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Autore: bluerose95    10/01/2017    1 recensioni
Anche se non gliel’ho insegnato personalmente, questo l’ha decisamente preso da me¸ pensò Killian, e poté giurare che il suo petto sarebbe scoppiato se quel bambino non avesse smesso di inorgoglirlo. Che scoppiasse pure, anzi, quello era suo figlio, se non doveva scoppiare per lui, per chi altri, allora?
Henry ha sempre vissuto con sua madre a Storybrooke, coccolato e amato da tutti, ma con un vuoto incolmabile nel cuore. Già una volta aveva fatto quella domanda a sua madre, ma quando questa non gli aveva risposto aveva deciso di non chiederglielo più. O almeno così è stato fino a quando non ha trovato una scatola con una foto strappata, un anello, degli spartiti e altre cose che non aveva mai visto in vita sua, sebbene sapesse con certezza a chi appartenessero.
E allora inizia l'Operazione Cigno Bianco, una missione che sconvolgerà nuovamente le vite di Emma e di suo padre, un uomo che non sapeva nemmeno della sua esistenza e aveva creduto che il suo bel cigno fosse volato via nel momento in cui aveva più bisogno di lei.
Perché quando lasciarsi andare è spaventoso, bisogna accettare che l'amore ci guidi verso casa.
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 6
 
Killian era ancora scombussolato dalla vista dell’anello al dito di Emma per realizzare che Henry lo stava aspettando con le braccia incrociate al petto, un sopracciglio alzato e un’espressione che gli ricordava fin troppo bene la propria.
Sentendo le punte delle orecchie ardergli dall’imbarazzo, chinò il capo, guardandolo da sotto le ciglia. «Chiedo scusa, ragazzino,» borbottò quasi fra sé e lo affiancò, alzando la mano per scompigliargli i capelli. Non erano neri come i suoi, un po’ più chiari, e per un attimo si chiese come si era sentita Emma per tutti quegli anni con una sua copia quasi esatta.
Henry gli regalò un sorriso tutto fossette e gli si strinse il cuore al pensiero di tutto ciò che si era perso in quegli anni. Ancora non riusciva a capire come mai Emma continuasse a pensare che l’avesse lasciata.
Certo, lui era uscito di casa sbattendo la porta un po’ troppo forte, stufo delle accuse di Emma in merito a quella faccenda, anche se ora aveva un’idea di cosa – o chi – doveva ringraziare. Non che facesse una colpa a Henry per aver reso sua madre un po’ lunatica nei primi mesi della gravidanza, gravidanza che lui aveva totalmente mancato.
«Allora, che lavoro fai?» gli chiese Henry mentre si dirigevano verso Main Street.
«Sono un architetto navale, progetto yacht e, di tanto in tanto, anche qualche nave da crociera, ma quelle sono piuttosto rare, le lascio a Tink, in quello è più brava di me.»
«Forte!» esclamò Henry con una luce negli occhi che fece gonfiare il petto di Killian d’orgoglio, era fiero di poter essere fonte di ammirazione per suo figlio. «E lavori in proprio o per uno studio?»
Ah, ora viene fuori la verità. «Sono socio di uno studio d’architettura di Boston,» disse lentamente, lasciando che Henry traesse da sé le conclusioni.
«Quindi,» fece in tono pacato Henry, «potresti lavorare dovunque tu voglia, giusto?» Era difficile non vedere la speranza che il bambino cercava di scacciare suo malgrado dal proprio viso.
Tuttavia, Killian non voleva dargli false speranze, non quando non aveva ancora parlato davvero con Emma, né con Tink, che comunque l’avrebbe appoggiato in tutto. «Potrei, sì, ma prima devo parlare con tua madre, oltre che con i miei soci. Avendo uno studio anche a New York, ho delle responsabilità anche lì, perciò non posso prometterti nulla. Tuttavia,» disse fermandolo e inginocchiandosi davanti a lui sul marciapiede per incrociare il suo sguardo, «ti prometto che farò di tutto per essere qui la maggior parte del tempo. Ora che ho trovato te e tua madre non ho alcuna intenzione di lasciarvi andare.»
Gli occhi di Henry brillarono ancora di più. «Significa che hai intenzione di conquistarla di nuovo?»
Questo fece ridacchiare Killian che, rialzandosi, strinse Henry a sé con un braccio attorno alle spalle. «Devi sapere, ragazzino, che quando ho conosciuto tua madre ero estremamente timido, e ci ho messo moltissimo a trovare il coraggio per chiederle di uscire. Però è anche vero che le ho promesso che avrei vinto il suo cuore, e così ho fatto. Ora, non vorrei spingere troppo la mia fortuna, ma oserei dire che in parte è ancora mio.»
«Su questo siamo d’accordo,» confermò Henry. «Non ha mai frequentato nessuno da quando sono nato, nessun ragazzo, anche se in città ci provavano in molti con lei, soprattutto il figlio del signor Gold, Neal.»
«Neal Gold? Figlio di papà che pensa di avere la città ai suoi piedi? Già, me ne ha parlato,» sibilò Killian, per nulla sorpreso dalla punta di gelosia che sapeva aveva assunto la sua voce. Dentro di sé si sentiva ribollire il sangue al pensiero di Emma fra le braccia di qualcun altro. Non che lui fosse stato un santo in quegli ultimi anni dopo la riabilitazione, ma nessuna aveva significato nulla, nessuna era mai stata Emma, e ogni volta che se ne andava dai loro appartamenti prima di correre il rischio di addormentarsi, si sentiva come un traditore nei suoi confronti.
«Già,» disse Henry storcendo il naso, evidentemente nemmeno lui pensava che quel tipo fosse simpatico. Anche perché Emma e lui erano un pacchetto completo, non avrebbero potuto essere separati così facilmente dai desideri di un maledetto coglione che voleva solo entrare nelle mutande di lei.
Raggiunsero la tavola calda di Granny dove lui aveva prenotato una stanza, rifiutando gentilmente una stanza dal sindaco, non voleva imporsi anche a lei oltre che a tutto il resto della città che non solo lo guardava con un piglio di diffidenza, ma anche con odio perché ormai doveva essersi diffusa la notizia che era lui la causa della sofferenza di uno dei loro poliziotti.
Killian lasciò la presa su Henry, permettendogli di aprire la porta della tavola calda, facendo tintinnare la campanella. Non trovava possibile, inoltre, cancellare il sorriso che aveva sulle labbra – non che avesse intenzione di farlo, assolutamente.
«Hey, Ruby!» salutò Henry la cameriera dietro il bancone prima di dirigersi verso un tavolo vuoto che probabilmente ormai recava inciso il suo nome.
«Henry David Swan,» esclamò Ruby in risposta, correndo – per quanto fosse possibile sui suoi tacchi vertiginosi, anche se quella ragazza sembrava sfidare la forza di gravità senza problema – a sedersi accanto al bambino, «dovrei bandirti da qui fino a nuovo ordine per lo spavento che hai fatto prendere a tua madre e a me, per non parlare di David e Mary Margaret! E a Granny non hai pensato?»
Le parole di Ruby ebbero l’effetto sperato, perché Henry arrossì come un peperone, e Killian notò con orgoglio che le orecchie leggermente a punta del bambino si erano tinte di un rosso incandescente.
«Scusa, zia Ruby,» disse Henry mordendosi il labbro inferiore e guardando la donna con i suoi occhi da cucciolo da sotto le ciglia lunghe e scure.
Anche se non gliel’ho insegnato personalmente, questo l’ha decisamente preso da me¸ pensò Killian, e poté giurare che il suo petto sarebbe scoppiato se quel bambino non avesse smesso di inorgoglirlo. Che scoppiasse pure, anzi, quello era suo figlio, se non doveva scoppiare per lui, per chi altri, allora?
Ruby sbuffò, scuotendo il capo e stringendo Henry in un abbraccio soffocante. «Sei fortunato che ti voglia bene, mastichino,» borbottò premendogli le labbra rosse sulla testa. Lo strinse nuovamente con forza, facendolo rantolare appena, prima di staccarsi da lui e puntare lo sguardo su Killian. Aggrottò le sopracciglia, inclinando il capo di lato, evidentemente confusa nel non vedere Emma. «E tu chi saresti, di grazia?»
Sotto a quello sguardo, Killian si sentì quasi sprofondare, evidentemente qualsiasi risposta sarebbe stata sbagliata dato che probabilmente gli sarebbe saltato alla gola in ogni caso. «Killian Jones,» rispose sostenendo il suo sguardo, dopotutto non si tirava mai indietro davanti a una sfida. Non che quella lo fosse, voleva semplicemente cenare con suo figlio, non gli importava che cosa pensassero gli altri.
«Killian… Jones,» mormorò quasi fra sé Ruby, e Killian si accorse di come la mano di lei sulla spalla di Henry si strinse con forza. Quasi dal nulla, sul volto della ragazza comparve un sorriso, niente a che vedere con un sorriso normale, nient’affatto, anzi, sembrava più qualcosa di ferale e animalesco, da lupo. Killian sentì un brivido corrergli lungo la schiena. «Beh, accomodati pure, vado a prendere i vostri menu.»
Per nulla convinto da quelle parole, Killian si sedette esitante sul divanetto davanti a Henry, aspettando che Ruby se ne andasse prima di aprire bocca. «Perché ho la sensazione che non abbia alcuna intenzione di tornare coi menu?»
Henry ridacchiò, appoggiando i gomiti sul tavolo e il mento sulle mani. «Zia Ruby è sempre così, ha la capacità di far paura a tutti, ma sotto sotto è buona. Non dirle che te l’ho detto, però, o davvero mi bandisce da qui.»
«Non sia mai,» rispose Killian con finto terrore, portandosi una mano al cuore. «Allora, Henry, che cosa ti piace fare nel…»
Venne interrotto improvvisamente da delle urla provenienti da quella che probabilmente era la cucina o una stanza lì accanto, urla di due donne che discutevano animatamente. Stava per aprire bocca e rivolgersi nuovamente a Henry quando Ruby emerse da oltre il bancone, diretta a passo di marcia verso di loro.
E con una balestra in mano.
«Hai dieci secondi per dirmi che cosa diamine ci fai qui prima che ti pianti una freccia in mezzo agli occhi. E fidati, ho una mira eccellentissima.»
«Zia Ruby…» iniziò Henry, cautamente, ma lei non sembrava intenzionata ad ascoltarlo.
«Uno…»
«Rebecca Liza Lucas, metti giù quella balestra!» La voce di Granny rimbombò nella tavola calda, ma la ragazza non aveva alcuna intenzione di arrendersi alla nonnina.
«Due…»
Killian, però, passato lo shock iniziale, sapeva che non gli avrebbe fatto alcunché. Non con Henry lì presente, perlomeno. «Sono qui per conoscere Henry,» disse semplicemente. Avrebbe potuto inventare chissà quale storia epica, ma invece preferì la pura verità.
«Conoscerlo e basta o portarlo con te?» La domanda lo colpì, facendogli più male di quanto potesse mai fare una freccia in mezzo agli occhi. La sua espressione si fece dura, quasi rabbiosa, quel tanto almeno da far vacillare lo sguardo di Ruby.
«Non farei mai una cosa del genere a Emma o Henry.»
«Allora te ne andrai come hai fatto dieci anni fa?» ringhiò Ruby, la presa ancora una vola salda sulla balestra.
Pur non essendo orgoglioso di come fossero andate le cose dieci anni prima, lo infastidiva il fatto che tutti pensassero che se ne fosse semplicemente andato, abbandonando Emma. Se avessero saputo, forse, lo avrebbero guardato in modo diverso. Inspirò a fondo, consapevole che la prima persona con cui doveva assolutamente parlare della faccenda era proprio Emma. Le doveva una spiegazione, oltre che le sue più sentite scuse per non aver lottato di più per loro e allora, forse, avrebbe capito che non era stata sua intenzione abbandonare né lei né loro figlio.
Spostando lo sguardo su Henry, il quale lo stava guardando con la speranza che caratterizzava i bambini che si sentivano abbandonati, scosse fermamente il capo. «Assolutamente no.» Dio, avrebbe fatto muovere tutti gli uffici di Boston e New York nel Maine in quello stesso istante se gli avesse fatto guadagnare un altro di quei sorrisi di Henry, pieno di amore e felicità, che ora il bambino aveva dipinto sul viso.
Senza esitazione, Henry si alzò, scostando Ruby con una spinta non proprio gentile e girò attorno al tavolo, gettando le braccia al collo di Killian e togliendogli il respiro. Sapeva che era troppo presto per tentare di conquistare Emma, ma al momento voleva concentrarsi su suo figlio, scoprire tutto ciò che si era perso in quegli anni. Poi, col tempo, avrebbe messo in atto il piano per riconquistare la donna che amava, e qualcosa gli diceva che il ragazzino che stava stringendo a sé come se fosse la cosa più preziosa al mondo – e lo era – lo avrebbe aiutato.
Evidentemente soddisfatta, Ruby mise la sicura alla balestra – cosa che fece rilassare non poco Killian – e se ne tornò canticchiando verso Granny, che la guardava con un misto di orgoglio e rimprovero. Sapeva di non averla convinta del tutto, ma in quel momento aveva suo figlio tra le braccia, e quello era un momento che meritava tutta la sua attenzione.
Gli appoggiò dolcemente le labbra sul capo, guadagnandosi un’ultima stretta prima che Henry sciogliesse l’abbraccio e tornasse al proprio posto. La maggior parte degli sguardi degli altri clienti era ancora su di loro, ma l’atmosfera si era rilassata abbastanza da rendere la cena piacevole.
«Il nonno ti ha dato un pugno, vero?» domandò Henry inclinando appena la testa di lato, accennando con un vago gesto della mano al livido che si stava lentamente formando sullo zigomo di Killian. Non sembrava deliziato dall’idea, quanto più deluso dal comportamento del nonno. Tuttavia, Killian sapeva di meritarselo.
«Niente che io non meriti,» lo tranquillizzò Killian, notando con la coda dell’occhio che Ruby stava tornando verso di loro, questa volta davvero con in mano i menu. Li lasciò sul tavolo senza dire nulla, le bastò un’occhiataccia nella sua direzione, completa diffidenza e velata minaccia di morte.
Henry fece una smorfia. «Immagino sia così, ma una volta ho dato un pugno a un compagno di classe che non finiva di prendermi in giro e si è arrabbiato anche più di mamma.»
A Killian si strinse il cuore in una morsa dolorosa al pensiero di suo figlio che faceva a botte per difendersi, per il fatto che lui fosse stato assente e non avesse potuto assumere il ruolo di padre arrabbiato per come aveva affrontato la faccenda ma che segretamente era orgoglioso della forza di suo figlio. Schiarendosi la voce, disse: «Sono sicuro che se lo sia meritato, anche se non posso dire di approvare completamente il metodo.» Gli fece l’occhiolino, e vederlo ghignare esattamente come lui lo fece scoppiare ancora un’altra volta d’orgoglio. Aveva dieci anni d’orgoglio da recuperare, e non se ne sarebbe fatto mancare nessuno.
«Lo ha detto anche mamma – e anche il nonno. La nonna invece non ha apprezzato particolarmente,» borbottò Henry guardando distrattamente il menu, dopotutto lo sapeva a memoria e aveva vissuto abbastanza a Storybrooke per avere un suo “solito”.
Killian strinse le labbra, e se anche Henry lo notò, non vi fece cenno. «E a te cosa piace fare nel tempo libero?» gli chiese invece, appoggiandosi coi gomiti sul tavolo, sperando che questa volta una pazza furiosa con la balestra non li interrompesse.
Henry scrollò le spalle, come se la cosa non fosse di grande importanza, ma il suo tono di voce tradiva la gioia nel raccontare i suoi passatempi preferiti a qualcuno cui interessassero davvero, a qualcuno come suo padre. «Mi piace molto leggere, mamma non sa quasi più dove mettere i libri, ma si rifiuta di prendermi un Kindle, dice che altrimenti mi rovinerò la vista come lei.» A quello, Killian ridacchiò, ricordando con amore quanto fosse bellissima con gli occhiali neri sul naso. «E poi mi piacciono i misteri, come le caccie al tesoro…»
«Oppure come esplorare le miniere senza nessuno a supervisionarti con tua madre che per poco non aveva un infarto?» li interruppe Ruby, le labbra rosse strette in una linea di disapprovazione.
La testa di Killian scattò verso di lei e poi verso Henry, il quale aveva incassato il capo tra le spalle, nel misero tentativo di scomparire. «Hai fatto cosa?» domandò incredulo, ammirando in parte la sua temerarietà e castigando se stesso ancora una volta, perché non era stato lì a impedirglielo, o ad accompagnarlo se proprio aveva voglia di farlo. Strinse i pugni sulle cosce.
«Non è stata colpa della mamma!» esclamò Henry, come in preda al panico, temendo forse che questo potesse causare un’altra frattura fra loro.
Istantaneamente, lo sguardo di Killian si fece più dolce, e vide suo figlio rilassarsi ulteriormente. «Non credo che Emma possa essere stata così spericolata da farti correre un rischio del genere, Henry; se è anche un briciolo della persona che ricordo, l’ultima cosa che vorrebbe fare è mettere in pericolo qualcuno che ama.»
Udì Ruby grugnire, scettica. «Già, lei almeno non abbandonerebbe qualcuno.»
Chiudendo un attimo gli occhi per calmarsi, riaprì le palpebre solo per socchiuderle quando fissò la mora con uno sguardo tagliente. «Senti, dolcezza, ciò che è successo riguarda me ed Emma, nessun altro, quindi ti prego, perché invece di stare qui a fare il cane da guardia a mio figlio, non prendi le nostre ordinazioni e continui a fare il tuo lavoro?»
Shockata, Ruby non ci mise molto a socchiudere a sua volta le palpebre e a chinarsi su di lui. «Oh, no, biscottino, forse non hai capito, tu hai fatto soffrire la mia migliore amica, e non la passerai liscia, neanche se mai penserà di perdonarti, perché non lo farà mai
Furono solo i singulti di Henry che li strapparono da quella sfida, Ruby ben più sconvolta di Killian, perché da quando era nato, Henry non aveva mai pianto in sua presenza.
Henry si alzò e si diresse a passo veloce verso il bagno, le mani strette a pugno lungo i fianchi.
Scostandola con poca grazia dal proprio cammino, Killian fece per seguire suo figlio, girando appena sui tacchi per guardarla male un’altra volta. «Sei talmente tanto desiderosa di proteggere Emma che non hai pensato a ciò che ha fatto Henry per trovare me. Se l’ha fatto, è perché vuole conoscermi, e nella sua mente credo abbia visto un lieto fine per noi tre. Forse non sai molto sull’abbandono, tesoro, ma anche questo ne è un esempio. Se avessi saputo di Henry, avrei fatto pressioni, ma sono stato cacciato, ed è solo grazie a lui che sono qui, grazie a un bambino di dieci anni che vuole conoscere me, e che è venuto fino a Boston da solo per farlo. Se per te questo non è abbastanza per capire che cosa voglia davvero Henry, allora credo che questi dieci anni che hai speso a fare la zia non siano bastati per conoscerlo davvero.»
Con quelle parole, Killian si diresse a grandi passi verso il bagno degli uomini, ora libero dalla rabbia passeggera che aveva dissipato, concentrato con ogni fibra del suo essere su suo figlio.
Dal canto suo, Ruby rimase, forse per la prima volta nella sua vita – o seconda da quando Emma le aveva detto di essere incinta – senza parole.
Certo lei aveva perso i genitori da piccola ed era stata cresciuta da Granny, piena di amici dove Henry non ne aveva molti, ma soprattutto non le era mai stato fatto mancare nulla, e poche volte sentiva la mancanza dei suoi. Perciò sì, avrebbe potuto capire come si sentiva Henry, ma evidentemente non era riuscita a essere la zia perfetta, solo la zia divertente, e quello le fece male.
Ma non era solo quello, no, c’era anche una frase che l’aveva colpita nel discorso di Killian, a parte quelle che la insultavano non proprio velatamente e che facevano intuire molto su di lui. Sono stato cacciato, così ha detto, pensò aggrottando le sopracciglia scure. Questo voleva dire che era già stato a Storybrooke, ma che non aveva visto né Emma né Henry.
Confusa, andò in cucina da Granny. «Nonna, tu… hai mai visto quell’uomo?» domandò incredula delle sue stesse parole. Era possibile che lo avesse già visto, ma di certo se ne sarebbe ricordata, uno così non si dimenticava facilmente, e anzi sarebbe stato preda di qualche suo doppio senso.
Granny non alzò gli occhi da dove stava creando un altro strato della sua ottima lasagna per la serata. «Parli del tipo che stavi per uccidere prima? Beh, se è lui quello che ho visto sei anni fa, allora è messo decisamente meglio, niente più viso scavato e aloni neri sotto gli occhi. Più muscoloso, anche.»
Un brivido di gelo percorse la schiena di Ruby, per nulla contenta di dove stava andando a parare. «Sei anni fa? Ma… cosa ti ha chiesto?»
L’anziana donna sbuffò, guardandola con un sopracciglio arcuato. «E io come faccio a ricordarmelo?»
Per tutta risposta, Ruby arcuò a sua volta un sopracciglio, facendo sospirare sua nonna.
«D’accordo, mi ha chiesto di Emma, e io l’ho mandato a casa sua. Con quel faccino e quegli occhi supplicanti non potevo dirgli di no.»
«Ma Emma sei anni fa viveva ancora con i suoi.»
«Esatto.»
«Questo vuol dire che o ha visto David, oppure Mary Margaret.»
Merda. Merda, merda, merda. Se aveva ragione, l’unica capace di ferire un uomo con la propria lingua tagliente, invece che accettare di ascoltare delle spiegazioni anche dopo avergli dato un pugno in faccia, era Mary Margaret.
E se Mary Margaret aveva parlato con Killian, non c’erano dubbi che avesse avuto il desiderio di stare lontano da Storybrooke per sempre, tornando solo perché ciò che la donna in questione gli aveva detto si era rivelato tutto falso.
Senza dire una parola, appese il grembiule al gancio e, infilandosi il cappotto, lasciò di volata la tavola calda. Doveva parlare con Emma, e doveva farlo prima che scoppiasse la Terza Guerra Mondiale.
Beh, quella è probabile che scoppi comunque quando lo verrà a sapere, pensò Ruby, domandandosi perché Mary Margaret era stata così crudele da voler impedire alla sua stessa figlia di avere il proprio lieto fine.

 
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Mi vergogno per quanto tempo è passato, mi vergogno davvero, ma tra esami e blocco dello scrittore per questa fic - anche se so come devo andare avanti - non pensavo fosse passato così tanto.
Allora, due cosette: Killian non è stato un santo, e non lo è stata nemmeno Emma, anche se lo spiegherò a tempo debito. Certo, potevano rimanere "fedeli", ma si erano "lasciati" da dieci anni, ed Emma non ha mai frequentato nessuno, così come non l'ha fatto Killian. Avventure di una notte, decisamente IC per entrambi, ma come ho sottolineato, sembrava sempre di fare un torto all'altro. Sapevo fin dall'inizio che la colpa sarebbe stata di Mary Margaret - perché Ruby può essere l'istigatrice, ma anche lei ha avuto le proprie batoste - ma Mary Margaret, beh, c'è chi la dipinge con la madre con la puzza sotto il naso, che non vuole Killian con Emma perché è sempre stata Team Neal - a parte dopo la 5° stagione, ma, insomma, è stata la prima a spingere Emma verso Neal nella 3° quando non sapeva cosa le aveva fatto. Spiegherò tutto nel prossimo capitolo, forse, ma non l'ho ancora scritto e non so quando arriverà.
Spero di sentirvi in molti, e grazie mille per continuare a rimanere qui con me e con questa fic ♥
bluerose
   
 
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