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Autore: Daphne BS    11/01/2017    2 recensioni
Ho cercato di immaginare un po' il clima generale subito dopo la caduta di Voldemort in quel famoso 31 ottobre in cui morirono James e Lily Potter. Una loro ex compagna di studi, alla notizia della loro morte, cerca di ricordarli ai tempi della scuola e analizza la propria situazione attuale. Ma tutto è reso più difficile da tutto l' alcool che ha in corpo, facendole pensare e dire cose che lei stessa non avrebbe mai pensato.
Siate clementi, ho scritto questa schifezza di getto. Ma non so, sentivo come l' obbligo di pubblicarla. Spero che vi piaccia, ditemi se vi piace per favore :)
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Ma lo sai che Voldemort è morto?
 
Ma come, è impossibile. Tutto questo non può finire in così poco tempo. La guerra non finirà mai. Smettila di illudermi.
 
Ma è vero.
Lasciami in pace. Sono ubriaca.
 
Ha attaccato i Potter stanotte. Ha ucciso marito e moglie, ma il figlio è sopravvissuto.
 
Stronzate.                                                                                                                      
 
Tu non credi mai a nulla. Sei sempre così impegnata a leccarti le ferite da sola. Non sei cambiata molto dai tempi della scuola. Ma non hai capito? I Potter sono morti. Venivano in classe con te, erano Grifondoro come te. Litigavi sempre con Lily, ridevi sempre degli scherzi di James. Come puoi ignorare ciò?
 
Aspetta… Potter? James Potter…? Ma io me lo ricordo….
James Potter. Aveva i capelli neri sempre spettinati, gli occhiali tondi come quelli di John Lennon, un sorriso sfacciato perennemente disegnato sul volto. Era piccolo di statura e abbastanza esile, eppure ricordavo perfettamente di come le mie compagne di dormitorio non facessero che commentare la sua bellezza e la sua simpatia. Tutte ridevano e sospiravano al suo nome, tranne Lily Evans. Lei era bella e sdegnosa come una regina. Aveva un carattere forte, forse un po’ troppo petulante. Era inevitabile che una ragazza di quella tempra si scontrasse con il mio carattere aggressivo e un po’ grezzo. La sua raffinatezza strideva a contatto con i miei modi spartani: per esempio mi guardava sempre storto quando prendevo dal tavolo della colazione due fette di pane e le avvolgevo con cura in un fazzoletto per poi ficcarmele in tasca. Sono figlia di gente modesta e mi è stato insegnato che non si spreca nulla e che tutto va riutilizzato. Ricordo, naturalmente, tutti gli epocali litigi fra Potter e la Evans per i corridoi della scuola. Ricordo che odiavo quei loro dannati litigi, perché avevano del falso nel sottofondo e si vedeva che era tutta una messinscena organizzata da Potter sul momento per poter almeno scambiare due parole con Lily. Beh, più che parlare, in quelle occasioni si insultavano e basta. Anni dopo, vedendo un attore in una commedia a teatro, osservando le sue movenze buffonesche e la gestualità esagerata, non potei fare a meno di associare tutti questi elementi a Potter: sarebbe stato un ottimo attore, proprio per la sua grande capacità di improvvisazione e per la grande fantasia che aveva nell’ inventare una storia abbastanza credibile così su due piedi. Effettivamente, la storia di quei due aveva proprio le strutture di una commedia romantica da due soldi: lui ama lei, lei odia lui; lui è bello e figo e amato da tutti; lei è una gran fregna, tutti i ragazzi le sbavano dietro ma lei è troppo nobile d’animo e modesta per perdersi in avventure futili; litigano sempre, ma alla fine lui riesce ad abbordarla dimostrando di essere un bravo ragazzo e lei si innamora perché ha scoperto che lui è un ragazzo sensibile con un mistero sconcertante che lo fa comportare da cretino. Infatti, alla fine fra quei due è finita così. Si sono perfino sposati. E hanno fatto un figlio. Pensandoci bene, ricordo che alla fine sono arrivata ad odiare tutti e due, al termine del settimo anno, il periodo in cui si sono messi insieme. Troppo romantico, troppo finto, troppo e basta. Io, che passavo le ore libere a fumare ai bordi del Lago Nero a fissare la piovra gigante che giocava con le sirene e intanto mi commiseravo perché sapevo che coi tempi che ci stavano non avevo prospettive di futuro rassicuranti, considerando le mie origini babbane.  Io avevo altre preoccupazioni piuttosto del ragazzo o dei voti di scuola, insomma. In una certa maniera, mi sono sempre sentita un gradino sopra ai miei coetanei, in quanto a mentalità: mi consideravo più matura di loro, ma non lo pensavo per presunzione. Ho sempre vissuto in mezzo alle difficoltà e so cosa sono le cose essenziali. Non contano i voti di scuola, gli amici, il fidanzato, avere una vita sessuale travolgente, essere famosi, essere ammirati. Tutto quel che serve è un tetto sopra la testa e una buona salute, il resto viene da sé. Eppure non potevo dire di essere estranea al mondo di Hogwarts: avevo i miei amici, gli impegni scolastici, i miei interessi, addirittura un ragazzo. Pur odiando la manfrina di quella scuola, alla fine ne ero rimasta soggiogata anch’ io. Odiavo i secchioni che parlavano sempre di voti e di scuola, eppure alla fine mi conveniva ascoltarli per affrontare i vari compiti in classe; detestavo le ragazze che stavano sempre a raccontare di ciò che facevano con i loro fidanzati, ma alla fine per noia anch’ io mi mettevo a raccontare del mio ragazzo, nascondendo il compiacimento dietro un piccolo sorriso che si sforzava di non essere troppo sfacciato. Insomma, pur odiando i discorsi e la vita quotidiana nella scuola, alla fine per convenienza e sopravvivenza mi adeguavo agli standard dei miei compagni, nascondendo il mio disprezzo per quella che mi sembrava una vita troppo mondana. Non è che odiavo i miei coetanei, provavo una sorta di disprezzo nei loro confronti, un po’ come una balia che deve intrattenere dei bambini e per farli divertire gioca con loro, di conseguenza adeguandosi al loro linguaggio e al loro comportamento. Ecco, io ero la loro balia. Molti dei miei amici, dopo la scuola, hanno preso strade diverse dalla mia: qualcuno è rimasto ucciso durante questa maledetta guerra, altri sono addirittura dispersi, altri ancora sono andati all’ estero. Ho incontrato qualcuno di loro, e li ho visti spaventosamente cambiati: ho scorto la paura nei loro occhi, la diffidenza, la stanchezza, e ho capito che non erano più gli stessi ragazzi spensierati di un tempo, nonostante fossero passati pochi anni dalla fine della scuola. I miei bambini, cui un tempo facevo da balia, erano cresciuti troppo in fretta. Per la prima volta, li considerai miei pari. E capii quanto effettivamente tenessi a loro.
 
Sei davvero noiosa e vaga. Hai iniziato a parlare di Potter e sei finita per fare l’eroina della situazione dicendo che eri quella più matura fra tutti i tuoi compagni di scuola. Sai bene che non è vero. Tu hai sempre considerato i tuoi amici tuoi pari, e per giunta non eri molto matura, hai fatto diverse idiozie a scuola.
 
Ma dai, volevo far vedere che ero una ragazza interessante e un po’ strana, giusto per rimorchiare… lasciami fantasticare in pace.
 
Quando ti sveglierai?
 
Quando sarà notte e tutti dormiranno. Solo allora, mi leverò in piedi e comincerò a vagare per le strade semideserte per la città, in compagnia di qualche gatto randagio.
 
Sogni troppo.
 
In realtà, sono del parere che io sogni troppo poco. Ma tutti sognano, non c’ è uomo che sogni. Guarda quello là, appoggiato sul tavolo che bacia quella donna. Sta sognando un futuro felice e sereno con lei. Ormai la guerra è finita, no? Tutto è finito, è arrivata la pace, è arrivata la felicità. Si sposeranno, avranno dei figli, li manderanno a scuola, capiteranno nella loro stessa Casata, si diplomeranno, troveranno lavoro, faranno a loro volta dei figli e diventeranno nonni e poi, dopo una vita passata così, moriranno nella quiete e nell’ affetto dei familiari.  Questo non è sognare ad occhi aperti?
I tempi duri torneranno, e saranno più terribili. Non è il momento di crogiolarsi nella felicità.
 
Tu non hai mai sognato il futuro?
 
Sempre, tanto tempo fa. Immaginavo di andare a vivere in posto caldo, vicino al mare, di coltivare alberi di limoni. Io vado pazza per i limoni, li mangio anche interi. Volevo fare l’attrice nel tempo libero, recitare nelle piazze storie drammatiche o comiche, ammaliare e far emozionare la gente che avrebbe voluto fermarsi ad ascoltarmi. Mi sono immaginata sposata con lui, tanto tempo fa, immaginavo di poter essere sempre con lui, di farci sempre l’amore, di avere un figlio da lui, con i suoi stessi meravigliosi occhi blu come il mare dalla finestra della casa, con i miei stessi capelli neri come l’ombra fra gli scogli al crepuscolo. Ma lui non so neanche più dov’ è e non so neanche se si ricorda più di me e della dolcezza con cui un tempo lo amavo. Lui è stato l’unico che per un periodo di tempo considerevole mi ha fatto credere in qualcosa di bello.
Sono stanca. Non ce la ce faccio più. Ora non ho più nulla in cui sperare. I pochi amici che avevo sono morti, l’amore l’ho perso per strada tanto tempo fa e non lo potrò mai più recuperare, la guerra è finita stanotte e io sono così ubriaca che continuo a parlare da sola. E continuo a pensare a James e Lily Potter. Ma io li odiavo, perché piango per loro? Loro, l’icona schifosa del mondo perfetto descritto nei romanzi d’ amore.
In fin dei conti, forse mi stavano simpatici. Ma ero troppo orgogliosa per ammetterlo, perfino a me stessa. Mi mancheranno, credo. Mi dispiace per vostro figlio, forse verrò al vostro funerale. Niente fiori, solo lacrime. Cioè, quelle che non sono finite nella bottiglia. Magari rivedrò un po’ di gente, negli ultimi tempi va di moda ritrovarsi ai funerali: ce ne sono stati fin troppi negli ultimi anni. E all’ appello manca sempre qualcuno. Di solito quel qualcuno è nella bara. Mi viene da ridere, che bello qua intorno. Dove sono le sigarette?
Io vivo come per gioco e ho perso la strada. Sono sola. Loro avevano tutto, e la morte li ha portati via insieme. Io invece sono sola. È quasi peggio della morte. Era meglio se quella sera stavo con Emily, quando è stata uccisa. Mi aveva chiesto di accompagnarla a casa, ma io dovevo andare da mia madre che era gravemente malata. Oppure con Edward quando è stato fatto a pezzi da un mannaro mentre era a cercare funghi. La sua testa l’abbiamo ritrovata dentro il cestino dove Ed aveva raccolto dei gran bei porcini. Al tempo non volli neanche entrare a far parte di qualche gruppo segreto che combatteva Voldemort. La perdita di tante persone care non faceva che alimentare la mia sete di vendetta, ma volevo agire da sola senza che qualcuno mi impartisse ordini o stupidi turni da rispettare. Perché io e lui ci siamo persi? Lui mi avrebbe capito, sostenuto, mi avrebbe detto una stronzata per farmi ridere e poi mi avrebbe baciato dicendomi, come sempre, che sono bellissima. Non gli ho mai creduto, neanche quando me lo ha detto l’ultima volta. Andava via, non ricordo dove. So solo che sono sola e che ho freddo.
 
Una giovane donna balla forsennata sopra il tavolo di un bar. Tutti ridono alle sue movenze buffe, alla sua risata squillante. Lei si guarda intorno ridendo, ogni tanto afferra una bottiglia e la svuota in sorso. Un uomo fuma la pipa e la osserva inebetito da un angolo, ammirando le sue forme con sguardo vorace. La guerra è finita, si torna alla normalità. Tutto sarà bello come prima, le donne sorrideranno e saranno di nuovo belle, i bambini torneranno a giocare per le strade e i genitori li potranno lasciare uscire tranquilli senza il timore che gli succeda qualcosa. Tornerà il lavoro, tutto sarà come prima. Almeno questo pensa quell’ uomo. Ma la donna è scesa dal tavolo ora, ha preso un bambino per le mani e comincia a roteare all’ impazzata con lui, ridendo e cantando una canzone popolare che ha una melodia allegra ma dal sapore antico. Alla fine lo lascia andare e cade per terra, fra le risate e gli strilli generali. Lei si mette in ginocchio e ride. Il bambino scoppia a ridere anche lui, anche se è un po’ spaventato da tutta quella esuberanza da parte degli adulti. Sembra che in questa notte tutti siano tornati bambini, e il più piccolo lì si sente abbastanza spaesato perché non capisce il motivo di tutta quella ilarità. Lui è l’unico che non trova nulla di divertente in quella ragazza che balla, ride e beve, è troppo strano come comportamento. Poi sembra terribilmente triste e arrabbiata. Quella euforia e quella baldanza hanno qualcosa di innaturale, quasi cattivo. La donna si alza lentamente, aiutandosi con una sedia: si guarda intorno sorridendo a ogni presente, che la fissa ridendo. Poi, con voce roca, sempre sorridendo, riesce a dire: “Vi odio tutti.”


Angolo della pseudo-autrice:
Salve a tutti! Volevo solo ringraziarvi per essere arrivati a leggere tutto quanto. Se vi va, lasciate un commento e ditemi cosa ne pensate, in maniera onesta. Io stessa non sono molto convinta di questo mio lavoro, quindi un vostro parere mi farebbe piacere, anche per migliorare le mie tecniche di scrittura. Grazie ancora!

Daphne BS 

 
   
 
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