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Autore: lady lina 77    07/01/2017    1 recensioni
Cosa sarebbe successo se Demelza, dopo il tradimento di Ross, se ne fosse andata di casa?
Dopo la lite furiosa fra i due in cui ha rovesciato ogni cosa dal tavolo, urlando al marito tutta la sua rabbia, Demelza decide che non ha più senso rimanere a Nampara, con un uomo che non la desidera più e che sogna una vita con un'altra donna.
Prende Jeremy e Garrick, parte per Londra e fa perdere le sue tracce al marito, ricominciando una nuova vita lontana da lui e dalla Cornovaglia.
Come vivrà? E come la prenderà Ross quando, al suo ritorno da Truro, non la troverà più a casa?
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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"Ti propongo un patto, Dwight!".

"Quale patto?".

Caroline si strinse nel suo mantello di lana, mentre il freddo vento autunnale della Cornovaglia le spettinava i lunghi capelli biondi. "In estate si vive quì, ma in inverno si torna a Londra. Questa regione ha un clima e un vento impossibili da sopportare".

Dwight scoppiò a ridere, cingendole le spalle e attirandola a se. "Ah, quando ci si abitua, questo vento non è poi così male. La Cornovaglia ha un clima splendido e un'aria tersa e pulita. Londra è nebbiosa ed umida, invece".

"Ma non c'è tutto questo vento. E pure Londra ha avuto un clima splendido, questa estate. Una vera favola, né troppo caldo, né troppo freddo. E quasi quattro mesi senza la minima traccia di nebbia".

"Aspetta a parlare, ora siamo in autunno e a breve non vedrete a un palmo dal naso, nella capitale!".

Caroline sbuffò, lasciandosi prendere per mano. Stavano facendo una passeggiata sulla scogliera, discutendo del più e del meno mentre si gustavano il paesaggio che, doveva ammetterlo, era davvero suggestivo.

Era una giornata serena, tersa e piuttosto fredda e pareva che l'inverno fosse deciso ad accelerare i tempi e a presentarsi prima del previsto, in Cornovaglia. Era arrivata due settimane prima per passare un po' di tempo con Dwight e la temperatura era scesa irrimediabilmente, giorno dopo giorno, tanto che era stata costretta a comparsi abiti invernali per non congelare.

"Passiamo alla miniera, a salutare Ross? Siamo a due passi dalla Wheal Grace" – propose Dwight.

Caroline annuì. "Ci offriranno qualcosa di caldo da bere?".

"Alla miniera? Dubito!" - rispose lui, ridendo. La strinse a se e proseguirono per il sentiero che portava alla Wheal Grace, sferzati dal vento.

Caroline osservò quel via vai di uomini sporchi di fango e polvere che andavano e venivano dalle grotte, chiedendosi come fosse possibile vivere un'intera esistenza così. Non ci era abituata e dubitava che avrebbe mai potuto riuscirci. Attraverso Dwight aveva scoperto un mondo vicino e allo stesso tempo lontano dal suo, sfarzoso e comodo, composto da tante persone senza certezze, senza denaro, che si spaccavano la schiena per paghe misere. All'inizio aveva guardato quasi sprezzante quelle persone ma, giorno dopo giorno, grazie all'amore del suo uomo che si prodigava per loro, aveva scoperto esseri umani con tanti sogni, come tutti, aspirazioni e tanta voglia di lavorare sodo per amore della loro famiglia. Li rispettava, ora. Non ne capiva la fatica e la condizione umana fino in fondo ma in un certo senso quelle persone erano entrate a far parte di lei e della vita che avrebbe vissuto dopo il matrimonio con Dwight.

In lontananza scorse Ross che, in maniche di camicia, aiutava a portar fuori dalla miniera un carrello pieno di rocce. "Santo cielo, congelerà!" - esclamò, stringendosi ancora di più nel suo mantello.

Dwight scosse la testa, mascherando un sorriso. "Starà bene, ci è abituato. Scommetterei che ha addirittura caldo, a furia di correre come una trottola".

"Io non capisco perché lo fa! Insomma, ci sono i suoi operai che lavorano, lui potrebbe starsene a casa al caldo a contare i profitti, senza muovere un muscolo. Ora la miniera va che è una meraviglia, chi glielo fa fare di stare quì a spaccarsi la schiena, al freddo? Non ha bisogno di lavorare". Non lo capiva, era come Demelza che, come lui, continuava a lavorare alla locanda benché fosse ricca e potesse benissimo farne a meno e stare a casa a fare la signora. Erano davvero tanto simili, quei due...

Dwight la osservò, con una serietà che raramente gli aveva visto vestire. "Lo fa per non pensare. Rimanere a casa sua è un tormento per lui... Ti sarai accorta, o forse te lo ha raccontato, che le cose per lui, in famiglia, non sono propriamente idilliache".

Caroline abbassò lo sguardo. Ahia, il discorso si stava dirigendo su un terreno minato. E ora? Si sentiva in colpa, stava mentendo a Ross, a Demelza e soprattutto a Dwight e questa era la cosa che le pesava di più, ma si sentiva in un vicolo cieco e prima o poi avrebbe dovuto affrontare quel problema in cui si era ritrovata, suo malgrado. "Non mi ha detto niente ma è abbastanza palese. Sua moglie non vive più quì".

"Se n'è andata due anni e mezzo fa, insieme al figlio. Da allora, lui non ne sa più nulla".

Caroline osservò Ross che, dopo averli visti in lontananza, si stava avvicinando. "Erano innamorati, peccato... Ma lui, te lo avevo detto, dava troppe cose per scontate e sembrava non la vedesse nemmeno".

"Già". Dwight le strinse la mano, facendole capire di stare in silenzio, appena in tempo prima che Ross li raggiungesse.

"Dwight, miss Penvenen, che piacere. Sto cominciando a pensare che voi, signorina, cominciate ad apprezzare il nostro clima" – disse Ross, ridendo.

Caroline lo fulminò con lo sguardo. "Preferirei una seduta dal medico, coperta di sanguisughe, al vostro dannato vento".

Ross e Dwight si guardarono negli occhi, ridendo.

"Sei sicuro di volerla sposare?".

"Ah, sì. L'adoro, anche quando borbotta".

Ross le strizzò l'occhio. "Allora è vero amore! Bravi".

Caroline sbuffò. "Invece di fare lo spiritoso, mi raccomando, preparatevi a dovere per il vostro ruolo di testimone".

"E a cosa dovrei prepararmi? Devo solo fare una firma e vi assicuro che so scrivere. Quella che potrebbe avere problemi siete voi, con la vostra mini-damigella".

Caroline sorrise. Ross si ricordava ancora di Clowance, benché fossero passati più di due mesi dal loro incontro. "La mia piccola damigella sarà istruita a dovere e sarà bravissima".

Ross la guardò di rimando, con aria di sfida. "La vostra mini-damigella ha una notevole testa dura, un linguaggio ancora limitato ma sa dire benissimo la parola 'no'. E se quel giorno si sveglierà col piede sbagliato e deciderà di non fare nulla, dubito troverete argomentazioni che le faranno cambiare idea".

Dwight, che non ci stava capendo nulla, la fissò un po' smarrito. "Abbiamo una damigella?".

"Sì, la figlia di una amica, ci porterà gli anelli. Vedrai, è un amore, una meraviglia di bambina".

"Di un anno e mezzo. L'ho conosciuta questa estate, quando sono stato a Londra per saldare il mio debito con la tua cara fidanzata" – precisò Ross.

Dwight spalancò gli occhi. "Avremo una damigella di un anno e mezzo?".

"Ne compirà due a novembre, fra poco più di un mese. E per il nostro matrimonio ne avrà quasi due e mezzo. Sta tranquillo, sarà perfetta".

Dwight sospirò. "Santo cielo...".

Caroline guardò i due, ridacchiando. Odiava mentire ma ancor più odiava che qualcuno contrastasse le sue idee e la ritenesse una sprovveduta. "Non commetterei mai un azzardo per il mio matrimonio, che credete? Ho il mio asso nella manica, nel caso Clowance faccia i capricci!".

"Che sarebbe?" - chiese Ross, scettico.

"Il suo fratellino".

Ross e Dwight spalancarono gli occhi. "Vuoi far fare a un maschio la damigella?".

"No!". Santo cielo, quei due erano esasperanti. "Voglio dire che Clowance ha una venerazione per suo fratello e fa tutto quello che lui gli chiede. Lei lo adora e lo segue ovunque, se quel giorno si mette male, mettiamo lui lì a convincerla".

Ross sospirò, tornando a volgersi verso la miniera. "State affidando le sorti del vostro matrimonio a due bambini. Auguri". Diede una pacca sulle spalle a Dwight, salutò Caroline e si allontanò con un'aria davvero divertita. "Ho molto da fare, ci vediamo presto" – disse, tornando al suo lavoro.

Dwight lo osservò andare via, pensieroso. "Era da tanto che non lo vedevo così di buon umore".

Caroline si morse il labbro, decisa ad indagare circa i sentimenti del bel capitano Poldark verso Demelza. E se c'era qualcuno che poteva fugare i suoi dubbi, quello era di certo Dwight. "Come mai? Soffre per sua moglie? Non mi sembrava averne così tanta cura, quando li ho conosciuti".

Dwight, prendendola sotto braccio, la condusse nuovamente sul sentiero che portava a casa sua. "Ross ha commesso mille errori, molto gravi anche. Ha trascurato la sua famiglia, è stato completamente assente per suo figlio e ha tradito Demelza, correndo fra le braccia di Elizabeth".

"E allora, direi che lei ha fatto bene ad andarsene" – sbottò Caroline.

"Ah, dal punto di vista di Demelza sì, perché lei ha davvero sofferto molto a causa di Ross. Ma lui...". Dwight scosse la testa. "Ross ha sempre amato sua moglie, il suo problema era che la dava per scontata. E' perso senza di lei, non ha più nulla per cui lottare e vivere, non ha una meta, uno scopo e vive divorato dai rimorsi e dai sensi di colpa per quanto ha fatto, per averla fatta soffrire, per averla tradita, per essere stato un pessimo padre e per non avere più accanto la sua famiglia. Li conosce i suoi errori, uno ad uno, ha saputo ammetterli e fare ammenda, ha fatto chiarezza nel suo cuore, ha definitivamente archiviato quell'amore giovanile idealizzato e ha capito l'immenso amore e valore che aveva Demelza per lui. Lo so, non dovrebbe essere così ma spesso ci si accorge di quanto valga ciò che abbiamo accanto, quando lo abbiamo perso. Non si darà mai pace, senza di lei. Per questo è partito per la guerra, per non pensare, per non affrontare quella vita vuota senza di lei e senza il suo bambino. La verità è che lui e Demelza erano anime gemelle, fatti per stare assieme e io sono sicuro, voglio sperare almeno, che anche lei pensi a lui ogni tanto e che non lo odi".

Giunsero davanti alla porta di casa e mentre Dwight apriva la porta, Caroline abbassò lo sguardo. Cosa doveva fare, cosa doveva dire? Accidenti, doveva essere sincera, dividere quel peso con qualcuno e le parole di Dwight le avevano dato la prova certa di qualcosa che forse sapeva già. Ross amava sua moglie, per quanto Demelza fosse convinta del contrario. Lo aveva capito dal loro incontro la primavera prima, quando per la prima volta Ross era andato a casa sua per saldare il suo debito e aveva scorto nei suoi occhi un velo di tristezza che non scompariva mai, nemmeno quando rideva. E ancor più se n'era accorta due mesi prima, davanti al suo sguardo pieno di nostalgia e rimpianti quando aveva dovuto salutare la piccola Clowance. "Dwight, devo dirti una cosa" – disse, tutto d'un fiato.

Dwight annuì, chiudendo la porta dietro di loro, dirigendosi verso il camino per accendere il fuoco. "Dimmi tesoro".

"Sono una pessima persona".

Il dottore spalancò gli occhi, alzandosi in piedi ed avvicinandosi a lei. "Amore mio, cosa stai dicendo? Non è vero".

Caroline deglutì, cercando le parole giuste per iniziare, non sapendo bene cosa aspettarsi da Dwight. "Ti ho mentito su una cosa... O meglio, l'ho omessa...".

"Di cosa parli?".

Caroline gli indicò una sedia. "Siediti, è meglio! E' una storia lunga e magari ti potrebbe venire da svenire".

Dwight, peoccupato, fece quanto gli aveva chiesto, sedendosi ed aspettando che lei facesse altrettanto.

Caroline si mise accanto a lui, poggiando i gomiti sul tavolo e mettendosi le mani nei capelli. "Io... che Ross e Demelza non stavano più insieme, i motivi della loro separazione... ecco, li sapevo già prima che me li dicessi tu".

"Te lo ha raccontato Ross?".

Caroline scosse la testa.

"Lo hai capito da sola?".

Ancora, Caroline scosse la testa.

Dwight si accigliò. "E allora, come hai...?".

Con un sospiro si tirò su, mettendosi più composta sulla sedia. "Me lo ha detto Demelza".

"Demelza?". Lo sguardo di Dwight divenne di puro stupore e terrore. "Cosa?".

"Hai capito benissimo. Io so dove vive, cosa fa, conosco Jeremy e lei è la mia migliore amica. Lo so da tanto, lo so da quando ha lasciato la Cornovaglia e per caso ci siamo incontrate a Londra, dove vive".

"Stai scherzando?".

Scosse la testa, non riuscendo a guardarlo in faccia. "Non era mia intenzione mentirti, quando ho incontrato Demelza, quasi due anni e mezzo fa, noi due ci eravamo lasciati, io non credevo che avrei rimesso piede qui e nemmeno sospettavo che avrei avuto a che fare ancora con Ross Poldark. Demelza e io ci siamo incontrate per caso, lei aveva lasciato Nampara da pochi giorni ed era arrivata a Londra col cane e col bambino, senza sapere dove sbattere la testa e da dove ricominciare. L'ho aiutata, una specie di solidarietà fra donne, verso una persona che avevo conosciuto solo sommariamente ma che mi era piaciuta tanto. Siamo diventate amiche, ci siamo frequentate e l'ho aiutata ad avviare un'attività a Londra che le ha permesso di mantenersi e di stare economicamente tranquilla. Quando Ross è ricomparso nella mia vita, la primavera scorsa, quando ho accettato di venire qui da te per parlare e per ricominciare, sapevo che questa cosa avrebbe creato problemi ma non riuscivo a trovare il modo di affrontarla e di parlare con te per di risolverla".

"Santo cielo...". Dwight si mise le mani nei capelli. "Ross la sa questa cosa?".

"No, non tradirei mai la fiducia di Demelza! Nemmeno lei sa che io e te siamo tornati insieme, sa che mi sono fidanzata e le ho detto che avrebbe scoperto il nome del mio futuro sposo il giorno del matrimonio. A dirla tutta, credo che pensi che mi sposo con qualche grosso azionista londinese".

Dwight la guardò, pallido in viso. "Quindi, Demelza verrà al nostro matrimonio così, alla cieca, senza sapere cosa l'aspetta e chi incontrerà?".

"Sì".

Con un lungo sospiro, Dwight si accasciò sulla sedia. "Per fortuna mi hai detto di sedermi...".

"Te lo dicevo che potevi svenire...".

"Già". Dwight gli lanciò un'occhiataccia. "Come sta Demelza?".

"Bene". Caroline si appoggiò nuovamente al tavolo coi gomiti, prendendo fra le mani una ciocca di capelli. Gli raccontò di come si erano incontrate, di come avessero avviato insieme la locanda e di come Demelza poi, dopo aver incontrato i Devrille, fosse diventata una vera lady della finanza, di quanto fosse diventata ricca, del suo ruolo all'interno della Warleggan Bank e di come ormai fosse una delle donne economicamente più potenti e ammirate di Londra.

Alla fine del racconto, Dwight aveva la bocca spalancata. "Demelza? La nostra Demelza? Quella che lavorava come una pazza a Nampara, che veniva a trovare Ross alla miniera e che non desiderava altro che essere una buona moglie e madre? E' incredibile immaginarla nelle vesti di una nobildonna della capitale".

"Ha fiuto per gli affari ed è una donna in gamba, intelligente e risoluta, oltre che molto bella. E anche parecchio testarda perché, come suo marito, benché ne possa fare volentieri a meno, continua a lavorare pure alla locanda. E' incredibile come sia rimasta la stessa semplice persona che ho incontrato a Londra quel giorno. E' amorevole, gentile, una donna d'affari ma allo stesso tempo una madre meravigliosa e incredibilmente dolce".

Dwight sorrise. "Non me ne stupisco, Demelza è così e non cambierà mai. Sono contento che stia bene e che si sia rifatta una vita ma mi spiace per Ross... Lei merita quel che ha ora ma... lo amava così tanto e ora di ciò che erano, non è rimasto più niente. Hanno raggiunto la ricchezza e perso l'amore che li univa".

Caroline scosse la testa. "Lei lo ama ancora, sai? Non lo dice apertamente ma è così, per quanto lui l'abbia fatta soffrire, non riesce a lasciarselo indietro del tutto. Potrebbe avere qualsiasi uomo desideri, a Londra c'è la fila che spasima per averla ma per lei esiste solo Ross".

"E allora perché non è tornata?" - sbottò Dwight.

Caroline gli strinse la mano. "Perché lei è convinta di essere sempre stata un peso per Ross, che lui non vedesse l'ora di liberarsi di lei e del bambino e di essere stata la seconda scelta che andava bene finché Elizabeth non è tornata libera. Per tanto ha pensato che lui si fosse rifatto una vita con il suo primo amore e solo per caso ha scoperto che lei aveva sposato George Warleggan e che Ross era partito per la guerra per il dolore di averla persa".

"Pensava che Ross fosse partito per Elizabeth? Ma non è vero, Ross è partito per lei, non sopportava di vivere a Nampara senza la sua famiglia. Santo cielo, Ross non ha mai pensato che lei fosse un peso, come puo' aver creduto a una cosa simile?".

Caroline lo guardò storto. "Beh, chiedilo al tuo amico. Da quello che mi ha raccontato lei, avrei pensato la stessa cosa al suo posto. Lui è stato davvero pessimo e per tanto si è comportato con arroganza, superficialità, trattandola come un oggetto invisibile ed interessandosi solo del benessere di Elizabeth e di suo figlio. Non gli importava di lei, del dolore che le arrecava, gli importava solo di se stesso. E anche con Jeremy... Demelza mi ha raccontato che non lo ha mai voluto, che non se ne è mai curato, che era con Elizabeth e Geoffrey che voleva avere una famiglia. Come poteva tornare?".

Dwight sospirò, stringedole la mano di rimando. "Ross ha commesso molti errori e si odia per averla fatta soffrire. La ama da morire, posso assicurartelo. Darebbe la sua vita, tutto quello che ha per riabbracciarla e per ritrovare il suo bambino. Sa di essere stato un marito e un padre pessimo ma ogni suo pensiero ormai è per lei e per Jeremy. Non per Elizabeth, non è lei che ama. E non è lei che avrebbe potuto renderlo felice e farlo sentire completo come si è sentito con Demelza".

"Ne sei sicuro?".

"Certo, ci metterei la mano sul fuoco".

"E allora dobbiamo aiutarli".

Dwight si grattò la guancia, pensieroso. "Come? Caroline, amore mio, farli incontrare al nostro matrimonio, senza dirgli nulla, è una pessima idea. Toglitelo dalla testa!".

Caroline, indispettita, gli strattonò il braccio. "Hanno aiutato noi e si amano ancora da morire. Hanno bisogno l'uno dell'altra per essere davvero felici e ora tocca a noi fare qualcosa per loro".

"Sono d'accordo! Ma cosa?".

Caroline picchiettò le dita sul tavolo, pensierosa. "Prima di pensare al da farsi, c'è un altro grande problema di cui dobbiamo parlare".

"Santo cielo! Che altro c'è ancora?". Era esasperato, pareva davvero terrorizzato ormai.

"C'è il problema della mia damigella".

Dwight la guardò storto, asciugandosi il sudore dal viso. "La tua damigella di un anno e mezzo?".

"Quasi due...".

"Tesoro, è l'ultimo dei nostri problemi. Se farà i capricci e non vorrà portarci gli anelli, ce li porteremo noi".

Caroline sbuffò. "No, non è l'ultimo dei nostri problemi, è il primo dei problemi!".

"Perché?".

"Perché Clowance, la mia piccola damigella, è figlia di Demelza".

A questo punto, Dwight sbiancò talmente tanto che parve davvero sul punto di svenire. "Di Demelza? La bambina di un anno e mezzo? Quella di cui parlava poco fa Ross?".

"Sì". Gli si avvicinò, cercando di spiegarsi prima che il suo fidanzato desse in escandescenze. "Quando Ross è venuto la scorsa estate, non si era fatto annunciare e mi è capitato a casa di sorpresa, un giorno in cui la piccola era da me. Giuro, non ho programmato di farli incontrare ma la bambina era lì, ci è piombata nel salotto e ho dovuto far buon viso a cattivo gioco, dicendo a Ross che era la figlia di una amica e che sarebbe stata la mia damigella".

Dwight la guardò. Sembrava stravolto, come se avesse lavorato per venti ore di seguito in miniera. "Hai detto che la bimba farà due anni a novembre? E' figlia di...".

Caroline annuì. "Di Ross. Quando Demelza se n'è andata, era incinta da pochissimo, nemmeno lo sapeva. Lo ha scoperto a Londra. Clowance è nata nella capitale in un giorno di neve e io sono la sua madrina".

A quel punto, Dwight si accasciò col viso sul tavolo. "Ross ne morirà, quando saprà questa cosa. Quando scoprirà che quella notte in cui è stato con Elizabeth lei aspettava già sua figlia, quando realizzerà che a causa dei suoi errori Demelza ha dovuto affrontare tutto da sola, sarà divorato dai rimorsi e dai sensi di colpa, molto più di quanto già non faccia ora".

"Ma... Demelza mi ha detto che non voleva altri figli, magari davvero non gli importa".

Dwight scosse la testa. "Ross amava da impazzire la loro prima figlia, Julia. Ha affrontato la sua morte da solo, tenendola fra le braccia, vedendola spirare davanti ai suoi occhi. E da solo ha portato quella piccola bara sulle spalle... Non l'ha mai superata del tutto quella perdita perché amava la sua bambina ed è stata la paura di soffrire ancora che lo ha fatto reagire tanto freddamente alla nascita di Jeremy. Ma ama i suoi figli, TUTTI i suoi figli. E se sapesse che al mondo esiste una figlia di cui ignora l'esistenza, una bimba come quella che ha perso, sarebbe l'uomo più felice della terra". La guardò, assorto. "Quindi lui non sa che quella bimba è sua?".

"No. E nemmeno Demelza sa del loro incontro. Come ti ho detto, è stato tutto casuale ma poi... ho forzato un po' le cose e con una scusa, ho lasciato da solo Ross con la bambina per una mezz'oretta".

Dwight spalancò gli occhi. "Caroline, tu mi fai paura!".

"E' andata bene, si sono divertiti come pazzi, sta tranquillo. Clowance è meravigliosa, somiglia tanto a Demelza e Ross... credo ne sia rimasto conquistato. Forse il suo istinto paterno ha riconosciuto quella bimba come sua figlia, anche se, consciamente, non poteva capirlo".

"Che si fa? Diciamo la verità ad entrambi?".

Caroline scosse la testa. "No, Demelza non verrebbe al matrimonio e si chiuderebbe a riccio, è testarda come un mulo quando si impunta. Ma hai ragione, non possiamo aspettare il giorno delle nozze, devono vedersi prima". Ci pensò su e poi, all'improvviso, sorrise. "E se fosse una cosa casuale? Sì, intendo di una casualità un po' guidata...".

"Che hai in mente?".

Caroline si alzò dalla sedia e gli si avvicinò, cingendogli le spalle. "La Wheal Grace è ora fonte di ottimi guadagni e se un anonimo azionista proponesse a Ross un incontro nella locanda di Demelza per discutere di affari...".

"Cioè?".

"Pensaci, ne usciremmo puliti così e non tradiremmo la loro amicizia! Quando torno a Londra, faccio scrivere una lettera per Ross dal mio maggiordomo personale, persona estremamente fidata e silenziosa e dall'ottima calligrafia che il caro capitano Poldark non potrebbe riconoscere. Fingerà di essere un azionista interessato e gli scriverà una lettera per proporgli l'acquisto di quote azionare della miniera, dichiarando di preferire rimanere nell'anonimato fino al loro incontro. Gli darà appuntamento nella locanda di Demelza e il gioco è fatto. Si troveranno casualmente faccia a faccia e poi...".

"Dipenderà da loro". Dwight sorrise, accarezzandole i capelli e baciandola sulle labbra. "E' un'ottima idea e tu sei davvero intrigante e un'ottima stratega".

"Lo prenderò come un complimento! Però...". Caroline fece alcuni passi pensierosa, all'interno della stanza. "C'è un problema. Demelza ora è piuttosto impegnata e sarà spesso fuori Londra per degli incontri d'affari e rischiamo di dare a Ross un'appuntamento in un giorno in cui lei non c'è".

"E quindi, che si fa?".

"Mi ha detto che rallenterà col lavoro per il compleanno di Clowance e che da lì in poi, almeno fin dopo Natale, non si muoverà più da Londra. E che passerà la prima parte di dicembre alla locanda per chiudere la contabilità annuale".

Dwight sorrise. "Quindi... spediamo Ross a Londra per inizio dicembre?".

Caroline sorrise, furba. "Certo, socio!". Gli prese la mano, stringendola in segno di fiducia e d'amore, uniti da quel tacito accordo che doveva rimanere segreto al mondo.





  
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