14) Nebbia in primavera
Yukari p.o.v.
Ci sono momenti in cui non sai bene cosa fare e questo è
uno di questi.
Lee mi ha baciato e poi è corso in bagno a vomitare, io
rimango per qualche minuto impalata in mezzo al salotto, poi corro in
bagno
anche io.
Trovo il chitarrista chino sulla tazza del cesso che sta
vomitando la sua serata, io gli tengo la fronte e gli tiro indietro i
capelli
per evitare che si sporchino tutti di vomito.
Quando finisce tiro l’acqua, lo pulisco e poi lo porto
nella sua stanza, vado per esclusione: la più vissuta e
incasinata deve essere
per forza la sua.
Lo metto a letto e poi me ne vado, voglio dormire in
un’altra stanza.
“Yukari!”
Mi chiama lui con voce malferma, io mi volto.
“Sì, Lee?”
Cerco di rendere la mia voce il più normale possibile.
“Dormi con me.”
“Non so se sia una buona idea.”
Balbetto io.
“Terrò le mani a posto, te lo prometto.”
Io mi mordo le labbra ricordandomi del bacio di poco prima e di come mi
sia
piaciuto.
“Va bene, Lee.”
Torno sui miei passi e mi infilo nel suo letto,
immediatamente lui mi attira a sé e si accuccia sul mio
petto, io gli accarezzo
i capelli senza dire nulla. Dopo pochi minuti il suo respiro diventa
pesante,
lui si è addormentato, io sono ancora confusa.
Confusa e stanca.
Non esattamente un bel mix di emozioni.
Cosa devo fare?
Come devo comportarmi?
Non ne ho la più pallida idea, ma immagino che la notte
porti consiglio e che reagirò a seconda de comportamento di
Lee. Se si
ricorderà qualcosa parleremo, altrimenti farò
finta di niente e aspetterò un
momento più adatto.
Lui continua a dormire della grossa, beato lui.
Alla fine mi addormento anche io e precipito in un sonno
pieno di sogni angosciosi che non ricordo molto al mattino, so solo che
il
posto accanto a me nel letto è vuoto, il che significa che
Lee si è già alzato.
Mi alzo anche io e
mi faccio una doccia indossando poi abiti puliti.
Scendo al piano inferiore e lo trovo davanti a una tazza
di caffè nero – che non gli piace particolarmente
– e a un pacchetto di
biscotti.
Per me invece c’è del caffelatte con dei pancakes
e lo
sciroppo d’acero.
“Grazie, Lee.”
“Di nulla.”
“Come va il mal di testa?”
Il suo volto è attraversato da una smorfia.
“Picchia duro, non vedo l’ora di finire questa
robaccia e
prendere un’aspirina e magari tornare a letto.”
“Beato te.”
Lui alza un sopracciglio.
“Io devo andare da mia madre.”
Chiarisco.
“Su, non esagerare. Tua madre è una donna
adorabile e
sono sicuro che non sarà poi così brutto come
pensi.”
Io sbuffo pensando che mia madre ha tante cose succulente su cui
buttarsi come
un di branco di piranha davanti a un poveretto sanguinante
sciaguratamente
finito in acqua.
“Yukari, ieri ho fatto qualcosa di imbarazzante o cose
del genere?
Perdo il controllo quando bevo.”
Io mi irrigidisco, forse sarebbe meglio mentire, ma non sarebbe giusto
nei suoi
confronti.
“Penso sia meglio parlarne al mio ritorno.”
“Quindi ho fatto qualcosa.”
Il suo tono è spaventato, io non riesco a dire nulla,
nemmeno per consolarlo.
Cosa dovrei dirgli?
Che gli voglio bene?
Lui mi ama e non so nemmeno io quali siano i miei
sentimenti verso di lui, se semplice amicizia o qualcosa di
più. Sono stufa del
destino che scompiglia continuamente le carte della mia vita, mi
piacerebbe
avere un po’ di pace e vedere come è.
Finisco la colazione e poi esco da villa Malia, la casa
dei miei genitori non è molto distante e posso arrivarci a
piedi, anche se
vedere mia madre mi terrorizza.
Chissà cosa potrebbe dire, fare o pensare. Quella donna
è
imprevedibile ed è per questo che lei e Oli sono pappa e
ciccia, sono le stesse
strambe persone che non sai come prendere.
Mi guardo intorno durante la mia breve passeggiata, i
giardini sono tutti fioriti e sono pieni di colori, festeggiano tutti
la
primavera tranne me.
Arrivo alla villetta dei mie e suono il campanello,
subito il cancellino si apre e io entro camminando su di un sentierino
di
pietre che serpeggia in un giardino tipicamente giapponese, tra aceri
e ciliegi.
Arrivo finalmente alla porta di una villetta tipicamente
inglese, entro e trovo mio padre che legge il giornale sul divano poco
prima di
andare a lavorare.
“Ciao.”
Lo saluto, lui muove debolmente la testa.
“Dov’è la mamma?”
“Sono qui.”
Lei fa la sua comparsa indossando uno yukata bianco con
dei disegni gialli.
“Caro, è ora di andare.”
Lui dà un’occhiata al giornale e annuisce.
Dà un bacio lieve a mia madre e uno a me, esattamente
come quando vivevo in questa casa.
“Non strapazzarti troppo.”
lo rimprovera dolcemente mia madre.
“Farò del mio meglio, anche perché
l’età sale e non sono
più il giovanotto di un tempo.”
“Per me sarai sempre quel giovanotto.”
Lui sorride e se ne va lasciandomi da sola con mia madre,
che porta in salotto due tazze di the verde e dei biscottini al burro.
“Allora…”
Comincia sedendosi elegantemente.
“Cosa mi racconti?”
“Ho appena finito di accompagnare la band in tour e sono
stanca.”
“Come mai sei tornata a Sheffield? Di solito te ne torni
a San Diego a riposare.”
“Quest’anno non ne avevo voglia.”
Bevo il primo sorso di the verde, è forte e dolce allo
stesso tempo. Solo lei
sa come farlo così, io non ci sono mai riuscita.
“Yukari, cosa è successo?”
“Deve essere per forza successo qualcosa?”
Lei alza un sopracciglio e beve a sua volta.
“Yukari, ti conosco. Quando fai così significa che
è successo
qualcosa, sei troppo simile a me per fregarmi.”
Io abbasso la testa, ha ragione.
“Diciamo che mi sono innamorata di un membro della
band.”
“Lo sospettavo, è per questo che non volevi
tornare a casa.
Io avrei fatto lo stesso se tuo padre avesse risieduto in
un’altra città.”
“Il problema è che lui è già
fidanzato con un’altra
ragazza e sembra una cose seria.”
“Diamo un nome a questo ragazzo.”
“Dobbiamo proprio?”
“Sì, penso di sì, voglio sapere se le
mie supposizioni
sono esatte.”
“Va bene.”
Mi arrendo come sempre.
“Si tratta di Vic.”
Lei annuisce.
“Lo sospettavo.”
Io sono sorpresa, in base a cosa lo sospettava?
“Non fare quella faccia, non ci voleva molto a capire quale
fosse quello che ti
piacesse di più: Mike è troppo interessato alle
ragazze e all’erba, avreste
funzionato meglio come amici, Tony è fidanzato e troppo
timido, Jaime è
fidanzato e non mi sembrava il tuo tipo.
Sembri avere una predilezione per i tipi tormentati come
Oli, mi chiedo ancora come mai non sia durata tra di voi.”
“Anche lui, come Mike, ama troppo le ragazze e mi ha messo
più corna di quelle
che potessi sopportare.”
Borbotto a mezza voce.
“E comunque non ha importanza, è sposato con
Hannah ora.”
“Sì, quindi ti piace Vic.
E come mai sei scappata dalla band?”
Io arrossisco, posso parlare di canne con mia madre senza
evitare una ramanzina?
“C’entra quel tuo vizietto di farti le
canne?”
“Come fai a saperlo?”
“Una volta che eri un po’ troppo in aria hai
lasciato il mozzicone di una di
quelle cose insieme a quelle di sigaretta. Sono una storica
dell’arte che vive
principalmente nel passato, ma ciò non significa che io non
sappia cosa accada
nel presente.”
Fa una pausa.
“Comunque sono “felice” che sia solo
erba, i giapponesi
hanno una predilezione per le anfetamine, avevo uno zio che aveva
iniziato con
quella roba in guerra e poi non è più riuscito a
smettere.”
“Ok. Beh, il gran casino è successo durante
l’ultima sera del tour. Siamo
andati a un party in un hotel, il che è abbastanza comune,
Mike aveva dell’erba
e come sempre l’ha divisa con la band, con me, Tamao, Erin,
la ragazza di Tony
e Alysha, quella di Mike.
Abbiamo fumato, poi Tamao se ne è andata perché
non le
piaceva l’erba e per come era stata trattata, Jaime
l’ha seguita, poi se ne sono
andati anche Tony ed Erin.
Poi se n’è andato anche Mike con la sua ragazza,
ti
lascio immaginare a fare cosa, e siamo rimasti solo io e Vic.”
Arrossisco, ma proseguo con il mio racconto.
“Ci siamo baciati e stavamo per fare altro, però
lui si è
fermato in tempo. L’ho scongiurato di andare avanti, gli ho
detto che lo amavo e lo volevo
mio almeno per una notte. Lui ha detto di no, che non poteva fare
quello a
Danielle, che la ama e se ne è andato.
La mattina dopo è stato piuttosto gelido con me, mi ha
evitato come se avessi la peste, io comunque avevo deciso di venire da
Lee per
un po’ per leccarmi le ferite.”
Faccio un’altra pausa.
“Tamao dice che secondo lei Lee ha una cotta per me e
forse ha ragione. Lui non ha voluto dirmi perché ha rotto
con Deni e poi ieri
sera…”
“Cosa è successo ieri sera?”
“Gli altri sono usciti a bere, io ho avuto una mezza
scaramuccia con Oli perché non volevo andare a festeggiare e
me ne sono andata
a casa.
Ho pianto.”
Ammetto con una certa difficoltà, ma mia madre sorride.
“Ogni tanto le ragazze possono piangere, non
c’è nulla di
male.”
Sospira.
“Forse ho sbagliato a inculcarti troppo il principio che
le ragazze forti non piangono, mi dispiace, tesoro.
È che ho visto mia madre piangere una vita intera per i
tradimenti di mio padre e non volevo che tu facessi la stessa cosa,
volevo che
avessi la forza di cacciare a calci in culo un uomo come lui dalla tua
vita.”
“Non è niente, mamma, ormai è andata
come è andata.
In ogni caso, ieri sera Lee è arrivato a casa ubriaco e
ci siamo baciati. Ha preso lui l’iniziativa, ma io non mi
sono fatta da parte,
anzi ho ricambiato con un certo piacere e adesso non so cosa fare.
Amo Vic o amo Lee?
Perché ho accettato di baciarlo?”
Mia madre rimane un attimo in silenzio e finisce il suo
the, io la imito.
“Non hai mai pensato che quella per Vic fosse
un’infatuazione?”
“No, credevo di essere sicura di amarlo, è per
questo che non ci ho mai
pensato.
Tamao mi ha detto più volte che secondo lei Lee mi ama,
forse non ho mai voluto pensare a lui come ragazzo perché
ero ancora cotta di
Oli e dei ragazzi come lui.
Cosa devo fare, mamma?”
Lei si fa seria.
“Questo te lo può dire solo il tuo cuore, non io e
non
nessun altro.”
Io sospiro pensando che un goccio di sakè non mi farebbe
male, anche se
mezzogiorno è ancora lontano, perché nel mio
cuore regna una tale confusione
che a momenti non so come mi chiamo.
Esco dalla casa dei miei ancora più confusa di quando
sono entrata.
Non so più quali siano con precisione i miei sentimenti,
la sua insinuazione che forse ero solo infatuata di Vic ha trovato
terreno
fertile nel terreno della mia povera testa e si aggiunge ai mille dubbi
sul
perché io abbia ricambiato il bacio di Lee invece di
allontanarlo gentilmente.
Di sicuro non era perché era ubriaco, lui non diventa mi
violento quando beve.
La spiegazione quindi mi sfugge e non va bene.
Mi fermo a un take-away cinese con aria abbastanza
depressa, è ora di pranzo e ho deciso di presentarmi a casa
di Lee con del cibo
a mo’ di scusa.
Scusa per cosa non lo so, so solo che ordino due belle
porzioni abbondanti di riso alla cantonese, involtini primavera,
ravioli al
vapore, nuvole di drago, pollo alle mandorle, fritto e
all’arancia.
Ho preso cibo per un mezzo reggimento, ma almeno avremo
da mangiare per un po’. Arrivo a casa sua carica di borse e
sacchetti e mi
accorgo che c’è una macchina parcheggiata che non
è la sua, ha ospiti e spero
non sia Deni, sarebbe terribilmente imbarazzante.
Suono il campanello e quando il cancellino si apre entro,
attraverso il viale e apro la porta di casa sua.
“Ciao!”
Urlo.
“Ciao!”
Mi rispondono in coro due voci maschili, una è quella di
Lee, l’altra è quella
di Matt Nicholls e io tiro un sospiro di sollievo interiore.
Mi faccio vedere e sorridono tutti e due, occhieggiando
le borse cariche che emanano un piacevole profumo di cibo cinese.
“Finalmente qualcuno che pensa alle vere necessità
di un
uomo, tipo il cibo.”
Io rido.
“È una fortuna che tu sia qui, Matt. Ho preso cibo
per un
esercito.”
“Penso che io e il signor Malia non avremo problemi a farlo
scomparire nei nostri stomaci. Vero, Lee?”
Lui annuisce distratto e comincia a preparare la tavola,
dopo cinque minuti stiamo mangiando tutti e tre chiacchierando di cose
di poca
importanza.
“Come mai sei qui, Matt?”
“Visita a un amico e poi abbiamo iniziato a parlare di
qualche idea per nuove canzoni.”
“Avete preceduto Oli, wow!”
“Non proprio. Lui ci ha detto che era ora di iniziare a
pensare qualcosa di nuovo e lo sai com’è quando fa
così, significa che la pace
è finita e bisogna iniziare a lavorare.”
“Sì, me lo ricordo.”
Rispondo portandomi alla bocca una cucchiaiata di riso alla cantonese.
“È stata una mattinata produttiva?”
“Non proprio. Abbiamo finito per giocare per la maggior
parte del tempo.”
Con un gesto della mano mi indica i joystick sul divano.
“Ieri sera vi siete divertiti?”
“Non è stato male.”
Risponde cauto Matt.
“Avresti potuto venire anche tu.”
“Non ne avevo voglia.”
Rispondo alzando le spalle.
“Uhm, immagino sia stato meglio stare abbracciata al
cuscino di Lee a piangere tutte le lacrime.”
Io lo guardo colpita a morte.
“Come lo sai, Nicholls?”
Articolo io con il fiato mozzo.
“Il mio cuscino preferito era macchiato di nero, che
presumo sia matita nera, e visto che Lee non si trucca non potevi
essere altro
che tu.”
Mi irrigidisco.
“La prossima volta fatti i cazzi tuoi.”
“Si può sapere che hai?”
Mi chiede aspro il batterista.
“Torni e non vuoi nessuno, trovi tutti noi e non vedi
l’ora di liberarti di noi, che cavolo hai?”
“Fatti miei.”
“No, sono anche fatti nostri visto che non ci meritiamo un
tale trattamento.”
“Se Lee non lo avesse detto a tutti avreste avuto la Yukari
che volevate.”
Il batterista mi fulmina.
“Non dare la colpa a Lee per il tuo umore di merda!”
Io stringo i pugni.
“Volevo stare da sola a leccarmi le ferite per un
po’,
non mi sembrava di avere chiesto la luna!”
“Cosa è successo?”
“Mi sono dichiarata a Vic e mi ha rifiutata, felice
adesso?”
Lui mi guarda sorpreso.
“Ehm, no. Non sono molto felice.”
“Bene, perché non ho voglia di parlarne ancora,
non adesso!”
Prendo un po’ di pollo all’arancia e comincio a
mangiarlo
con rabbia, come se mi avesse fatto un torto irreparabile.
“Yukari, mi dispiace.”
Io continuo a mangiare e lascio che la conversazione muoia
tranquillamente al
tavolo.
Dopo aver mangiato il gelato fritto e aperto i biscotti
della fortuna i ragazzi si ritirano nella stanza-studio di Lee, io
invece metto
in frigo gli avanzi, pulisco e lavo i piatti.
Finite la faccende domestiche io mi ritiro in camera mia
e svuoto le valigie mettendo ogni cosa al suo posto
nell’armadio e nel bagno
personale. Quando è tutto a posto mi butto sul letto e
finisco per
addormentarmi, sognando cose confuse e senza senso.
Mi sveglia il rumore della suoneria del mio cellulare, io
bestemmio e cerco di rispondere in tempo, ma non ce la faccio.
Inebetita guardo
il mittente: è Tamao.
Avevo promesso di chiamarla, ma con tutto quello che è
successo me ne sono dimenticata completamente, merda!
Ormai non ho più sonno e perciò accendo il mio
portatile
e accedo a Skype, sperando di trovare Jaime in linea e di poter parlare
con la
mia amica. Vic è in linea e provo un tuffo al cuore quando
vedo il suo nome,
anche perché ha cambiato la sua immagine profilo con una in
cui appare
sorridente con Danielle.
Ok, mi dico, la guerra è persa.
Controllo il resto dei miei contatti e noto che anche
Jaime è in linea, così gli scrivo rapida un
messaggio.
“Ciao, c’è Tamao?
Prima ha tentato di chiamarmi, ma stavo dormendo e non
sono riuscita a rispondere.”
“Sì, c’è.
Te la passo, hai dimenticato l’educazione?
Non hai nemmeno chiesto come stiamo o come ci vanno le
cose.”
“Scusa, non è un bel periodo.”
“Va bene, te la passo.”
Io aspetto qualche minuto e poi mi arriva un messaggio.
“Ciao, sono Tamao.
Come va?”
“Va. Possiamo videochiamarci, è ok?”
“Sì, ma non so come si fa.”
“Ti videochiamo io, devi solo accettare la chiamata,
ok?”
“Ok.”
Io clicco sul tasto della videochiamata e aspetto, almeno
avrò qualcuno con cui
parlare.
Dopo qualche secondo si apre una videochiamata e vedo il
volto di Tamao, non mi sembra particolarmente felice.
“Cosa è successo, Tamao?
Le cose con Jaime non vanno bene?”
“Al contrario, vanno benissimo.”
“Allora cosa c’è? Hai una faccia
tiratissima.”
“Ho incontrato mio fratello e abbiamo litigato, dice che ho
riempito di
vergogna la mia famiglia con il comportamento e che dovrei divorziare
da Jaime
e altre stronzate simili, quando gli ho detto di no lui mi ha detto che
ero
diseredata o qualcosa del genere.
Come se mi importasse davvero, solo fa male sentirsi
incompresi per l’ennesima volta.”
Smette di gesticolare all’improvviso e poi si lascia cadere
sulla sedia
sfinita.
“Tamao, lo so che fa male quello che ti è
successo. Tuo
fratello non aveva alcun diritto di dirti quelle cose né di
ignorare la tua
sofferenza ed essere egoista, ma è successo.
Non lo puoi cambiare, pensa che con questo dai l’addio
definitivo a quella parte della tua vita, loro ci hanno messo una
pietra sopra,
perché spostarla?”
Tamao rimane in silenzio.
“Hai ragione, è giusto vederla
così.”
Mi dice esitante.
“Oh, al diavolo! Hai ragione, perfettamente ragione.
Devo smetterla di permettere loro di rovinarmi la vita!”
“Brava.”
“Tu cosa mi racconti?”
“Beh, quando sono arrivata qui ho trovato il comitato di
benvenuto al gran
completo: i Bring me The Horizon e i miei genitori.”
“E non volevi?”
“Non mi sentivo pronta.”
“È per qualcosa che è successo alla
festa.”
Io annuisco.
“Avevi ragione, non dovevo fumare quella roba: ho
combinato un casino.
Ho detto a Vic dei
miei sentimenti e sono stata rifiutata in modo chiarissimo. Abbiamo
iniziato a
baciarci, poi lui è tornato in sé e mi ha detto
che non poteva fare quello a Danielle.
Il resto lo sai.”
“Mi dispiace, Yukari.”
“Anche a me, non potrò tornare a lavorare da loro,
sarebbe troppo imbarazzante.”
La sua faccia diventa disperata.
“Ehi, non smetteremo di essere amiche.”
“È successo qualcos’altro?”
“I ragazzi sono andati in un pub, io no. Quando Lee
è tornato a casa era
ubriaco e mi ha detto che gli piaccio e mi ha baciata. Io ho
ricambiato, lui
non si ricorda nulla.”
Sento un rumore alle mie spalle – come di qualcosa che
cade – e mi volto, Lee è dietro di me e quello che
è caduto è un bicchiere
pieno di the.
“Tamao, devo andare. Ti richiamo.”
Mi alzo in piedi, il momento che temevo è arrivato.
Le spiegazioni non possono essere rimandate
ulteriormente, che Dio me la mandi buona.
Angolo di layla.
Ringrazio Nico_Ackerman per la recensione e auguro buon anno a tutti :)