Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: Vavi_14    10/01/2017    3 recensioni
Dal Prologo. Woods and Orange Blossom:
[...]Sente Jimin intimargli di tornare a casa, ma proprio quando è riuscito ad identificare quella sensazione frizzante e intensa, la sagoma di una ragazza appare da una porticina accanto alla vetrina principale. Fa appena in tempo a scorgerne i capelli color ebano sparsi sul giubbotto in lana cotta che se la ritrova a pochi metri di distanza; il rumore degli stivaletti ticchetta sull’asfalto e suggerisce un andamento frettoloso. Potrebbero fermarla per chiederle gli orari del negozio, dopotutto l’hanno vista chiaramente uscire di lì per ultima, ma Jungkook non riesce a far altro che notare il rossore su quel piccolo naso riprendere il colorito acceso delle labbra, per poi abbassare lo sguardo imbarazzato quando lei ricambia di sfuggita la sua occhiata, mentre Jimin si gusta la scena in silenzio, sbatacchiando il più piccolo non appena la ragazza ha voltato loro le spalle.
«Avrò pure l’aspetto di un idol, ma quella sembrava aver occhi solo per te».[...]
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V, Nuovo personaggio, Park Jimin
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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IV.
 

Autumn









 


Una settimana.
Jieun l’aveva chiamato, lui non aveva risposto. Jungkook le aveva detto di voler stare da solo e aveva mantenuto la sua parola, nonostante lei gli mancasse terribilmente. Le aveva poi scritto un breve messaggio, dove aveva cercato di farle capire che sarebbe stato inutile parlargli se prima non avesse sbollito il tutto; questa volta era stato lui a non ricevere alcuna risposta.

Mentre tira un pugno dopo l’altro a quel sacco appeso al soffitto, Jungkook maledice Jimin e i suoi consigli. Gli aveva garantito che lo avrebbe aiutato a scaricare la tensione, invece sta avendo l’esatto effetto contrario; ad ogni destro, ad ogni gancio che sferra, sente crescere di più la rabbia e neanche i calci più potenti riescono a farlo calmare. Nonostante le gocce di sudore gli abbiano ormai ricoperto la fronte, il collo e le spalle, Jungkook continua ad accanirsi contro una vittima inerme e senza vita, finché non percepisce la propria vista annebbiarsi e le gambe cedere sotto il peso della stanchezza.
Si concede un ultimo pugno, che tira fino a far bruciare i muscoli del braccio, dopodiché barcolla all’indietro e si aggrappa appena in tempo alla panchina posta a bordo parete. Afferra malamente la boccetta d’acqua e, invece di berla, la usa per bagnarsi il volto e i capelli, già fradici dopo l’intensa fatica.
Gli ci vuole qualche minuto per regolarizzare il respiro e tornare a vedere in modo normale. Non appena la sua mente ricomincia a lavorare, però, Jungkook sente di nuovo quell’enorme peso tormentargli il petto e, senza neanche pensarci, si alza in piedi, scagliandosi contro il sacco da boxe. A fermarlo, questa volta, è un’intensa fitta ai tendini che lo fa crollare a terra, costringendolo ad ammettere la sconfitta. Cercare di mascherare i problemi non lo aiuterà a superarli; per Jungkook è difficile affrontare qualcosa che non conosce, perché ha paura di sbagliare e di ferire qualcuno a cui tiene.
«Vuoi rimanere a letto per una settimana?»
Jungkook fa leva sui talloni non appena sente la voce del suo hyung riecheggiare tra le pareti della sala. 
«Sto bene» afferma, senza prestargli troppa attenzione, andando a recuperare le sue cose.
Jimin si passa una mano tra i capelli, sospirando. «Così pensi di risolvere la situazione?»
«Ci sto provando».
«No, la stai semplicemente evitando, Jungkook».
«E anche se fosse?»
Il più piccolo sa che Jimin sta cercando di aiutarlo, ma non riesce a comportarsi diversamente. Dovrebbe scusarsi per il tono che ha usato, invece si strofina un asciugamano sui capelli e si carica in spalla il borsone.
«Ti aspetto in macchina» dice, quando in realtà è Jimin a guidarla.
 

«Ma perché siete così scemi?»
Taehyung interrompe la partita alla play che sta giocando con un Jungkook decisamente meno motivato e competitivo del solito.
«Hyung, non puoi mettere in pausa solo perché stai perdendo».
Il più grande cerca lo sguardo del più piccolo, che però non trova. Jungkook tiene le iridi incollate allo schermo e non ha nessuna voglia di discutere.
«Mi spieghi come cavolo fate a chiarire la situazione se vi ostinate a non parlarvi?»
Jungkook prende il joystick del suo hyung e schiaccia play, ma Taehyung è veloce e mette nuovamente il gioco in pausa.
«Vuoi ascoltarmi una buona volta?»
«È inutile, è peggio di un mulo» commenta Jimin, seduto al tavolo dietro di loro con un libro per le mani.
«Jungkook, stai pensando solo a te stesso».
La frase di Taehyung sembra quasi rompere qualcosa nell’animo già abbastanza turbato del più piccolo. In cuor suo, Jungkook sa perfettamente di essersi chiuso a riccio per poter riprendere il controllo su se stesso, ma in questo modo ha, in automatico, tagliato fuori tutto il resto del mondo. In realtà, Jungkook pensa a Jieun ogni sera e spera che quella lontananza non la faccia soffrire, eppure si sente ancora bloccato, come se qualcosa gli impedisse di fare il primo passo e mostrarsi pronto ad ascoltarla. Se solo non fosse così testardo, probabilmente ammetterebbe di temere ciò che lei ha da dirgli più di ogni altra cosa, perché il pensiero di doversi allontanare definitivamente da Jieun è qualcosa che non può in alcun modo sopportare.
«E stai facendo un dramma per qualcosa che ancora non sai».
Taehyung gli palesa prepotentemente tutte quelle assurdità che Jungkook già conosce, ma tenta di nascondere come non facessero parte del suo modo di essere. Probabilmente cercare di sfogarsi con i suoi hyungs lo aiuterebbe a sbloccarsi, anche se ciò vorrebbe dire ammettere le sue debolezze. Sì perché Jungkook non ha smesso un solo minuto di rimuginare su quella frase di Doyun e lo ha fatto talmente in modo intenso che, alla fine, è quasi riuscito a convincere se stesso di non poter mai offrire a Jieun ciò che lei desidererebbe realmente da una relazione. Ancora non sa spiegarsi il perché, ma sta iniziando a credere di non essere proprio tagliato per le storie d’amore.
«Jungkook, parla. Dì qualcosa».
Taehyung solitamente non gli mette mai pressione, ma quei silenzi sempre più frequenti stanno cominciando a far entrare in ansia anche lui.
«Se lo vedo un’altra volta, io…»
Jungkook non è sicuro di aver esternato il pensiero giusto, ma ormai l’ha fatto e non può tornare indietro.
«Ma chi?» Jimin segna la pagina che ha appena letto e chiude il libro. «Doyun?»
Il più piccolo rabbrividisce al solo sentir pronunciare quel nome. Jungkook non vuole che l’odio per Doyun prevalga sul sentimento che prova per Jieun e finché non sarà riuscito a ridimensionare quelle sensazioni negative che lo tormentano ogni giorno, eviterà di avvicinarsi a lei. Jimin e Taehyung sono in grado di fronteggiarlo, ma non può dire lo stesso di Jieun, e non intende arrivare a litigare anche con lei.
«È Jieun noona che deve chiarire con lui» dice Taehyung. «Ma questo non significa che tu debba sparire dalla circolazione».
«È stata lei a tagliarmi fuori».
«Magari perché voleva evitare tutto questo» replica il più grande, palesando l’evidenza.
«Magari perché crede che io sia solo un ragazzino».
«Jungkook, non dire cose che non pensi».
Il rimprovero di Taehyung gli da un’altra bella scossa, ricordandogli che, in effetti, quelle non sono parole sue, né di Jieun. Le insicurezze lo hanno portato addirittura a farsi influenzare così tanto da uno sconosciuto? E lui che credeva di conoscersi.
«Se continui così sarai tu a mandare tutto a puttane, lo capisci questo, sì o no?»
Il tono di Jimin si è fatto più duro e Jungkook lo percepisce.
«Vorrà dire che non era destino».
«Jungkook, dannazione, se vuoi puoi prendere in giro te stesso, ma non venirla a raccontare a me!»
«Jimin!»
Taehyung cerca di ridimensionare la discussione, ma a volte Jimin sa essere peggio di una bomba a orologeria.
«No Taehyung, lo capisci anche tu che sta raccontando una marea di cazzate!» Jimin è in piedi e sta indicando Jungkook, il quale evita di guardarlo. «Stai rovinando qualcosa che tu stesso hai creato, qualcosa che hai voluto con tutte le tue forze, solo perché vuoi dar retta al tuo stupido ed egoistico orgoglio!»
«Jimin, finiscila!» Taehyung lo prende per un braccio, scuotendolo, senza ottenere l’effetto desiderato.
Jungkook abbandona malamente il joystick e risponde a Jimin con la stessa rabbia negli occhi. «Forse è perché sono solo uno stupido orgoglioso ed egoista, ecco tutto!»
Jimin si libera con uno strattone dalla presa di Taehyung e guarda Jungkook fuggire in camera sua senza dire una parola.
«Jungkook, dai, aspetta!»
Taehyung cerca di fermarlo, ma l’altro è più veloce di un fulmine e non gli lascia nemmeno il tempo di inseguirlo. Il più grande si mette le mani nei capelli, sbuffando nervosamente.
«Si può sapere perché lo hai trattato così?» chiede allora a Jimin, sobbalzando subito dopo per il rumore della porta del più piccolo, che viene malamente chiusa con un tonfo.
L’altro crolla sul divano con un sospiro. «Credi che mi piaccia?»
«Allora perché lo hai fatto!?»
«Perché non voglio più vederlo soffrire per questa cosa».
Taehyung apre la bocca per replicare, ma la richiude un attimo dopo, a corto di parole. Dopotutto loro tre sono diversi, nessuno si è mai preso la briga di giudicare l’altro, ma c’è un solo punto fermo che li tiene uniti sempre e comunque: l’amicizia. Magari sbagliando, o prendendosi a sberle, in qualche modo hanno cercato di proteggersi a vicenda, superando i momenti difficili insieme.
«Perché l’amore rende così stupidi?» domanda allora Taehyung, dopo interminabili minuti di silenzio, e Jungkook, nella sua stanza, cerca di nascondere la testa nel cuscino, per la prima volta consapevole del perché quella situazione lo fa stare così male; per la prima volta, consapevole che quel dolore, quell’odio verso Doyun e quella mancanza insanabile che sente nei confronti di Jieun, assieme alla convinzione di non poter più stare senza di lei, hanno finalmente un nome: amore.

 
◊◊◊


 
Nei giorni successivi, Jungkook frequenta assiduamente la palestra, ma si premura di non andare negli stessi orari di Jimin. Avendo un solo esame da dare a Settembre, riesce ad avere più tempo per gestire liberamente i suoi orari, che solitamente organizza dando la priorità alla scuola di Taekwondo, agli allenamenti e allo studio. Jimin, dal canto suo, ha smesso di rivolgergli la parola, e Taehyung sta quasi pensando di cambiare coinquilini, giusto per evitare un esaurimento nervoso prima dei trent’anni. Ogni giorno, però, maledice il bene che vuole ai suoi due amici e stringe i denti, cercando di mediare tra gli scatti d’ira di Jungkook e i silenzi irritanti di Jimin.
Jungkook, intanto, sa che sta sbagliando e lo ha quasi accettato. Ha mandato un messaggio a Jieun con un semplice “Scusami” e lei gli ha risposto “Mi manchi”, spiazzandolo.

Quella sera, mentre ritorna a casa, Jungkook è quasi tentato di passare al negozio, ma dalla vetrina vede Jieun alle prese con dei bambini esagitati e decide di rinunciare. Rimane per qualche istante ad osservare il suo sorriso e, di riflesso, sorride anche lui. Fa dietrofront cercando di passare inosservato e ignorando il suo cuore che ha ricominciato a battere con la stessa frequenza dei loro primi incontri. È costretto, però, a fermarsi a metà strada, perché l’intensità di quell’emozione che sta provando gli ha quasi mozzato il respiro. Se dovesse dal retta al suo istinto, in quel momento, correrebbe da lei facendo irruzione nel negozio, per poi abbracciarla e perdersi in quel profumo familiare senza cercare più la strada del ritorno. Invece una chiamata di Taehyung lo riporta alla realtà e gli fa imboccare la via di casa. Ultimamente Taehyung è più apprensivo del solito e cerca sempre di distrarlo, nonostante Jungkook non sia molto propenso alla conversazione. In verità, Jungkook non ricorda neanche più il motivo per cui ha smesso di parlare con Jimin e vorrebbe sinceramente dare un taglio a quella sceneggiata, ma aspetta che sia il più grande a cedere per primo. Come al solito.

Dopo aver cenato, Taehyung gli dice che nel pomeriggio è arrivato un pacco per lui e glielo consegna con un sorriso sghembo, per poi sparire in camera sua, lasciandolo completamente solo nel salotto. Jungkook lo afferra quasi timoroso e per poco non gli viene un colpo a leggere l’indirizzo: la confezione in carta blu proviene infatti dal negozio di CD di Jieun. Non riuscendo più ad aspettare, strappa velocemente l’incarto e ciò che si ritrova per le mani fa fare un altro balzo al suo cuore; sulla copertina del CD che tiene stretto tra le dita, spiccano i volti di due ragazzi sorridenti, vicini l’uno all’altra, e sotto di essi troneggia una scritta elegante in caratteri corsivi: IU ft. Jungkook, first single. Jungkook ricorda ancora quanto Jieun avesse insistito per mettere in copertina una foto “professionale”, costringendolo a sedersi accanto alla finestra in pose – a detta sua – alquanto ridicole. Riprende il cellulare dalla tasca e, istintivamente, apre la galleria, cercando quegli scatti di Jieun che ha preso lui stesso, e che però anche lei si era rifiutata di utilizzare per il CD. Si lascia scappare un sorriso fin troppo aperto quando la vede accanto alla parete della cucina, con indosso solo un maglione color senape lungo fin sopra le ginocchia e un’espressione innocente dipinta sul volto, incorniciato da morbide ciocche scure. Jieun gli aveva detto di cancellare quello scatto perché si vergognava e Jungkook le aveva detto di averlo fatto: una piccola bugia, dopotutto. Si alza dal divano e inserisce il CD nell’impianto stereo, impaziente di poter ascoltare il risultato finale. Ancora una volta, Jieun lo stupisce: prima della canzone, infatti, la ragazza ha registrato una breve introduzione e, contro il volere di Jungkook, l’ha inserita nel disco. O almeno, nella sua copia.

«Salve a tutti e grazie di cuore per aver acquistato questo CD. Mi chiamo Lee Ji Eun, ma alcuni mi conoscono con lo pseudonimo di IU».
«Io sono Jeon Jungkook e…ehm»
«Non hai un nome d’arte, Jungkook?»
«No, non credo di averci mai pensato».
«Allora ti chiameremo semplicemente Jungkook, se sei d’accordo».
«Noona, però potevi informarmi su quali erano le domande che avresti fatto».
«Jungkookie, guarda che stiamo registrando!»
«Ma tanto questo non lo metterai nel CD».
«Sì che lo metterò».
«No, invece».

Jungkook si ritrova a ridere da solo per l’assurdità di quelle conversazioni, ma il suo imbarazzo cresce a dismisura quando si accorge che Jieun non ha risparmiato proprio nessuna parte del loro discorso.

«… e così ci siamo ritrovati a dover rimandare l’incisione del singolo per… imprevisti vari».
«Imprevisti vari?!»
«Sì beh, quel genere di cose che di solito non si possono dire in un’intervista».
«Ma allora perché lo dici, noona!»
«Jungkookie, la tua faccia ha cambiato colore».

Jungkook si spalma una mano in fronte e spera che quella tortura finisca presto. Quasi ad esaudire il suo desiderio, la track introduttiva termina con un loro saluto in sincrono, per lasciare finalmente posto a quella melodia che ormai Jungkook conosce nelle più minime sfumature di suono. La voce di Jieun è delicata e piacevole, anche se Jungkook non può fare a meno di pensare che, registrato, il timbro della ragazza perda di particolarità e limpidezza. Storce il naso quando sente se stesso, però riconosce che la sua voce e quella di Jieun si amalgamano in modo ottimale, come se quella canzone fosse stata scritta apposta per loro. Durante l’ascolto, mentre giocherella con la custodia, si accorge che Jieun ha lasciato un piccolo biglietto all’interno: sai dove trovarmi, dice solo, e quasi senza pensarci riprende in mano il cellulare, intenzionato a chiamarla, poi però si blocca nel leggere il suo nome, perché effettivamente non saprebbe da dove iniziare.
È ancora immobile con il cellulare nella mano destra e il biglietto nella sinistra, quando Jimin fa il suo ingresso in sala.
«Hai intenzione di ascoltarlo per tutta la notte?»
Jungkook lo guarda con gli occhi spalancati, poi capisce e corre a spegnere lo stereo, riponendo il CD nell’apposita custodia. Vorrebbe rispondere, dopotutto è stato il suo hyung a parlare per primo, ma dopo così tanti giorni passati a ignorarsi, dà una strana sensazione tornare a rivolgersi la parola come se niente fosse successo. In effetti, Jungkook, cos’è successo, veramente?
«Non mi ero accorto che stava andando a ripetizione» butta lì, mentendo spudoratamente.
Jimin alza un sopracciglio e si volta per andare a recuperare uno spuntino dal frigo.
«Hyung».
Jungkook lo chiama, sa che adesso è compito suo rimettere apposto le cose. O almeno, cominciare a farlo. Jimin biascica un «Mh» distratto, continuando a frugare tra i ripiani e riemergendone poco dopo con uno yogurt dietetico tra le mani.
«Io… avevi ragione».
Il più grande cerca in ogni modo di tenere basso lo sguardo, ma sono tentativi vani, perché Jungkook legge in quella finta espressione indifferente un gran bisogno di tornare a comunicare.
«Cioè?» Jimin ora lo guarda e Jungkook vorrebbe tanto tirargli una cuscinata. Possibile che debba per forza stuzzicarlo in quel modo anche se sa quanto gli costa aprirsi con lui?
Il più piccolo lo raggiunge su uno sgabello, accanto allo stretto tavolo della cucina. «Ci ho messo un po’ a capirlo, ma alla fine l’ho capito».
Bravo Jungkook, ottima spiegazione. Si gratta la nuca, in evidente difficoltà, ma prima che possa aggiungere altro Jimin si lascia scappare un sorriso appena accennato, nascosto dalla penombra della flebile luce del salotto. «Mi dispiace, non avrei dovuto reagire in quel modo» dice poi, tornando serio. «Volevo solo che tu… capissi». Gesticola un poco mentre parla e Jungkook non può fare a meno di ricambiare quel sorriso che lui gli aveva rivolto qualche istante prima e che non si era lasciato sfuggire. Nessuno dei due riesce a trovare le parole giuste, eppure basta un soffio per intendersi.
«Hyung, io… voglio stare con Jieun».
Nonostante sia difficile parlarne con Jimin, Jungkook sente che è arrivato il momento di dirlo a qualcuno e il suo hyung è disposto ad ascoltarlo più di chiunque altro.
«Non mi importa se dovrò affrontare uno o… cento Doyun. Non intendo rinunciare a lei».
«D’accordo» commenta Jimin, riprendendo a mangiare il suo yogurt. Jungkook lo guarda, scorgendo in quel ghigno una nota di soddisfazione. Rimane in silenzio, in attesa che Jimin continui a parlare, ma non succede nulla. Il più grande gli porge l’ultimo cucchiaino, ma Jungkook nega con la testa, sempre più confuso. Al ché Jimin sbuffa e va a gettare il contenitore nel secchio.
«Allora? – commenta poi, esasperato – lo hai detto a Jieun noona oppure no?»
«Che cosa?»
«Accidenti Jungkookie, che non vuoi rinunciare a lei! Sono giorni che non vi vedete e sei ancora qui a parlare con me? Che cavolo aspetti, alza quel sedere e vai!»
Jungkook sgrana le palpebre, come se gli avessero appena gettato un secchio d’acqua gelida in testa. Scocca un’occhiata all’orologio: sono le dieci passate. Jieun solitamente non va a dormire prima delle undici, dunque è ancora in tempo; forse farà la figura del maleducato, ma in fondo non gli importa. Ora o mai più.
Come suo solito scatta a prepararsi e nel giro di pochi secondi è già sulla porta, con qualche ciocca di capelli fuori posto e col fiatone, ma determinato a raggiungere casa di Jieun.
«Ah, Jungkookie…» Jimin lo ferma proprio quando è sulla soglia della porta e Jungkook inizia a chiedersi se quello non stia diventando un vizio.
«Ricordati che mi devi un pacchetto di tu sai cosa».
 
 
Non ha nemmeno ben chiaro quand’è che le sue gambe abbiano iniziato a correre, agendo di loro iniziativa, eppure l’appartamento di Jieun gli sembra adesso a un passo da lui. Frena di scatto davanti al portone, suonando senza indugio il citofono e poggiando le mani sulle ginocchia, cercando di riprendere fiato dopo la maratona che ha appena fatto.
«Chi è?»
«Noona, apri»
«Jungkook! Stai bene, è successo qualcosa?!»
«Sto bene, apri!»
Vola su per le scale, salendone tre alla volta, e si ritrova all’improvviso faccia a faccia con Jieun, che ha aperto la porta e lo guarda con una splendida luce negli occhi.
«Entra» dice solo, a bassa voce, ma non appena sono entrambi dentro casa lei lo abbraccia di slancio, stringendolo con tutta la sua forza. Jungkook rimane spiazzato da quella foga improvvisa, ma impiega un attimo a ricambiare l’abbraccio, poggiandole la testa sul mento e circondandole le spalle con entrambe le braccia. Sente il volto di Jieun premere contro il suo petto e i battiti del proprio cuore amplificarsi fino a rimbombare nella gola e nelle orecchie.
«Sei tornato per restare, Jeon Jungkook?»
La voce di Jieun è attutita dalla maglia di Jungkook, sulla quale una piccola chiazza d’acqua salata ha già lasciato il suo alone.
«Non me ne sono mai andato, noona».
Lei strofina piano la fronte su di lui e alza il mento per guardarlo da sotto in su. «Allora perché mi sei mancato così tanto?»
Jungkook rivede il proprio riflesso nelle iridi scure e di nuovo lucide di Jieun, alle quali però non lascia versare, stavolta, nemmeno una lacrima. Stringe tra i palmi quel volto piccolo e un po’ ovale per poi premere con straordinaria lentezza le propria labbra su quelle di Jieun. Lei fa leva sulle punte per arrivare meglio a ricambiare quel bacio e non osa infrangerlo andando oltre.
«Anche tu mi sei mancata» ammette Jungkook, allontanandosi e facendole una carezza tra i capelli. «Ma hai dormito in questi giorni? – le chiede poi, sfiorandole entrambe le guance con i pollici – mi sembri stanca».
Jieun abbassa lo sguardo, poi mette su un mezzo broncio. «È un modo gentile per dirmi che ho una faccia orribile?»
«N-no noona, ma che dici, tu sei… splendida, come sempre». Quando scorge il sorriso di Jieun aprirsi, Jungkook si rende conto che non le ha mai davvero fatto un complimento come si deve, nonostante l’abbia pensato dal primo istante che l’ha vista e, anzi, abbia iniziato credere che la bellezza di Jieun cresca silenziosamente e in modo subdolo quando le sta lontano, per poi investirlo come un fiume in piena ogni volta che la guarda.
«Anche tu sei… wow». Jieun si allontana un poco da lui e gli tocca le spalle. «Sei cresciuto, Jungkook? Mi sembri anche più alto». Allunga una mano sopra la testa di lui, poi fa un’ulteriore passo indietro. «Accidenti, ma stai lievitando!» esclama poi, e Jungkook comincia a sentirsi in imbarazzo. «La vuoi finire con questa palestra? Guardati, sei un diciannovenne in un corpo da Hulk
«Noona, non esagerare» prorompe lui, ridendo appena alle esplicite provocazione di Jieun. «Stavo solo cercando di tenermi occupato».
«Sì certo, come no» sbuffa lei, dandogli un colpetto su una spalla. «Avrai una coda di ammiratrici al tuo seguito».
«Nah, quello è Jimin» risponde di slancio Jungkook, poi si accorge dell’espressione di Jieun e non rinuncia a tirarle lui una frecciatina. «Per caso sei gelosa, noona
«No!» si affretta a replicare Jieun, alzando le mani. «Gelosa, io? Mai stata».
Jungkook la tira per un braccio avvicinandola a sé, per poi darle un bacio sul collo. «Io sì, però» confessa, cercando di dargliene un altro, ma Jieun si chiude nelle spalle perché le sta facendo il solletico. «Quindi è meglio che ti stiano lontani».
«Oh-ho» esclama allora Jieun, tentando di liberarsi dall’abbraccio ferreo di Jungkook, invano. «Sennò che fai, li stendi con la tua forza sovrumana?»
«Possibile» le sussurra nell’orecchio, approfittandone per mordicchiarle il lobo. Lei ride e decide di lasciarsi coccolare, ma il suo volto torna ad essere serio quando Jungkook si allontana da lei.
«Credo che dovremmo parlare» dice Jieun, stringendo la mano che lui le ha porto.
Jungkook, negli ultimi giorni, ha capito che in fondo non ha bisogno di quelle spiegazioni per continuare a stare con Jieun, però è consapevole che mantenere dei segreti non aiuterà la loro relazione.
«Lo faremo, noona» concede, intrecciando le dita con quelle di Jieun. «Domani».
Lei annuisce, anche se non sembra molto convinta, e gli cinge la vita con le braccia. Poi però alza di scatto il capo e guarda Jungkook con aria interrogativa. «Aspetta… hai detto domani? Quindi ti sei appena autoinvitato a dormire a casa mia?».
Jungkook solleva un sopracciglio. «Chi ha parlato di dormire?»
La lotta con i cuscini che segue li porta, in breve tempo, a crollare sfiniti sul divano del salotto, scombussolando di nuovo i piani, e Jieun si addormenta con il capo sulle ginocchia di Jungkook, cullata dalle sue dolci carezze. Lui ignora il film strappalacrime che stanno trasmettendo in tv per passare le dita in quei morbidi capelli, fino ad armonizzare il proprio respiro con quello di Jieun, cedendo, finalmente, ad un sonno tranquillo e privo di incubi.
 
 
 
 
 
 
 
 













____________
Ma buonsalve!^^
Sono un pò triste, sapendo che siamo quasi giunti alla fine. Non ho molto da dire, se non i soliti sentitissimi ringraziamenti a chi legge questa storia e a chi mi lascia il proprio pensiero <3. Qualcosa di più su Doyun verrà detta nel prossimo capitolo, perchè qui mi sono voluta concentrare di più sull'introspezione (alias tare mentali) di Jungkook; per questo avete assistito anche a una presenza massiccia di quei due angeli di nome Taehyung e Jimin. 
Spero di sentirvi presto, vi mando un bacione grande!

Alla prossima,

Vavi
 
  
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