Serie TV > The Vampire Diaries
Segui la storia  |       
Autore: cioco_93    08/01/2017    1 recensioni
- Quando hai 25 anni ti sembra che il mondo è ai tuoi piedi.
Pensi che hai tutta la vita davanti per realizzarti, crescere, innamorarti, vivere.
Ma purtroppo non è per tutti così. -
Ritorno a scrivere con una storia più agrodolce del solito, dove Damon ed Elena incroceranno I loro destini in maniera forte e passionale ma con una data di scadenza.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

16. I'm not ready to say goodbye

- Niente di rotto, ma la botta la sentirai per più di qualche giorno – affermò il medico che mi stava fasciando la mano – tienici per ora il ghiaccio sopra, metti il Lasonil mattina e sera, ed evita di tirare altri pugni al muro – aggiunse con toni di rimprovero.
- Si, si certo, ora posso andare.?? – domandai secco e il cenno esasperato del dottore mi fece schizzare nuovamente in sala d’attesa.
Elena era stata ricoverata da circa una 40tina di minuti quando tornai dal resto dei suoi famigliari: aveva avuto una crisi respiratoria in piena notte.
L’avevo sentita tossire, poi avevo percepito i respiri affannati e in men che non si dica avevo chiamato l’ambulanza e svegliato i suoi.
Avevo cercato di calmarla, tenerla lucida, rassicurare tramite la mia pacatezza tutta la famiglia, ma non appena varcammo le porte dell’ospedale di Mystic Falls, e l’avevo vista scomparire d’urgenza dietro le porte del pronto soccorso, ero scoppiato in grande stile, tirando un pugno al muro.
Risultato: mano sanguinante, gonfia e visita forzata alla mano sotto obbligo di Grayson Gilbert.
- Ci sono novità.?? – esordì nell’immediato non appena mi avvicinai a Jeremy.
- Ancora niente – rispose scoraggiato lui, ma non ebbi tempo di rispondergli che il mio cellulare aveva iniziato a suonare all’impazzata.
- Non sappiamo ancora niente – dissi nell’immediato prendendo la chiamata. Avevo avvisato tempo zero Caroline dell’accaduto, e immaginavo di sentire prima o poi la sua voce quella notte.
- Dio Grayson è un medico dell’ospedale. Non può spronare i suoi colleghi a muoversi.?? – replicò nervosa la ragazza. Per quel che l’avevo conosciuta, sapevo che la stesse uccidendo non esser lì con noi.
- Stefan è con te.?? – chiesi sospirando stancamente.
- No, è in ospedale. Aveva il turno di notte oggi – rispose tristemente lei.
- Ok – risposi pensando a come calmarmi e calmarla – facciamo che non appena ho delle novità, sarai la prima a esser informata. Ok.?? Ti fidi.?? – le proposi non sapendo più cosa dire.
- Mi fido – rispose secca lei – non esitare a chiamare a qualsiasi ora, tanto oramai non credo che chiuderò occhi – affermò sconsolata e spense la telefonata.
- Era già capitato.?? – mi domandò immediatamente Jeremy spaesandomi al momento.
- Come scusa.?? – ribattei perplesso.
- Era già capitato che stessa male in questo modo.?? – disse in modo più esplicito.
- No – risposi con un sospiro pesante – Nausea, pesantezza, vomito, dolori costanti alla schiena, ma questo… è decisamente un nuovo sintomo, il che vuol dire solo una cosa … - iniziai a spiegarli come un automa.
- …Che è peggiorata – concluse Jeremy per me.

Quando poco dopo finalmente riuscimmo a parlare con i medici, scoprimmo quello che già mi aspettavo da tempo: l’aver bloccato momentaneamente la chemio aveva fatto si che il tumore si rinforzasse nuovamente ed avesse avuto il tempo di attaccare indisturbato i linfonodi circostanti il pancreas e quelli toracici. Da qui la crisi respiratoria. Fortunatamente era uno di quei sintomi controllabili e quindi, dopo quella prima volta sarebbe bastato stare attenti alle avvisaglie e prendere direttamente delle pastiglie prescritte dal medico.
Quando alle 4 del mattino avemmo finalmente la possibilità di entrare da lei in stanza, lasciai inizialmente spazio ai suoi genitori e suo fratello, e ne approfittai per chiamare la sua bionda e ansiosa coinquilina, in modo da procurarle qualche ora di sonno.
Solo quando i tre uscirono decisi di fare il mio ingresso in stanza.
- Hej – disse con toni stanchi ma dolci la ragazza.
- Ciao – replicai io con un lieve sorriso, ma Elena oramai mi conosceva abbastanza da scorgere subito nei miei occhi qualcosa che non andasse.
- Sei arrabbiato – affermò semplicemente, senza porre nemmeno domande.
- Da quanto lo sapevi.?? – replicai io severo mentre mi appoggiavo sul letto.
- Da circa un mese – sospirò lei – ma non volevo rovinare il Natale a nessuno, me stessa compresa – rispose lei sconsolata.
- Sei un’irresponsabile.!! E se fossi stata da sola.?? E se avessi dato di matto e non avessi fatto in tempo ad avvisare chiunque perché troppo spaventato.?? – iniziai a rimproverarla alzando la voce.
- E se, e se, e se… ma non è successo. Ti prego, basta… - mi supplicò lei con gli occhi lucidi, e mi spezzò il cuore.
Mi avvicinai a quel punto maggiormente a lei, e con lo sguardo perso nel suo, le accarezzai dolcemente il viso.
- Scusa. E che…non sono ancora pronto a dirti addio – ammisi con voce spezzata.
Elena a quel punto posò con leggerezza la sua mano sulla mia, e dolcemente si avvicinò alle mie labbra per lasciarmi un bacio.
- Nemmeno io – affermò con un’intensità tale da spiazzarmi. Era quasi come se me lo stesse promettendo – detto ciò cos’hai fatto alla mano.?? – domandò poi perplessa.
- Ho litigato con un muro – affermai ironico con alzata di spalle.
- Damon… - mi riprese lei seria.
- Ok, ok mi hai scoperto…. Dopo aver mantenuto la calma fin che non hai messo piede in ospedale, ho dato di matto e me la sono presa con il muro – le spiegai con un ghigno quasi divertito.
- Non credi che basto io a far preoccupare le persone in ospedale.?? – ribatté lei scuotendo la testa.
- Non puoi esser sempre tu la protagonista – la presi in giro io fingendomi offeso.
- Scemo… - mi rimbeccò lei – ascolta i medici hanno detto quanto dovrò rimanere ricoverata.?? – chiese poi preoccupata. Odiava stare rinchiusa nei ospedali, me l’aveva sempre detto.
- Credo che ti faranno uscire in serata. Così poi ceniamo dai tuoi, dormi tranquilla nel tuo letto e partiamo la mattina a seguire – le spiegai premuroso, ma notai subito come i suoi occhi si rattristarono in men che non si dica – Hej Gilbert che ti prende.?? – domandai spaesato.
- E che… volevo godermi la mia casa per un ultima volta. Ho così tanta paura di non tornare più, e invece passerò tutto domani ancora in ospedale. –iniziò a spiegarmi in lacrime, e istintivamente l’abbracciai forte a me.
- Ascoltami bene Elena. La tua situazione è grave, ma non gravissima. E si è vero, non abbiamo tutta la vita davanti, ma fidati, che il tempo di riportarti a casa, lo troveremo. Chiaro.?? – la spronai con entusiasmo.
La ragazza non rispose, ma fece solo un lieve cenno con la testa, che al momento mi poteva bastare.
Il nostro corpo è una macchina interessante: nei momenti di malattia, a seconda di come reagisce il soggetto, la prognosi può variare. La forza e la volontà di voler resistere, porta a superare perfino il tempo a disposizione. Lo scoraggiamento, e la poca voglia di lottare, possono portare invece la persona a non arrivare neanche alla metà del tempo rimasto. Proprio per questo volevo che Elena lottasse: per avere la possibilità di avere più tempo.

Nonostante la nottata movimentata, la mattina ovviamente mi svegliai prestissimo, anche a causa ovviamente della scomoda poltroncina su cui avevo dormito.
Avevo passato la notte infatti in ospedale, nella camera di Elena, insieme a sua madre Miranda. Grayson era stato purtroppo chiamato per un’emergenza chirurgica, su un bambino di 7 anni, proprio il giorno di Santo Stefano, mentre a fatica, avevamo convinto Jeremy ad andare a casa.
Per le 8 quindi, dopo che i medici mi avevano svegliato entrando in stanza per fare i classici controlli di routine ad Elena, lei si era bellamente riaddormentata io invece avevo perso totalmente il sonno e mi ero dato alla ricerca di una macchinetta per il caffè.
- Immaginavo di trovarti qui – disse d’un tratto gentile una voce alle mie spalle.
- Miranda, pensavo ti fossi riaddormentata – replicai stupito della sua presenza – caffè.?? – domandai a seguire.
- Volentieri e grazie – ribatté lei – Sai, stai facendo davvero molto per mia figlia, e nonostante tutta questa storia, non credo di averla mai vista sorridere così tanto per qualcuno, quindi sappilo. La mia famiglia, per questo sarà sempre in debito con te Damon Salvatore– mi spiegò successivamente lasciandomi decisamente basito.
- Non so cosa rispondere. Grazie, sono contento che voi apprezziate, ma Miranda, voi avete dato alla luce la donna che amo, quello a esser in debito dovrei esser io, quindi lasciamo perdere tutta questa cosa dei debiti – suggerì imbarazzato ponendole il suo bicchiere.
- Ha ragione mia figlia, parli proprio come un avvocato – mi prese in giro la donna – piuttosto, devo chiederti una cosa più seria – aggiunse incupendosi – credi che sia il caso di partire.?? Dici che Elena possa reggere tutto il viaggio.?? – domandò infine preoccupata.
- Io…io posso capire la tua preoccupazione, ma credo che partire per lei sarà un tocca sana. Staccare dal suo inferno, svagarsi un po’… - iniziai a rassicurarla -Ho parlato già sta notte con il medico che l’ha ricoverata, che ha confermato la mia tesi, e sto aspettando che il dottor Brown, che segue Elena a New York, mi risponda, ma credo che concorderà anche lui – conclusi.
La donna non rispose, semplicemente mi abbracciò con le poche forze che la stanchezza le concedeva.

Per le 18, dopo svariati via vai di medici nella stanza di Elena, finalmente ci concessero di tornare tutti a casa. A causa della stanchezza, nessuno ebbe voglia di mettersi ai fornelli, e così optammo per una pizza in famiglia sul divano dei Gilbert.
Nonostante la frenesia delle ultime 20 ore però, riuscimmo a goderci la serata rilassati, ma quando oramai l’ora di coricarsi era vicina, notai di come Elena era sparita già da un po’ dalla mia vista.
- Sarà in veranda – mi suggerì Grayson con un sorriso, è senza pensarci troppo mi buttai addosso il cappotto e uscì a controllare.
Come ipotizzato dal padre, la ragazza era lì, seduta a gambe incrociate sull’altalena, protetta da una calda coperta di lana, fissa a guardare l’orizzonte mentre beveva la sua cioccolata calda. Con i capelli sciolti e mossi che cadevano sulle spalle, e quelle guance rosse dal freddo, era semplicemente meravigliosa.
- Devo dedurre che sia tra i tuoi posti preferiti della casa, se ti rifugi sempre qua – esordì annunciando la mia presenza.
- Ottima deduzione Sherlock – mi prese in giro lei, alzando la coperta per farmi segno di mettermi accanto a lei.
- Non hai troppo freddo.?? – le chiesi preoccupato.
- Fidati, tra poco sentirai anche tu come questa coperta tenga caldo, e in più sto facendo scivolare nel mio corpo questa bollente cioccolata: fidati, sto benissimo – rispose lei con sorriso.
- Su, raccontami la storia di questo posto – le dissi cingendole le spalle con un braccio.
- In che senso.?? – mi domandò spaesata.
- Andiamo Gilbert. Quando un luogo diventa il tuo preferito, è perché c’è una storia dietro – la spronai curioso, alche la ragazza, dopo un primo sguardo divertito tornò a fissare l’orizzonte e iniziò a parlare.
- Non ha una vera e propria storia, semplicemente ogni volta che cercavo di riflettere, mi ritrovavo qua. Certe volte da sola, a volte con Caroline, altre ancora con mio padre. Mi rilassa tutto qua – disse con un’alzata di spalle – Sentiamo il tuo qual è.?? – chiese poi divertita.
- Il cortile della tua galleria – risposi di getto.
- Ma smettila – mi riprese immediatamente lei.
- Hej, guarda che sono serio. E non lo dico solo perché ci lavori tu mia cara. Ricordi.?? È il mio angolo di pace e Provenza in quella che è la caotica New York – le dissi sincero.
- Ma non ci sono le lavande – commentò lei.
- Ma la mia immaginazione basta e avanza – replicai piccato strappandole un bacio – Comunque, a proposito di Francia, devo chiederti una cosa – dissi facendomi più serio.
- Non mi piace questo risvolto – affermò Elena rabbuiandosi.
- Ho parlato con tua madre, convinto tuo padre, rassicurato Caroline e avuto l’ok da 4 differenti medici, ma ora ho bisogno di saperlo da te – iniziai a farneticare.
- Damon arriva al sodo – mi richiamò lei.
- Te la senti di partire Elena.?? – le domandi scontrandomi con quelle sue due pozze cioccolato.
- Credo che non mi fermerebbe nulla al mondo dal partire al momento. Nemmeno tu – rispose sicura lei, e io non potei esserne più felice.
Le avrei fatto assaporare la parte migliore della vita, per spronarla a non mollare fino al suo ultimo respiro, e tenerla il più possibile con me.

Buona domenica mie lettrici.!!
Rieccomi qui con un nuovo chapter che ripòrta tutti con i piedi per terra. Elena sta peggiorando e nonostante la speranza di tutti di aver ancora tempo, ovviamente è sempre più ovvio che i giorni sul calendario invece che aumentare, dimuiscono drasticamente.
Ora, nessuno ancora sa quanto, ma è ovvio che la preoccupazione inizia a farsi sempre più presente nell'umore di tutti, Elena compresa, timorosa di non poter più rivedere la sua casa, ma questo non ferma i nostri Delena a partire, tanto che dal prossimo leggerete già del loro viaggio.!!
Ora vi lascio.
Un bacio
A.

 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Vampire Diaries / Vai alla pagina dell'autore: cioco_93