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Autore: nigatsu no yuki    08/01/2017    2 recensioni
Raccolta di nove oneshot a tema natalizio, ognuna su una coppia diversa e con prompt diversi. Spero possano piacervi :3
1) Silent night | Ukatake
2) Brithday night | Kagehina
3) Warm night | Tsukkiyama
4) Bitter night | Iwaoi
5) Santa Claus' night | Asanoya
6) Funny night | Levyaku
7) Lonely night | Kuroken
8) Endless night | Daisuga
9) Magic night | Bokuaka
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Queste storie partecipano al contest “Christmas Game – Puzzle Time” a cura di Fanwriter.it!
[All'interno link dell'evento]
Genere: Angst, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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One shot | Kuroken | 2300 parole | Traccia 27 "A e B si imbattono in un randagio
il giorno della Vigilia e uno dei due prega l’altro/a per poterlo tenere."




 
Lonely night
 

 
Kuroo si era accorto che qualcosa stava girando per la mente di Kenma nell'ultimo periodo. Non perché l'amico fosse un libro aperto - anzi a detta di tutti, vedere qualcosa oltre la sua solita espressione distaccata dalla realtà, era impossibile - ma perché semplicemente lui lo conosceva troppo bene. Abbastanza da poter leggere oltre quei silenzi, abbastanza da sapere quando c'era bisogno di preoccuparsi.
Poi visto da fuori, Kuroo non aveva affatto l'aria di qualcuno a cui importasse così tanto. Non così tanto da passare un'intera settimana a scervellarsi senza chiedere. Perché chiedere a Kenma, se c'era qualcosa che non andava, significava ricevere semplicemente il silenzio come risposta - e se proprio il ragazzo più piccolo era in vena di parlare, qualcosa che avrebbe fatto cambiare inevitabilmente discorso.
Pioveva ad intermittenza da una settimana ormai, le lezioni si erano concluse, così come gli allenamenti - dato che l'ingresso al torneo nazionale era assicurato per la loro scuola.
L'atmosfera festiva del Natale aveva riempito il quartiere con la sua aria satura di aspettativa, dolciastra, forse fin troppo. Non che a Kuroo dispiacesse: staccarsi per un po' dallo studio - soprattutto da quello in vista degli esami di ammissione universitari - non poteva che fargli bene.
Che, invece, a Kenma quel periodo piacesse poco era risaputo. Anzi, più che piacergli poco, il ragazzo più grande avrebbe solo detto che Kenma amava chiudersi in casa, magari sotto tre o quattro coperte, cioccolata calda alla mano e immancabile PSP nell'altra. Di uscire, magari per negozi, era qualcosa che non gli si poteva assolutamente proporre: troppa gente.
Il problema era che quell'anno Kenma era fin troppo cupo e restio a metter piede fuori casa, anche se era praticamente Natale. Kuroo aveva quindi dovuto raggirare l'amico - cosa che gli procurava sempre una certa gioia, quando veniva irrimediabilmente scoperto e si godeva la nascita del tipico broncio sul volto dell'altro. Ero così riuscito a trascinarlo fino al centro commerciale il giorno della vigilia di Natale, dicendogli che il nuovo gioco che aspettava da quell'autunno era finalmente uscito. Non era stato così difficile, anche perché sembrava che non avesse dovuto sforzarsi così tanto con il più piccolo, che alla fine, magari dopo aver pestato un po' i piedi, gliel'avrebbe data vinta.
 
Era successo con l'arrivo della prima neve, verso la fine di Novembre. Non aveva potuto far nulla per evitare che quei pensieri iniziassero ad entragli nella testa, indesiderati e molesti. Erano qualcosa con cui aveva già avuto a che fare prima, pensava di esserci preparato, di sapere come impedir loro di condizionarlo fino a quel punto. In fondo era cresciuto dall'ultima volta e pensava - sperava - di essere maturato anche da quel lato, diventare adulti non voleva forse dire saper affrontare le situazioni difficili con le proprie forze? Magari sconfiggere anche i propri demoni?
Era successo per caso, probabilmente era proprio a causa del fatto che non se lo aspettava: la mamma di Kuroo si era presentata a casa loro una serata più fredda delle altre, portando con sé un regalo per la madre del ragazzino più piccolo. Le due erano state compagne di classe alle elementari e medie, si erano poi perse di vista più avanti, ma una volta diventate adulte, per puro caso, avevano preso casa in quel quartiere tranquillo, e si erano ritrovate. Era stata quindi la cosa più naturale del mondo per i due figli diventare inseparabili, tanto che Kenma non sapeva se quella fosse stata davvero la cosa migliore che gli fosse capitata nella sua vita.
La signora dai lunghi capelli neri era quindi arrivata a casa loro con la sua solita esuberanza, stringendo al petto un grande pacco ornato con un fiocco blu: lo aveva consegnato alla signora Kozume facendole tanti auguri per il suo compleanno, caduto qualche giorno prima.
«Alla fine Tetsurou-kun ha deciso l'università che frequenterà il prossimo anno?»
«Ah, vuole fare lo sfaticato fino all'ultimo mio figlio! In ogni caso abbiamo già chiesto i prezzi di un paio di appartamenti nella zona delle due università che gli interessano.»
«Beh i test di ammissione andranno bene, si sta comunque impegnando.»
«Certo, inoltre immagino non veda l'ora di liberarsi di me andando a vivere da solo!»
«Credimi, gli mancherai dopo poche settimane!»
Aveva sentito i discorsi tra le due donne e qualcosa dentro di lui si era spezzato.
Era riuscito ad arrivare in camera sua, a chiudere accuratamente la porta, per poi accasciarsi contro di essa. Lo aveva sentito arrivare e crescere dentro il petto: il respiro mozzato, i fini tremolii e la tachicardia sempre più marcata. Ci era abituato e Kuroo gliene aveva anche parlato: quella reazione non aveva senso. E più lo pensava più il cuore batteva forte e più cercava di prendere aria, come se questa non riuscisse ad arrivargli ai polmoni, inutilmente.
L'amico era più grande di lui, lui era sempre stato lasciato un anno indietro, solo, in mezzo a gente che lo guardava, che pensava fosse strano. Kuroo era lo scudo e sebbene Kenma sapesse che continuare così, lasciare che l'amico si frapponesse fra lui e la vita, non fosse sano, non riusciva a farne a meno.
Non aveva avuto mai altri amici, poi era arrivata la squadra di pallavolo - anche lì, era stato Kuroo ad insistere, a dirgli di dare a tutti una possibilità, perché in fondo erano tutti molto simpatici - Kenma l'aveva sperimentato sulla sua pelle, era la verità.
Ma Kuroo sarebbe andato all'università, si sarebbe trasferito nel centro di Tokyo, per la prima volta così lontano da lui che solo pensarci gli faceva tremare le ginocchia. Un anno intero, anzi probabilmente molto più tempo dato che poi sarebbe stato il suo turno di scegliere un'università, di andare via.
Aveva stretto le ginocchia al petto, quella sera, fino a sentire la testa leggera perché stava iperventilando, senza riuscire a versare una lacrima e sentendosi semplicemente perso.
Ed ecco spiegato il suo comportamento delle ultime settimane: si sentiva vuoto e smarrito, sapeva che mancavano appena tre mesi alla fine dell'anno scolastico. Poi Kuroo sarebbe andato via e lui sarebbe rimasto solo. 
Probabilmente per il ragazzo più grande sarebbe stato più facile, era lui in fondo quello che si sapeva adattare: avrebbe trovato tanti nuovi amici, sarebbe stato preso dalla squadra universitaria e avrebbe giocato insieme a Bokuto, magari si sarebbe trovato anche una ragazza.
Era tutto quello a mandare nel panico più totale Kenma, sapere di non avere il controllo per arginare quella verità, di non avere la forza per affrontarla. Dire a Kuroo di quei suoi pensieri non avrebbe cambiato nulla, avrebbe messo a nudo ancora una volta quanto dipendesse dall'amico; poi forse Kuroo l'avrebbe consolato, assicurandogli che lui poteva benissimo farcela e che si sarebbero rivisti appena il più grande avesse avuto un po' di tempo libero - Kenma lo avrebbe costretto a vederlo solo perché non riusciva a sopportare la lontananza - e gli avrebbe permesso di venirlo a trovare nel suo nuovo appartamento, magari nel weekend. E Kenma lo trovava sbagliato, anche se era tutto ciò che voleva, stargli accanto ancora tanto tempo, dividere quegli spazi stretti di un monolocale per studenti, stringersi sotto lo stesso futon, sentendo ogni cosa nel suo petto incendiarsi e prendere fuoco.
«Tieni, questo è per te.»
Kenma si riscosse dai suoi pensieri: era scesa la nebbia, il che gli stava facendo risuonare nelle ossa una solitudine lacerante. Si voltò verso Kuroo che gli porgeva uno dei tanti pacchetti che aveva comprato quel giorno, veniva dal negozio di videogiochi e il più piccolo sapeva bene cosa conteneva, tant'è che si imbronciò «Avevamo detto nessun regalo...»
Kuroo ghignò «Andiamo dovevo farmi perdonare, oggi ti ho portato al centro commerciale, è la vigilia di Natale e c'era talmente tanta gente che dava fastidio a me!»
Kenma afferrò il pacchetto col videogioco che aspettava da mesi, borbottando un grazie appena accennato e nascondendo il viso nella sciarpa di lana per mascherare le gote arrossate.
Spesso si trovava a chiedere a se stesso da quanto lo nascondeva. Perché era sicurissimo che Kuroo era talmente bravo da capirlo, che fosse impossibile che non sospettasse nulla. Dopo ogni sorriso quando lui arrossiva, dopo ogni contatto fisico più prolungato che gli faceva distogliere lo sguardo imbarazzato, dopo ogni abbraccio quando era sicurissimo l'altro potesse sentire il suo cuore galoppargli nel petto. Semplicemente non poteva non aver capito. Anche se Kenma aveva sempre cercato di nasconderlo, se ne vergognava talmente tanto che spesso le notti sognava un mondo dove tutti sapevano, dove tutti lo guardavano e lo deridevano, per poi svegliarsi in preda all'ansia e alle lacrime.
Come se uno come Kurro avrebbe mai potuto provare qualcosa di più di amicizia per lui.
«Ehi Kenma ti va per una volta di non cambiare discorso? Mi dici che ti succede? Sei strano negli ultimi tempi» Kuroo riaprì bocca per dar sfogo a tutti i suoi dubbi, mentre l'altro continuava a guardare davanti a sé con insistenza, incominciando a ragionare in che modo sviare l'argomento, di nuovo.
Borbottò qualcosa di incomprensibile, ma lo sguardo di Kuroo addosso era troppo insistente e quella sera sapeva che sarebbe crollato, troppi pensieri, troppi dubbi.
«Tua mamma parlava con la mia del tuo nuovo appartamento vicino all'università qualche tempo fa» disse semplicemente quello, sapendo fin troppo bene che Kuroo avrebbe letto tra le righe. Infatti quello sospirò irrigidendosi appena, Kenma riuscì a sentirlo «Sarà soltanto per un anno, non pensare che non ti voglio a dividere quell'appartamento quando inizierai anche tu l'università» gli rispose, tirando fuori il suo solito ottimismo, quello che spesso aveva anche tirato su il morale a Kenma.
Ma lui quella volta non era così convinto, quella volta la paura era troppa e da solo non ce la faceva a mandarla via «Non è detto che andrò a frequentare i corsi vicino a te» sussurrò piano.
«Ohi, non farti venire strane idee» riprese Kuroo avvicinandosi a lui, facendo sfiorare le loro braccia mentre camminavano «qualunque cosa accada rimaniamo insieme, lo sai che su questo non ti ho mai mentito.»
Il più piccolo grugnì qualcosa che non era una risposta per poi bloccare i suoi passi: la via era tranquilla, la nebbia la ricopriva come una coperta, ma a lui sembrava di aver sentito un rumore estraneo a quell'ambiente.
«Che succede?» gli chiese Kuroo vedendolo così all'erta.
«L'hai sentito?» chiese Kenma e in quel l'esatto istante lo avvertì di nuovo e si mosse verso il vicolo alla sua sinistra. 
«Ehi Kenma non andare da solo» l'amico lo seguì per trovarlo a metà del vicolo, inginocchiato vicino ad una scatola di cartone dalla quale proveniva un lamento acuto. 
Kenma sollevò con cura quel corpicino tremante, avvicinandosi lo al petto «Ecco chi era a chiedere aiuto» disse sorridendo appena e aprendo il suo giubbotto per avvicinare di più al suo corpo quel gattino. 
Era piccolissimo e dal pelo chiaro, Kenma lo sentiva tremare contro di sé. 
«Kenma lo sai che tua mamma è allergica ai gatti» gli ricordò Kuroo.
«Non posso certo lasciarlo qui» protestò il più piccolo assottigliando le labbra, poi sospirò «puoi tenerlo tu?»
 
Kuroo guardò l'amico, l'espressione triste e smarrita che gli si era appiccicata addosso negli ultimi giorni, in quel momento era sostituita da fin troppa aspettativa.
Dimenticò per un attimo il gatto, pensando quanto fosse assurdo, non riusciva a capire perché avesse avuto quei pensieri - quelli che sapeva gli affollavano continuamente la mente - dopo aver sentito le loro madri parlare dell'università. Sapeva che sarebbe successo e mai, mai Kuroo avrebbe permesso che il più piccolo si sentisse abbandonato. La squadra di pallavolo sarebbe stata nelle sue mani l'anno dopo e non si poteva certo dire che Kenma non fosse benvoluto da tutti.
Era Kuroo ad essere terrorizzato da ciò che lo aspettava: non pensava che avrebbe avuto problemi a vivere da solo, era abbastanza indipendente da poter sopportare la lontananza da casa e saper badare ad un monolocale. Era lasciare di nuovo Kenma indietro, ciò che lo disturbava di più: prima, alle elementari o medie, aveva solo cambiato scuola, i loro ritmi erano rimasti. Ora avrebbe cambiato casa, significava vedersi i weekend o nelle pause per gli esami, significava inevitabilmente allontanarsi e Kenma aveva ragione, egoisticamente Kuroo sperava che l'amico scegliesse se non la sua stessa università, una vicina alla sua. Perché gli sembrava del tutto normale immaginarselo con lui, a dividere quel monolocale, a trascinarlo fuori le sere, magari per uscire con Bokuto, con un'atmosfera diversa, nella quale il capitano della Nekoma avesse avuto il coraggio di essere sincero, di dire al suo migliore amico quella verità che lo stava dilaniando pian piano. Poi però tornava con i piedi per terra e si diceva che era inutile, che Kenma non avrebbe mai ricambiato ciò che lui provava, che continuare a sperarlo era inutile e dannoso.
Nonostante quello era così egoista che voleva averlo accanto, ad ogni costo, anche se quello voleva dire non averlo davvero.
Ghignò a quel punto riportando lo sguardo sull'amico «Okay, potrei prenderlo con me, lo porto nel monolocale vicino alla facoltà ad aprile, può valere come regalo di Natale non trovi?» disse sfiorando appena la testolina tremante del gattino.
Kenma sorrise e Kuroo sentì il cuore accelerare pericolosamente - quel sorriso era la sua più grande debolezza - e cominciò a tornare verso la strada principale «Lo faresti davvero?» chiese.
«Ho scelta?» replicò l'altro «continuerai a chiedermelo fino a convincermi in ogni caso.»
Kenma riacquistò il suo broncio, le guance appena più colorate di rosso. Kuroo ridacchiò, poi tornò serio, sentiva a stento i fini miagolii del gattino.
Strinse appena i pugni e decise di essere ancora una volta egoista «E potrai venire a trovarlo tutte le volte che vuoi» assicurò «poi lo vedrai sempre, una volta trasferito davvero da me, fra un anno.»
Lo vide spalancare un po’ di più gli occhi, stringendo più a sé il micetto «Solo se lo vuoi anche tu» mormorò.
Kuroo sorrise, una vena di amarezza a dipingergli lo sguardo mentre scompigliava i capelli dell'amico: poteva farsi bastare quello forse.











Angolino

Incomincio a ritardare gli aggiornamenti, come mio solito, però eccomi qui a proporvi ormai la settima one shot ^D^
Finalmente ho la possibilità di scrivere una Kuroken un po' più impegnativa, anche perché su ao3 tutte le storie sui gattini della Nekoma che ho letto sono angst e non potevo non omologarmi in parte :') il prompt non prometteva nulla di tragico, ma il tragico ha avuto la meglio in ogni caso, non me ne vogliate TwT
Spero di essere riuscita a mantenere IC soprattutto Kuroo, perché ho i miei dubbi. Non avevo intenzione di addentrarmi troppo su questioni che avrebbero presupposto un avvertimento quale "Tematiche delicate" poiché, se non sbaglio, il regolamento lo prevede in caso di argomenti psicologici e medici un po' più pesantucci. Quindi nulla, "l'attacco di panico" semidescritto qui è una roba molto blanda, spero non dia fastidio a nessuno (blanda anche perché poi mi sarei persa sui tecnicismi e non avevo intenzione di deliziarvi con terminologia pesante e, in questo caso, inutile.)
Okay scusate il solito sproloquio finale, un grazie a tutti quelli che continuano a seguire questa raccolta (ad aggiungerla alle liste siete stati tantissimi e io piango di gioia çwç).
Spero non ci siano errori, nel caso siete liberissimi di segnalarmeli, insieme alle vostre opinioni :3
Ci vediamo a metà settimana con la prossima storiella, alla prossima! ^__^

 
   
 
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