Anime & Manga > Daiku Maryu Gaiking
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Autore: BrizMariluna    06/01/2017    5 recensioni
Il Gaiking, il Drago Spaziale e il loro equipaggio vagamente multietnico, erano i protagonisti di un anime degli anni settanta che guardavo da ragazzina. Ho leggermente (okay, molto più che leggermente...) adattato la trama alle mie esigenze, con momenti ispirati ad alcuni episodi e altri partoriti dai miei deliri. E' una storia d'amore con incursioni nell'avventura. Una ragazza italiana entra a far parte dell'equipaggio e darà filo da torcere allo scontroso capitano Richardson, pilota del Drago Spaziale. Prendetela com'è, con tutte le incongruenze e assurdità tipiche dei robottoni, e sappiate che io amo dialoghi, aforismi, schermaglie verbali e sono romantica da fare schifo. Tra dramma, azione e commedia, mi piace anche tirarla moooolto per le lunghe. Lettore avvisato...
Il rating arancione è per stare dal canto del sicuro per alcune tematiche trattate e perché la mia protagonista è un po' colorita nell'esprimersi, ed è assolutamente meno seria di come potrebbe apparire dal prologo.
Potete leggerla tranquillamente come una storia originale :)
Con FANART: mie e di Morghana
Nel 2022/23 la storia è stata revisionata e corretta, con aggiunta di nuove fanart; il capitolo 19 è stato spezzato in due capitoli che risultano così (secondo me) più arricchiti e chiari
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Gaiking secondo me'
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STORIE DI FRATELLI
 
 
Luglio era arrivato, caldo e afoso, trascinando tutti in un’estate gialla e luminosa che, in tempo di pace, sarebbe potuta essere stupenda e spensierata.
Invece c'erano stati altri scontri dai quali, con coraggio e determinazione, i nostri eroi erano usciti vincitori. Darius sferrava offensive in qualunque luogo del pianeta: Africa, Asia, Europa… E dovunque avvenisse un attacco, il Drago arrivava e il suo equipaggio combatteva, spesso trovandosi in situazioni ai limiti dell’assurdo e del misterioso.
I rapporti di Briz con gli altri componenti del gruppo si erano ulteriormente rinsaldati, tranne che con Cuor di Freezer, naturalmente: con lui, le cose non erano a posto. Pete sembrava averla accettata, ma molto suo malgrado; aveva dovuto ammettere che negli ultimi scontri Balthazar era stato se non decisivo, sicuramente una buona spalla per il Gaiking, ma i loro caratteri diametralmente opposti faticavano a sopportarsi. E la lingua lunga di Briz non aiutava, visto che non perdeva occasione per provocare lo scorbutico Capitano.
Ogni tanto Daimonji era costretto a richiamarla all'ordine, quando tra loro c'era qualche colorita discussione che la ragazza non riusciva a lasciar perdere; ma anche Pete ci metteva del suo. Alla fine, se non era uno era l’altro, e non si risolveva mai niente.
In quel periodo i lavori fervevano, alla base del Faro di Omaezaki.
Era stato convocato il professor Kijima, specialista in metalli, che stava affiancando Daimonji nei lavori per la realizzazione di una nuova arma per il Drago Spaziale: una lama in grado di tagliare qualsiasi tipo di materiale, leghe metalliche comprese. Oltre ai due scienziati, erano coinvolti nella realizzazione dell'arma anche Sakon, affiancato dalla immancabile e fidata Jamilah, e Pete. Gli altri si tenevano a disposizione a turno, per eventuali ricerche su Internet e i soliti periodi di guardia seduti davanti agli strumenti, pronti a lanciare l'allarme in caso di avvistamenti sospetti.
A volte Briz si sentiva dannatamente inutile. Per fortuna, nei rari momenti liberi, poteva contare sulla compagnia di Midori e Jami e dei suoi animali.
Un pomeriggio mise la sella a Indy, il suo cavallo pezzato, e andò a fare una passeggiata lungo la spiaggia. Si era spinta un po' più lontano del solito quando decise di rientrare, vedendo grossi nuvoloni neri che si addensavano sul mare, lungo l'orizzonte, ad annunciare un temporale estivo. Mise Indy al piccolo galoppo sul bagnasciuga, quando scorse una figura solitaria che correva lungo la riva, venendole incontro. Rallentò il cavallo al passo, e non le ci volle molto per riconoscere Pete.
Briz si fermò, osservandolo: indossava dei calzoni da tuta, di cotone nero e leggero, e una felpa senza maniche dello stesso tessuto e colore, col cappuccio tirato indietro. Correva con passo regolare e cadenzato, sicuramente mettendoci la massima concentrazione, come in tutto quello che faceva.
L'aveva quasi raggiunta, quando alzò lo sguardo e la vide, fermandosi di botto; Fabrizia scese da cavallo e gli andò incontro. Pete restò dov’era, tirandosi il cappuccio della felpa sulla testa per ripararsi dal vento che si stava alzando, guardando sconcertato il cavallo che Briz si tirava dietro, tenendolo per le redini con tranquilla disinvoltura.
– Ma tu non ti rilassi mai? – lo apostrofò la ragazza con un sorriso incerto, pensando che quei bicipiti perfetti avrebbero distratto anche una suora, per non parlare dei pettorali scolpiti che risaltavano anche sotto la smanicata leggera – Con lo stress di quest'ultimo periodo, forse non ti farebbe male dormire, invece di sfinirti a correre – concluse, cercando di rendere il suo sguardo il più indifferente possibile.
– Parla lei: Calamity Jane generazione duemila – commentò Pete, osservando la camicia azzurro elettrico ricamata di perline, gli stivali e il cappello da cow-boy della ragazza.
Briz studiò il viso lucido di sudore di Pete, e il ciuffo ribelle di capelli chiari che sbucava dal cappuccio e gli ricadeva quasi fin sul naso. Indy gli si avvicinò, allungando curioso il muso verso di lui, e il ragazzo fece quasi un salto indietro, allontanandosi di alcuni passi.
– Cribbio, Richardson! Sei più ombroso del mio cavallo! Cos'hai paura, che ti sporchi?
– Non ho paura, è solo… che non ho molta dimestichezza con gli animali, tutto qui.
– Chissà perché la cosa non mi stupisce. Ma mi fa un po' ridere un americano che non sa andare a cavallo.
– Ti diverti un po' di più, se ti dico che avevo anche una nonna Cheyenne?
– Una nonna Cheyenne! Beh, adesso mi spiego l'abbronzatura perenne e il taglio degli occhi! Però, dai, la nonna indiana, e non sai niente di cavalli?
– Gli americani non sono tutti cowboy, Briz.  E mia nonna non l'ho mai conosciuta. Io mi rilasso correndo, proprio come tu lo fai cavalcando il tuo amico a quattro zampe. Non sapevo che avessi un cavallo.
Per una volta, Briz gli rispose in tono pacato.
– Ne ho due, se è per questo, e hai detto bene: è decisamente un amico. Io di amici ne ho bisogno: non piace stare da sola. Forse farebbe bene anche a te stare un po' di più in compagnia; sapresti più cose sui tuoi compagni di avventura, e magari diventeresti meno scontroso e più simpatico. E forse saresti persino più felice…
– Senti, fanciullina, non cominciare a provocarmi. Ho un brutto carattere, non è un mistero per nessuno e sono il primo ad ammetterlo. E se non sono proprio felice… Beh, di sicuro mi vado bene così.
– Era solo un consiglio, scusa se mi sono permessa…
Un tuono esplose sul mare, accompagnato da un fulmine che tagliò in due il cielo e illuminò tutto di una luce spettrale per qualche secondo. Indy nitrì ed ebbe uno scatto all'indietro, mentre Pete fece praticamente lo stesso nella direzione opposta. Briz cercò di tranquillizzare il cavallo, mentre i primi goccioloni cominciavano a cadere: con un agile balzo la ragazza rimontò in sella, e in un attimo prese il controllo dell'animale che si stava agitando.


Briz-cavallo-temporale

– Non vuoi un passaggio, vero? – chiese ironicamente a Pete.
– Ma secondo te…!?
– Okay. Tanto ci bagneremo entrambi comunque. Hasta la vista, bel tenebroso! – gridò Briz, toccandosi la tesa del cappello con una mano e, girato il cavallo, partì al galoppo lungo la spiaggia, mentre la pioggia cominciava a scrosciare.
A Pete non rimase che riprendere la corsa dietro a lei, tornando verso casa, correndo sulle tracce lasciate sulla sabbia dagli zoccoli del cavallo. Briz stava scomparendo davanti a lui, nella pioggia, ormai a notevole distanza; mentre correva continuò a fissarla, finché non la vide più.
"Hasta la vista. Pazzoide squinternata".
 
* * *

Il temporale passò come era arrivato. Briz aveva riportato in scuderia Indy, lo aveva asciugato e gli aveva dato da mangiare, poi era rientrata alla base. Dopo una doccia si era sentita meglio ed era uscita di nuovo, attratta dallo spettacolo del mare in burrasca.
Stava per rientrare quando vide un pullman, come quello che circa tre mesi prima aveva riportato lei a Omaezaki: scese solo una persona.
A Briz quasi venne un colpo quando vide il ragazzo che le andava incontro. Dimostrava all'incirca vent'anni, e i lineamenti del viso e i capelli biondo scuro si discostavano pochissimo da quelli di Pete: il naso era leggermente più scavato, il taglio degli occhi un po' più arrotondato e le sopracciglia meno marcate, ma le ciglia scure e l'azzurro intenso erano praticamente gli stessi. E anche il mento, le labbra scolpite… Persino il ciuffo ribelle sulla fronte, pur se un po' più corto, era come quello di Pete. E anche l'altezza sembrava di famiglia: il giovane sconosciuto non era alto come il capitano Richardson, ma ci mancava poco, anche se era più smilzo e dinoccolato del suo… del suo cosa? Fratello maggiore? Possibile?
Le sue parole confermarono le ipotesi di Fabrizia:
– Scusa, – le si rivolse con un sorriso – ma vista la tua divisa, credo di essere nel posto giusto. Sto cercando il Centro di Ricerche del dottor Daimonji, e mio fratello…
Briz non lo lasciò continuare.
– Penso proprio che tuo fratello non sia molto lontano di qui.
– Ma se non ti ho nemmeno detto chi è! – disse il ragazzo ridendo, tendendole poi la mano – Mi chiamo Tom Richardson.
– Fabrizia Cuordileone, piacere di conoscerti – disse Briz, ricambiando la stretta di mano – Santo Cielo, somigli a Pete in modo impressionante… solo che tu sorridi. Vieni con me.
Briz accompagnò Tom all'interno del Centro e, lungo un corridoio, incrociarono Yamatake, al quale fu chiesto di avvertire Pete della visita del fratello e di raggiungerli in plancia di comando, dal dottor Daimonji.
Yamatake obbedì e lei e Tom salirono a bordo del Drago, dove trovarono il dottore nella sala comandi con Sanshiro, Midori, Fan Lee, Sakon e Jamilah, che furono non poco stupiti di conoscerlo: Pete non aveva mai parlato a nessuno di lui.
Proprio in quell’attimo il Capitano entrò in plancia come una furia; indossava l'uniforme, come tutti loro, e aveva i capelli ancora umidi per la doccia. Ed era a dir poco nero!
– Cosa diavolo ci fai tu qui? Chi ti ha fatto entrare? – esclamò, arrabbiatissimo, nei confronti di Tom.
– L'ho fatto entrare io, hai qualcosa da dire? – intervenne Briz, sconvolta da quell’approccio violento – È tuo fratello, per la miseria! Mica il primo che passava per strada!
– Invece direi che è proprio questo, che è! Chi ve lo dice che è mio fratello?
– Ma ci sei o ci fai? – saltò su Sanshiro – È identico a te! Se non fosse che si vede che è più giovane, sembra il tuo gemello! Ma se vuoi gli chiediamo i documenti, e non credo che avrà paura di mostrarceli.
Pete non rispose e si limitò a guardare Tom in silenzio, incrociando le braccia; Tom fece lo stesso gesto, sostenne il suo sguardo e nemmeno lui parlò.
La posa speculare e il modo assolutamente identico col quale i due si erano mossi, fu più che sufficiente per fugare ogni residuo di perplessità sulla loro parentela.


Tom-e-Pete-Richardson

Briz si accorse che il più sconcertato da questa novità era Fan Lee, che fissava Pete con un'espressione di aperta ostilità sul viso spigoloso.
– Pete… – sussurrò Midori – Perché non ci hai mai detto di avere un fratello?
– Perché non ce l'ho!
– Ma che stai dicendo? – disse Fan Lee, trattenendo a stento la rabbia – È sangue del tuo sangue, non puoi fare finta che non esista!
Pete sembrò non considerarlo nemmeno e rispose, rivolgendosi a Tom:
– Dovevi rimanere dov'eri, in America, a studiare. Io non posso occuparmi di te, ho altro a cui pensare, se non ti dispiace. Finché sarò il pilota del Drago Spaziale non ci sarà posto per altro, nella mia vita. Non posso permettermi distrazioni.
– Distrazioni? Un fratello sarebbe una distrazione? – sbottò Fan Lee.
– Tu non sei mica a posto! – rincarò Sanshiro.
– Lasciate stare – intervenne Tom con voce pacata – Non sta succedendo niente di diverso da quello che mi aspettavo. Scusa se mi è sembrato giusto parlarti di persona, Pete. Volevo solo dirti che ho finito il liceo, e volevo passare un po’ di tempo con te, prima di decidere del mio futuro. Ecco tutto.
– Dunque ti sei diplomato. E per la legge sono ancora io il tuo tutore?
– Il mio tutore… – sospirò Tom ironico – Hai appena detto che non ce l'hai, un fratello! Mi hai mandato in collegio e ti avrò visto sì e no una volta ogni sei mesi, negli ultimi sei anni! E, per la cronaca, hai perso il conto degli anni: sono diventato maggiorenne un anno fa, non sei più responsabile di me da un bel po’. La settimana scorsa ne ho compiuti diciannove, ma immaginavo anche che te lo fossi dimenticato.
Pete lo fissò incredulo per qualche secondo.
– Ah, sei già maggiorenne, eh? Bene… allora, come hai detto, puoi decidere della tua vita. Fai quello che credi, ma non qui.
– Pete! – intervenne Daimonji – Ti stai dimenticando chi è il Comandante in capo, su questa astronave. Tom è tuo fratello: come hanno già detto i tuoi compagni, non c'è di sicuro bisogno di una prova del DNA, per accertarlo. Quindi, per quanto mi riguarda, può rimanere con noi tutto il tempo che vuole.
– Va bene, Doc. Ma non mi chieda di fargli da baby-sitter, ho altro da fare.
A quel punto Briz, che era riuscita a trattenersi fino a quel momento, non resistette più e gli rifilò uno dei suoi commenti pungenti:
– Uhhh, come ce la tiriamo oggi, Capitano! Mi dai anche una lucidata al lampadario, prima di scendere dal piedistallo?
Tom la guardò sconvolto, con due occhi grandi come piattini: non riusciva a credere che quella ragazza si fosse davvero rivolta a suo fratello in quel modo! Gli altri, ormai conoscendola un po', si stupirono relativamente; quanto agli occhi del Richardson maggiore, se fossero stati due lanciafiamme Briz sarebbe stata incenerita all'istante.
– Hai perso una delle tante occasioni per tacere, come sempre.
– Ma… tu che problemi hai, esattamente? – lo rimbeccò lei, senza nemmeno ascoltarlo – Io… darei dieci anni della mia vita per vedere mio fratello che entra da quella porta per venire a trovarmi!
– E come mai non lo fa, allora? Forse perché, alla fine, nemmeno lui ti regge più di tanto?
Briz gli piantò in faccia due occhi talmente freddi che lo stupirono.
– O forse… – gli rispose con una calma raggelante – perché ha qualche impedimento. Come tornare dall'Aldilà, per esempio. E sarò tanto generosa da perdonarti la battutaccia, perché non potevi saperlo: mio fratello non c’è più, e né l'amore né la vendetta me lo riporteranno indietro. In realtà, se fosse ancora vivo, non avrebbe nessun bisogno di venire qui a trovarmi: ci sarebbe già, perché al mio posto avrebbe dovuto esserci lui! Lui sarebbe dovuto essere il Comandante Cuordileone, e forse sarei dovuta morire io al suo posto. Con Alessandro saresti andato più d'accordo… forse – concluse con un sospiro.
Incrociò casualmente lo sguardo di Fan Lee, e vi lesse un tale misto di rabbia, dolore e rassegnazione, che fu costretta a chiedersi nuovamente cosa gli fosse accaduto. Soprattutto, dal pilota dello Skylar, Briz si sentì… capita. Guardò anche gli altri ragazzi, compresi Bunta e Yamatake che erano arrivati nel frattempo, che erano rimasti in un silenzio attonito, nel sentire di Alessandro.
Intanto Fabrizia riprese, rivolgendosi di nuovo a Pete:
– Per questo non riesco a concepire come tu possa essere… dannatamente così… 
– Così come, stavolta? – sbottò lui, esasperato.
Se la rivelazione della ragazza lo avesse in qualche modo colpito, era difficile dirlo.
– Così… emotivamente stitico! – gridò lei in risposta.
Pete alzò gli occhi al cielo, scosse la testa e sospirò.
–  Tu e le tue uscite da paranoia… e io che ti ascolto, pure! Senti, fammi un favore: levati di torno.
– Quando e se mi pare. Vattene tu fuori dalle scatole, bello senz'anima, che hai sempre tremila cose importanti da fare! E fanne un’altra, prima di andartene: recupera il tuo cuore dal congelatore, magari si scioglie un po'; ma forse ci sarà bisogno anche di una passatina in microonde, per farti tornare vagamente simile a un essere umano!
Pete la guardò come se fosse un'aliena.
– Tu sei veramente pazza come i tuoi cavalli… – commentò in tono rassegnato.
– Ebbene sì, sono completamente pazza, e non è nemmeno una novità. E adesso ti dico che facciamo: io mi ritrovo con un fratello di meno, e tu, a quanto pare, con uno di troppo, quindi me lo adotto io, Tom. Mi piace l'idea di un fratello più piccolo. Se lui è d'accordo, naturalmente – aggiunse guardandolo.
– Mai avuta una sorella: credo che mi piacerà – rispose lui stando al gioco, prendendola a braccetto e rivolgendole un sorriso da infarto.
– Poco ma sicuro, che ti darò più soddisfazione di Pete! – concluse Briz, ricambiando il sorriso.
Il maggiore dei due Richardson fu lì lì per replicare qualcosa, ma non arrivò nemmeno ad aprire la bocca che Sakon intervenne con la sua flemma olimpica:
– Pete, io e Doc abbiamo bisogno di te. Ci serve il tuo aiuto. Vieni con noi.
Non ci voleva molto, per capire che era solo una trovata per mettere fine a quell’assurda discussione. Pete decise di non rispondere, per non alimentare altre eventuali uscite strane della pazzoide, e infilò la porta seguito da Daimonji e da Sakon.
– Emotivamente stitico, eh? – esclamò Tom – Non l'avevo mai sentita, questa, ma devo ammettere che si addice un bel po’ a mio fratello! E anche quella del microonde non era male!   
Briz guardò Fan Lee, che sembrava ancora molto irritato: lui ricambiò lo sguardo, le passò accanto toccandole appena un braccio, facendole provare ancora quella sensazione di vicinanza e comprensione, poi, in silenzio, fece un lieve cenno di saluto agli astanti e se ne andò.
– Fan Lee – sussurrò lei, muovendo un passo verso la porta, tentata di seguirlo per svelare quel mistero; ma Sanshiro la fermò.
– Lascialo stare, non credo abbia voglia di parlarne, e io posso dirti solo l'essenziale; se un giorno vorrà, magari te ne parlerà lui stesso. Tu non eri ancora tornata dall'Italia, ma io ero con lui a Hong-Kong, prima della battaglia, quando suo fratello è morto.1 
– Oddio… anche lui. Ecco perché lo sento così… vicino. Povero Fan Lee… chi meglio di me potrebbe capirlo?
– Ci dispiace anche per te, Briz. Se un giorno vorrai parlarne, noi siamo qui.
– Grazie. Ma ora credo che sia Tom, quello che ha bisogno di comprensione.
– Giusto! A questo punto, – proseguì Bunta – direi di andare in sala comune: almeno offriremo a Tom un po' più di ospitalità di quanto non abbia fatto il sangue del suo sangue.
Tom fece un sorriso triste.
– Vi ringrazio. Magari vi spiegherò qualcosa… Anche se poi, forse, mio fratello me ne farà pentire…
Dieci minuti più tardi, Tom era seduto su uno dei divani della sala comune insieme ai suoi nuovi amici. Una bibita in mano e qualche altra futile chiacchiera lo avevano messo a suo agio.
Nel frattempo anche Daimonji e Sakon li avevano raggiunti, dimostrando così come, poco prima, volessero solo distogliere Pete da un ennesimo litigio con Fabrizia e che adesso, come spesso accadeva, sembrava sparito dalla circolazione. Forse il dottore lo aveva redarguito, sul modo sgarbato con cui aveva accolto il fratello minore.
Tom si schiarì la voce che suonò piuttosto ferma, quando cominciò a raccontare, anche se vi si sentiva una nota di emozione. Il ragazzo alternava momenti in cui sembrava più grande della sua età, ad altri durante i quali, invece, sembrava ancora un ragazzino sprovveduto.
– Circa sei anni fa io, Pete e nostra madre eravamo in viaggio con nostro padre, sul mercantile di cui lui era comandante, la Blue Princess. Era stata un'idea della mamma: diceva che altrimenti non riuscivamo a stare mai insieme, tutti e quattro, come una famiglia decente. Posso dire che non aveva tutti i torti, papà lo vedevamo davvero poco. Purtroppo quel viaggio fu la tragedia che ci cambiò la vita… Il servizio meteo dei naviganti aveva previsto per quella notte maltempo e turbolenze, ma quella che si scatenò fu una tempesta in piena regola. E nostro padre, Dio solo sa per quale motivo, aveva bevuto: era ubriaco, dissero che non fu in grado di organizzare le operazioni di salvataggio. Effettivamente, non lo vedemmo per nulla, durante l’emergenza. Io avevo tredici anni, e ricordo bene quei momenti orribili: se chiudo gli occhi vedo ancora mia madre sul ponte, accanto a me, e il container che dondola, sospeso sopra di noi… È… stato un attimo, non so… nostra madre capì che stava per rovinarci addosso, e il suo ultimo gesto fu di mettere tutta la sua forza nello spingermi verso mio fratello, nel tentativo di allontanarci dal pericolo. Pete capì che quello sforzo non sarebbe stato sufficiente: si gettò in avanti e mi afferrò, tirandomi via… e il container cadde. Praticamente lo sfiorò, mentre cercava di tirare via anche la mamma…  ma lei non fu abbastanza veloce e… rimase… – Tom si interruppe, visibilmente commosso, ma non ci fu bisogno di chiarire la cosa; si riprese subito e proseguì:
– Dopo, ho dei ricordi più confusi: paura, dolore, caos… un freddo cane, fuori e… dentro. Ma Pete non mi abbandonò un secondo, mi protesse e rassicurò, benché anche lui dovesse essere terrorizzato e scioccato da ciò che era accaduto. Finché George Blackwood, l'ufficiale in seconda, ci caricò su una scialuppa di salvataggio. Il tecnico delle comunicazioni era riuscito a mandare un S.O.S. e i soccorsi arrivarono piuttosto velocemente, ma… Insomma, la nave subì danni gravissimi, e alla fine le vittime furono cinque, tra cui i nostri genitori. Invece George che, per inciso, per noi era come un parente al quale volevamo molto bene, e che aveva fatto un ottimo lavoro, fu colpito alla testa da un gancio d'acciaio. Per quel che ne so, non è mai uscito dal coma, non so nemmeno se sia morto o ancora attaccato alle macchine.
I ragazzi avevano ascoltato in un silenzio di tomba quella terribile storia.
– Tom… Ma è… è orribile. Non avrei mai immaginato… – disse Fabrizia, con la voce spezzata dalla commozione.
– Da quel giorno mio fratello è cambiato – proseguì Tom – Lui e la mamma mi avevano praticamente salvato la vita, quando avrebbe dovuto farlo nostro padre, che invece non era stato capace di proteggere né la sua famiglia, tantomeno la nave e l'equipaggio di cui era responsabile. Non avevamo altri parenti e Pete, a vent'anni scarsi, si è ritrovato sulle spalle un fratello tredicenne di cui occuparsi. L’unica nota positiva, in quella tremenda situazione, fu che scoprimmo di avere una notevole disponibilità economica, così Pete decise di mettermi in collegio, uno dei migliori. E poi… per qualche strano motivo, fece quello che aveva sempre desiderato nostro padre: lasciò l'università e si arruolò in Aviazione. Non credo lo abbia fatto per lui: da quel giorno non ha mai più sopportato nemmeno di sentir nominare William Richardson. Ma ha fatto della disciplina, della responsabilità e dell'autocontrollo le sue regole di vita. Ho sempre pensato che… volesse far dimenticare al mondo quello che aveva fatto nostro padre, diventando il migliore e dimostrando di non essere come lui. Ed è quello che ha fatto: a ventidue anni era già il miglior pilota di caccia in circolazione, a ventitré era tenente e istruttore di volo, e adesso… è qui, al comando del Drago Spaziale con il grado di Capitano. Se il dottor Daimonji lo ha scelto ci sarà un motivo, no?
Jamilah era commossa da quella storia, ancora di più dal tono di voce con cui Tom parlava di suo fratello.
– Tu vuoi un bene immenso a Pete – commentò.
– Non dovrei? È tutto ciò che mi resta della mia famiglia, mi ha salvato la vita e sono orgoglioso di lui, di quello che fa, e di essere suo fratello. La gente, quando lo conosce, dice che ha il cuore di ghiaccio… ma io so che non è vero. Da qualche parte, dentro di lui, deve esserci ancora il ragazzo felice che era una volta: quello che amava la musica, e studiare, e stare con gli amici… e giocare con quella peste del suo fratellino. Io mi auguro che trovi, prima o poi, qualcuno che riesca a vederlo, questo ragazzo spensierato, e a farlo tornare. Perché io non ci sono riuscito.
– Di certo non lo troverà qui, questo qualcuno – disse Briz, ritenendo impossibile che Pete potesse amare qualcosa, tantomeno la musica o divertirsi con gli amici; giocare con suo fratello, poi… – Passa meno tempo possibile con noi, e con alcuni ci litiga pure – aggiunse con un sospiro.
– Scommetto che tu sei uno di questi alcuni. Da quel poco che ho visto, sei l'unica capace di farlo uscire dai gangheri, e ti garantisco che non è certo da lui, freddo e inquadrato com'è.
– Certo, lui è il principe del gelo e dell'autocontrollo: per questo mi diverto tanto a farlo incazzare. Ma anche lui mi fa letteralmente andare fuori dai coppi, quando ci si mette: c'è mancato poco che mi facesse scappare di qui, con le sue stronz… cioè, i suoi brutti modi. E quanto al fatto di avere il cuore di ghiaccio, gliel'ho detto anch'io. E gli ho pure urlato in faccia che spero di esserci e ridere, quando si spezzerà… o si scioglierà.
– Wow, gli hai detto così? E lui che ti ha risposto?
– Più o meno che sono una bambina scema e romantica, piena di belle frasi e poca sostanza. Così, io ho finito per tirargli un ceffone e dargli del bastardo, e anche qualcosa di peggio.
– Effettivamente gli ha urlato questo e altro: non hai idea delle cose che sono capaci di dirsi quando litigano – disse Sanshiro.
– Cavoli! Davvero? – si sbalordì Tom, ammirato – Sei forte! Nemmeno io ho il coraggio di rispondergli per le rime, figuriamoci dargli uno schiaffo!
– È stato lo sfogo di un attimo. E dopo quello che ci hai raccontato, me ne sto quasi dispiacendo. Però… Shh, zitti un attimo – aggiunse abbassando improvvisamente la voce, dirigendosi a passo felpato verso la porta chiusa e aprendola di scatto: Pete fece un passo indietro, sorpreso.
– Aha! Beccato! Che diavolo fai, ci ascolti di nascosto, adesso?
– Veramente stavo per entrare – si difese lui.
– Sì, come no! Sono almeno dieci minuti che ho sentito i tuoi passi fermarsi qui! Vieni dentro, asociale!
Briz lo tirò nella stanza e lui entrò di malavoglia, mentre lei pensava che Pete avesse quasi sicuramente sentito Tom raccontare la loro storia; ipotesi che fu confermata dalle sue parole:
– Ho sentito male, o ti dispiace davvero avermi preso a schiaffi?
– Non hai sentito male: mi dispiace. E non solo perché mi sono fatta male alla mano.
Briz si stupì di come quelle parole le fossero affiorate alle labbra, prima ancora di pensarle.
– Mi stai chiedendo scusa perché adesso, che conosci il mio passato, ti faccio pena? – le chiese Pete, con una nota orgogliosa nella voce.
– Tu non sei il tipo da ispirare pena, Richardson. Semplicemente, mi dispiace per quello che hai passato, e mi dispiace anche il ceffone, davvero! Ma se pretendi che mi metta in ginocchio…
– Lascia, non sia mai. A posto così, stordita – disse Pete, distogliendo lo sguardo da lei e posandolo su suo fratello.
– Tom: vattene di qui appena puoi. Te lo chiedo per favore – finì freddamente.
Lanciò un ultimo sguardo al resto della truppa, poi se ne uscì di nuovo, rigido e controllato come sempre.
Fabrizia fissò attonita la porta che gli si era chiusa alle spalle; anche lei era reduce da un passato tragico, ma non aveva mai rifiutato l’aiuto e l’affetto di chi le stava intorno.
“Ma perché fa così?” si chiese, senza riuscire a capire.

> Continua…




Note dell’Autrice:
1 L’episodio in cui Fan Lee perde suo fratello è il n° 10, “Nei cieli di Hong Kong”.
 
Questo capitolo e il prossimo, invece, sono ispirati all’episodio n° 19, “Pete senza pietà”. La storia che Tom ha raccontato, anche se con parole mie, è più o meno quella che lui narra nell’anime, tranne per un particolare, aggiunto da me, che mi servirà mooolto più avanti, per ricamarci sopra a modo mio, ovviamente.
 
Ho un po’ rimescolato l’ordine degli episodi, rispetto all’anime, in base alle mie esigenze di trama 
😉
 
Grazie ancora a chi mi legge in silenzio, ma ancora di più a chi mi recensisce, Divergente Trasversale e Micia Sissi, che mi incoraggiano e mi danno consigli sia sullo stile, che su come usare il PC. Anche se questi ultimi, con una pagnocca come me servono il giusto. Io e il computer abbiamo un rapporto conflittuale, io lo odio e lui LO SA. Così mi ricambia… 
I disegni sono un'aggiunta di novembre 2022
  
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