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Autore: Itastalldav    07/01/2017    2 recensioni
Un racconto che si concentra sulla riconciliazione tra Naruto e Sasuke, avvenuta dopo il loro scontro finale, con particolare attenzione allo stato d'animo di Sasuke e al suo pentimento.
Dal testo:
"Naruto ... mi costa ammetterlo, ma io ti ho sempre ammirato. Anche tu sei stato solo, come me. Allontanato da tutti, considerato un perdente. Ma ti sei dato da fare, ci hai messo il cuore, e i tuoi sforzi hanno iniziato a produrre dei risultati. Sei perfino riuscito a creare un legame con me. Per un po’ di tempo, con te e il team 7, iniziai a sentirmi felice. Ma il pensiero della vendetta mi ossessionava ... e temevo che quei legami sarebbero diventati una debolezza. Così vi allontanai ... tutti. Vi persi. E persi anche Itachi. "
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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Ho perso.

Steso su un letto di terra e sangue, avvolto nel suo stesso dolore ... Sasuke sussurrò queste due parole, le lasciò risuonare nella valle, così piano che nemmeno il ninja mezzo morto al suo fianco poteva sentirlo. Onta, disonore, disprezzo per sé. Questo aveva sempre associato alla sconfitta. Si era autoimposto di non fallire mai, di non perdere mai. Era stato necessario per ottenere quel potere tanto desiderato, il potere indispensabile per uccidere l’uomo che fino alla fine dei suoi giorni lo aveva amato oltre ogni limite. Era stato necessario per vendicare il sacrificio di Itachi, per ottenere quel grado di soddisfazione raggiungibile solo tramite la contemplazione della sofferenza di quelle bestie che avevano costretto suo fratello a vivere una vita da rinnegato. E si era autoimposto di non perdere mai per liberarsi dell’ultimo ninja ancora in vita che lo chiamava “amico”.

Amico.

Si voltò verso il suo compagno di sventura. Lo fissò attentamente. Il suo sguardo indugiò sui capelli biondi, di un biondo che solo a guardarli è quasi automatico vedere un fulmine abbattersi sulla terra e sentire il rombo del tuono. Gli occhi blu non avevano perso la loro consueta luminosità, quella sorta di scintilla tipica di chi può essere fermato solo uccidendolo, perché nessuna forma di dolore potrà spaventarlo. Ma soprattutto, Sasuke osservò la bocca del suo unico e più grande amico ... e vide che le labbra dello shinobi erano curve, a formare un abbozzo di sorriso. Naruto stava sorridendo all’uomo che gli aveva portato via un braccio e costretto all’immobilità.

Qualcosa iniziò a vacillare dentro di lui. Come un fiume che scorre impetuoso attraverso le rocce, erodendole e consumandole, lo spirito di Naruto aveva iniziato a intaccare le rigide barriere che Sasuke aveva innalzato attorno al proprio cuore nel corso degli anni. Sentì qualcosa che detestava profondamente: l’incapacità di comprendere. Come riusciva Naruto a sorridergli dopo tutto quel che era successo? E non era solo il loro ultimo scontro ... tutto ciò che era avvenuto in quegli anni, il suo odio, il suo tradimento, le sue azioni. Chiunque altro gli avrebbe semplicemente voltato le spalle, lasciando che l’odio insensato lo dannasse per il resto dei propri giorni. Quel sorriso era qualcosa alla quale non era preparato, e per la prima volta dopo tanto tempo sentiva di non sapere cosa fare.

- Perché ti preoccupi così tanto per me? – domandò Sasuke.
- Heh guardati, ora parli tanto perché non puoi muoverti. 
- Rispondi e basta ! 
- Non l’hai ancora capito? E dire che all’accademia passavi per quello sveglio ... è perché sei mio amico. Ogni volta che ti guardo e vedo tutto il dolore che porti sulle tue spalle, io soffro. Mi fa male. E non posso farci nulla, non riesco a ignorarlo. Fa così male che sento di dover fare qualcosa per farlo smettere – rispose francamente Naruto.

Si fermò un attimo, come se il pensiero che voleva esprimere fosse troppo complesso per trovare una formulazione equivalente a parole. Poi continuò.

- Io conosco la solitudine, proprio come te Sasuke. So cosa si prova a sentire il cuore che ti si stringe, come avvolto da una morsa malefica, mentre le lacrime ti rigano il volto e vorresti solo che qualcuno mostri di tenere alla tua esistenza. Solo una persona. Qualcuno che pensi che senza di te il mondo sarebbe un posto peggiore. Qualcuno che ti abbia voluto o che ti voglia bene. Siamo stati due stupidi, entrambi. Non sono mai stato solo ... i miei genitori mi amavano a tal punto da offrire le loro vite in cambio della mia. Il maestro Iruka, Kakashi, Ero-sennin, loro hanno creduto in me. Mi hanno dato fiducia.  E se qualcuno inizia a darti fiducia, anche tu inizierai ad avere fiducia in te stesso, smetterai di pensare che sei un buono a nulla e potrai tirarti fuori dalla cappa opprimente della solitudine. Ma se nessuno crede in te, se senti di non essere supportato da nessuno, impazzisci. Finisci per odiare tutto e tutti, e attribuisci a loro la tua solitudine. In certi giorni avrei voluto anch’io sfogare la mia frustrazione sul villaggio. Ma poi sono stato salvato, e grazie ai legami con i miei amici riuscii a liberarmi. E così ho pensato ... che anche tu meriti una possibilità di salvarti. Anche tu meriti qualcuno che non si arrenda con te.
 
Un Uchiha, anche se bastonato sia fisicamente che emotivamente, resta sempre un Uchiha. E un Uchiha non lascia facilmente trasparire le sue emozioni: rinchiude i propri pensieri nella sua mente, dove nessuno può appropriarsene, dove non possono diventare una debolezza. Sasuke si tenne tutto dentro ... ma non era più tanto facile.

Naruto ... mi costa ammetterlo, ma io ti ho sempre ammirato. Anche tu sei stato solo, come me. Allontanato da tutti, considerato un perdente. Ma ti sei dato da fare, ci hai messo il cuore, e i tuoi sforzi hanno iniziato a produrre dei risultati. Sei perfino riuscito a creare un legame con me. Per un po’ di tempo, con te e il team 7, iniziai a sentirmi felice. Ma il pensiero della vendetta mi ossessionava ... e temevo che quei legami sarebbero diventati una debolezza. Così vi allontanai ... tutti. Vi persi. E persi anche Itachi. Non avevo più nessuno. E la cosa peggiore è che sono stato io l’artefice della mia stessa solitudine.

La stanchezza era opprimente, nessuno dei due era più in grado di rimanere cosciente. Chiusero gli occhi ed entrambi si abbandonarono a un dolce sonno.

Si trovava in uno spazio oscuro e indefinito, senza un confine o un elemento che aiutasse a comprendere l’organizzazione dello spazio circostante. Nessun suono, nessun odore, nulla, tanto che iniziò a domandarsi se avesse perso l’uso di tutti e 5 i sensi. Non sapeva perché, ma l’istinto gli suggerì di muoversi e decise di seguirlo. Camminò senza sapere quanti passi faceva, senza consapevolezza del tempo o dello spazio. Sentiva solo che era la cosa giusta da fare.

Sasuke.

Era una voce inconfondibile. Era Itachi a parlare. Si guardò meglio intorno, ma non vide nessuno.

Sasuke, io ci sarò sempre per te. Saremo solo noi due, per sempre.

Iniziò a correre freneticamente, spinto dalla disperazione. Gridò forte il nome di Itachi, sperando in una risposta che non arrivò mai. Poi a un certo punto si bloccò di colpo.
Vide sé stesso e Itachi, come erano diversi anni prima ... prima che tutto diventasse oscuro, quando era solo un ragazzino che stava sempre dietro al proprio fratello. Itachi lo reggeva sulle spalle, e insieme camminavano verso una meta ignota con passo lento ma regolare. Li osservò più attentamente: gli occhi socchiusi, l’aria serena, i loro sorrisi. Erano felici.
Itachi prese a parlare.

- Siamo fratelli, Sasuke. E questo va oltre il semplice legame di sangue. Essere fratelli non significa solo avere la stessa madre e lo stesso padre. Significa che ti ho sempre voluto bene e sempre te ne vorrò.

Poi Itachi si voltò verso Sasuke, il VERO Sasuke.

- Sempre, fratellino mio. Ora devo andare. Perdonami, Sasuke.

Non appena l’ultima sillaba fu pronunciata, il piccolo Sasuke cadde al suolo.

Era solo.

- Itachi ... ITACHI! Dove sei fratello ?! – iniziò a gridare.

La disperazione nella sua voce era qualcosa di indescrivibile. Era un’angoscia tale da sconvolgere profondamente Sasuke. Sentì lo sconforto impossessarsi del suo cuore: voleva correre, scappare, distruggere tutto, impazzire come una bestia ferita che non riesce a porre fine al proprio dolore!

- Perché lo hai abbandonato, Itachi?! Perché MI hai abbandonato !? PERCHÉ MI HAI LASCIATO DA SOLO!
- Non sei mai stato da solo, fratellino. Devi solo capirlo ... Ora svegliati. Forza, svegliati Sasuke!

 
Aprì lentamente gli occhi. Il sole che prima li osservava dall’alto del cielo aveva appena finito la propria corsa, e emanava gli ultimi raggi di luce dallo spazio misterioso che si trova oltre la linea dell’orizzonte. Anche Naruto si era appena svegliato. Sasuke si domandava se anch’egli avesse avuto un sogno simile ... e se sì, cosa aveva sognato?

- Abbiamo dormito per tutto il tempo – disse Sasuke – sembra che siamo ancora vivi.
- Mannaggia! Non riesco ancora a muovermi! Volevo mettermi in piedi e prenderti a pugni fino a far tornare un po’ di buon senso in quella tua zucca vuota!
- Vuoi ancora combattere? Sei incredibile. Forse sarebbe meglio così. Se mi pestassi fino alla morte potresti liberare tutti dallo Tsukuyomi Infinito. Saresti l’eroe del mondo dei ninja. Scommetto anche che ti eleggerebbero come nuovo Hokage nel giro di qualche anno. Il tuo sogno si avvererebbe – disse a fatica Sasuke.
- Sei un idiota! Non l’hai ancora capito? Il mio sogno è che tutti i ninja possano collaborare tra loro. E anche TU fai parte dell’alleanza degli shinobi, quindi vedi di restare in vita! – rispose Naruto.

Aveva ancora l’energia per gridargli contro. Sasuke sapeva che se solo il suo amico avesse avuto un infinitesimo di energia in più si sarebbe messo a prenderlo a sberle. E in tutta onestà, era consapevole di meritarsele.

- Se continuo a vivere, un giorno potrei impazzire di nuovo. Potrei attaccare nuovamente il villaggio, potrei minacciare tutto ciò che ami.
- E allora io ti fermerò di nuovo e ti salverò! Ti fermerò per l’eternità se dovesse essere necessario! – esclamò Naruto.

Sasuke era arrivato al limite. Aveva fissato le sfumature cremisi del cielo per tutto il tempo, ma in quell’esatto momento si voltò verso il ninja al suo fianco. L’aria era ferma, non si sentiva nulla, nemmeno il loro respiro.

- Perché fai tutto questo per me?
- Ancora? Allora sei davvero uno stupido! – rispose seccamente Naruto – Mi preoccupo così per te perché tu sei un mio amico. E ora che fai, ti volti ?! Guardami in faccia mentre ti parlo!
- Stai zitto ... stupido ... – disse con un filo di voce Sasuke.

Ciò che Naruto vide era più raro di trovare il ghiaccio all’inferno. Sasuke non lo guardava più in volto. Eppure, il movimento del suo torace, il suo respiro affannoso, la lacrima che solitaria gli scendeva dall’occhio sinistro ...

Sono stato sconfitto. E non è solo lo scontro fisico con Naruto. Per tutti questi anni mi sono costruito delle barriere intorno, ho reciso ogni legame con chi teneva a me. Ho scelto di sopportare tutto l’odio e il dolore da solo, e facendo così ho causato dolore a chi voleva farmi del bene.  E più tentavano di salvarmi, più io rinforzavo quelle barriere. Ma Naruto non si è arreso con me. Se io tagliavo un ponte con lui, ne riscostruiva subito altri due. Alla fine, ha avuto la meglio. Mi ha fermato, mi ha impedito di distruggere Konoha e me stesso.

Sono stato sconfitto, sì. Ma è meglio così. Sono felice, per la prima volta nella vita, di aver perso. Io sono stato sconfitto. Io ...


- Ho perso.
  
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