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Autore: DarkSoul001    08/01/2017    1 recensioni
Quanto aveva aspettato questo momento. La mano destra era ancora sul collo dell’amico mentre con l’altra gli stava accarezzando la mano. La sentiva tremare sotto il suo tocco e sentiva le pulsazioni del collo che andavano a mille, esattamente come le sue.
Genere: Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mary Morstan, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
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Indizi celati
 
“Siamo arrivati”
La voce di Lestrade risvegliò improvvisamente il detective dai suoi pensieri. L’eco della voce di Moriarty risuonava ancora nella sua mente.
Ti brucerò il cuore…
“Sherlock va tutto bene?”
L’ispettore non sapeva come comportarsi. Solo la sera prima aveva visto l’uomo di fianco a lui in lacrime, per la prima volta si era reso conto veramente dei sentimenti che provava per John. Si era accorto dal primo momento che ci fosse qualcosa oltre la sola amicizia ma non aveva idea che il cuore, apparentemente di ghiaccio, del suo amico fosse capace di amare veramente un’altra persona, con tale devozione e, di conseguenza, poterne soffrire così tanto la sua perdita.
Perdita? Sul serio?
Cercò di scacciare quella parola dalla sua mente, ma senza successo. Poteva solo immaginare cosa sarebbe successo se John fosse veramente…
Piantala!
“è veramente questo il posto?”
Sherlock era finalmente tornato completamente alla realtà e si era appena accorto di dove fossero. Era lo steso posto dove lo aveva portato il tassista, era dove John gli aveva salvato la vita… era il primo caso che hanno risolto insieme. Era stata la prima volta che aveva sentito il nome di Moriarty.
“La telecamera gli ha ripresi mentre entravano in quell’edificio”
“Telecamera?”
Il poliziotto che si era avvicinato all’auto per informare Lestrade lo guardò come se si fosse accorto solo in quel momento della sua presenza.
“Quale telecamera? Qui non ci sono telecamere”
Se così fosse avrebbero ripreso sia lui sia John che entrava nell’altro edificio e saprebbero chi aveva sparato al tassista.
“Sì ce n’è una proprio lì”
Sherlock si girò e la vide. Era nuova, installata da poco. Forse solo da qualche ora.
“Sherlock…”
La voce di Lestrade era sempre più preoccupata. Era convinto che non sarebbe riuscito a gestirlo, non questa volta.
Oh per l’amor di Dio
Il detective scese velocemente dall’auto. Cominciava ad odiarlo. Era sempre lui, non aveva bisogno di conforto o rassicurazioni, si limitava ad attenersi ai fatti, come al solito. Si pentì ancora una volta di essersi fatto vedere in quello stato.
Continuerà ancora per molto a preoccuparsi? Sta diventando insopportabile
Senza pensarci due volte si avviò verso all’edificio dove lo aveva portato il tassista, quello di destra.
“Signore, mi scusi non è quello. I due sono entrati nell’edificio di sinistra”
Sherlock si voltò lentamente. Guardò prima il poliziotto, poi diede un’altra occhiata alla telecamera.
Ah ora capisco.
“Giusto, mi scusi”
Gli occhi di Lestrade saettarono verso di lui e su di essi si dipinse un misto di sorpresa e, quasi, preoccupazione.
Mi scusi?!
Si avvicinò velocemente all’altro, che si stava avviando verso l’edificio di sinistra.
“Cosa non mi stai dicendo, Sherlock?”
A volte dimenticava quanto fosse effettivamente intelligente… o meglio meno stupido di quanto pensasse.
“Niente, ho dato per scontato fosse l’altro edificio, non mi sono attenuto ai fatti. Guarda anche la scia di sangue porta qui, è stato un mio errore”
“UN TUO… ok senti so che vuoi sempre fare tutto da solo, ma qui stiamo parlando di un assassi… di una persona pericolosa, hai bisogno di noi”
Sherlock fece un respiro profondo. Avrebbe voluto evitarlo ma a quanto pare non c’era altra scelta.
“Odio ammetterlo ma… non sono del tutto lucido… continuo a pensare a John… a cosa potrebbe essergli successo e…” La sua voce si spezzò e una lacrima solitaria cominciò a scendere sulla sua guancia. Lui se la sciugò velocemente, fissando lo sguardo a terra per evitare di incrociare occhi indiscreti.
Il cuore di Lestrade si riempì di tenerezza, il suo sguardo si addolcì. Mise una mano sulla spalla dell’amico. Avrebbe voluto abbracciarlo ma aveva paura di come avrebbe potuto reagire.
“Tranquillo, vedrai che andrà tutto bene”
Sherlock annuì mestamente, tenendo lo sguardo verso terra.
L’ispettore lo precedette, seguendo le tracce di sangue insieme al resto della squadra. Sherlock si tenne in disparte e sul suo volto si dipinse un sincero senso di colpa. Ma non aveva scelta.
Non appena si ritrovò da solo uscì dall’edificio.
 
Tutto era esattamente come lo ricordava: il corridoio lungo, le porte imponenti e le stanze spoglie, con grandi vetrate.
Sherlock stava esaminando attentamente ogni stanza, ma senza trovare nulla di rilevante. Non aveva molto tempo, presto si sarebbero accorti della sua assenza e che le macchie di sangue non portavano a nulla…
Giusto il sangue! Che idiota…
Scese velocemente le scale, fino a ritrovarsi in un piano sotterraneo. Sembrava una cantina, ovviamente non veniva usata da molto, c’erano polvere e ragnatele ovunque. Alcuni schedari erano ammassati su una parete mentre le altre erano completamente spoglie, ad eccezione di qualche scaffale. Fogli e documenti erano buttati a terra alla rinfusa.
Il detective cominciò a esaminare ogni angolo, ogni crepa, ogni fessura.
Trovato!
Una delle ragnatele, sulla destra di uno scaffale, stava ondeggiando leggermente a causa del vento. Vento che proveniva da una piccola fessura del muro, o meglio da una porta segreta.
Sherlock la aprì velocemente, constatando che lo scaffale era attaccato alla parete e dandosi una spiegazione di come avesse fatto a tornare al suo posto.
Per quanto Mary possa essere forte, trasportare un cadavere…
Una fitta al cuore interruppe i suoi pensieri. Scosse velocemente la testa cercando di scacciare l’immagine che gli era balenata davanti.
…Trasportare un corpo su e giù per le scale richiede un enorme sforzo. L’unico modo, e anche il più sicuro, per portarlo da un edificio ad un altro è un passaggio sotterraneo che li colleghi.
La struttura del corridoio era uguale a quella del resto dell’edificio, quindi doveva essere stato costruito dal principio in modo che le due strutture fossero collegate.
Hanno costruito questo posto per me? O l’hanno semplicemente trovato?
Sherlock stava continuando ad avanzare per quell’unico, stretto corridoio, illuminato da qualche luce neon che si trovava sul soffitto. La maggior parte erano bruciate ma quelle rimanenti bastavano per vedere abbastanza da non sbattere contro una parete.
Più avanzava, più i suoi sentimenti rischiavano di prendere il sopravvento. Per quanto cercasse di impedirlo il suo cuore non smetteva di battere così forte da rischiare di uscirgli dal petto, la paura prendeva il possesso della sua mente impedendogli di pensare con completa lucidità.
John resisti, sto arrivando
All’improvviso il corridoio si apriva in una stanza più grande e completamente buia. Sherlock tirò fuori una torcia e una pistola che aveva recuperato poco prima da uno degli agenti. Il fascio di luce non lo aiutò molto, non vide altro che pareti grigie e spoglie e, dall’altra parte della stanza, una grande porta blindata d’acciaio. Cominciò a camminare lentamente illuminando ogni angolo, sempre con la pistola pronta per ogni evenienza.
Avvicinandosi alla parete destra si accorse che c’era una seconda porta, questa volta di legno, e leggermente aperta. Con cautela entrò per esaminare l’interno.
Un misto di puro terrore e incedibile sollievo si fecero strada in lui ad una velocità tale che ebbe la sensazione di cadere. La sua mente si distaccò immediatamente da qualsiasi pensiero logico, abbassò la pistola, che per poco non gli cadde di mano, per avvicinarsi a quella figura, stesa a terra, raggomitolata su sé stessa.
Sherlock si inginocchio di fianco ad essa, eliminando completamente il terrore e lasciando spazio solo al sollievo quando la sentì respirare. Una lacrima di gratitudine gli scese sulla guancia e, quasi come una preghiera, pronunciò il suo nome.
“John…”
   
 
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