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Autore: Alouette    27/05/2009    2 recensioni
Efestione è appoggiato alla balaustra, il sole caldo della tarda mattinata lo illumina dolcemente e gioca con i riflessi dei suoi capelli, crea luci e ombre sul suo viso, la testa su una mano che tiene anche indietro i capelli, si volta e gli sorride, lo invita…
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alessandro il Grande, Efestione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ἀδεῶς

 

I passi risuonano ovattati negli ampi corridoi del palazzo di Babilonia, la seta delle vesti fruscia mentre cammina, gli odori mischiati di spezie e incensi stuzzicano il naso, nel via vai di guardie e burocrati Alessandro si sente osservato, con la coda dell’occhio scorge dei capelli neri e degli occhi scuri che lo scrutano, Bagoa, da quando erano arrivati a Babilonia e l’eunuco era diventato il suo schiavo personale il ragazzo aveva preso l’abitudine di seguirlo, di osservarlo, in quanto Re la cosa lo lusingava, come uomo gli piaceva, come amante talvolta lo imbarazzava, lo imbarazzava in quanto lo attraeva, Bagoa era parte di quel mondo di sete e incensi, di lussurie, conosceva le arti della seduzione e sapeva metterle in pratica. Nonostante ciò, Alessandro non aveva mai chiesto a Bagoa niente di più dei suoi doveri di servo, che non comprendevano per forza scaldare il letto del Re, anche se il ragazzo gli aveva fatto intendere più volte la sua disponibilità. Decide di ignorarlo. Arriva alla porta del suo amico più caro, suo compagno, suo generale, suo amante, Efestione. La porta si apre senza far rumore, Alessandro entra, quindi si gira e la richiude, la serratura scatta silenziosamente. Efestione non è dentro la camera ma Alessandro sorride osservando come sempre come l’impronta dell’uomo sia ovunque: sui fogli sistemati sulla scrivania in un modo proprio di Efestione, ordine per lui, disordine per gli altri, il suo odore nella stanza… il Re sa dove trovare il generale, l’amico il compagno, l’amante l’amato. Alessandro scosta le tende ed esce sul balcone.

 

- Mi chiedevo quanto ancora ci avresti messo… -

 

Efestione è appoggiato alla balaustra, il sole caldo della tarda mattinata lo illumina dolcemente e gioca con i riflessi dei suoi capelli, crea luci e ombre sul suo viso, la testa su una mano che tiene anche indietro i capelli, si volta e gli sorride, lo invita…

Alessandro si avvicina, accetta l’invito e lo bacia…

 

- Buongiorno… -

 

Sussurra l’altro quando il bacio si rompe, il soffio leggero delle parole sulle labbra del Re, di nuovo invita, di nuovo accetta. Efestione ride, ride anche Alessandro mentre l’altro lentamente si stacca e si riappoggia alla balaustra.

 

- Non ho molto tempo, Parmenione mi aspetta… -

 

Efestione fa segno di capire, senza però staccare lo sguardo dal panorama della città nel suo pieno fervore… il suo balcone non dà sui giardini come la maggior parte delle stanze dei generali e da qui si può osservare ogni sfumatura di questa nuova realtà, come ogni odore si mischi con l’altro.

 

- Che succede? -

 

- Pensavo… -

 

Gli sguardi si incontrano, uno assorto uno interrogante.

 

- Pensavo a come Gilgamesh abbia dovuto incontrare Enkidu per diventare un sovrano migliore e a come Enkidu sia dovuto morire perché Gilgamesh diventasse il più grande -

 

Alessandro è colpito, non pensava che il mito fosse rimasto tanto impresso all’amico ma sente la sua insicurezza e capisce. Lo abbraccia da dietro, lasciando Efestione appoggiare il capo sulla propria spalla, ha il volto fra i capelli dell’altro, inspira per qualche secondo il profumo familiare, poi, la bocca all’orecchio, sussurra:

 

- Tu mi rendi migliore, ma non posso essere grande senza di te, perché se non ci sei tu non può esserci nemmeno Alessandro… -

 

Efestione si gira fra le sue braccia, lentamente, di nuovo uniti, di nuovo gioco di lingue. Un po’ dolce un po’ feroce, poi di nuovo dolce. Non si rompe l’unione nemmeno mentre Alessandro spinge l’altro verso l’interno della stanza, via dal balcone, fino sul letto. Mani nei capelli, carezze sul corpo, tocchi familiari e sempre nuovi. Efestione quindi si stacca, gli occhi blu paiono immensi e Alessandro non desidera altro che continuare a baciarlo.

 

- Asp… -

 

Non può continuare, Alessandro s’insinua di nuovo nella sua bocca, come se solo da questo dipendesse il suo essere lì.

 

- Xander -

 

Efestione riesce di nuovo a sottrarsi, Alessandro lo guarda e sorride, quasi felino.

 

- non dovevi incontrarti con Parmenione? Mi avevano detto che si erano creati dei problemi nell’organizzazione burocratica… -

 

Alessandro lo zittisce.

 

- Per i problemi c’è domani. -

 

 

 

 

***

 

Se fosse inglese la definirei fluffy^^

Piuttosto semplice, senza particolari pretese,

perché li amo quando sono insieme.

 

ἀδεῶς è un avverbio che vuol dire “senza paura”.

Il mito di Gilgamesh appartiene invece alla mitologia sumerica e in seguito è passato ai Persiani.

Gilgamesh, mitico re di Uruk, è un sovrano tirannico, finché non incontra Enkidu, creatura plasmata dagli dei per rispondere alle preghiere dei cittadini di Uruk. Gilgamesh ed Enkidu lottano selvaggiamente, e nonostante la sua forza leggendaria, Gilgamesh, non riuscendo a prevalere, colpito dal valore del suo avversario, stringe con lui un solenne patto d'amicizia. Tornato in città Gilgamesh diventa un re migliore di quando era partito. In seguito i due amici si avventurano fuori dalla città verso la foresta dei cedri, dove un terribile mostro sta a guardia dei pregiati alberi. Uniti combattono e sconfiggono la bestia e così i due eroi trionfanti fanno ritorno ad Uruk con il prezioso bottino, dove la dea Ishtar, impressionata dalla bellezza e dal valore di Gilgamesh, gli propone di diventare suo sposo, ma riceve un netto rifiuto. Ella, quindi, chiede a suo padre Anu di affidarle il Toro celeste, che scatena per le strade di Uruk. Enkidu affronta due volte il toro, dapprima da solo, e poi con l'aiuto di Gilgamesh. I due eroi trionfano, forti del loro valore. Enkidu tuttavia per volontà degli dei muore a seguito di una malattia e Gilgamesh, per la prima volta, è affranto dal dolore. Sconvolto, parte alla ricerca dell'unico uomo che conosce il segreto dell'immortalità, ma quando, dopo numerose peripezie, riesce ad incontrarlo, deve arrendersi all'evidenza: le circostanze che hanno dato al suo antenato l'immortalità sono eccezionali e non ripetibili. Riceve un’erba magica che intende portare al suo popolo, ma dopo essere riuscito a coglierla, mentre si riposa accanto a un ruscello, un serpente la porta via e, dopo averla mangiata, cambia pelle. Gilgamesh fa quindi ritorno ad Uruk e qui, maturato dopo il viaggio, diventa il più grande re della città.

 

Spesso l’amicizia tra Enkidu e Gilgamesh è stata paragonata a quella di Achille e Patroclo.

   
 
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