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Autore: Risa_chan    26/05/2009    6 recensioni
Primmissima fanfiction che scrivo su One Piece!!!! siate clementi, please!Chiedeva solo due cose dalla vita: la prima dipendeva da lui, la seconda dipendeva unicamente da una strega, strozzina, tirchia ,mocciosa, ma bellissima ragazza dai capelli arancioni. E, con un fisico da infarto. (ZoNami)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami, Roronoa Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Premessa
(leggere attentamente, prego )
Con questa storia rompo una solenne promessa che ho fatto a me stessa: quella di non scrivere su ONE PIECE. questo perché i suoi personaggi meravigliosi sono così complessi che ho avuto paura di non saper rendergli giustizia. ed, io sono una di quelle che prima di fare una cosa, ci pensa, e ci ripensa...l’eterna indecisa.
perché ZoNami?
Premetto che non ho una coppia preferita per eccellenza, io leggo le belle storie sulle coppie, e  ultimante sto seguendo alcune bellissime su questa coppia,  tanto da farmi venire la voglia di farlo pure io.
Quindi per le rimostranze andate a lamentarvi da chi mi ha fatto venire questa voglia ( guardate sulla mia pagina tra le storie seguite e capirete).
Per queste ragioni si tratta di un esperimento che metto sotto il vostro giudizio, con la speranza che vi possa anche lentamente piacere.
Fanny
 


Chiedeva solo due cose dalla vita:
-    Poter realizzare il suo sogno;
-    Rimanere accanto alla persona che amava;
La prima, era  di certo ottenibile per suo merito e dunque ogni giorno si allenava senza risparmiarsi per diventare lo spadaccino più forte del mondo.
La seconda, dipendeva unicamente da una strega, strozzina,  tirchia ,mocciosa, ma bellissima ragazza dai capelli arancioni. E, con un fisico da infarto.
Appoggiò  il peso per terra e guardò  fuori dalla coffa asciugandosi il sudore con un asciugamano di spugna.
Stava urlando a più non posso contro Rufy e Usopp colpendoli ripetutamente per qualcosa che avevano fatto.
Tzè... sempre i soliti.
Era una utopia bella e buona,si ripeté nella  sua testa richiamando tutto il suo self-control.
Erano su una nave, erano sua una nave pirata, per giunta.  Quanti  momenti vuoi avere all’interno di una nave? dove praticamente il tuo spazio vitale è limitato a un...fazzoletto. Una relazione non era certo una cosa facile.
E poi....
essere Pirati non era un gioco, uno scherzo, loro non stavano giocando a “fare i pirati”, loro lo erano. L’unità di una ciurma era fondamentale, significava saper sacrificarsi per qualsiasi membro, dover affrontare le peggior situazioni senza la minima esitazione, contare l’uno vero l’altro senza doversi preoccupare costantemente per tutti.
Si doveva pensare a combattere.
Mettere di mezzo i sentimenti significa perdere di vista l’obbiettivo, perdere certezze, e equivaleva alla disfatta totale.
Nami continuava a strapazzare qui due, segno che aveva già raggiunto il limite di sopportazione, il quale in quel periodo sembra essere a minimi storici.
Zoro riprese a  allenarsi, conscio che il problema non si poneva neanche, Nami non aveva mai mostrato un interesse per qualcuno, tantomeno verso di lui.
Accidenti, lui si preoccupava a salvaguardare la ciurma, mentre quel cuocastro non faceva altro provarci, a fare il deficiente con lei, dandogli su i nervi a solo pensarci.
Ma, Nami non aveva mai una volta mostrato interesse, dava a Zoro un enorme soddisfazione.
XXXXXX
Pochi metri più in giù in nostro Capitano preferito mandava in cortocircuito i suoi neuroni, solo per capire cosa avesse fatto di tanto grave per far arrabbiare Nami a quel modo.
facevano casino è vero, combinava un guaio dopo  l’altro, eppure in quel momento non avevano fatto nulla di che... stavano pescando, e alla lunga pesare era molto noiosa.
A Rufy non piaceva pensare, non lo faceva spesso, gli riusciva sicuramente meglio fare, agire d’istinto era molto bravo in quello, ma ancora dio più perché era moltooo più divertente di stare lì a pensare.
Monkey D. Rufy non amava pensare perché secondo lui era noioso, e così non lo faceva. punto.
Però alle volte, bisognava farlo. Ed è questo il nostro caso.
Azzardò ad alzare lo sguardo e vide Nami guardare  la coffa con aria arcigna. Ce l’avesse anche con la coffa... mah, Nami era proprio strana alle volte.
Il punto era che non ce la faceva più, era esasperata, stanca, le aveva provate tutte, con quel, quel squattrinato. TUTTE.
Risultati? Zero.
Iniziava a pensar male, sul serio...o non era interessato a lei, o non era interessato proprio alle donne. cancellò immediatamente quel pensiero, troppo terribile anche solo da sfiorare.
Infondo lui era molto uomo... ecco, cosa le piaceva di lui, il fatto che per quanto duro era, aveva sani principi, ma sapeva anche essere gentile.
E non era Sanji. per carità, voleva bene al cuoco, però era... esageratamente innamorato di TUTTE  le belle ragazze del mondo.
Lei non lo aveva mai visto come qualcosa di più di un amico da sfruttare ( non sempre eh), un fratello premuroso. Un po’ come Rufy. Solo meno ingenuo.
Forse c’era qualcosa di sbagliato in lei, ma non sapeva cosa... dio quanto l’infastidiva doversi preoccupare per quella testa d’alga...
“Cosa c’è Nami?”
Di scatto di riscosse dai pensieri e i suoi occhi incrociarono le iridi nere di Rufy che la fissava strana.
Anche Usupp riemerse dopo essersi nascosto dietro un barile di cola lasciato lì da Franky.
“Qualcosa non va?”
“VOI DUE, PER ESEMPIO. NON MUOVETEVI, NON FIATATE... ANZI NON FATE UN BEL NIENTE, SONO STATA CHIARA?!” urlò prima di andarsene infuriata più di prima.
“Ma cosa le è preso?” chiese Usopp perplesso.
Rufy alzò le spalle, e si distese sul prato con il capello sugli occhi.
“Che fai?” chiese l’amico.
“Dormo,no?”
XXXXX
ORA DI CENA
la serata sembrava procedere come tante, con il solito casino, lo stesso intuiamo, e l’mancabile allegria.
Cibo che vola, urli schiamazzi, risate, e soprattutto la grande lotta per la supremazia sul cibo. Perché la regola numero uno era: Non abbassare mai la guardia e difendere il proprio piatto a costo della vita.
per quello che  vale, avevo un capitano dallo stomaco insaziabile e le braccia allungabili.
Eppure, un occhi esperto e attento non sarebbe passato inosservato quel non so che di diverso che non fa tornare i conti.
Nami aveva ancora un diavolo per capello, rimuginava il contenuto del suo piatto, evitando di parlare e anche solo guardare lo spadaccino, il quale cercava di ignorare lei, ma ben più grave non accolse nemmeno una provocazione di Sanji.
Strano, no?
Ma, se ignorava quella cosa dentro di lui, era anche colpa di quel sopracciglio arrotolato, perché loro due, checché se ne dica, erano amici.
Zoro sapeva del debole che Sanji aveva per Nami, e non avrebbe mai fatto nulla di tanto disonorevole come fregare le ragazze agli amici.
Ignorare e andare avanti, era diventato il suo motto.
C’era cose più importanti.
Non tutti la pensavano come lui, tuttavia. Nami iniziava ad avere insofferenza per tanta indifferenza le faceva male, perché già era stata dura ammettere di essersi innamorata di Roronoa  Zoro, accettare di non essere corrisposta era inaccettabile.
Si era imposta calma, e aveva tentato per tutta la sera, tuttavia  verso la fine sbatte le mani sul tavolo facendo azzittire tutta la tavola.
In piedi con la frangia che gli copriva gli occhi, le mai scritte in un pungo sembrava anche più bella.
“Io me ne vado a letto.”
Senza dire più nulla uscì dalla stanza. Sanji  cercò di seguirla per sapere cosa avesse ma una mano di Robin che sbucava dal nulla lo fermò.
“Se c’è qualcuno che dovrebbe andare, quello non sei tu.”
Sempre enigmatica.
Nessuno parlò e una aria pesante calò su tutti i presenti.
“Non sarà malta?” chiese Chopper preoccupato.
Robin sorrise alla piccola renna dottore: “ Forse, Chopper, ma non credo che esista ancora la medicina Ingrao di curare quel male.”
Silenzio inquietante, che durò poco perché  Brook e Usopp iniziarono a fare ipotesi giusto per stemperare la tensione che si stagliava con il coltello.
Zoro, innervosito si alzò silenziosamente senza dire nulla e uscì all’ aria aperta.
Perché Nami aveva era tanto arrabbiata? si era accorto come lo evitava, e  l’uniche occhiate che aveva ricevuto erano state di puro odio, come non l’avesse mai guardato.
Era dura, ma facevano male.
“Sei un idiota, lo sai?”
Zoro si voltò e fu sorpreso di trovarsi davanti Rufy. Non aveva voglia di discutere con lui, e si girò senza degnarlo di uno sguardo.
Il capitano si appoggiò alla balaustra guardando il mare e poi chiese:
“Perché?”
“Perché cosa?”
“Lo sai, di cosa sto parlando.”
“Non ho la minima idea di cosa stai parlando...”
“Di Nami.” interruppe Lui.
Zoro aprì la bocca sorpreso.
“Non sono scemo, mica. ho capito che vi piacete.”
 Cosa, cosa, cosa? E ancora cosa udivano le sue orecchie?Se Rufy aveva capito questo, il mondo girava al contrario.
O forse no? Rufy aveva dimostrato di essere indubbiamente degno di essere il capitano di quella nave di pazzi. Di poter diventare il Re dei Pirati. Allora, perché in quell’occasione doveva essere diverso?
“Di cosa stiamo parlando? Non esiste.”  
“A io non ho nessun problema se vi mettete insieme.”
Eccolo, nemmeno lo ascolta.
“Accidenti, testa vuota, lo vuoi capire che...”
“AMARE NON E’ MAI UN ERRORE.”
Zoro si zittì all’improvviso, colto da vivo da Rufy... era così strano parlare di questo con lui...no dico, lui era Rufy.
“Eh?”
“Sì, non è un errore. E nemmeno tanto complicato come la fai tu.”
“Rufy, ma stiamo parlando della stessa cosa?” chiese dubbioso Lo spadaccino. Era convito che il ragazzo di gomma era così ingenuo da nemmeno contemplare l’idea di amore.
Rufy lo guardò storto, gonfiò le guancie, e azzittì l’amico! Che impiegando lui si stava impiegando sul serio...
“Sì, certo.
“Di due persone che si amano...sai che vuol dire?”
“Certo che lo so! quando due persone si proteggono avvicenda e vogliono stare vicino in un modo intimo... per la spiegato Ace.”
Zoro ridacchiò perché non avrebbe mai pensato di parlare così di quello con Rufy. Il suo capitano era buffo.
“Non importa se se si soffre, se ci si lascia, o non si è corrisposti. Si Ama e basta. e non è mai sbagliato.”
Aveva ragione lui, complicava sempre tutto, aveva paura di perdere chi voleva bene, come era accaduto con Kuina, forse ancor prima di capire cosa provava veramente per lei.
“Le parlerai?”
“Se.”
“Vi metterete insieme?”
Zoro ridacchiò: “Non lo so... se mi perdonerà.
“allora sì!”
“Come fai ad esserne così sicuro?”
“Di cosa?”
Perché bisognava spiegargli sempre tutto?
“Che mi perdonerà?”
“perché sei scemo, e gli scemi si perdonano sempre”
   
 
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