestoso," Chingachgook si riallacciò al racconto. "Dalla
lunga
radice dell'albero crebbe il primo uomo. L'uomo fu da solo per molto
tempo,
finché l'albero piegò il ramo più alto
che aveva e toccò il suolo, e così fu
creata la prima donna. Questo fu l'inizio di tutte le cose."
James fu felice
di ascoltare questa storia, e
stava pensando di dirlo, quando si sentirono degli spari venire da
fuori. Tutti
loro balzarono in piedi e uscirono rapidamente; James fece una
preghiera
silenziosa, sperando che fossero i fratelli.
Così
il suo cuore fu felice quando si trovò
faccia a faccia con Uncas e Nathaniel, che sembravano esausti per la
battuta di
caccia, ma allo stesso tempo preoccupati per la sua presenza.
"Che
è successo?" domandò Nathaniel,
sempre il più franco dei fratelli. "Stanno tutti bene?"
James
guardò gli inflessibili occhi neri di Uncas
e gettò un'occhiata intorno agli altri e a Tankawun, ma per
qualche ragione non
erano propensi a parlare. Lo fissavano soltanto. James
bloccò gli occhi su
Uncas e vide la paura che scintillava nello sguardo dell'uomo.
"Alice e Stephen
Mason... sono
spariti."
"Cosa?" chiese
Uncas, inclinando la
testa di lato e Nathaniel fece dei passi in avanti, afferrando stretta
la
spalla di James, dolorosamente.
"Dove?"
domandò.
"Sono stati
arrestati non lontano dalla mia
casa, insieme a un ragazzo di questo accampamento."
Uncas scosse la
testa scioccato. "Arrestati?
Per cosa? Dov'è lei?"
"Tankawun
può spiegarti più completamente.
La cosa importante è che so dove sono tenuti - Fort Letort.
Dobbiamo decidere
cosa fare."
Tankawun si fece
avanti e cominciò a esporre la
storia, per essere loro di aiuto, con più dettagli, e i
fratelli si guardarono
l'un l'altro, prima di precipitarsi nell'abitazione da cui James era
appena
uscito. Riapparvero di nuovo e gli occhi di James si spalancarono,
quando notò
che loro erano armati fino ai denti, con carabine, accette e coltelli.
James era
inquieto. "Ragazzi, non è questo
il modo di comportarsi. Semplicemente ragioneremo con i soldati al
forte e ce
ne andremo con i nostri tre amici." Dio,
parlo come Annabel.
"Per come la
vedo io," disse Nathaniel
mentre controllava le sue armi nell'oscurità, "andremo a
riprenderceli in
entrambi i casi. Il problema è se sarà nel modo
facile, con le parole, o nel
modo più difficile."
"Nel senso,
carabine e roba del
genere."
"Esattamente,
James."
James fece
spallucce, impotente. "Va bene,
allora. Conosco la strada per Fort Letort, è giù
per Beaver Creek."
"E' lontano,"
Uncas parlò adesso,
ricaricando attentamente la sua carabina. "Dobbiamo sbrigarci."
Alcuni minuti
dopo, Tankawun guardò i tre
ragazzi, come anche Hopocan e Chingachgook, dirigersi nel bosco. James
si voltò
e le disse addio con la mano, i suoi denti che brillavano
nell'oscurità, e
Tankawun ricambiò debolmente il sorriso.
Voltandosi
lentamente, Tankawun si trovò di
fronte a sua madre, che aveva un'espressione talmente feroce e rabbiosa
sul suo
viso che per un momento Tankawun sentì un inizio di terrore.
"Vai... nel
wigwam...adesso!" sua madre
sussurrò aspramente, con la voce tremolante per la rabbia
repressa. Ormai tutti
avevano sentito che Tankawun stava incontrando segretamente gli
Yengeese,
incluso un ragazzo.
"Adesso!"
urlò la donna quando alla
fine la sua collera scoppiò e Tankawun corse velocemente nel
wigwam della sua
famiglia. Gli spettatori la guardarono con compassione.
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Era tutto
polvere e oscurità, a
quanto poteva vedere Alice.
Erano arrivati
al forte a un certo punto del
pomeriggio ed erano sfilati attraverso una lunga fila di soldati
sconcertati,
nelle loro uniformi rosse dell'esercito. L'uomo che Isaac Bauman stava
cercando, il Generale Waddell, non era presente al momento e
così i soldati si
affrettarono per trovare la sistemazione per i loro nuovi prigionieri.
Fort Letort non
era grande come William Henry,
dato che era un forte civile. Lei notò che c'era molta gente
comune che
gironzolava fuori dal forte, inclusi donne e bambini.
C'era una
mancanza di spazio e solo una piccola
stanza disponibile con una minuscola finestra. Gli uomini avevano
discusso tra
loro sulla correttezza di lasciare Alice sola con due ragazzi, chiusi
in una
stanza, così alla fine loro avevano incatenato Anicus e
Stephen insieme contro
un muro e alla parete opposta era seduta Alice. Le avevano incatenato
solo i
piedi, lasciandola almeno con un po' di mobilità.
Lei
sentì il clic della serratura che si aprì e
sentì entrare qualcuno.
"Aspetteremo il
Generale Waddell domani
mattina, signorina Alice. Allora forse possiamo vedere cosa deve essere
fatto."
Alice non diede
alcuna risposta, mentre poggiava
la testa sulla sua gonna che era sopra le sue ginocchia sollevate,
voltandogli
la faccia. Si sentì un'imprecazione borbottata e qualcosa fu
messo accanto a
lei. Alice sbirciò di lato e vide che si trattava di un
tozzo di pane e
formaggio.
"E i miei amici?
Cosa mangeranno?"
Ma Isaac era
già uscito fuori velocemente; Alice
sentì girare di nuovo la serratura, mentre era seduta nell'
oscurità conseguente
alla chiusura della porta. Non era ancora completamente notte, ma la
notte
sarebbe arrivata entro qualche minuto.
Alice si
alzò sulle ginocchia e raccolse il
piatto con il cibo, avanzando verso i ragazzi, imbarazzata. Si
inginocchiò
davanti a loro e li invitò a partecipare al minuscolo pasto.
Sorrise
delicatamente ad Anicus e lui distolse lo
sguardo, timidamente. Riusciva a vedere il rimorso nello sguardo di
lui. Voleva
che lui sapesse che non lo biasimava, che lui non aveva avuto
intenzione di
causare tutto questo.
Alice
spezzettò il pane e divise anche il
formaggio, e diede a tutti loro da mangiare, a turno, con la sua mano.
"Va tutto bene.
Condivideremo il cibo. Andrà
tutto bene," mormorò Alice.