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Autore: CrisBo    06/01/2017    5 recensioni
Tsugumi si trovò a percorrere per la quarta volta il viale coperto dai residui di foglie morte.
Ad ogni passo lo schricchiolìo sfumava via in mezzo al vociare indistinto di tutte le teste variopinte che le si paravano davanti. C'era un miscuglio di anime pronte a mettersi in mostra, vedeva i profili spezzati, le uniformi, le varie schiene scoperte o coperte da mantelli rattoppati e luccicanti.
[...]
Genere: Azione, Commedia, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genos, Nuovo personaggio, Saitama, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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スローと後に来ます
Surō to ato ni kimasu

( Chi va piano arriva dopo ) 


 


Mentre un piccolo uccelletto era intento a torturare in maniera cruenta un povero verme sulla ringhiera che portava all'orticello dei due vecchietti, il telefono di Tsugumi aveva deciso di iniziare un andamento fin troppo allegro di vibrazione a intermittenza, facendo tremare il piccolo tavolino a ridosso del futon dove erano state lasciate ancora le ciotole sporche di rimasugli di cibo della sera precedente. Un cibo che, alla fine, non era stato consumato nella maniera in cui pensava. La TV era rimasta accesa tutta la notte e ora stavano trasmettendo i soliti notiziari della mattina mentre passavano in rassegna le svariate didascalie che nessuno - lei compresa - considerava mai. Una giovane donna parlava al microfono, indossava un tailleur ocra e portava sulla testa degli orripilanti paraorecchie d'un marrone escremento malato. Il cameraman stava facendo di tutto per evitare di inquadrarli, proponendo immagini a rotazione come sottofondo al ciancicare svogliato della giovane donna. Qualcuno era evaso di prigione e la sicurezza locale metteva in guardia i giovani maschi di stare bene attenti alle spalle. Soprattutto alle spalle.
Intanto il telefono continuava quella sua danza vibrante sopra il legno facendo lampeggiare lo schermo come un neon difettoso, abbagliando metà della faccia della ragazza. All'ennesimo ritornello dello Squalo ripetuto, suoneria impostatagli da Maki per ricordarle che la vita doveva già iniziare male di prima mattina, la ragazza piegò il braccio in malo modo per dare una manata allo schermo del telefono.  La suoneria rovina vita era stata interrotta, la vibrazione aveva smesso quel lugubre ronzio e la voce della donna alla TV era l'unico rumore rimasto. Ma Tsugumi era ancora in quella fase di sonno in cui era incapace di capire cosa stesse accadendo, il suo istinto primordiale la stava chiaramente incitando a continuare la sua ronfata fregandosene del mondo circostante. Era distesa tutta storta sulla trapunta, aveva una gamba penzolante da un lato e la testa reclinata all'indietro, tanto da sfiorare coi capelli il pavimento polveroso. Aveva ancora la mano spalmata contro il telefonino il che le faceva assumere l'aspetto di una pronta a scattare per una corsa campestre. Il cuscino era stato schiacciato da un gomito assassino e lo andò a ripescare quando, con un grugnito poco femminile, decise di rotolare su sè stessa per trovare una posizione più comoda. Sentiva di avere gli occhi incatramati e brucianti, impossibilitata ad aprirli. Non che fosse intenzionata a farlo, ma stava entrando in quella fase del dormiveglia in cui sentiva gli agenti esterni senza volerne fare parte. Pinzò la trapunta e se la fece scivolare addosso, andando a dare le spalle alla donna col paraorecchie di feci. Era decisa a dormire ancora un pochino. Magari qualche millennio.
Taaa-na. Taaa-na. Taaa-na. Na. Na.Na.Na.Na.Na-
Il telefono riprese a squillare di nuovo e la vibrazione fu così violenta che per poco a Tsugumi non venne un infarto precoce, svegliandosi di soprassalto. Con uno scatto animalesco ritornò a malmenare il povero telefono decisa che lo avrebbe seppellito nello scarico del water, inconscia che avere pensieri omicidi verso gli aggeggi tecnologici non avrebbero risolto il vero problema; ossia che Tsugumi amava dormire. 
Il telefono bloccò il suo verso quasi subito e un trillo più acuto invase la stanza annunciando l'arrivo di un nuovo pimpante e pomposo messaggio di testo.
Aveva ancora la mano sopra lo schermo e, questa volta, decise di arpionare l'aggeggio e portarselo vicino al volto. Doveva spiaccicarlo alla faccia pur di vedere qualcosa, la vista era ancora annebbiata e gli occhi non davano l'idea di voler stare aperti. 
Non aveva idea di che ore fossero nè tantomeno a che ora fosse ritornata a casa la sera precedente, ricordava a malapena il come fosse tornata a casa. Aveva un'immagine distorta di lei che veniva lasciata all'ingresso da Saitama, le dava una pacca sulla spalla, le diceva qualcosa per poi ciondolare via con l'aria di uno che si era fatto un'abbuffata abbondante. La sua testa avrebbe voluto connettere meglio in quel frangente ma quell'immagine si insediò subito nella sua testa tanto da rendersi molto più nitida man mano che i suoi occhi cominciavano a restare aperti. 
Saitama. 
Si ricordava che il proprietario del locale ormai diroccato li aveva cacciati in malomodo, minacciando l'Eroe di non mettere più piede lì dentro o lo avrebbe usato come spiedino per il pesce del giorno ed era serissimo. Saitama lo aveva ringraziato comunque, aveva arpionato Tsugumi per le spalle e l'aveva condotta fino a casa. Lei era ancora un po' stravolta dagli eventi improvvisi della serata. Non che fosse la prima volta che qualche essere tentasse di distruggere un luogo dove lei era presente - in fondo un gigante aveva distrutto la sua città mesi prima e peggio di così non poteva di certo andare - ma che qualcuno tentasse di distruggere un luogo dove lei era presente insieme a Saitama, bè quella era un'altra storia. 
Saitama aveva passato tutto il ritorno canticchiando una canzone stupida che parlava di un Uomo Granchio e di un Bambino col mento fallico, le aveva chiesto se stava bene, le aveva detto di non preoccuparsi di niente, aveva continuato con un ci vediamo presto Onigiri, le aveva toccato la spalla e - Tsugumi lo ricordava bene - le erano tremate le gambe per quello e poi se n'era andato per la sua strada. Si ricordava di essere rimasta a fissargli il mantello svolazzante per un tempo indefinito, restando in quella posizione da ameba anche dopo che lui ebbe svoltato l'angolo per sparire nella notte. 
Le aveva toccato la spalla. 
Di sicuro avrebbe passato l'intera giornata a fantasticare su quell'insulso gesto, in fondo era tutto ciò che poteva fare: fantasticare come una deficente giusto per ricordarsi che ora che era un Eroe di Classe C e di certo non si sarebbe comportata più come un'accanita fan-girl con dei seri problemi mentali. Aveva delle responsabilità, dei doveri, altro che pagare le bollette e fare la spesa, ora la posta in gioco era alta. Doveva fare cose, proteggere tizio, salvare caio, vedere gent-
Strabuzzò gli occhi quando si accorse che sullo schermo troneggiavano ben 15 chiamate senza risposta. Se solo non avesse deviato con la testa se ne sarebbe accorta prima. Quelle erano lì, trionfanti e mai risposte. Fece uno scatto con la schiena tirandosi su a sedere, fino a far scivolare tuttta la trapunta da un lato. Pigiando  tasti a caso tentò di risalire al mittente, guardò l'ora e le venne un mezzo arresto cardiaco. 
Oltre le 15 chiamate senza risposta c'erano anche 8 messaggi non letti. Erano tutti da parte della stessa persona ossia Spatent Rider, ossia il suo tutor, ossia colui con cui avrebbe dovuto vedersi la bellezza di un'ora fa per cominciare la sua seconda nuova giornata da Eroe.
Con le dita che già tremavano andò nella casella messaggi, li scorse fino ad arrivare al primo e cominciare così la scalata verso quello che lei avrebbe definito: lo stizzimento progressivo.

"Ehi Tsugumi, ciao sono Spatent Rider, ho riparato la mia bici. Ci vediamo alla piazza centrale alle 10, va bene? Credo che mi fermerò a prendere delle ciambelle, ti piacciono con la glassa? Vabbè spero di sì.
faccina sorridente"
"Tsugumi ciao, sono sempre io, le ciambelle non ci sono così ho preso dei biscotti al ginger. Sei sveglia? Ho letto che il ginger fa bene alle articolazioni e che fa scattare i muscoli. Ne ho presi dieci pacchi a testa."
"Non rispondi alle chiamate, stai bene?
faccina triste Non mandarmi dei fax, il mio telefono non li prende."
"Tsugumi rispondi . Mi hanno informato che c'è un pulmino di anziani che stava andando in gita a vedere le rovine della città Q ma hanno forato una ruota, chiedono il nostro aiuto. Mi chiedo perchè la gente vuole andare in quel posto, sarà la demenza senile."
"Tsugumi mi sto recando dove c'è il pulmino, è nella periferia della città Z oltre la discarica, vicino al mini-market che vende le riviste di Yushitso Mannu, quello che fa le ricette con il mascarpone. Fanno schifo quelle ricette.
faccina indignata
"Tsugumi chiamami appena vedi tutte le chiamate e i messaggi! Non va bene che sei in ritardo; se ti è successo qualcosa avvisami che vengo subito da te. Se non vedi i messaggi e le chiamate allora fammi sapere che non li hai visti.
faccina emblematica
"Alla fine sto portando i vecchietti a vedere la casa del signor Soldoni per fare le foto alla cacca dorata. Sai dov'è? Non sono riuscito a cambiare la ruota, volevano tutti fare delle foto  con me. A quanto pare queste adorabili vecchiette hanno un mio poster nella loro sala d'attesa." 
"Tsugumi non dirò a Yoshio del tuo ritardo ma rispondi al telefono. Sono stizzito. 
faccina triste e sorridente

Guardò l'ora, erano le 11.30. 
Piantò una di quelle parolacce epiche da far risvegliare i suoi antenati morti da migliaia di anni, saltò giù dal futon quasi ruzzolando sulle ciabatte a forma di godzilla e cominciò a spogliarsi mentre era già intenta a cliccare alla rinfusa su quello che era l'ipotetico contatto di Spatent. Riuscì a sbagliare il numero due volte cliccando sul contatto sbagliato.
Prima chiamò sua nonna che, nonostante il supplizio iniziale per spiegarle che aveva sbagliato numero, volle sapere quando la sua alga konbu sarebbe arrivata perchè sentiva che stava per finire il suo filtro immortale e voleva arrivare al nuovo millennio. 
La seconda volta beccò il numero del fattorino dei ramen take-away, che si chiamava Spankau, che era ancora ubriaco dalla sera prima e le sembrava proprio brutto interrompere la conversazione quando lui le confidò di essere innamorato di una donna di nome Fujiko, ma che lei amava solo le donne e così aveva deciso di diventare donna anche lui. Non riuscì ad andare oltre quella succulenta soap-opera perchè gli chiuse il telefono in faccia. 
La terza volta fu quella buona. 
La sua testa stava già improvvisando delle ipotetiche scuse da inscenare nel caso avesse sentito la voce di Spatent leggermente più spazientita del solito. Non che sapesse come potesse essere la sua voce spazientita ma ne aveva un vago sospetto.
Pioggia di meteoriti? No, già successo. Che non trovavo due calzini uguali da mettere sotto le scarpe? Oppure che il mio cane ha fatto pipì sui compiti? Sì, quali cazzo di compiti che non vai più a scuola dal paleozoico? Ce l'ho: i miei padroni di casa mi hanno uccisa. 
No, non andava bene, avrebbe capito che c'era il trucco. In fondo bastava raccontare la sacrosanta verità e nessuno si sarebbe fatto male, d'altronde.
Signor Spatent Rider, ho fatto tardi perché non ho messo la sveglia perchè Saitama mi ha toccato una spalla e da lì non ho capito più nulla. 
Brava, digli così Campione.
Aspetta, mi ha chiamato Onigiri. Ho un nuovo soprannom-
"Pronto?"
"Spatent,  eccoti, ti prego di scusarmi il ritardo ma stanotte ho...Dei mostri hanno attaccato un posto dove mangio di solito e ho dovuto fare da sostegno morale. Il proprietario del locale voleva farmi pagare una multa salatissima e io gli ho proposto di ricostruirgli la parete ma quello non ne voleva sapere e ho passato tutta la notte a lavargli i piatti e a cucinare spiedini di pesce."
Mezza bugia, sembrava quasi vera quindi poteva funzionare.
"Chi sei?" Chiese la voce. 
Non si era accorta che a rispondere era stata una voce femminile. Tirò via il telefono dall'orecchio e guardò lo schermo. C'era la faccia imbarazzata di Spatent che faceva un due con le dita a pieno schermo. No, non aveva sbagliato numero era quello di Spatent. Che avesse avuto le traveggole alle orecchie* e avesse scambiato Spatent per una donna?
"Sono io, ehm, Tsugumi. Spatent? Che hai fatto alla voce?"
"Signora la prego non metta le mani non deve. No, non tocchi lì. Io - oh, mi dia un momento. Pronto? 
"Spatent?" Tsugumi ritentò di nuovo. 
Stava cercando con tutta sè stessa di non ridere al telefono. A quanto pare una delle vecchiette aveva rubato il telefono a Spatent. Non era sicura di voler sapere cosa stessero combinando nè di cosa stesse toccando con tanto fervore quella vecchietta biricchina.
"Tsugumi! Oh, ehi, ciao! Eccoti finalmente, dov'eri finita? Stai bene? Devo venirti a prendere? Sono stato incaricato di farti da sostegno in ogni circostanza e se c'è un qualsiasi problema -"
"Spatent, perdonami, la sveglia non è suonata e...ieri è stata una serata - una giornata - molto lunga e sono ancora molto scossa. Te ne parlo a voce. Dove sei?" 
"Sono davanti al parco monumentale in centro, davanti alla statua dell'Eroico Smutant-Man." 
"Sto arrivando."
"Signora quella è la mia* gamba-"
Con un click interruppe la chiamata e lanciò il telefono da un lato. Poi ci ripensò su e lo andò a ripescare, mettendoselo in tasca. Odiava la statua dell'Eroico Smutant-Man, rappresentava uno dei primi Eroi di classe A ad aver protetto un'intera zona cittadina da un Uomo-Panda con delle sciabole al posto delle zampe. Era riuscito a sovrastarlo grazie al suo colpo "Mutanda soffocante" e i civili di quella zona aveva ricreato con quintali di mutande provenienti da tutto il quartiere la fatidica Statua, rivestendo la sua figura in bronzo così da non rovinare l'opera neanche in caso di pioggia. Per fortuna le mutande erano tutte pulite, ma quella statua era quanto di più osceno ci fosse nella città. 
Si vestì in fretta e si fiondò verso la porta senza neanche guardarsi allo specchio. Se lo avesse fatto avrebbe visto che si era infilata il maglione al contrario, che i capelli erano barlocchi sulla testa e che il livido sul naso era diventato di un soave viola-bluastro.  Non le sarebbe importato comunque, quella giornata doveva andare per il verso giusto da quel momento in poi.






Arrivò da Spatent circa una ventina di minuti dopo e lo trovò immerso in un racconto epico di qualche gesta Eroica. Era in piedi, davanti ad un tripudio di vecchiette sognanti, un po' gobbe e con il carrellino reggi-piedi a pendere dalle sue labbra. Spatent era il tipo che, quando raccontava, gesticolava molto. La sua voce racchiudeva fermezza e tenacia, tanto da invogliare chiunque ad ascoltarlo. Tsugumi era rimasta ad ascoltarlo per qualche minuto prima di decidersi a mostrarsi, giusto per non farlo attendere ancora. In fondo erano solo 2 ore di ritardo, qualche minuto in più non avrebbe cambiato la sua sorte. A quanto pare Spatent stava raccontando dell'episodio con il Re degli Abissi. Stava parlando del ragazzo cyborg, dei civili scampati alla morte, di come lo avevano incitato fino a fargli prendere consapevolezza di sè e della sua forza d'animo. E poi aveva perso i sensi, dicendo che il resto lo aveva scoperto solo tramite le voci del giorno dopo. Ma lo aveva nominato, Saitama, elevandolo a vero Eroe di quella vicenda. Non voleva interrompere quel racconto anche se lo conosceva ormai per filo e per segno, ma sentiva il bisogno di farsi perdonare da quel ragazzo così che prese a saltellare alla rinfusa, sbracciandosi per farsi vedere. Era un po' impossibile non notarla; indossava un maglione giallo paglierino al rovescio, un paio di jeans stretti rattoppati e in testa aveva un berretto rosso fuoco che spiccava in mezzo a tutte quelle permanenti grigiastre. 
Per sua fortuna il ragazzo le sembrava abbastanza tranquillo quando la vide e prese a salutarla con una mano, incitandola ad avvicinarsi. 
"Ehi tu, smettila di sbracciarti, c'ero prima io." Una vecchietta si girò giusto per guardare Tsugumi con un'occhiataccia. 
"Oh, mi scusi signora." Smise subito di saltellare, mortificata. Quello sguardo l'aveva ghiacciata all'istante, anche se non voleva ammetterlo.
"Ho sentito dire che a Spatent piacciono le donne mature. Come si dice? Gallina vecchia fa buon brodo." Disse un'altra, lì di fianco, sgomitando quella che doveva essere una sua vecchia amica centenaria.
"Allora mettiti in fila bella mia, fammi aprire le cataratte che ci sono prima io." Rispose la centenaria intraprendente.
"Ma cosa vuoi fare tu che a momenti perdi la dentiera quando parli?"
"Silenzio voi là dietro; Spatent sta per fare vedere i pettorali. Uuuh."
"Cosa?" 
Tsugumi piantò gli occhi verso Spatent ma quello non dava l'idea di voler far vedere proprio niente, per grazia divina, ma lei era sicura di aver perso tutta l'innocenza rimastale dall'infanzia e si defilò da quella situazione. Spatent finì quel suo racconto giusto pochi minuti dopo e lei decise di rimanere in disparte e godersi la scena di quelle arzille signore pronte a salutare il loro beneamino con baci a stampo sulla guancia del giovane, tanto da lasciargli timbri di rossetto multicolor sulla pelle. Quello si prese carezze, baci, pizzicotti sul mento, sorrisi, abbracci con un'umiltà e cordialità uniche nel suo genere. Forse era proprio questo che faceva impazzire quelle nonnine; Spatent era il classico ragazzo che faresti sposare alla nipote zitella perchè uno come lui è più unico che raro. Dopo averle salutate un'ultima volta andò verso la bicicletta per cominciare a slegarla dal gancio che la teneva ben arpionata ad un palo della luce. Le vecchiette si stava allontanando con un paio di infermieri dell'ospizio, era sicura che una di loro prima di sparire oltre l'angolo avesse fatto un fischio approvando con una certa fermezza quanto fosse sodo il sedere di Spatent. Di nuovo la sua innocenza perduta ebbe un brivido. 
Ma il ragazzo non dava l'idea di aver sentito nulla di tutto ciò; sorrideva calmo mentre legava ora il gancio al manubrio della bicicletta, dava una carezza al sellino lucido e si voltava verso Tsugumi con la più cristallina naturalezza di questo mondo.
"Ah, che mattinata produttiva, credo di aver aperto un po' gli occhi agli anziali del luogo. Vedono sempre tutto alla TV e credono che alcuni mostri siano solo degli effetti speciali per far spaventare la gente e non farli uscire di casa."
"Sì, sono sicura che abbiano imparato proprio ad aprire gli occhi."  Mugolò Tsugumi con un sorriso imbarazzato, prima di fare un sospiro e piegare il capo in avanti. 
"Scusami per il ritardo, non voglio darti l'impressione di essermi dimenticata dei miei impegni ma ieri sera dei mostri-ratti hanno fatto esplodere il locale dove vado a mangiare di solito e ho dovuto fare da sostegno morale."
Questa volta la scusa le era uscita meglio. In fondo doveva ammettere che la serata precedente era stata tutto fuorchè rilassante. Come poteva essere rilassata con davanti Saitama? A vederlo mangiare udon? A ricambiare il suo sguardo? Le aveva toccato la spalla, per tutte le banane.
Solo a pensarci aveva ancora le farfalle allo stomaco.
"Ma stai bene? Non ho sentito niente dall'Associazione." Spatent lasciò la bici vicino al palo e la prese per le spalle, guardandola. "Non dovresti andare in giro da sola se non sei ancora pronta ad affrontare il male. Sappi che sei un Eroe ora e la responsabilità cadrebbe su di te." 
Lei fece un sorrisino criptico, Spatent prendeva troppo con enfasi qualsiasi cosa.
"Sì sì. Sto benissimo, è stato solo...Insomma i Mostri sono morti subito."
Si bloccò per qualche secondo indecisa se continuare a raccontare. In fondo Spatent non era suo amico, non in senso confidenziale del termine, rivelargli qualcosa che lui avrebbe potuto leggere sotto le righe non le piaceva così tanto. Ma in fondo si sarebbe limitata a raccontare solo i fatti della serata, non per forza doveva entrare nel dettaglio.
"Saitama era con me, è stato lui a...distruggerli. Diciamo che è stato lui a far esplodere la facciata del ristorante ma, se non fosse stato per lui, forse saremmo morti tutti, magari sarebbe morta pure quell'antipatica della moglie del propietario che mi fa sempre i soba troppo salati perchè è un'arpia maled- Vabbè, ad ogni modo, il proprietario non ha visto di buon occhio niente di lui e ha deciso di bandirlo da lì, cacciandoci via. Un po' mi dispiace, gli udon in quel posto erano la fine del mond-"
"Conosci Saitama?" Spatent smise di toccarle le spalle e fece un sorriso molto più amplio. Era sicura di aver visto un bagliore di stima nella sua espressione e la cosa l'aveva fatta rilassare enormemente. 
"No, in realtà l'ho conosciuto ieri sera. Mi ha riportato - " Tsugumi si bloccò nel parlare  e fece spallucce. "Insomma siamo andati a mangiare questi udon in questo posto vicino casa mia e un paio di mostri se la sono presa con lui. Proprio con lui, come se sapessero chi fosse. Ma lui ha ricambiato con la loro stessa moneta e gli ha fatto esplodere la testa come dei palloncini." 
Tsugumi allargò le mani, imitando un esplosione ai lati della testa con tanto di puff enunciato con la bocca.
"Saitama." Spatent mormorò il suo nome con ammirazione. Andò a guardare verso un punto indefinito e rimase in silenzio per diversi secondi. Tsugumi rimase a guardarlo senza dire più una parola. Non era di certo un segreto che Spatent conosceva Saitama ma non era conscia del fatto che Spatent, verso di lui, provava una stima così incommensurabile. Non aveva bisogno di dire una sola parola per confermarlo; lo aveva capito da quel bagliore, lo stesso che aveva colto poco prima mentre raccontava alle anziane del Re degli Abissi. Era contenta che il suo tutor era uno che non credeva che Saitama fosse un imbroglione. Lui doveva aver visto la vera potenza del suo idolo in maniera molto ravvicinata, come d'altronde fece lei diverso tempo prima. "Sai, spero davvero di diventare forte come lui un giorno. Si dev'essere allenato duramente per arrivare a raggiungere certi livelli. Io non sono capace nemmeno di abbattere un mostro di tipo Drago, so di non poter competere ma...sai, voglio provarci. Anche solo il non rinunciare mi farà sentire forte. Magari non fisicamente, ma nel cuore sì."
Spatent ritornò a guardarla con un sorriso molto più addolcito e Tsugumi ebbe un fremito strano. Quel ragazzo la pensava come lei, sentiva un'affinità quasi chimica. Le venne da sorridere ma non riuscì a rispondere. Non voleva rovinare quel momento dicendo qualcosa di stupido e si limitò a dargli una pacchetta sulla spalla in maniera complice prima di sospirare.
"Ma ora la giornata è ancora lunga e abbiamo mille cose da fare. Sei pronta a estirpare il male?"
"Prontissima!" Tsugumi strinse i pugni con fermezza e già era pronta a salire sulla bici dietro Spatent.
"Alla fine sei riuscito a sistemarla. Sembra ancora più bella di prima."
"La mia Justice non mi può abbandonare, siamo una cosa sola." Mormorò lui, andando a carezzare il telaio della sua bicicletta.
Tsugumi non stette troppo ad approfondire quello strano rapporto tra Spatent e la sua bicletta. Decise che il silenzio era un'ottima risposta e si piazzò sopra dei gancetti posti ai lati delle ruote, andando ad appoggiare le mani sulle spalle del ragazzo.
Ma non appena Spatent piantò il piede sopra uno dei pedali pronto a muoversi un gruppo di ragazzi si fermò davanti a loro, fermandolo così sul nascere.
"Ehi Spatent, anche tu qui?"
Spatent sembrava essersi irridigito di colpo, Tsugumi lo potè sentire attraverso la presa che aveva sulle sue spalle.
"Ah, ciao ragazzi. Era da tempo che non vi vedevo." 
"Dai, smonta giù da quel triciclo e andiamo a mangiarci dei daifuku. Abbiamo delle cose da dirti." 
"Ehi smettila di parlare così al 1° rank della nostra Classe, sii più rispettoso." Uno di loro sgomitò l'altro e l'altro lo guardò male. 
Spatent fece l'ennesimo sospiro e fece cenno a Tsugumi di scendere da Justice. Cominciò la sua solita trafila per legare la bicicletta nel modo più sicuro possibile. I cinque minuti più lunghi della vita di Tsugumi.
"Ah, e per la cronaca, se la chiami triciclo un'altra volta giuro che la Justice Crush la faccio su di te." Disse Spatent verso uno di loro.
Quello sorrise e gli prese la testa con il braccio, abbracciandolo a modo suo.
"Ah, ora sì che ti riconosco." 





Tsugumi era seduta a capotavola e osservava i nuovi individui con la stessa analisi che aveva riservato ad ogni Eroe che le era capitato di vedere dal vivo. Si stava strafogando di dolci per sopperire la mancanza di argomentazioni utili da tirare fuori in quel fragente. In realtà aveva mille domande da fare, in fondo era al cospetto di alcuni membri della Classe C, amici di Spatent di lunga data a quanto pare, sicuro che fossero testimoni di chissà quante e quali vicende pirotecniche avvenute negli ultimi periodi. Era sicura di non averli mai visti neanche sui notiziari, tantomeno a zonzo per le strade affollate. Erano tutti e quattro molto diversi tra loro, spiccavano di certo i loro costumi un po' bizzarri ma, su questo, ci poteva mettere  la mano sul fuoco, erano tutti meglio di quel mutandaro di Smutant-Man. 
In ordine dalla parte sinistra del tavolo c'erano:

Ingegnor-Flash. Un ragazzo dai capelli scuri e gli occhi scuri. In pratica rappresentava la ribellione sociale di tutti gli artigiani fai-da-te delle città. Imbracciava con spavalderia le sue due armi tattiche: un avvitatore a batteria per cartongesso e un avvitatore a massa battente. Entrambi gli attrezzi erano stati rivestiti da una plastica opaca verde militare ed erano state dipinte sulla parte metallica dei ghirigori classici del folklore antico. Diceva di racchiudere l'essenza futuristica di quel tavolo solo perchè indossava degli occhialetti gialli da saldatore. Per farsi rispettare aveva scelto un vestiario molto comfort per evitare di non essere vestito in modo adeguato per andare a mangiare al Ristorante Fuki dove facevano i miglior oden della città Z. Il suo essere vestito bene comprendeva una maglietta bianca rigorosamente macchiata di unto e un paio di jeans strappati alle ginocchia, più gli scarponcini neri che vanno bene per ogni evenienza.

Svolant-aro. Lui era quello che, Tsugumi, considerava il peggior costume della storia dell'Associazione visto nell'ultimo periodo. In pratica era completamente avvolto in una tutina mimetica azzurro acqua. L'unica parte scoperta del suo corpo era il volto, e aveva svariati dragoni disegnati sulla tuta da qualcuno che li aveva ricamati sopra la stoffa con la grazia di un babbuino con l'artrite. Sfoggiava con noncuranza un deltaplano per il volo libero, che a differenza di Justice, da portare sempre dietro doveva essere una gran rottura di scatole. Il deltaplano aveva la classica forma di un dragone cinese ed era stato colorato con colori molto sgargianti, simili a quelli del sole. Svolantaro era conosciuto dagli amici come colui che arriva sempre nel momento giusto, piombando su di te come un'Aquila Rapace pronto a sconfiggere ogni forza del male bla bla bla. Una cosa in comune l'aveva con Tsugumi, però: le lentiggini.

Poi C'era TopoTop. Era quanto di più improbabile potessero trovare all'Associazione; nel conoscerlo Tsugumi si chiese come cavolo aveva fatto lei a fallire per tre volte ai provini mentre individui di quel genere erano stati presi e pure ben fieri di rivelare al mondo la loro esistenza terrena. TopoTop era un lurido blaterone da quattro soldi capace solo di dare aria alla bocca. Non era in grado di ascoltare nessuno, non era in grado di far suo alcun tipo di concetto, sembrava immerso nella sua bolla di egocentrismo tanto da sovrastare addirittura Spatent ogni qual volta il suo tutor apriva bocca. E poi era vestito da topo. Con tanto di orecchie, corazza pelosa ovunque per ripararsi dai colpi e maschera finta. Si faceva fatica a capire se stesse dalla parte del bene oppure del male, si chiese se quelli dell'Associazione non avessero assunto delle droghe specifiche prima di decidere di assumere per la salvaguardia delle città uno come lui. 

Il quarto ragazzo non aveva spiccicato parola, era tipo un'ombra solitaria in sottofondo. Si faceva chiamare Pan, ma i suoi amici si divertivano a chiamarlo in svariati modi. Pan-Ciulo. Pan-nacotta. Pan-crazio. Una continua e ripetitiva presa in giro che finiva sempre con un'alzata di spalle da parte di questo Pan, senza che si difendesse o dicesse niente di concreto. Tsugumi pensava che fosse quello il suo potere. Il silenzio. Portava allo snervo non riuscire a farsi dare risposta per niente o, addirittura, parlargli e non capire se quello ti stava realmente ascoltando oppure no. Era un bel ragazzo, però, forse il più decente tra i quattro e aveva dei capelli biondi che sembravano brillare alla luce del sole.

"Allora Spatent, oltre a stare in giro ad adescare ragazze, hai trovato qualcosa di interessante negli ultimi giorni? Noi stiamo smaniando. Quelli dell'Associazione non ci dicono niente ed è sempre più complicato trovare qualcosa da fare durante la settimana. Giuro che se vengo sbattuto fuori dalla Classe C spacco tutto. " Quello era TopoTop. Aveva pure indicato Tsugumi con un indice durante quella pappardella.
Tsugumi glielo avrebbe strappato molto volentieri dalla mano con un morso secco. Ma poi si ricordava che non le piacevano i rotoli di carne grassa quindi scacciò via quel pensiero.
"In realtà non sta accadendo niente di rilevante. Se Tsugumi non mi avesse detto di ieri sera non avrei neanche saputo di quei mostri-teppisti. Forse per la prima volta possiamo rilassarci un pochino." Risposte Spatent, con calma. "Ci sono molte altre cose da fare oltre che sconfiggere dei mostri." 
Tutti e cinque stavano mangiando daifuku e una porzione di anmitsu a testa,  bevendo del tè nero il cui aroma si stava diffondendo lì intorno. Tsugumi era l'unica ad avere sul piatto svariati dolci e biscotti tipici del posto. Erano stati tutti mangiati per metà, probabilmente trovava tattico assaporare ogni cosa così da decidere quale biscotto avrebbe lasciato per ultimo.
"Non c'è mai da rilassarsi Spatent, se si abbassa la guardia allora perdiamo." Disse Ingegnor. "E se perdiamo noi non verremo ricordati come gli Eroi di Classe S."
"Non stiamo abbassando la guardia, in fondo se ci fossero problemi l'Associazione ce lo direbbe." Rispose Svolant-aro. "E poi se vuoi diventare come Dolcetto Mask devi mangiare tanta merd-"
"Che noia ragazzi, io voglio qualche bel cattivo da sbudellare. " Commentò Topo. "Assaggerebbero i miei artigli e gli farei passare la voglia di fare tanto i gradassi nella nostra città."
"Ma non vi sembra strano che non ci sia niente in giro? Neanche un mostrino? Neanche un misero accenno di pericolo?" Disse ancora Ingegnor, ficcandosi in bocca un pezzo di dolce. "Insomma, possibile che si siano presi uno sciopero per paura?"
"Macchè; grazie a Spatent le strade sono solamente più pulite ora."
"Grazie a Spatent? Ma fatemi il piacere, con tutto il rispetto Spatent ma quella fighetta della tua bicicletta non è in grado di salvarci tutti." Topo puntellò Spatent con una bacchetta.
"TopoTop tira via quella bacchetta dalla mia faccia." Spatent continuava a rimanere calmo. Tsugumi si domandò quanto tempo sarebbe servito per far esplodere il vaso di Pandora e scatenare l'ira funesta di Spatent Rider. Come diavolo faceva a non battere ciglio davanti a quelle allusioni? Però di una cosa era certa; se non perdeva la pazienza davanti a quel ratto muschiato di sicuro nessuno avrebbe potuto turbarlo. 
"Uuuh, suscettibili oggi?"
"Ahem, in realtà i mostri ci sono sempre solo che non tutti vengono fuori. Alcune zone sono limitate e senza i civili i mostri non hanno desiderio di attaccare dei posti isolati. A loro piace...il caos. Piace generare panico. Insomma fanno quelle cose che fanno i suonatori di cetra quando si ubriacano molto, online ci sono un sacco di video." Tsugumi decise di entrare nella conversazione ma se ne pentì un secondo dopo visto che, tutti e cinque, si voltarono per fissarla.
Spatent sorrideva. Era l'unico a farlo.
"Ma si può sapere tu chi sei?" Chiese TopoTop. Continuava a far roteare quella bacchetta per aria. 
"Ehm, ve l'ho detto prima, sono Tsugumi Ishii. Lo so che sono nell'ultimo rank della Classe C ma-"
"Ma allora perchè stai ancora qui a parlare? E poi guardati, sei già ammaccata." Stava palesemente alludendo al suo naso violastro.
"E piantala TopoTop, mai una volta che riesci a essere educato." Lo sgomitò Ingegnor.
"Che si fotta l'educazione; non siamo pagati per essere educati."
Spatent fece un sospiro e guardò Tsugumi con un classico sguardo accondiscendente, anche un po' mortificato. Pan si era messo a fissare fuori dalla finestra, in silenzio, e Tsugumi aveva ripreso a mangiare i suoi dolci. Anche la sua seconda giornata da Eroe non stava proprio procedendo come se lo aspettava. Si aspettava di correre per le strade come una vera giustiziera insieme a Spatent e invece stava passando una di quelle tipiche mattinate che avrebbe passato con Kin e Maki, solo con strana gente mascherata e svariati brusii di tutte le ragazze lì intorno che continuavano a fare foto, risolini e sospiri innamorati.
Trrrr.
Il telefono di Tsugumi prese a vibrare e fece vibrare tutto il tavolo. Per fortuna sua gli altri erano di nuovo immersi nelle loro chiacchiere da salotto e quando prese il telefono fece un sorriso a mille denti. Forse richiamate da qualche forza superiore si erano palesate le sue gemelle preferite, avevano cominciato a scrivere nel gruppo di chat che avevano in comune per emergenze-disperate, così le aveva chiamate Kin. 
"Tsugyyy sei viva? Ti hanno mangiato dei vermoni? Fatti sentire oggi."
"Non ascoltare Kin, vediamoco proprio. Dove sei? Io devo portare in giro un novellino."
"Sì, Maki si è trovata il ragazzo. Maki dacci i dettagli."
"Ma cosa mi dici 'ste cose via telefono che sei in casa con me, deficente?"
"Ah, è vero. Scrivici Tsugyyy."

Stava sorridendo, per non dire in procinto di ridere in maniera cristallina, ma l'unico che se ne accorse era Spatent. Senza che lei potesse fare niente si ritrovò la sua mano sulla propria, un tocco leggerissimo quasi impercettibile.
"Tutto bene?"
"Mh, sì. Sono delle mie amiche di Classe B. Mi stanno scrivendo cose."
"Non sapevo avessi altre conoscenze tra gli Eroi. Magari le conosco, chi sono?"
"Sono-"
Ma non fece in tempo a finire la frase, nè a pensare di finirla in realtà. Un'esplosione fece crollare la parete principale del posto e un coro di grida si levò alto tra le pareti facendo scattare tutti quanti in piedi. Una pioggia di detriti dell'edificio cominciò a cadere su di loro, alzando una nuvola di polvere che cominciò a far tossire tutte le persone presenti. Molti stavano ancora urlando e scappavano da una parte all'altra del posto, cercando di sfuggire via dal cratere che si era aperto davanti l'entrata. Si poteva sentire il rumore di un rombo fortissimo provenire dalla piazza adiacente; un rumore di passi e un ruggito a dir poco spaventoso, creato da qualcosa di molto grosso e molto arrabbiato.  Una voce cavernosa cominciò a ridere e la sua risata fece eccheggiare tutte le pareti, alcuni detriti caddero per colpa di quelle vibrazioni. Spatent aveva acciuffato per la manica sia Tsugumi che Ingegnor che Svolant-aro. Poi era ritornato indietro per recuperare una folla di persone che si era raggrumata vicino a dei tavoli, incitandoli a scappare via. Topo era corso dietro di loro lanciando un susseguirsi di insulti a dir poco blasfemi mentre ruzzolavano fuori dall'edificio che era appena stato colpito da quella che sembrava un'enorme raggio fiammante. Di Pan non c'era neanche l'ombra ma per ora non se preoccuparono.
"Mmmhh. Civili. Che buoni i civili. Me li mangio tutti, tutti quanti, li schiaccio tra i miei denti appuntiti." Il mostro gracchiava con voce potente mentre le persone lì intorno non facevano che urlare e disperarsi, alcuni colti da pianti isterici. 
Tsugumi era stata sballotata da Spatent fino a che non l'aveva infilata dietro una delle colonne della fontana che era stata distrutta. La prese per le spalle, guardandola negli occhi.
"Stai qui e non ti muovere. Non sei pronta per un mostro del genere."
"Nessuno lo è. Non lo puoi battere, quello ti mangia. Guardalo, è peloso. E' più peloso di TopoTop."
Spatent si mise a ridere, tirando su col naso. In quel momento Tsugumi si accorse che il loro rapporto stava cominciando a evolversi al livello successivo. Non c'era solo stima, si stava fondendo anche l'affetto.
"So che non posso batterlo, ma devo provarci."
"No aspetta-"
Ma Spatent già si era defilato per andare contro corrente rispetto a tutte le persone che continuavano a correre dalla parte opposta. Il mostro era una sottospecie di orso con gambe umane e una folta peluria a coprirgli l'epidermide. Aveva il muso allungato in avanti e una bocca enorme, coperta da qualcosa come un'infinità di zanne appuntite. Sarà stato alto almeno 5 metri e aveva la stazza di una decina di culturisti messi insieme. 
Spatent deglutì in maniera nervosa e cominciò a stringere i pugni mentre lo sguardo puntava sul mostro che, ora, era di spalle e continuava a fandere l'aria con delle zampate taglienti. Dietro di lui c'erano i suoi tre amici a fargli da scudo. Nonostante le boiate di TopoTop lui era il primo a fare da punta proprio dietro Spatent, imbracciando qualcosa che assomigliavano a degli artigli molto affilati in acciaio, luccicavano tra i detriti e questo diede di lui un'aria molto più iconica. Vide Ingegnor accendere quegli attrezzi da saldatura e Svolant-aro imbracciare il suo deltaplano e sfruttare il movimento del vento.
"Ehi tu."
Il mostro si voltò con un ringhio famelico e un sorriso a mille denti; faceva venire i brividi per quanto fossero affilati. Non era stato Spatent a parlare, nessun'altro Eroe di Classe C. Infatti si voltarono anche loro quando videro qualcuno piombare giù dal cielo con una velocità assoluta, sfondando quasi del tutto il pavimento di marmo e innalzando detriti e polvere che andarono a nascondere per un secondo la forme della persona appena giunta. 
Quei meccanismi brillavano attraverso le polveri, si vedevano dei capelli chiari e degli occhi robotici e arancioni che sembravano avessero preso fuoco.
"Prova a mangiare un Cyborg e vediamo se ti piace."











Note: buongiorno a tutti! Ci ho messo tipo tre giorni a scrivere questo capitolo perchè è uno di quei capitoli di passaggio che mi serviva per introdurre questi personaggi. Perchè? Eeeh perchè sì, mi serviranno più o meno in un futuro prossimo xD Ora dicamo che comincerò con le parti movimentate, una di una luuunga serie - lunga lunga no ma insomma quasi - e niente, spero che vi sia piaciuto. Ah, non so se si era capito o se a qualcuno interessa, questi nuovi eroi di classe C sono una citazione super palese a South Park. Citerò e omaggerò molte cose più avanti giusto per non farmi mancare nulla xD 
Grazie ancora per chi è giunto fino a qui e grazie a TE che mi recensisci e mi segui <3  ps. perdonatemi la lunghezza del capitolo T_T

  
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