Film > Big Hero 6
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Autore: LittleBloodyGirl    05/01/2017    4 recensioni
"Hiro distolse per un attimo lo sguardo dalle nuvole davanti a lui per osservare il suo riflesso in quegli specchi. Guardò il suo viso, i suoi occhi che brillavano di eccitazione e felicità. E sorrise, lasciando che un dolce ricordo ritornasse a illuminare la sua mente che era rimasta all'oscuro troppo a lungo in quei giorni di tempesta interiore.
Aveva volato da piccolo sulle spalle di suo fratello. Era sempre riuscito a volare grazie a lui.
E ora era lì, sospeso nell'aria a giocare con le nuvole mentre osservava il ricordo di quei momenti nel riflesso di uno dei grattacieli più alti della città.
Ed era felice, come se Tadashi fosse sempre stato lì con lui. Come se Baymax fosse sempre stato lì con lui."
In occasione della serie tv che andrà in onda quest'anno, una versione scritta di uno dei film più belli che siano mai stati creati. Un'analisi oggettiva delle emozioni e dei momenti più importanti che Big Hero 6 ha regalato al suo pubblico. Naturalmente ricoprirò l'intera trama del film, quindi se non lo avete ancora visto fate attenzione agli spoiler!
Spero che vi piaccia.
Genere: Azione, Drammatico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Non fu facile convincere zia Cass a lasciarli uscire un'altra volta, ma Tadashi riuscì a tranquillizzarla quanto bastava per permettergli di prendere nuovamente il suo motorino.
La serata era piacevolemente fresca per essere Novembre e nel caos della città il rumore del veicolo si confondeva alla perfezione, come una perfetta sincronia di suoni. I giochi di luce creati dai fari delle macchine, i lampioni e gli schermi giganti della strada principale facevano apparire il centro di San Fransokyo come un'enorme discoteca a cielo aperto. E in quel caos, Hiro era rilassato mentre si aggrappava ai fianchi del fratello, dondolando ai movimenti del motorino. Una guancia appoggiata sulla sua schiena robusta e gli occhi grandi che catturavano fasci di colori inarrestabili.
Non riusciva a capire come mai Tadashi avesse acconsentito ad accompagnarlo. Da quando aveva scoperto i Bot-Duelli era sempre dovuto andare da solo, inventandosi qualche scusa per uscire o per quando rientrava troppo tardi. In realtà, più che di zia Cass, Hiro aveva paura di deludere il suo fratellone.
Si, era una contraddizione bella e buona, visto che fare i Bot-Duelli era l'ultima cosa che Tadashi voleva per lui. Ma tutti i soldi che vinceva, il ragazzino non li teneva certo per sè. Stava cercando di contribuire alla sua famiglia, ma sembrava che non lo capissero. Anche se avesse voluto lavorare, doveva aspettare almeno i diciotto anni prima di mettere piede in un'azienda. E ormai aveva finito la scuola, quindi non era rimasto più nulla per lui da fare.
A volte, essere un genio non è esattamente tutto rose e fiori.
Una volta finito il liceo, Hiro si era ripromesso di non mettere mai più piede in una scuola. Il mondo non era pronto ad avere un ragazzino di quattordici anni più intelligente della media. Semplicemente, non lo accettava. Era a causa della sua intelligenza troppo spiccata che Hiro non era riuscito a farsi degli amici. Troppo piccolo per fare parte di un gruppo di ragazzi più grandi, troppo geniale per essere ammesso tra i normali e non finire per essere oggetto di scherno da parte degli altri.
L'unico amico che Hiro aveva era... Tadashi. Il suo fratellone, il suo migliore amico, il suo papà, il suo eroe.
Tadashi era tutto per lui, e avrebbe dato qualsiasi cosa per potergli somigliare almeno un po'. Si era preso cura di lui da quando i loro genitori non c'erano più, lo aveva difeso dai bulli a scuola e aveva curato le sue ferite più profonde, fisiche ed emotive. Quante volte era finito lui nei guai per difendere il fratello minore, senza avere un briciolo di rimpianto.
Tadashi era gentile, intelligente e... Bello. L'uomo che tutte le donne vorrebbero al loro fianco. Il fisico tonico, gli occhi dal bel taglio orientale, leggero e curioso, i capelli neri velati di castano perfettamente curati sempre nascosti dal suo berretto preferito. Un regalo di papà, gli piaceva sempre ricordare. 
Tutto il contrario di Hiro che, basso, mingherlino, dai capelli ribelli e i denti non proprio perfetti era riuscito ad attirare solo insulti e pugni da gente più grande di lui.
Con questi pensieri, si strinse un po' di più alla vita del fratello, lasciando che il vento penetrasse nelle maniche della felpa e gli procurasse piacevoli brividi lungo tutto il corpo.
<< Ehi, che ti prende? >> Chiese Tadashi, notando il gesto improvviso del fratellino.
<< Niente... >> Rispose lui con un sussurro, senza essere sicuro che il maggiore avesse effettivamente sentito.

(•—•)

Hiro si era reso conto solo dopo un po' che avevano imboccato una strada di periferia illuminata a giorno, con aiuole perfettamente tosate e una struttura sul piano più alto che il ragazzino riconobbe subito, con suo estremo disappunto.
<< Che cosa ci facciamo alla tua scuola dei Nerd?! Il Bot-Duello e dall'altra parte! >>
Esclamò, dando a Tadashi un colpetto sulla spalla. Il maggiore non rispose. Procedette a parcheggiare il motorino davanti ad una grande costruzione circolare fatta interamente di vetro, illuminata da due grandi fari bianchi installati alla base dell'ingresso. Una grande insegna sul muretto vicino recitava: ITO ISHIOKA ROBOTIC LAB, San Fransokyo Institute of Technology and Robotic.
<< Devo prendere una cosa. >> assunse Tadashi per tutta risposta, facendo cenno a Hiro di seguirlo.
L'interno era piuttosto spoglio. Grandi mura dal colore grigiastro si espandevano in larghi corridoi che accoglievano le diverse aule di studio. Alcuni studenti passeggiavano con in mano libri o bicchieri di caffè, e nonostante l'ora tarda, si poteva benissimo intuire che la scuola fosse ancora frequentata.
<< Ci vorrà molto? >> Chiese Hiro con impazienza.
Non voleva essere lì. Quelle mura lo mettevano a disagio, gli sguardi degli altri studenti lo mettevano a disagio. Quella scuola era la causa principale della mancanza di attenzione di Tadashi nei confronti di Hiro.
Da quando lui aveva cominciato a frequentare il college, non riuscivano più a stare insieme come una volta. Era sempre troppo impegnato con lo studio e spesso rientrava a casa più tardi del solito. O peggio, a volte non rientrava affatto. Tutto per quella stupida scuola di appassionati di scienza peggiori di Victor Frankenstein! Hiro aveva un buon motivo per averla nominata "la scuola dei Nerd", e aveva esteso quel nomignolo anche al fratello maggiore proprio per prenderlo in giro.
<< Rilassati, piccoletto! >> Fece Tadashi, camminando a passo sicuro nel corridoio. << Ci vorrà un minuto. E poi, non hai mai visto il mio laboratorio! >>
<< Oh, fantastico vedrò il tuo covo di Nerd... >>
<< Attento! >>
Non appena il ragazzino entrò nell'aula in cui era entrato suo fratello, per poco non venne investito da una specie di motocicletta super veloce dalla carrozzeria gialla e le rifiniture violacee. Il suo pilota scese agilmente dalla sella, staccando con facilità una delle ruote dal veicolo appena dopo averlo appeso tranquillamente a una base magnetica. Una volta finito di esaminare la ruota, il tizio dietro il casco di cuoio la rilanciò indietro e questa si attaccò senza problemi al veicolo.
Hiro si avvicinò incuriosito, e nel frattempo i suoi occhi scrutavano l'intera aula. Era piena di ragazzi che inventavano e costruivano con ogni conoscenza e istruzione di robotica e automazione. Uno studente aveva costruito piccoli razzi per far volare il suo gatto, altri due avevano ideato un tavolo da ping pong automatico, altri ancora applicavano piccoli piedi robotici ad una piattaforma capace di salire gradini. Una strana euforia solleticò il cuore di Hiro mentre si avvicinava alla motocicletta che poco prima aveva rischiato di investirlo. La osservò attentamente e notò che non solo era sottilissima, ma le ruote erano letteralmente sospese alla vettura. Fece passare la mano in mezzo, avvertendo una lieve elettricità solleticargli le dita.
<< Wow... Sospensioni elettromagnetiche... >>
<< Ehi! >>
Sobbalzò quando una voce decisa e autoritaria lo richiamò all'attenzione. Il proprietario di quella motocicletta era davanti a lui, un giubbotto di pelle nera e un casco integrale a coprirgli il volto. Hiro si poteva specchiare nella visiera scheggiata.
<< Tu chi saresti? >>
<< Ehm... Io... >>
<< Gogo... >> Intervenne Tadashi, poggiando una mano sulla spalla del fratellino. << Lui è mio fratello Hiro. >>
Gogo, o almeno così pareva chiamarsi, procedette a togliersi il casco, rivelando l'espressione corrucciata di una ragazza sulla ventina, le ciocche nere sfumate di viola e una bolla di gomma da masticare tra le labbra che fece prontamente scoppiare. Per un attimo, Hiro ebbe la sensazione che lo avrebbe preso a pugni. Poi, abbozzando un sorrisetto mite, la ragazza procedette a posare il casco.
<< Benvenuto al laboratorio dei Nerd. >> Disse, rimarcando le stesse parole che lui aveva usato appena entrato lì.
Hiro arrossì, imbarazzato per la pessima figura appena fatta. Ma la meraviglia provata poco prima per quel prodigio di motocicletta ebbe la meglio su di lui.
<< Non avevo mai visto sospensioni elettromagnetiche su una bici! >>
<< Zero resistenza, bici più veloce. >> Affermò Gogo, sganciando una ruota. << Ma non abbastanza veloce, per ora. >>
Detto questo, procedette a lanciarla in un contenitore pieno di molte altre ruote simili a quella. Probabilmente tutti gli esperimenti precedenti che non avevano superato la prova.
Hiro volse lo sguardo appena dietro di lui e si mosse incerto verso un uomo di colore vestito di verde, con lunghi rastah ai capelli, che stava lavorando a un pannello di metallo. Non appena lo vide avvicinarsi, l'uomo lo fermò prontamente, costringendolo ad indietreggiare.
<< Ehi ehi ehi! Fermo dove sei! Non superare la linea, grazie! >>
<< Ciao, Wasabi! >> Lo salutò Tadashi, raggiungendoli. << Lui è mio fratello Hiro. >>
L'uomo sollevò i suoi occhialini da protezione e rivolse al ragazzino un sorriso rassicurante.
<< Ciao, Hiro. Ammira questo prodigio! >>
Così dicendo, prese una mela su un armadietto accanto a lui e la lanciò verso l'intervallo tra i due pannelli che stava sistemando poco prima. La mela si disintegrò. Come se ci fosse stato un rasoio invisibile, il frutto si trasformò in fettine sottilissime. Hiro ne prese una tra le dita, era così leggera che se avesse premuto un po' di più si sarebbe frantumata.
<< Plasma-laser indotto... >>
<< Già! >>
Wasabi era particolarmente orgoglioso del suo progetto. E anche parecchio prgamatico. Hiro notò che il suo tavolino era pieno di oggetti posti esattamente ognuno in uno spazio specifico. Persino una tazza da caffè aveva segnati sulla porcellana la giusta quantità di zucchero, latte e caffè stesso. Hiro rise a quella bizzarra visione. Neanche suo fratello era così ordinato!
<< Cos'è, fai disordine di secondo nome? >>
Si permise di prendere una minuscola lente di ingrandimento, ma l'uomo la rimise subito a posto, come se il fatto di avere qualcosa fuori posto lo preoccupasse più del dovuto.
<< Ehi, io ho un metodo: un posto per ogni cosa, ogni cosa al suo posto. >>
Appena ebbe finito di dirlo, Gogo afferrò uno strumento dal piano di Wasabi urtandolo, mettendo in disordine gli altri oggetti.
<< Mi serve! >>
<< Che ca...?! Non puoi farlo, questa è anarchia! La società ha delle regole! >>
Hiro lo vide sparire dietro la parete per inseguire Gogo, urlando frasi sul disordine e sul caos come un profeta sventurato. Al suo posto, una ragazza alta e magra, dai lunghi capelli biondi e un paio di occhiali dalla montatura rosa si fece strada con una grossa palla di ferro che rotolava appena davanti a lei.
<< Scusate! Permesso! Devo passare! >>
La sua voce squillante la faceva somigliare vagamente ad un canarino a prima mattina, e dal suo accento si poteva intuire facilmente che fosse argentina. Hiro lanciò uno sguardo confuso prima al fratello e poi di nuovo alla ragazza, che nel frattempo si era letteralmente sdraiata sull'enorme masso che aveva trasportato finora, cercando di posizionarlo su un piedistallo. Quando vide Tadashi, la ragazza lanciò un gridolino felice.
<< Ciao, Tadashi! >> Poi rivolse lo sguardo al minore e si illuminò.
<< Non ci credo! Tu devi essere Hìro! Ho sentito tantissime cose sul tuo conto! >>
Si rimise in piedi con un balzo e si tolse le cuffiette, afferrando il ragazzino per le spalle e trascinandolo contro il suo viso per dargli due sonori baci sulle guance. A parte la presa incredibilmente forte per una ragazza così magra, Hiro non potè fare a meno di arrossire a quell'inusuale gesto di affetto. Sapeva che era così che ci si salutava in Europa, ma non pensava lo avrebbe mai sperimentato. Si lasciò guidare dall'euforia fatta persona davanti a un bancone di filtri e provette. Strani liquidi colorati scorrevano all'interno di contenitori di vetro o bollivano a temperature elevate.
La osservava di nascosto mentre sussurrava i nomi di ogni elemento chimico che utilizzava con un sorriso da psicopatica ad illuminarle il volto dalle mille smorfie. Sembrava che da un momento all'altro dovesse riportare in vita un cadavere e creare un esercito di morti viventi per conquistare la terra. Faceva quasi paura! Una volta finito il suo arteficio, prese una bomboletta spray e spruzzò la sostanza appena creata sull'enorme palla di metallo, dipingendola completamente di rosa.
<< Ta-dà! >> Esclamò soddisfatta.
Hiro sorrise imbarazzato. Cosa doveva dirle? Doveva farle i complimenti per aver dipinto di rosa in poco tempo quella palla?
<< E' così... rosa! >>
<< Ora arriva il meglio! >>
Infatti, le bastò poggiare delicatamente un dito sulla superficie appena dipinta e questa si sgretolò con una lieve esplosione in polvere rosa. Il ragazzino rimase stupefatto da ciò che aveva appena assistito. Quasi duecento kilogrammi di materiale resistente e pesante, ridotto in cenere semplicemente toccandolo. La ragazza si voltò verso di lui, la pittura rosa la ricopriva da cima a fondo.
<< Grandioso, vero?! Infragilimento chimico di metalli! >>
Specificò pulendosi gli occhiali, lasciando un intervallo di pelle pulita della stessa forma sugli occhi. Tadashi rise, avvicinandosi.
<< Niente male, Honey Lemon! >>
A quel punto, Hiro non riuscì più a contenersi. Era tutta la sera che sentiva suo fratello chiamare con i nomi più strani i suoi compagni di studio. Quelli non erano certo nomi che sentivi ogni giorno!
<< Honey Lemon? Gogo? Wasabi?! >>
Si soffermò in particolare sull'ultimo, visto che era il nome di una pietanza giapponese.
<< Una volta soltanto mi sono sporcato col Wasabi, una volta sola! Solo una! >>
Gridò Wasabi dall'altro lato della stanza. Tadashi si lasciò sfuggire una risatina.
<< E' Fred che ha inventato i soprannomi. >>
<< E... Chi è Fred? >>
<< Il tizio dietro di te! >>
Al sentire quella risposta, Hiro si voltò per ritrovarsi davanti la faccia gommosa e terrificante di una strana creatura; un misto tra un coccodrillo e Godzilla dallo sguardo strabico. Fu una visione così stramba e improvvisa che non riuscì a evitare di lasciarsi sfuggire un gridolino.
<< Non agitarti, è solo un costume! >>
Un braccio umano fuoriuscì dalla bocca del mostro e la sollevò con leggerezza, rivelando un ragazzo dai capelli lunghi e biondi nascosti da un berretto di feltro, il viso pallido e magro e uno sguardo rilassato. Sembrava uno di quelli che diventano tuoi amici appena ti stringono la mano. Infatti, la presa di Fred appena strinse la mano di Hiro era leggera e calorosa.
<< Io sono Fred! Di giorno mascotte della scuola, ma di notte... >>
Fece una pausa ad effetto, procedendo a fare un paio di giravolte su se stesso e afferrando il cartello che aveva lanciato a mezz'aria.
<< Sempre mascotte della scuola! >>
Hiro rise.
<< La tua specializzazione qual'è? >>
<< Bè, io non sono uno studente. Però, sono un grande fanatico della scienza! >>
Procedette a rintanarsi nel suo spazio; un angolino tappezzato di poster di vecchi film di fantascienza e uno scaffale pieno di action figures e fumetti di supereroi. Si sdraiò sulla poltroncina al centro con tutto il costume addosso.
<< Avevo chiesto ad Honey di prepararmi un siero che mi potesse trasformare in una lucertola gigante! >>
 Disse mostrando al piccolo un fumetto con una copertina macabra, che ricordava vagamente Dr. Jekyll e Mr. Hyde.
<< Ma lei dice che quella non è scienza... >>
<< Non lo è affatto. >>
<< E allora che mi dite del panino invisibile? >>
<< Hiro! >>
Tadashi richiamò il fratello, facendogli cenno di seguirlo in un'altra stanza. Hiro lo seguì, lasciando gli altri a infrangere i sogni da nerd di Fred.
Lo studio privato di suo fratello era una larga stanza con una grande finestra circolare al centro che dava sul giardino nel retro della scuola. Il ragazzino scorse vari gadget e oggetti che Tadashi si era portato da casa, probabilmente per abbellire la stanza. Un enorme computer dallo schermo sottile era in stand-by su una scrivania e uno sgabello con le rotelle stava in mezzo alla stanza, spezzando l'ordine dello studio.
<< Allora? A cosa stai lavorando? >>
Chiese, facendo finta di non essere interessato. In realtà, Hiro moriva dalla voglia di sapere che cosa fosse che teneva Tadashi fuori casa e lontano da lui così tanto tempo. Gliene aveva accennato un giorno durante il pranzo, ma non aveva voluto rivelargli nulla, lasciandolo ad una curiosità morbosa di scoprire il suo segreto. A dire il vero, ci era rimasto male che non gli avesse detto cosa fosse fin dall'inizio.
I fratelli Hamada condividevano sempre le loro invenzioni, prima di farle vedere agli altri.
Era la regola. La loro regola.
<< Ora te lo mostro. >> Fece Tadashi per tutta risposta, prendendo del nastro adesivo e staccandone un pezzo.
Hiro lo guardò sarcastico.
<< Nastro telato? Ti do una notizia, fratellone, lo hanno già inventato. >>
Senza aspettarsi una risposta, si ritrovò con buona parte dell'avambraccio arrossata e bruciante a causa di Tadashi, che quel nastro adesivo lo aveva appena usato per fare la ceretta al suo braccio.
<< Ahi! Ehi! >>
Un suono lieve arrivò alle sue orecchie nonostante il dolore, e davanti a lui fuoriuscì da una confezione rossa quello che sembrava un gonfiabile tutto bianco dal viso formato da due pupille nere unite da una linea retta. Tadashi sorrise orgoglioso.
<< Ecco a cosa sto lavorando. >>
Era un robot, o almeno Hiro lo intuì dal modo in cui si muoveva; movimenti piccoli e lenti, meccanici e schematici. Avanzò verso il ragazzino con fare sicuro prima di inciampare sullo sgabello nel mezzo dello studio. Il robot guardò in basso, alzò le braccia e sollevò lo sgabello per aria. Poi guardò a destra e sinistra, prima di posarlo poco lontano da lui. Una volta eliminato l'intralcio, la sua attenzione ritornò nuovamente su Hiro.
Una volta che fu di fronte a lui, alzò una mano gommosa e imitò un saluto.
<< Ciao, io sono Baymax! Il tuo operatore sanitario personale. >>
La sua voce robotica aveva un chè di umano. Era calda e simpatica, non incuteva timore.
<< Sono entrato in modalità di allerta per terapie mediche quando hai esclamato: "ahi!" >>
<< Un infermiere... Robot? >> Chiese Hiro, curioso.
Tadashi annuì.
<< In una scala da uno a dieci, come valuti il tuo dolore? >>
Chiese il robot pragmatico, sporgendo leggermente in avanti il pancione bianco che si illuminò mostrando due file di emoticon dalle varie espressioni. La prima faccina era gialla e sorridente mentre l'ultima era rossa e sofferente. Una vera e propria scala grafica del dolore, Baymax intendeva rateizzarlo letteralmente.
Tuttavia, a quella domanda Hiro non potè fare a meno di rivelarsi scettico.
<< Fisico o emotivo? >>
Scandì l'ultima parola guardando Tadashi. Dato l'ultimo periodo, il fratello doveva sapere bene a cosa si riferiva. Per tutta risposta, il maggiore sporse il labbro inferiore e fece una faccia dispiaciuta.
Baymax non registrò quella domanda, e ne approfittò per valutare meglio la condizione del "paziente".
<< Ora eseguirò uno scan. >>
Abbassò leggermente la testa prima di rialzarla e appurare il risultato. Fu talmente veloce che Hiro ne rimase sorpreso.
<< Scan completato. Hai una lieve abrasione epidermica sul tuo avambraccio. Suggerirei l'uso di uno spray disinfettante. >>
E così dicendo, prese la mano del piccolo e fece per per spruzzare il medicinale dal suo dito, quando Hiro si ritirò sospettoso. Non voleva lasciare a vedere quanto fosse entusiasta del progetto del fratellone, e decise che almeno una piccola punizione se la meritava. E quale cosa migliore di prenderlo in giro, dubitando dell'efficacia del suo robot?
<< Un momento! Che c'è esattamente nello spray? >>
<< Il principio attivo è la bacitracina. >>
Disse Baymax, mostrando sul suo pancione una serie di informazioni riguardo all'elemento. Hiro schioccò la lingua.
<< Peccato! Sono allergico a quella! >>
Si aspettava uno sguardo spazientito da parte di Tadashi, invece questo rise alla sua affermazione.
<< Non sei allergico alla bacitracina. Hai una leggera allergia alle arachidi. >> Affermò Baymax, alzando il dito per specificare.
A quel punto, Hiro si arrese. Si lasciò curare la ferità sull'avambraccio grazie allo spray che fuoriuscì direttamente dal dito di Baymax. La sostanza fredda si propagò lungo la pelle arrossata, attenuando il bruciore. Doveva ammetterlo, Baymax era geniale. Suo fratello doveva aver lavorato parecchio per costruire un robot così perfetto e accurato che diagnosticasse i problemi di salute e sapesse esattamente in che modo curarli. Non era esattamente il tipo di automa che Hiro preferiva. Lui era più per i tipi di combattimento, azione, divertimento. Ma conosceva bene Tadashi, tanto da sapere che lui era sempre stato un tipo più tranquillo.
<< Niente male! Ce n'è voluto di tempo per costruire questo coso, eh? >>
<< Ah-ah, l'ho programmato con oltre 10.000 procedure mediche. >>
 Affermò il ragazzo, premendo sul piccolo portello d'accesso appena sopra il petto di Baymax, rivelando un chip verde con sopra il nome di Tadashi, scritto proprio da lui.
<< Questo chip è ciò che rende Baymax Baymax. >>
Tadashi era fiero del suo progetto, Hiro poteva sentirlo nella sua voce. Ora capiva perchè suo fratello aveva passato così tanto tempo in quella scuola. Ricalcolò mentalmente quello che gli aveva detto riguardo a Baymax. Più di 10.000 procedure mediche per curare ogni tipo di abrasione o malattia. Quel robot aveva dentro di sè anni e anni di studi di medicina concentrati nel suo codice, frutto di ricerche incessanti e pazienti da parte di Tadashi. Doveva tenerci veramente tanto per averci lavorato così duramente.
Hiro spinse delicatamente il chip nel portello d'accesso e cominciò ad analizzare il robot. Tastò con un dito il suo corpo, trovandolo morbido ed elastico al tatto.
<< E' vinile? >>
<< Si, volevo che avesse un aspetto... Rassicurante e coccoloso! >>
<< Si, in effetti sembra un enorme marshmallow! Senza offesa... >>
<< Sono un robot. Non posso offendermi. >> Rispose Baymax al posto di Tadashi.
Hiro si avvicinò al suo viso, concentrando la sua attenzione sui due cerchi neri che dovevano rappresentare gli occhi. Dal tipo che aveva visto, riconobbe subito che dovevano essere videocamere iperspettrali. Tadashi confermò. Poi affondò il viso nel pancione di Baymax, osservando lo scheletro che lo reggeva. Grazie al vinile trasparente, non era difficile osservarlo per intero anche dall'interno.
<< Scheletro in titanio! >>
<< Fibra di carbonio. >> Lo corresse Tadashi.
<< Giusto, è più leggera. Che attuatori da urlo, ma dove li hai presi?! >>
<< Bè, li ho realizzati io stesso. Solleva oltre quattrocento chili. >>
Disse il maggiore, godendosi un po' di meritata spocchia, ammirando entusiasta l'incredulità del fratellino.
Un sorriso felice si dipinse sulle sue labbra senza che Hiro lo notasse. Sembrava proprio che il suo piano stesse funzionando, forse era stato addirittura fin troppo facile. Ma la soddisfazione di essere finalmente riuscito a stupire quel genietto di suo fratello era a dir poco impagabile. Sapeva di averlo trascurato a causa di Baymax, ma era stato per una buona causa. Sperava soltanto che anche Hiro se ne rendesse conto.
Dopotutto, era anche per quello che gli aveva fatto visitare il laboratorio.
Sapeva bene che suo fratello non sapeva più come dare sfogo alla sua creatività, ed essendo un adolescente tendeva a fare cose parecchio stupide, come i Bot-Duelli. Tadashi aveva la spiacevole sensazione che Hiro lo facesse appositamente per farlo preoccupare, e far sì che ricominciasse a considerarlo. Si era arrabbiato moltissimo la prima volta che era successo, ma si era pentito immediatamente di avergli gridato in faccia in quel modo orribile. Non gli era mai piaciuto litigare, specialmente con lui. Il fratellino era stato capace di non rivolgergli la parola per tre giorni consecutivi, fin quando zia Cass, accortasi della tensione tra i due, li aveva chiusi in bagno e minacciato di non farli uscire finchè non avessero chiarito.
Magari così, Hiro avrebbe capito che c'era ancora una possibilità per lui, che la sua vita non era ancora volta al termine. In quella scuola sarebbe stato accolto per le sue passioni e non semplicemente per il suo genio, e sarebbe stato sempre in compagnia di Tadashi. Non avrebbe più potuto lamentarsi del fatto che lo lasciava sempre solo per la scuola!
Lo osservò prendere entusiasta il lecca-lecca alla fragola di cui Baymax era munito e rise silenziosamente. Si atteggiava a duro, ma era ancora un bambino.
<< Non posso disattivarmi finchè non mi dici che sei soddisfatto del trattamento. >> Baymax informò Hiro.
<< Allora sono soddisfatto del trattamento. >>
Appena lo disse, Baymax rientrò nella sua custodia e si disattivò, sgonfiandosi come un palloncino. Tadashi si avvicinò al fratellino.
<< Aiuterà un sacco di persone. >>
Era principalmente quello il motivo per cui lo aveva costruito. Non voleva semplicemente tenerlo per sè, voleva che il suo robot fosse mandato negli ospedali, nei paesi in guerra, dovunque ci fosse bisogno di un aiuto medico e personale. Tadashi aveva voluto sempre seguire le orme del loro padre, un rinomato dottore, e aveva trovato il modo di conciliare la sua passione per la robotica con il ricordo dell'uomo che li aveva lasciati troppo presto. Per questo aveva lavorato così duramente su Baymax, e più lo guardava, più si rendeva conto di quanto ne fosse valsa la pena.
<< Lavorerà fino a tardi, signor Hamada? >>
Una voce profonda e vellutata si intromise nel loro scambio di opinioni su quale batteria ricaricasse più in fretta. Alla porta comparve un uomo anziano, dai capelli corti e brizzolati e gli occhi celesti come il cielo terso. Indossava un gilè grigio che copriva una camicia bordeaux e un paio di pantaloni di cotone nero. Aveva uno sguardo gentile, come quello di un nonno o di un padre.
Non aveva per niente l'aspetto di un professore di robotica, se Tadashi non lo avesse specificato.
<< Salve, professore. Stavo giusto andando via. >>
Lo sguardo dell'uomo si spostò su Hiro, che si tolse subito il lecca-lecca dalla bocca.
<< Tu devi essere Hiro. Fai i Bot-Duelli, vero? Anche mia figlia da piccola non avrebbe voluto fare altro... Posso? >>
Chiese educatamente, tendendo una mano verso il Megabot di Hiro. Il ragazzino glielo tese, mentre il suo cervello era impegnato a sbraitare contro Tadashi per aver riferito a tutti la sua passione per i Bot-Duelli illegali. Il professore osservò attentamente il suo piccolo robot, spostando i magneti con il dito affusolato. Il suo sguardo si fece sempre più interessato man mano che scopriva come Hiro era stato in grado di costruirlo.
<< Propulsori e cuscinetti magnetici... >> Mormorò tra sè e sè.
<< Spaziali, eh? Vuole vedere come funzionano? >>
<< Ehi, genio! >> Lo interruppe Tadashi, da dietro la parete. << Li ha inventati lui! >>
A quella rivelazione, Hiro sentì il suo respiro mozzarsi per un minuto. Per costruire il Megabot, Hiro aveva studiato dai libri più importanti di robotica, scritti da un professore altrettanto importante. Non riusciva a credere che l'autore di quel libro fosse in piedi proprio davanti a lui.
<< Lei è... Robert Callaghan? Quello delle leggi della robotica? >>
<< Esatto. Ti piacerebbe studiare qui? La tua età non sarebbe un problema. >>
Cominciò a pensare che era il caso di darsi un pizzicotto. Robert Callaghan era un mito nel mondo della robotica, e in quello di Hiro. Aveva sempre ringraziato mentalmente l'uomo che aveva descritto alla perfezione le leggi della sua passione sottoforma di libri. E ora quello stesso professore gli stava espressamente chiedendo di entrare a far parte della sua scuola. Era sicuramente un sogno!
<< Ah, non credo che ne abbia voglia! Dopotutto, è molto preso dalla sua carriera da Bot-Duellante. >>
Intervenne Tadashi, smontando immediatamente la sua euforia.
<< Bè... Abbastanza preso... >>
<< E' naturale, con quel robot vinci facilmente. >>
<< Già... Direi di si... >>
Abbassò lo sguardo, pensando alla pessima figura che Tadashi gli aveva appena fatto fare davanti al suo idolo. Si avviarono verso l'uscita, accompagnati dal professore che alzò le spalle alla conferma di Hiro.
<< Bè, se ti piacciono le cose facili, il mio programma non fa al caso tuo. Noi siamo l'avanguardia della robotica, i miei studenti plasmano il futuro. Ci vediamo, e buona fortuna con i Bot-Duelli! >>
Lo salutò, rimarcando scherzosamente il suo impegno nel mondo nei vicoli di San Fransokyo. Hiro non fece in tempo a rispondere, la porta si richiuse davanti al suo volto scombussolato.
 
(•—•)


<< Ehi, genio! Ti conviene sbrigarti se vuoi arrivare in tempo a quel Bot-Duello! >>
La voce di Tadashi risuonava come un'eco lontana alle orecchie di Hiro, che in piedi sulle scale osservava l'imponente struttura vitrea del laboratorio. Un flusso ininterrotto di pensieri stava attraversando la sua mente, in quel momento. Era come se una luce si fosse accesa per lui nel tunnel vuoto che era stato quell'anno. Quella scuola poteva essere il suo riscatto, la sua via di fuga dalla realtà, la foce della sua passione e del suo genio. Poteva inventare, costruire tutto quello che voleva, e magari avrebbe inventato qualcosa di così straordinario che il mondo intero lo avrebbe riconosciuto, le industrie lo avrebbero accolto e prodotto intere copie del suo progetto. Sarebbe diventato ricco, importante! Finalmente sarebbe stato accettato per quello che era e non per quello che sembrava. E poteva stare insieme a Tadashi tutto il tempo. Avrebbero inventato e creato insieme, avrebbero cambiato il mondo. Insieme.
<< Io voglio studiare qui! >> Esclamò, rivolgendosi a suo fratello. << Se non riesco ad entrare nella scuola dei Nerd, esco di testa! Come faccio a entrare? >>
Tadashi sorrise, facendogli cenno di montare sul motorino.
<< Andiamo a casa, così te lo spiego. >>
Hiro corse verso il veicolo, infilandosi il casco e montando in sella. Mentre attraversavano San Fransokyo, il ragazzino non potè fare a meno di rivolgere a Tadashi una domanda che lo aveva assillato sin da quando aveva visto Baymax.
<< Ehi, Tadashi? >>
<< Mmh? >>
<< Baymax... Non lo ha visto nessun altro, vero? >>
Da dietro non poteva vederlo, ma era sicuro che suo fratello stesse sorridendo. Riusciva quasi ad immaginarselo, quel sorriso misto tra scherno e tenerezza. Era il sorriso che gli rivolgeva sempre quando doveva rassicurarlo riguardo a qualcosa che lo tormentava. La sua risposta arrivò in un sussurro tranquillo.
<< Nessuno. >>

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Stasera su Rai 2, alle 21:20 verrà trasmesso Big Hero 6!

Ok, dopo questo importante annuncio, ecco il secondo capitolo. Ringrazio vivamente Emmydreamer_love2004 e fenris per le recensioni lasciate e per coloro che hanno avuto la briga di cominciare a leggere questa versione di Big Hero 6. Spero di non deludervi.
Buona Befana!


LittleBloodyGirl

 


  
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