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Autore: Blue Poison    11/01/2017    4 recensioni
[...] Se con le spade angeliche Yoongi sapeva eseguire delle reali magie, con la musica creava veri e propri mondi, allo stesso livello di una divinità; ogni volta che suonava, Jimin non solo percepiva il cuore del suo parabatai districarsi nell’aria, una trama perfetta semplificarsi fino al pari di una striscia di fumo per poi riassemblarsi in suoni armonici a mo’ di scudo per chiunque non sapesse coglierne uno spiraglio, ma con esso anche il proprio.
Jimin chiuse piano gli occhi e si lasciò andare completamente contro i morbidi cuscini: la febbre gli scottava la pelle e il sapore dello Yin Fen gli pizzicava la gola; il petto si alzava e si abbassava alquanto velocemente, i polmoni non ancora del tutto in pace nonostante l’assunzione della droga.
Ma ascoltare la musica di Yoongi era un toccasana, respirarla lo era.
[Shadowhunters AU con Parabatai!Yoonmin]
Genere: Fantasy, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Min Yoongi/ Suga, Park Jimin
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Caught in a Lie
 
 
 
 
 

Dal suo principesco letto a baldacchino, Jimin osservava i raggi di luna fendere le tenebre oltre la finestra e proiettarsi sui tetti appuntiti delle dimore attorno all’Istituto.
Le onde della stoffa cobalto delle tende, il lustro pavimento di marmo nero e la leggera sensazione di vaneggiamento che gli annebbiava la mente creavano un’atmosfera statica, propria solo di un acquario; dolci, quasi timorose di disturbare il quadretto, le note del pianoforte spillavano nel silenzio, come piccole fontanelle, concatenate in una melodia malinconica, ma al tempo stesso carezzevole, materna.
Se con le spade angeliche Yoongi sapeva eseguire delle reali magie, con la musica creava veri e propri mondi, allo stesso livello di una divinità; ogni volta che suonava, Jimin non solo percepiva il cuore del suo parabatai districarsi nell’aria, una trama perfetta semplificarsi fino al pari di una striscia di fumo per poi riassemblarsi in suoni armonici a mo’ di scudo per chiunque non sapesse coglierne uno spiraglio, ma con esso anche il proprio.
Jimin chiuse piano gli occhi e si lasciò andare completamente contro i morbidi cuscini: la febbre gli scottava la pelle e il sapore dello Yin Fen gli pizzicava la gola; il petto si alzava e si abbassava alquanto velocemente, i polmoni non ancora del tutto in pace nonostante l’assunzione della droga.
Ma ascoltare la musica di Yoongi era un toccasana, respirarla lo era.
Nella sua testa veniva fatta tabula rasa di qualsiasi pensiero, per lasciare spazio a immagini vivide, portate a galla dalle note direttamente dal subconscio, attraverso la via prestabilita dello spartito: le dita insanguinate che danzavano sui tasti bicolore imprimevano orme più o meno ovali sul bianco accecante; un sentiero cremisi che colava giù, fra le fessure della tastiera, nel buio del pianoforte, nel vuoto dello spazio, fino a gocciolare da qualche parte; l’acqua, come pelle trasparente, assumeva venature sottili ramificate in più punti, che coagulavano a formare piccole ninfee…
A quel punto, Jimin si ritrovò a fissare il soffitto cinereo, per sbattere la porta in faccia a Morfeo.
Non fu il solo a venire distolto dal sonno: il suo cuore scosse via quel torpore gelido, attorcigliatoglisi attorno sottoforma di spine di ghiaccio, e la sua voce rinacque da esso come lava da un vulcano attivo.
«It’s endless, even if I try to run, I’ve fallen into a lie.»
Quando maneggiava l’arco, in battaglia, la precisione che impiegava nello scoccare le frecce era puntigliosa e lo stesso accadeva quando si dilettava nel canto, accompagnato dall’idilliaco suono del pianoforte: le note di Yoongi si fondevano con le sue parole intonate a puntino, esattamente come bersagli trafitti da punte di dardi.
Se si sentiva abbastanza in forma, il suo violino si aggiungeva al duo; talvolta, i rispettivi strumenti li inglobavano nelle loro emozioni al punto da portarlo a rimuovere perfino il testo verbale.
«Caught in a lie…Free me from this hell, I can’t escape from this suffering…»
Jimin si sentiva proteso verso l’infinito, quasi avesse un peso sul petto che lo costringesse a consumarsi le corde vocali per inumidire la sua voce di gocce della sua anima, cosicché quest’ultima potesse estendersi all’infuori del suo corpo e congiungersi nuovamente, in una perfetta unione di equilibri, con quella di Yoongi.
«A lie that grows bigger and bigger is threatening to swallow me up…»
Un acuto studiato, un respiro troncato sul nascere e Jimin venne costretto al silenzio dal crepitante colpo di tosse che gli artigliò i polmoni.
La musica si spense nella semioscurità.
«Jimin.»
Il suo parabatai suonava allarmato; i suoi passi sul marmo non erano più eleganti e felpati, ma pesanti come piombo. Gli stava dicendo qualcosa, ma Jimin non lo sentì: il dolore l’aveva reso sordo.
Non appena smise di tossire, pochi secondi dopo, era come se avesse avuto la bocca impastata di carta vetrata, secca e pungente; percepì distintamente un sapore metallico sulla lingua e i denti resi scivolosi dal suo stesso sangue. Il respiro, tuttavia, non accennava a volersi regolarizzare.
In memoria di un esercizio di routine, Jimin radunò un poco le forze per inspirare lentamente; sentiva ogni singola fibra dei suoi polmoni tendersi al limite, tentare di spezzarne il confine e le lacrime gli salirono agli occhi per la paura che queste preziose bombole, o il cuore stesso, potessero letteralmente venire scardinati dalla gabbia toracica e lasciarlo in balia del soffocamento.
Gemette piano, con l’angoscia che, indisturbata, serrava le dita attorno al suo collo e con il fiato che veniva spezzato ancor prima di poter compiere un respiro rigeneratore.
Se non avesse avuto le palpebre serrate e la vista momentaneamente cieca, Jimin sarebbe stato preda di acute vertigini.
«Respira, Jimin.» le parole di Yoongi furono come una fune nel buio, luccicante e intrisa di salvezza «Ascolta la mia voce e disegna un’iratze nella tua testa.»
Così fece, aggrappandosi con tutto se stesso al tono basso e controllato del suo parabatai, che guidava la sua immaginazione con indicazioni minuziose riguardo all’elegante simbolo della runa di guarigione; in men che non si dica, ce l’aveva al centro della sua mente, che, distratta dal caotico e opprimente obiettivo di calmare la respirazione, aveva raggiunto il suo intento con una scorciatoia ingegnosa.
«Tutto okay.» soffiò, un attimo prima di aprire gli occhi e incontrare quelli di Yoongi «Nessun bisogno dello stilo, stavolta.»
Il ragazzo era seduto sul bordo del letto, una sagoma nera in contrasto con le tende cobalto investite dalla luce lunare; la pelle cerea del collo faceva capolino dalla camicia color petrolio, il pensiero di cambiarsi dopo la cena da lungo accantonato in favore della Musica, e sfoggiava la rinomata runa parabatai, nonché ghirigori scuri di altre ormai quasi totalmente sfumate.
Lo sguardo che gli stava riservando non aveva nulla del luccichio del Nephilim temerario che avrebbe dato alle fiamme qualsiasi pericolo, né della brama di sangue demoniaco; aveva uno stampo severo, uno fin troppo familiare a Jimin.
«Sei ancora debole.» disse, mantenendosi immobile come una statua «Smettila di sforzarti.»
Il sospiro di Yoongi cadde nel vuoto, quando Jimin voltò appena il capo per appoggiare la guancia contro il cuscino; fu il senso di colpa a suggerirglielo, dal momento che disobbedire al suo parabatai era diventato fin troppo frequente.
«Scusami.» mormorò, percependo solo ora quanto la testa gli dolesse; un brivido gli percorse la spina dorsale, ma il pigiama si era accavallato in grinze umide di sudore in diverse parti del corpo.
Deglutì a vuoto, desiderando di sdraiarsi anche solo per pochi istanti su uno dei tetti esterni, immerso nella luce pallida e cullato dalla brezza notturna.
Senza il suono del pianoforte, che rendeva tutto un po’ onirico, Jimin sentiva quasi la realtà schiacciarlo e il silenzio traforargli la fronte: l’adrenalina si era dissolta e quel senso di spensieratezza si era sgretolato insieme alle note morenti.
«Hai sempre fretta di mostrarmi le tue canzoni.» stavolta, la voce di Yoongi era coronata da una certa fierezza; le coperte emisero un breve fruscio, mentre il ragazzo ne scivolava al di sotto e Jimin si rilassò all’istante.
«Potrei dire lo stesso di te, Hyung…» replicò quest’ultimo, a cui queste cortesie non donavano altro che gioia.
«Quando mai.» sussurrò Yoongi, più a se stesso che a lui; poteva quasi udire il cuore del parabatai battere nella sua pigrizia, tanto erano vicini, così come il suo tepore, smorzato, però, dalla stoffa intrisa di notte gelida dei suoi vestiti «Dicono di non mettere fretta all’Arte e il mio genio si prende tutto il suo tempo. Sempre.»
Ci fu una pausa modesta, apparentemente interminabile: Yoongi attendeva che Jimin si addormentasse per vegliare su di lui e Jimin, troppo febbricitante per prendere sonno, voleva aprirsi con lui in merito a una questione importante, resa implicita nel testo della sua canzone.
«L’ho chiamata “Lie”.» chiuse gli occhi per tenere a bada la nausea che gli stava rivoltando lo stomaco «Il testo…parla di una bugia che mi sta facendo impazzire.»
Yoongi non proferì parola.
Gli si fece più vicino, allungando le braccia fino a circondargli il busto, appena sotto lo sterno; la sua mano si aprì come i petali di un fiore proprio sopra il suo cuore. Jimin inspirò a fondo, tranquillizzato dalla presenza dell’altro e animato proprio dalla sua energia, offrendo a Yoongi un muto sollievo; era più che sicuro di star ricevendo la linfa vitale del parabatai, unica forza motrice che spronava le sue membra a non soccombere alla stanchezza e alla “malattia”.
«E’ Namjoon a metterti in testa sciocchezze?»
Jimin si sforzò davvero per rispondere in modo da smorzare le sue parole, taglienti e scomode come spine di una rosa.
«Sei tu, Yoongi.»
«Io?» seppur purificato da ogni sentimento avverso, il tono di Yoongi suonò poco propenso al concordare; già aveva intuito dove il discorso sarebbe andato a parare, ma per un giuramento fatto a se stesso, non avrebbe lasciato il Destino plasmare le loro vite al posto loro.
«Quanto alla cura…»
«Le nostre ricerche daranno i loro frutti.»
La forza di determinazione di Yoongi lo fece sussultare; il suo cuore accelerò i battiti contro il palmo aperto della mano e Jimin si voltò, così da essere faccia a faccia.
«”Liberami da questo inferno, non riesco a fuggire da questa sofferenza…una bugia che cresce e cresce sta minacciando di inghiottirmi”: le illusioni mi stanno facendo perdere la testa; sono stanco degli scherni della realtà e dei detriti dei miei sogni che getta ai miei piedi. Non guarirò e mi devo rassegnare.»
Negli occhi di Yoongi s’adagiò un velo di vulnerabilità; un bagliore argenteo guizzò nelle tenebre e le belle dita del ragazzo, adornate di anelli diversi, trovarono posto sulle sue guance, solleticandone il fuoco sottopelle con il loro gelido tocco.
Jimin vide il suo mondo andare in frantumi in quelle pupille, la sua verità assoluta vacillare di fronte al suo stesso gesto e le radici del terrore, avide e infestanti, che scomparivano nelle profondità dell’anima di Yoongi; gli si mozzò il respiro quando il loro viscido tocco gli graffiò le ossa, a riflesso del dolore del suo parabatai.
«Quisque faber fortunae suae, Jimin: ognuno è artefice del proprio destino.»
«Non lo sono più, ormai.» come per proteggere entrambi da quelle visioni, Jimin serrò le palpebre in un gesto secco e affondò il viso nell’incavo del collo di Yoongi «Yanluo ha iniettato le trame dell’inferno nelle mie vene.»
«Sfiderei Cerbero senza timore pur di cancellare quei sentieri.»
Jimin ebbe un tuffo al cuore nel metabolizzare quella dichiarazione.
«Basta, non c’è speranza che tenga.»
«Io non sono una speranza: sono la tua unica certezza, non è forse così?»
«Yoongi.» lo supplicò Jimin, sottovoce «Ti prego, smetti di cercare.»
Ma il ragazzo non si diede per vinto.
Una morsa bollente serrò il petto di entrambi, come per ricordare loro con prepotenza che nessuno dei due era esente dalle emozioni e sensazioni dell’altro; un gelo improvviso calò nella stanza e i due parabatai non poterono che chiedersi se la Morte, bramosa del mezz’angelo malato, non avesse provato pietà per loro e non avesse deciso di portarli via tutti e due, invece che abbandonarli in balia del Tempo.
Tremante di rabbia e frustrazione, Yoongi lasciò scivolare le mani lungo le maniche del pigiama di Jimin, le labbra delicate come piume appena appoggiate fra ciuffi argentei in un bacio fantasma, e gli sfiorò la fronte con la propria, inspirando a fondo; gli si avvicinò ancora di più, quasi a voler inglobare la sua esistenza alla sua, perché non riusciva a pensare a un connubio trascendentale migliore del loro, un’unione superiore a quella tra i suoi capelli color inchiostro e quelli argentei di Jimin, a quella fra i suoi gusti gotici e quelli solari di Jimin, a quella fra la sua anima peccatrice e quella pura di Jimin, a quella fra Yin e Yang, appartenente al Mondo fino alla fine dei suoi giorni e vivente in esso in un ciclo di rinascita infinito.
«Così uccidi anche me.» il respiro di Yoongi s’infranse contro la sua pelle umida e la presa sulle sue braccia si fece più ferrea; il suo corpo vibrò come riscosso da un’antica minaccia, risorta da ricordi silenti.
«Sei tu la mia cura, Hyung.» e Jimin giurò di essere rinato nel momento in cui Yoongi lo guardò di nuovo negli occhi e lo strinse a sé, d’istinto, le loro menti ed essenze in connessione fra loro per quel che era uno spicchio di paradiso «Lascia che io sia la tua.»
La notte era ancora lunga, eppure Jimin pensò bene che non fosse nulla rispetto al suo legame con il ragazzo, sua personale e unica eternità; accantonate le preoccupazioni e placata un po’ la sofferenza, sotto le palpebre stanche si delinearono ancora una volta una tastiera bianca e nera, rune dorate e imponenti cupole di vetro.
Yoongi lo osservò cadere nel sonno e solo allora, lento e deciso, posò nuovamente la mano sul petto del più giovane; il cuore pulsava intensamente e, nonostante il suo umile desiderio, esso non sarebbe rimasto che un promemoria per lui, per affrontare la clessidra del Tempo che scorreva inesorabile.
Purtroppo, non certo una promessa.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo Autrice:
Ciao a voi che siete arrivati a leggere fino alla fine. Questa one-shot è nata da uno sclero-conversazione con breakingthewalls_01, parlando di Jimin con i capelli argento: la connessione con Jem è stata pressoché immediata e non mi ci è voluto molto per aggiungerci Yoongi, per completare il duo dei bias.
La canzone che canta Jimin è Lie, tratta dall’ultimo album WINGS.
Per chi non è fan di Shadowhunters e si è comunque avventurato/a in questa lettura, si senta libero/a di farmi qualunque domanda.
Grazie di cuore di essere passati e a presto ^^
 
Blue Poison

 
  
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