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Autore: Tye Menkauhor    28/05/2009    1 recensioni
Ciao a tutti! Questa storia è ambientata qualche tempo dopo la serie try. Lina e Gourry hanno una loro meta, ma l'arrivo di due nuovi persoanggi sconvolgerà i piani di tutti, guidandoli verso i guai!
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gourry Gabriev, Lina Inverse, Personaggio originale, Amelia, Zelgadis Greywords
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 7

Capitolo 7

 

 

 

L

a cittadina era circondata da una cinta di mura alta tre metri, dalla quale sporgevano foglie di palme e di altri alberi tropicali. Attorno ad essa era presente un minimo di vegetazione rigogliosa, che lottava disperatamente con l’ambiente desertico circostante. Entrarono senza problemi dalla porta aperta nelle mura est, senza trovare guardie a presidiarla. Era da poco passata l’ora di pranzo, il caldo si era fatto soffocante, ma già per le strade c’erano donne affaccendate che rassettavano i loro banconi da mercato.

      Lina si guardava intorno dubbiosa: qualcosa di quella città non la convinceva per nulla. Prestò più attenzione ai volti che le sfilavano davanti: tutte quelle donne fissavano il gruppo un po’ stupite, sorprese e tristi; soprattutto squadravano i giovani del gruppo, Gourry Will Zelgadiss e Xellos. Perché? Poi notò con sorpresa che non si vedevano uomini in giro. Per un istante si chiese se non erano finiti in un regno simile a quello di Feminia, dove non erano ammessi uomini… in quel caso avrebbero dovuto affrontare un altro grosso problema. Con enorme sollievo, le corse davanti un bambino, seguito con grande fatica da un vecchio che si aiutava con un bastone. “Gli uomini non sono illegali allora! Ma dove sono tutti?” si chiese seguendo con lo sguardo il vecchio.

      -Lina…- Zelgadiss le si affiancò, stringendosi ancor più il cappuccio sulla testa –Non mi piace, mi sento troppo osservato!- sussurrò. La chimera lanciava occhiate a destra e a manca, solo per trovare ovunque donne giovani e meno giovani osservarlo con estrema insistenza.

      -Bè, Zel, questa volta devo darti pienamente ragione… la tua impressione non è frutto delle tue consuete manie di persecuzione, qui vi stanno davvero squadrando all’inverosimile, tutti e quattro!- rispose la maga, guardando in tralice una anziana signora che a pochi passi da loro non staccava gli occhi di dosso al biondo spadaccino accanto a lei. –Sembra che non vedano un uomo che non sia in fasce o con il bastone da secoli!- commentò.

      -Figlio mio!- esclamò la vecchia gettandosi incespicando incontro a Gourry. Il giovane fissò la donna dai lunghi capelli bianchi e la pelle raggrinzita attorno agli occhi. Si grattò dubbioso la testa, mentre osservava l’anziana donna di fronte a lui, che gli tendeva le esili braccia, a richiedere un abbraccio che si aspettava naturale.

      -Ehm… mi dispiace signora, ma io non sono suo figlio…- affermò abbassandosi a livello della piccola vecchietta. Lina lo fossò incredula: per un brevissimo istante aveva ritenuto possibile che quella fosse davvero la madre di Gourry! Ma sapeva benissimo che l’amico era originario di Elmekia, non di un regno lontano e sperduto oltre la barriera come Gerni.

      Gli occhi dell’anziana signora si riempirono di lacrime: -Dove sei figlio mio! Figlio mio!- si lamentò allontanandosi dai giovani. La seguirono con sguardi un poco sorpresi.

      -Deve essere una pazza- commentò freddamente Zirna, riprendendo a camminare, senza aspettare i compagni.

      -Questa città mi convince sempre meno… speriamo almeno che ci siano manicaretti speciali da mangiare!- Lina sollevò le spalle, e seguì il Fantasma. –Possibile che tu non riesca a pensare altro che al cibo?- le domandò Zelgadiss, affiancandosi di nuovo a lei, e rivolgendole un’occhiata di rimprovero. –Dove pensi che possano essere tutti gli uomini? C’è qualcosa di strano!-

      -Su Zelgy! Se riempiamo lo stomaco, poi ragioneremo meglio, non ti pare?- William lo superò, dandogli una confidenziale pacca sulla spalla. “ZELGY?” una goccia di sudore scese lungo la sua guancia di pietra.

      -Potremo chiedere spiegazioni in una locanda… a dire il vero anche io sono piuttosto affamata Zelgadiss…- ammise la principessa di Sailoon. La chimera la fissò, e sospirò, arrendendosi all’evidenza. Anche lui era affamato. Controllò che lo spadaccino li stesse seguendo, e si gettò un’occhiata alle spalle. Non c’era. –Lina, credo che Gourry si sia perso…- disse sconsolato. La ragazza accanto a lui si fermò, e volse indietro lo sguardo, cercando di individuare il biondo ragazzo. Sbuffò. –Ehi, là c’è UN CHIOSCO di gelati!- gridò con quanto fiato aveva in corpo. La vita attorno a lei si bloccò di colpo: tutte le donne la fissarono stupite. Una voce emerse nel silenzio creatosi: -Gelati? Dove?- lo spadaccino sbucò da un gruppo di banchi da mercato più fissi, correndo nella loro direzione.

      -Ma guarda, cervello di medusa ha l’udito di un’aquila!- ironizzò Lina con le mani sui fianchi, attendendo che l’amico la raggiungesse.

      -Dove sono i gelati Lina?- chiese ancora il giovane, guardandosi attorno.

      Lina si portò una mano a massagiarsi la tempia, la vena sulla fronte aveva preso a pulsare velocemente. –Zucca vuota! Dove ti eri cacciato?! Non ci sono gelati, ho solo trovato il modo più veloce per rintracciarti!-

      Gourry sembrò deluso… probabilmente dall’assenza dei gelati. –Lina, di cosa ti preoccupi? Mi sono fermato un momento per comperare queste!- mostrò soddisfatto all’amica due vaschette ricolme di datteri dolci. Il volto della maga cambiò subito espressione, e si gettò sulla vaschetta che lo spadaccino le porgeva, addentando uno di quei piccoli frutti. Sorrise compiaciuta, e riprese a camminare seguendo i compagni. Zelgadiss li fissò e scosse la testa: “Non cambieranno proprio mai!” commentò.

 

      Trovare una locanda a Dun’amth non fu impresa da poco. Non doveva essere un posto per turisti, e nemmeno scalo di mercanti e viaggiatori. Forse era troppo spostato da rotte di comunicazione, forse degli stranieri se ne fregavano, ma dopo tre ore di vagabondaggio senza meta in quella città, trovarono solo una piccola locanda in periferia. La padrona li aveva accolti con una certa sorpresa, e, come sembravano fare tutte a Dun’amth, aveva squadrato i quattro giovani uomini con occhi colmi di tristezza. Purtroppo però si era eclissata appena prima che Lina potesse finalmente chiedere spiegazioni. Erano rimasti soli. Si scambiarono occhiate pensierose, e si volsero tutti verso la porta della cucina, quando una giovane cameriera dai lunghi capelli neri entrò nella sala. Bassa e filiforme, camminava svelta nella loro direzione. –I signori intendono mangiare qualcosa? Non è orario di apertura della cucina, ma faremo il possibile- rivolse loro un sorriso quasi radioso, se non fosse stato per la malinconia dei suoi occhi.

      -Che cosa sta succedendo in questa città?- chiese Zelgadiss.

      -Già. Dove sono tutti gli uomini?- domandò Lina, fissando la ragazza. Il labbro della giovane cominciò a tremare.

      -Ehi, di noi ti puoi fidare… raccontaci cosa c’è che non va- le sussurrò Will, sfoggiando uno dei suoi immancabili dolci sorrisi. “Dongiovanni!” lo canzonò la sorella nella sua testa.

      La cameriera scoppiò in lacrime. Ameria si fece strada, scostando Will, e abbracciando la giovane per rassicurarla. Come se non aspettasse altro che sfogarsi con qualcuno, la fanciulla cominciò a parlare: -Tutti… sono stati tutti portati via dai predoni… tutti gli uomini, e anche i bambini dagli undici anni in su…- singhiozzò.

      -Portati via dai predoni? Ti riferisci forse ai predoni di Marto?- chiese Lina. La ragazza le rivolse uno sguardo impaurito, e  annuì.

      -Ma per quale motivo?- intervenne la chimera.

      -Il terribile Marto… sta cercando il suo degno sostituto… e ha fatto rapire tutti gli uomini delle tre cittadine che riesce a controllare.- spiegò la cameriera.

      -Ma non si può obbligare un uomo a diventare un predone! Gli uomini devono vivere seguendo i basilari principi della GIUSTIZIA!- si infervorò Ameria.

      -Non si possono obbligare… a meno che non vengano minacciati- affermò Lina.

      -Minacciati in che modo?- le chiese Gourry.

      -Probabilmente li tengono in pugno minacciando di uccidere donne e bambini- ragionò la maga.

      -Ma è orribile!- William sembrava veramente disgustato; la ragazza dai lunghi capelli color dell’ebano annuì timidamente, mordendosi il labbro e trattenendo le lacrime.

      -Lina!- Ameria la fissò con uno strano scintillio negli occhi. Chissà per quale motivo, ma sapeva già cosa voleva chiederle l’amica…

      -Dobbiamo fare qualcosa!- disse risoluta. Lina scosse la testa: -Cosa vorresti fare Ameria? Non sappiamo dove li tengono prigionieri, non sappiamo in quanti sono, abbiamo demoni alle calcagna, e la nostra meta è ancora lontana… Non abbiamo tempo- la maga venne interrotta –Lina, non possiamo lasciarli in queste condizioni!- la principessa di Sailoon non intendeva cedere.

      -Ameria, ragiona: in che modo vorresti affrontare un’orda di predoni che si nasconde nel deserto?- intervenne la chimera.

      La giovane lo fissò con aria di rimprovero: -La giustizia ci guiderà nella giusta direzione, e con il suo aiuto sconfiggeremo i nemici!- esclamò serissima. –Sì, ma COME?- la incalzò Zelgadiss.

      -Con la forza di volontà che ci deriva dall’onestà e dalla verità!- la ragazza era sempre più esaltata. Zelgadiss si massaggiò una tempia, deciso a lasciar perdere.

      -Verranno qui…- disse timidamente la cameriera. La fissarono, facendola arrossire imbarazzata. –Verranno a prendere i ragazzi… loro… catturano anche gli stranieri- continuò, fissando i giovani della compagnia.

      Nella sala rientrò all’improvviso la oste, che con un gesto del capo indusse la cameriera a tornare in cucina. –I bagni sono pronti, se volete accomodarvi- La corpulenta donna sembrava ostile… se questa era l’ospitalità del luogo, non c’era da stupirsi se non si vedevano turisti!

      -Ragazze, perché non andate a farvi un bel bagno rilassante?- Xellos ruppe il silenzio, sfoderando alle tre uno dei suoi immancabili sorrisi. L’oste si allontanò per fare strada, senza aspettare che qualcuno la seguisse.

      -Mmh…sarà meglio riparlarne quando saremo davanti ad una abbondante cena… Ci vediamo dopo!- salutò Lina, incamminandosi dietro alla padrona della locanda. Ameria la seguì a ruota, sentendo all’improvviso il peso della polvere accumulata sugli abiti e sulla pelle arrossata dal sole. Zirna sembrò titubante per un momento: lanciò un’occhiata in tralice al demone, e raggiunse le due maghe.

      Will le osservò sparire nei corridoi, poi si infilò in cucina, e chiamò la cameriera con cui stavano parlando poco prima. –Potresti indicarmi la mia stanza?- le chiese affabile. La ragazza fece cenno di seguirla. –Vado a riposare un po’- si congedò dai compagni, e si affiancò alla giovane.

      Gourry sospirò. Si sedette ad uno sgabello presso il banco, e non appena la cameriera tornò, le chiese la lista dei cocktail. Ne scelse uno di quelli tipici del luogo, e ne fece portare un altro, offrendolo a Zelgadiss, che si era accomodato accanto a lui. La chimera notò che il volto dell’amico rifletteva una profonda preoccupazione.

      Xellos sedeva da solo ad un tavolo, dall’altra parte della sala. Con le gambe incrociate, sorseggiava un the fumante che la giovane inserviente gli aveva appena consegnato. Era intento a leggere un foglio di notizie del luogo, che aveva egli stesso richiesto alla ragazza. Non faceva caso a loro. E comunque, fosse presente o meno, non avrebbe avuto problemi a venire a conoscenza delle parole che lui avrebbe scambiato con lo spadaccino. Decise di non farsi troppi problemi: -Gourry, qualcosa non va?- chiese sollevando il bicchiere, fissando con indifferenza il liquido vagamente biancastro-verde.

      Il biondo ragazzo lo guardò con intensità, e dopo un silenzio che gli parve durare più del dovuto: -Sono molto preoccupato- ammise serio.  

 

 

      “William!”

      Will si guardò sorpreso alle spalle: nessuno. Chi lo aveva chiamato?

      “William… William”. Di nuovo! Con orrore scoprì che sentiva quella profonda voce maschile nella sua testa!Un altro telepatico?

      -Chi sei?- chiese titubante, sempre guardandosi attorno. La stanza era illuminata, nessuno vi si poteva nascondere senza essere visto…tranne un demone. Era solo. Le ragazze erano ai bagni, i due uomini chiaccheravano soli al banco della locanda.

      “Dovresti saperlo…” di nuovo.

      -No che non lo so!- rispose agitato. O forse si?

      “Non essere così spaventato William. Sono il tuo bisavolo” disse la voce, come se fosse la cosa più naturale del mondo.

      -Bis…bisavolo?!- esclamò stupito il principe.

      “Smettila di guardarti in giro! Sono dentro di te, sono il sangue che scorre nelle tue vene!” il tono di quella voce lo infastidiva…

      -Dentro di me?! Tu sei il mio sangue?! Sei… sei…- fece una pausa -…l’elfo?!- domandò incredulo.

      “Vedi che ci arrivi?” lo canzonò il parente.

      -Ma che ci fai nel mio corpo? Insomma, dovresti essere morto… che vuoi da me?- non gli piaceva: bisnonno o non bisnonno, che non fosse morto e sepoloto completamente e vagasse nella sua circolazione sanguigna non gli pareva un buon segno.

 

      Ameria era uscita prima delle altre dai bagni. A differenza delle compagne aveva voluto lavare i capelli, così si stava dirigendo nella sua camera dove avrebbe potuto asciugarli indisturbata. L’accappatoio che le avevano consegnato era un po’ troppo corto, terminava appena sopra il ginocchio, e le spalle erano così strette che non era riuscita a chiuderlo del tutto, lasciando sensualmente scoperto il decoltè sopra il seno. Camminava a passi rapidi per i corridoi, ma quando passò davanti alla camera di Will si fermò: la voce del principe l’aveva incuriosita. Con chi parlava? Perché quel tono preoccupato? Si accostò alla porta socchiusa, dalla quale riusciva a scorgere il giovane che le dava le spalle. “Non è giusto origliare Ameria!” si disse. Però non si mosse.

 

      “Liberami William!” il suo avo voleva sembrare calmo, ma Will lesse una supplica in quelle parole.

      -Liberarti…?- chiese incerto.

      “Getta quel maledetto sigillo! Fammi scorrere liberamente in te!” chiese il vecchio elfo con concitazione.

      Una luce illuminò il buio di quell’episodio che voleva cancellare dalla sua mente: il sangue? Aveva lottato contro il suo sangue! Era stata una sensazione stranissima, con fatica era riuscito a mantenere il controllo del suo corpo, mentre il sangue minacciava di far scoppiare le sue vene, e il ciondolo che aveva al collo stava per ridursi in mille frammenti. –Sei tu che volevi uscire…?- sussurrò.

      “Già! Visto che non ti decidevi a lasciarmi andare, ho tentato di approfittare di un tuo momento di debolezza”

      -Ma come ti sei permesso?! Se non voglio usare la magia c’è un buon motivo!- esclamò irato.

Ameria sussultò.

      “Un buon motivo? Sei solo uno sciocco! Getta via quel ciondolo e lasciami libero!” la voce dell’elfo scricchiolò rabbiosa nella sua mente.

      -Non ho intenzione di farlo! Né di ascoltarti! Lasciami in pace!-. Per qualche secondo Will pensò che il bisnonno se ne fosse veramente andato.

      “Se mi liberi, guadagnerai molto William. La mia esperienza ragazzo, la mia immensa esperienza” ricominciò tranquillo il parente.

      -Cosa dovrei farmene della tua esperienza? Ho la mia vita, e intendo viverla con ciò che ho imparato e imparerò dalle MIE esperienze!- anche Will si era calmato, ma il suo tono era comunque deciso e risoluto.

      “Tu credi tante cose William. Sono tutte bugie. Grazie alla mia esperienza capirai qual è la verità. Ascoltami ragazzo: tu hai messo la tua vita nelle mani di esseri umani. Ma gli esseri umani sono falsi! Credi che lo facciano per te? Pensi davvero che abbiano anche un minimo interesse per la tua persona?”

      Will ristette, stupito da quelle parole che riteneva così cattive. –Loro…- cominciò.

      “Ti fidi soprattutto di quelle donne! Come puoi? Una principessa che vuole mantenerti in vita solo per risolvere le questioni legate al suo regno…”

      -Ameria?!- domandò incredulo. Che fosse la verità? –No! Non Ameria!- esclamò.

      A sentire il suo nome, la ragazza si avvicinò ancora di più alla porta.

      “E l’altra? La maga! Tsè, una ragazzina che non sa fare altro che gridare come un’isterica! Pensi che voglia salvare TE? O la RICOMPENSA che le hai promesso?”

      -Lina…- sussurrò il giovane. –Stai mentendo! Noi siamo amici!- cercò di convincersi, stringendo i pugni per la rabbia che gli stava montando in corpo.

      “Amici? Quanti amici credi di avere avuto nella tua breve vita?” sibilò l’elfo.

      Will pensò a quando era ancora un bambino… le balie e i famigli lo coccolavano come se fosse il loro fratellino, lo facevano giocare, e con loro aveva instaurato un bel rapporto. Non li aveva mai trattati come servi, spesso si confidava con loro, e da ragazzino si era pure preso una cotta per la figlia della cuoca! Se ne era fregato dell’etichetta, anche quando era diventato abbastanza grande da comprendere che per un principe era importante. Suo zio Umbert gli voleva bene: era molto protettivo nei suoi confronti… troppo a dire la verità!

      “Tuo zio ti proteggeva solo per proteggere se stesso! I tuoi servi giocavano ed erano carini con te perché così si devono comportare verso il loro principe!” la voce nella sua mente fu come una lama piantata nel fianco, e rigirata dolorosamente nella piaga aperta. Si morse il labbro, cacciando indietro una lacrima. Non diceva la verità, tutte quelle persone gli avevano voluto bene per COME era, non per CHI era…

      “Non ne sei più tanto sicuro, vero?” insinuò il bisavolo.

      Non voleva più ascoltarlo. Strinse i pugni: -Vattene! Non ti credo! Non voglio più sentire le tue parole velenose!- gli gridò. Rimase immobile per un momento, e quando fu certo che l’elfo avesse deciso di non continuare il discorso, si buttò esausto sul letto.

 

      -Ameria?!- esclamò Zelgadiss. I suoi occhi si erano incollati stupefatti sulla figura della principessa, ferma in quel corridoio, avvolta in un candido accappatoio, per lei evidentemente troppo piccolo. Si sentì arrossire lievemente.

      -Zelgadiss!- lo salutò la ragazza. Poi ricordò cosa stava indossando… e diventò rossa come un peperone, cercando di coprire la scollatura esagerata con la mano.

      La chimera si ricompose. Era stata una sorpresa vederla così… una piacevola sorpresa. Quel suo comportamento così naturale, e poi l’imbarazzo della giovane per il modo succinto in cui era vestita, lo fecero sorridere. Ritrovò la calma, ma solo qualche momento prima il cuore gli era balzato in gola… perché mai?

      -Una principessa non dovrebbe origliare!- la punzecchiò avvicinandosi. Poi notò che la porta era quella della camera di William. Lo notò con un certo inspiegabile FASTIDIO… Quel ragazzo strano, lunatico e capriccioso sembrava sempre essere al centro dell’attenzione di tutti. Con quel suo comportamento irresponsabile, la sua irritante curiosità, i suoi sguardi dolci rivolti un po’ a tutti (meno che a lui… ci mancava solo quella!), la sua superficiale debolezza, e la sua spaventosa pericolosità… quel moccioso… quel… quel… IL PROMESSO SPOSO DI AMERIA. E ora perché gli era tornata alla mente questa cosa?

      In una frazione di secondo questi erano stati i pensieri del giovane, mentre camminando aveva sorpassato Ameria e si era rifugiato nella sua camera. Andò alla finestra e scostò la tenda. “Promesso sposo… umpf!” sbuffò. Decise di pensare ad altro. Zirna. Ed ecco che di nuovo tornava Will in primo piano! Se non ci fosse stato lui, il Fantasma avrebbe ritentato quell’incantesimo… inconsciamente portò la mano al fianco, tastando sopra la maglia quel posticino senza pietra. Ma quale era il rischio per lei? Diventare completamente demone? Poteva chiederle un sacrificio tale solo per il suo egoistico desiderio? Sbuffò di nuovo.

      Lentamente si sedette sul letto, e ripensò alle parole appena scambiate con Gourry al banco, mentre sorseggiavano un bicchiere di squisito liquore di palma. Anche il biondo spadaccino gli aveva parlato di William. Gli aveva spiegato di come avesse stranamente temuto per la vita di Lina quando il giovane aveva minacciato di scatenarsi, appena il giorno prima. Di come in fondo voleva avere fiducia nelle sue capacità, e volesse insegnargli ad usare bene la spada, in modo che non dovesse ricorrere alla magia. Gourry gli aveva proposto di aiutarlo, di insegnare a Will a tirare con l’arco. Lo spadaccino gli era parso preoccupato, forse più del solito. Ma nonostante le congetture che la chimera poteva fare, non avrebbe mai capito quale fosse il vero motivo della sua inquietudine.

 

      Aveva sentito delle voci in corridoio, e voleva un po’ di compagnia. Da solo si stava angustiando troppo per le parole dell’elfo. Spalancò la porta, e si trovò Ameria davanti. La fissò sorpreso: la ragazza era rimasta di stucco, a bocca spalancata, rossa come un pomodoro, una mano a coprire la scollatura. La squadrò da capo a piedi, risalendo per incontrare il suo sguardo. Le fece un sorriso malizioso: -Ameria… non siamo ancora sposati!- commentò con ironia.

      La ragazza si scosse. Pietrificata fino a quel momento per essere stata colta ad origliare da Zelgadiss e ora anche dal principe, non sapeva più quale scusa inventarsi… forse era meglio dire la verità. Però quella battuta fuori luogo l’aveva irritata. Grugnì, mise il broncio, e senza una parola mosse un passo verso il corridoio.

      -Aspetta!- il principe la fermò, afferrandole un braccio e costringendola a voltarsi. Bè, ora distoglieva lo sguardo e arrossiva? –Non andare… ti va… di parlare un po’?- chiese imbarazzato, continuando a guardare a terra.

      -Will, non mi pare il caso…- cominciò lei, tentando di liberarsi dalla stretta del giovane. Il principe lasciò il braccio della ragazza.

      -Già… forse ti sembrerò uno stupido… un’immaturo… e forse… anche uno sfigato…- Che voleva dirle? -…ma tu…- il cuore le balzò in gola… cosa stava dicendo?! Si sentì arrossire.

-…tu non vedi in me solo una soluzione per i problemi del regno, vero?- EH? -Noi siamo… siamo… amici?- chiese titubante, guardandola ora negli occhi.

      Quegli occhi blu sembravano sondarla. Si sentì ipnotizzata e non riuscì a distogliere lo sguardo, sebbene a disagio. L’intensità e la profondità con cui la fissava sembravano chiedere con disperazione una risposta affermativa, un conforto.

      -Certo che siamo amici Will- rispose infine, sorridendogli.

      Il giovane le sorrise dolcemente in risposta, con le labbra e con gli occhi. –Grazie Ameria- disse semplicemente, e distolse gli occhi dai suoi.

      Calò un silenzio imbarazzato. La principessa rifletteva se chiedergli o meno spiegazioni per quelle poche parole che aveva sentito, e si stava ancora domandando quale fosse in questo caso la cosa più GIUSTA da fare, quando Will si mise di nuovo a fissarla in viso: -Ti ammalerai se non ti asciughi i capelli- disse a bassa voce, quasi che si sentisse in colpa per qualcosa. Poi sollevò la mano in segno di saluto, tornò nella sua stanza e chiuse la porta alle sue spalle. A chiave.

      Ameria rimase per un momento a fissare il portone di legno scuro. Sospirò e si avviò verso la sua camera, decidendo senza più alcun dubbio di affrontare l’argomento con Lina.

 

      Fissava il soffitto, sdraiato sul letto con le braccia incrociate dietro la testa. Era stanco di pensare. Ad Ameria… a Zirna… a WILL… a Gourry… e Lina? Sorrise immaginando la rossa maga che lo scherniva con qualche battutina maliziosa. Se avesse saputo cosa pensava lui di quella storia dei PROMESSI SPOSI, non avrebbe finito mai più di sfotterlo. Si alzò a sedere. Accidenti a lui, aveva lasciato solo Gourry, in preda alle sue preoccupazioni. La richiesta che gli aveva fatto lo spadaccino lo aveva irritato. Lui, Zelgadiss Graywords, avrebbe dovuto insegnare a quel… PRINCIPE… a tirare con l’arco? L’idea non lo allettava. Per niente! “Forse Gourry ha ragione… non sarà tentato ad usare la magia se sarà in grado di difendersi…” si disse pensieroso.

      Si diresse verso la porta, e si incamminò per il corridoio fiocamente illuminato. Davanti a lui, a passi svelti, la cameriera portava una pila di asciugamani bianchi. La ragazza fece scorrere la porta dei bagni con un piede, avendo entrambe le mani occupate. Entrò nell’antibagno, dove due figure erano avvolte nei candidi accappatoi a disposizione. La cameriera non aveva chiuso la porta. Zelgadiss passò davanti alla stanza, e senza pensarci gettò un’occhiata all’interno. Non aveva avuto  l’intenzione di fermarsi, di fissarla a quel modo. Ma non aveva potuto farne a meno.

      Zirna era di spalle, l’asciugamano lasciato molle fino ai fianchi, e sorretto sopra il seno sul davanti. Lina, chinata appena, esaminava da vicino due profonde cicatrici che correvano sulla schiena della candida ragazza, dalle scapole in giù. Larghe due dita ognuna, lunghe almeno una ventina di centimetri, increspavano, cauterizzate molto malamente, la pelle lattea della giovane.

      La maga dai capelli rossi sfiorò con un dito una delle cicatrici, e rabbrividì: -Sono stati loro, vero?- chiese. Più che una domanda era un’affermazione. Zirna non rispose, annuì solo con il capo, e con la coda dell’occhio scorse Zelgadiss bloccato sulla soglia. Velocemente si coprì con l’asciugamano.

      Lina si voltò verso di lui. Era avvolta in un accappatoio lungo fino ai piedi… decisamente era troppo grande! Sembrava che in quella locanda non avessero le mezze misure! Lo fissò sbalordita:  -Zel! Come ti permetti di spiare due fanciulle in dejabillè?!- lanciò alla chimera una pantofola, che lo colpì direttamente sul naso. Non aveva fatto in tempo a schivarla. –Scusate…- arrossì lievemente, e riprese la sua strada.

      Trovò Gourry ancora seduto al banco, lo sguardo perso di chi è afflitto da tormenti che non hanno spiegazione precisa. Il bicchiere era sollevato davanti a lui, vuoto, e i suoi occhi attraversavano il vetro opaco senza veramente vederlo.

      -Gourry- lo chiamò avvicinandosi.

      Lo spadaccino si volse a guardarlo. Per un brevissimo istante si preoccupò per il suo sguardo spento, poi quegli occhi azzurri lo riconobbero, e l’espressione cambiò all’istante. –Già di ritorno?- gli sorrise.

      La chimera sospirò. –D’accordo. Insegnerò al ragazzino ad usare arco e frecce in modo decente, affinchè non corra il rischio di insfilzare uno di noi…- accennò un mezzo sorriso. Fare qualcosa che non era nel suo interesse personale era strano per lui, ma forse avrebbe potuto accattivarsi le grazie di Zirna, e quindi un nuovo tentativo di attuare su di lui quell’incantesimo. Aveva dovuto pensarci un po’ per trovare una giustificazione a quel lavoro di insegnante che stava per cominciare, per di più con un allievo che non gli piaceva per niente… e alla fine si era autoconvinto che la sorella avrebbe potuto essere riconoscente, e premiarlo in quel modo… una giustificazione campata in aria, lo sapeva, ma preferì non pensarci.

      -Ne sono felice… vedrai che imparerà in fretta!- rispose convinto l’amico.

 

      Lina si era appena infilata nelle sua stanza, e stava indossando i pantaloni, quando qualcuno bussò piano. Svelta prese in mano la maglietta: -Avanti- boffonchiò facendo passare la testa attraverso il collo della maglietta.

      Ameria entrò, chiudendosi la porta alle spalle. Si avvicinò a Lina, che ne notò immediatamente lo sguardo ansioso. –Che c’è Ameria? Stai ancora pensando alla faccenda degli uomini rapiti da Marto? Ora andiamo di sotto, e vedremo cosa è possibile fare- dichiarò la maga, calzando gli stivali.

      La principessa sgranò gli occhi: -Hai deciso di fare qualcosa per loro? Senza secondi scopi! Lina, ma allora anche tu stai cominciando a seguire la via della giustizia!- sorrise incantata.

      -Frena Ameria! Intendo sentire come stanno le cose dall’oste… e naturalmente chiedere cosa possono offrirci in cambio di un salvataggio in grande stile! Stiamo viaggiando in un paese straniero, e non sappiamo quando arriveremo a quei maledetti monti! Abbiamo bisogno di liquidi, o non andremo lontano!- sogghignò la maga.

      Ameria sospirò sconsolata: -Mi sembrava strano… ma non ero qui per questo Lina. Volevo… parlarti di Will- abbassò lo sguardo, sendendosi accanto all’amica sul letto.

      -Will? Intendi per ciò che gli è successo ieri sera?- domandò la maga, legandosi distrattamente l’inseparabile fascia nera sulla fronte.

      -Bè, certo vorrei delle spiegazioni anche per quello… ma prima, mentre tornavo nella mia stanza, l’ho sentito parlare.- la osservò con serietà.

      Lina alzò un sopracciglio. –Parlare? Ameria, non è mica muto, non dovrebbe essere così strano che si metta a chiaccherare!- disse guardando perplessa la principessa.

      -Lo so perfettamente Lina! Ma parlava da solo! Questo non mi sembra poi così normale!-

      -Da… solo? Forse parlava nel sonno… ehi, ma tu hai origliato quello che diceva?- chiese Lina non tradendo lo stupore per il gesto poco consueto per una paladina della giustizia.

      Ameria arrossì immediatamente, ma continuò a sostenere lo sguardo della ragazza accanto a lei. –Lina! Io non mi fido molto di lui! E’ strano! E ho la sensazione che non ci dica tutto ciò che sa!- esclamò per giustificarsi. La maga sogghignava: -Si si… dì pure che non ti fidi…- il suo sorriso si fece più grande, e più malizioso…

      -A cosa stai pensando Lina?! Smettila subito di guardarmi a quel modo!- la rimproverò la principessa, diventando ancora più rossa sulle gote. –Lina, dobbiamo scoprire cosa nasconde! Ha fatto i nostri nomi! E non stava parlando tranquillamente del più e del meno, ma era agitato, parlava del suo sangue, della magia che non vuole usare, di qualcuno… o QUALCOSA da liberare!- la giovane era davvero molto agitata, e ciò riportò Lina alla serietà.

      -Del sangue… di liberare qualcuno…- ripetè sottovoce, fissando la pavimentazione in legno della piccola stanza che le avevano assegnato. –Ameria, hai fatto bene a parlarmene… se devo essere sincera anche io ho parecchi dubbi su Will… non capisco per quale motivo io non riesca a fidarmi di lui. C’è qualcosa che me lo impedisce, eppure non mi sembra un bugiardo…- annuì tra sè e sè. Sollevò lo sguardo sull’amica. –Ora ho fame! Vedremo di risolvere anche questo piccolo intoppo. Will non può nasconderci per molto tempo quello che sta combinando, ma proviamo a dargli la possibilità di parlarne spontaneamente.- suggerì, alzandosi e dirigendosi verso la porta. La principessa di Sailoon annuì, poco convinta, con molti dubbi, ma decisa a non forzare quello strano ragazzo.

 

      Tutti con la testa immersa nei grandi menù della locanda, scorrevano la lista bofonchiando di non capire che razza di pietanze servissero in quel posto dimenticato dagli dei. Gourry sollevò lo sguardo dal suo listino: -Ehi, Lina…- sussurrò, -… che cosa è questa roba?- chiese dubbioso. La ragazza al suo fianco continuò a scorrere i nomi incomprensibili sul menù, e alzò le spalle in risposta. –Non ne ho idea Gourry! Ma non mi tirerò certo indietro!-. Si mise ad agitare la mano:

-Cameriera!- chiamò.

      La ragazza dai capelli corvini si avvicinò, in mano un blocchetto e una matita: –Cosa desiderate?-

      -Mm… questo, questo, e questo… per 5!- sorrise la maga, indicando nomi sconosciuti sulle prime pagine del menù.

      La ragazza annuì senza batter ciglio. –Chi rimane fuori?- domandò fissandoli uno ad uno. La chimera sogghignò, avendo compreso che la povera cameriera si era trovata una bella gatta da pelare con l’appetito di Lina e dello spadaccino… era convinta che Lina avesse ordinato per 5 di loro, non 5 porzioni tutte per sé!

      -Io voglio le pietanze di queste due pagine!- ordinò lo spadaccino.

      Ameria Zelgadiss e Zirna ordinarono semplicemente una zuppa fredda e un trancio di capra arrostita con aromi ( a differenza dei compagni si fecero indicare gli ingredienti dei diversi piatti), mentre Will per un momento esitò, e si decise infine ad ordinare solo un primo a caso.

      Ancora allibita per il quantitativo di ordinazioni, la giovane cameriera si allontanò in direzione della cucina.

      Al tavolo scese un silenzio pesante, che Ameria si decise a rompere sentendosi troppo a disagio. –Lina, che vuoi fare allora per gli uomini del villaggio?-

      Gli occhi dell’amica ritrovarono la messa a fuoco della scena che stava vivendo, dimenticando i pensieri in cui la sua mente si era messa a vagare. –Semplice! Se offriranno abbastanza, andrò ad arrostire qualche predone! Se questo fantomatico Marto è così potente, magari è anche pieno di tesori!-

      Zelgadiss protestò: -Lina, possibile che tu non faccia altro che pensare a tesori e ricchezze? Se tu te ne stai qui a gozzovigliare, quei benedetti monti non ti busseranno alla porta un bel mattino!-

      -Ha ragione- commentò secca Zirna. Ma contrariamente a quanto ci si potesse aspettare, non stava dando ragione a Zelgadiss, bensì a Lina. Il ragazzo chimera la fissò con stupore.

      -Non sappiamo quanto sia vasto il regno di Gerni, non sappiamo neanche la direzione precisa per quei monti… non conosciamo nemmeno il nome di quei monti. Dobbiamo documentarci, rifornirci, e per fare tutto questo ci servono soldi. Non credo che possediate molto contante…- insinuò, arricciando il bianco labbro in un sorriso ironico.

      La padrona del locale arrivò con le prime portate ( uno degli antipasti inconsciamente ordinato da Gourry, e quattro dei primi ordinati da Lina), posando i piatti con pochissima grazia sul loro tavolo.

      -LINA! Lascia! Questo… coso… è mio!- gridò il biondo ragazzo mentre la maga gli sottraeva quello che sembrava del formaggio affumicato.

      L’oste si bloccò di colpo. –Avete detto… Lina?- chiese socchiudendo gli occhi in direzione della ragazza, che in quel momento deglutì il formaggio con una smorfia. La corpulenta donna la fissò negli occhi, poi osservò i capelli, e infine… Lina si accorse che stava guardando il suo seno!

–Senta…- si stava già scaldando.

      –Lina… Inverse? Già…- annuì tra sé la donna, -…avrei dovuto immaginarlo. Corrisponde. Ma credevo che viaggiasse da sola-. Mise le grandi mani sulla spalliera di una sedia del tavolo a fianco, e la trascinò accanto alla maga. Si sedette, e continuò a squadrarla.

      -Come fa a conoscere il mio nome? E chi le avrebbe detto che viaggio da sola?- si informò.

      -Tu salverai i nostri uomini- disse la donna senza risponderle.

      Lina scoppiò a ridere. –Per quale motivo dovrei farlo? Perché me lo chiede lei? Dopo il pessimo trattamento ricevuto?- agitò la mano, per dire di lasciar perdere.

      -Mi ha avvisato che sarebbe stata un osso duro. Ma ha detto che ha un debole per le trattative. Quanto vuole?- la donna arrivò subito al sodo. Gli occhi di Lina si illuminarono: per la prospettiva di guadagnare davvero un bel gruzzoletto, ma anche per la curiosità… CHI aveva parlato di lei a quella donna?

      -Chi è stato ad informarla così bene su di me?-

      L’oste soppesò l’idea di rivelare o meno chi fosse il suo informatore, ma dato che non doveva lui nulla, e che aveva bisogno di quella ragazzina, decise di non nasconderlo: -Un giovane di bell’aspetto, dai capelli dorati e ribelli, e gli occhi verdi come il mare. Era un tipo strano. Si è fermato da noi ieri e se ne è andato stamattina. Mi ha rivelato che presto sarebbe giunta a Dun’amth una ragazza dai capelli rossi, con poco seno, uno spiccato senso degli affari e la testa dura. Quando gli ho chiesto chi dovevo cercare, mi ha risposto con un  sorriso “Lina Inverse vi riporterà gli uomini”-

      “Poco seno… poco seno…” le parole pulsavano brucianti nelle sue orecchie. Prese lunghi respiri per trattenersi dall’incenerire la padrona del locale, bevve un sorso d’acqua, e sfoggiò il suo migliore sorriso da mercante che era da generazioni nel sangue degli Inverse. –Dieci mila monete d’oro- disse tranquilla, fissando negli occhi la donna.

      -Lina! Ma sei impazzita! E’ una cifra assurda!- sbottò la principessa di Sailoon.

      -Queste donne non potranno mai permettersi tanto danaro!- aggiunse Zelgadiss.

      L’oste non distolse lo sguardo da quello della maga: -Affare fatto- le allungò la mano per sancire l’avvenuto accordo, e Lina gliela strinse con vigore.

      -Che…?- fu l’unico commento che uscì dalla bocca di Ameria.

      -Ma siete davvero in grado di pagare? Signora, rifletta bene prima di affermare una cosa simile… Vede, se non riuscirete a pagare, questa monella potrebbe distruggere la città intera!- Gourry posò una mano sulla testa di Lina, fissando con preoccupazione la donna.

      -Siamo perfettamente in grado di pagare quella cifra, o non avrei accettato. A differenza di ciò che possa sembrare, Dun’amth è una fra le città più ricche del regno- fece una pausa, -Mi chiamo Omeltia, venite da me a chiedere il pagamento- disse alzandosi e risistemando la sedia all’altro tavolo. –Partirai stanotte. Non voglio sapere quale sarà il tuo piano, ma la velocità è determinante. Gli uomini scartati… vengono uccisi.- si allontanò lasciando tutti a bocca aperta.

      -Bene! Che vogliamo fare? Come agiremo?- chiese Will, rianimatosi di colpo, dopo non aver fiatato per tutta la serata.

      -Tu non agirai. Andremo solo io e Gourry, siamo più che sufficienti per un branco di briganti del deserto. Voi cercherete informazioni sulle pietre bianche, sui monti, e sul regno che stiamo attraversando. Mi è sembrato di vedere una biblioteca oggi pomeriggio nella piazza principale…- disse Lina predisponendo l’azione e i compiti.

      -Sulla strada c’erano anche un paio di templi piuttosto grandi- propose Zelgadiss.

      La maga annuì. Riflettè per un istante: -Zel, tu e Will farete il giro dei templi. Zirna e Ameria si rinchiuderanno in biblioteca, e non ne usciranno finchè non avranno trovato tutte le informazioni di cui abbiamo bisogno… e naturalmente una mappa!-

      -Ma… Lina!- protestò la chimera, guardando di sbieco Will, che dal canto suo aveva messo il broncio. –Io voglio venire con voi! Non gironzolare tra templi ammuffiti!- brontolò invece il principe di Lanthas.

      -No Will. Tu te ne starai buono e tranquillo in città. Non possiamo rischiare che ti accada qualcosa… QUALSIASI COSA… in una spedizione dove ci saresti solo di intralcio- lo zittì Lina.

      Il giovane parve contrariato. –Will, non prendertela. Appena sarai diventato un abile spadaccino ti porteremo a menare qualche banda di banditi. Tanto Lina ha i radar, e li trova ovunque!- sorrise Gourry.

      -Si? E come divento un “abile spadaccino”? Andando in giro per templi?- domandò sbuffando.

      -Appena avremo sistemato questa cosa, mi offro personalmente di darti lezioni! E Zel ti insegnerà a tirare con l’arco!- rivelò felice lo spadaccino.

      Will fissò la chimera con sorpresa. –Credevo di non andarti a genio!- commentò.

      -Nessuno ha sostenuto il contrario mi sembra- rispose seccato il ragazzo. Sul volto di Will comparve una patina fuggevole, qualcosa che poteva sembrare… delusine? …tristezza?

 

      Si era rigirata nel letto cercando di prendere sonno, ma tutto era stato vano… nemmeno contare le pecore era servito a qualcosa. Avevano stabilito di partire a notte inoltrata, quando ancora mancavano 3 o 4 ore all’alba. Dovevano spingersi nel deserto in direzione sud-est, e sicuramente si sarebbero imbattuti in sentinelle di uno dei distaccamenti maggiori dei predoni. Omeltia non aveva potuto offrire altre indicazioni: il campo dei prigionieri doveva trovarsi tra le rocce in un punto indeterminato tra Dun’amth e la cittadina di Tiris, colpita dalla loro stessa piaga.

      Si sedette sul letto, prendendosi la testa tra le mani: -Ren, hai intenzione di rubarmi il sonno, eh?- chiese sconsolata in un sussurro. Non ce la faceva… non voleva più fare quegli incubi. Non avrebbe retto un altro massacro dei suoi compagni. Si massaggiò le tempie. Aveva male alla testa per la stanchezza, e fra poco più di 4 ore sarebbe dovuta partire con Gourry. Se non fossero stati avvistati dalle sentinelle, sarebbe stato un bel guaio: dovevano farsi catturare, trovare i prigionieri, liberarli, bruciare qualche predone, appropiarsi dei tesori, e tornare dagli amici contenti e soddisfatti. Ma se nessuno li avesse catturati… si sarebbero semplicemente persi nel deserto! Non era una prospettiva molto allettante.

      Sentì un rumore di passi lenti nel corridoio: qualcuno che non voleva far rumore, ma a cui la cosa non riusciva molto bene. Socchiuse gli occhi verso la porta: i passi si erano fermati davanti alla sua camera. Lentamente si alzò e pose mano alla daga, avvicinandosi all’uscio.

      -Lina…- sussurrò una voce titubante, senza essere accompagnata da colpi alla porta. Era Will. La maga inarcò un sopracciglio, non comprendendo il significato di quella visita. Poi si chiese se non volesse rivelargli ciò di cui l’aveva messa al corrente Ameria. Aprì la porta e strattonò dentro il giovane per un braccio.

      Will si stupì che Lina avesse in mano la corta spada, e comprese che doveva essere stata sveglia, e averlo sentito nel corridoio. Si accorse che lo stava fissando. –Non riesci a dormire?- chiese seriamente preoccupato.

      Il suo sguardo era disarmante, la destra che reggava la spada ebbe un tremito. Perché non si fidava di lui? Perché era così spiazzante? Potevano essere sensazioni che provava solo lei, o Will faceva quell’effetto su tutti? Ameria le aveva rivelato che si sentiva a disagio con quel ragazzo. Forse tutto era dovuto alla sua discendenza elfica? Non era una spiegazione convincente.

      -No- rispose semplicemente, riponendo la daga accanto al comodino. –Se sei qui per chiedermi di portarti con noi, puoi scordartelo Will- disse decisa.

      Il principe sembrò rattristarsi: pareva che il suo scopo fosse davvero quello.

      -C’è qualcosa che vuoi dirmi?- azzardò Lina.

      Will la fissò negli occhi e sorrise: -No. Volevo sapere se stavi bene. E come immaginavo, non riesci a prendere sonno perché hai paura degli incubi che ti tormentano da qualche giorno- si avvicinò.

      Lina rimase immobile, a fissarlo stupita, mentre lui le posava una mano sulla spalla, spingendola con delicatezza a sedersi sul letto. Arrossì, ma non se ne rese conto, i suoi occhi ipnotizzati da quelli del giovane.

      Will si sedette accanto a lei: -Voglio aiutarti- le sussurrò con dolcezza, passandole un braccio sulle spalle, facendole posare la testa sulla sua spalla. Poi cominciò. A cantare. In una lingua armoniosa, che si fondeva con il buio e con la poca luce che filtrava dalla finestra, che sembrava costituita di magia, dipanantesi come un gioco di colori e luci irriconoscibili davanti ai suoi occhi… che diventavano sempre più pesanti. Le parve di essere cullata come una bambina tra le braccia della madre, sentiva una piacevole sensazione di calore, e tutto si mescolava e scioglieva, togliendole la capacità di pensare, di preoccuparsi per ciò che le stava accadendo.

      Una ninna nanna gli era sembrata la cosa migliore: scaturiva dal suo cuore, nemmeno si rese conto di non conoscere la lingua di quella canzone, non si accorse di una voce che gridava di rabbia nelle sua testa. Completamente perso nella melodia, incantato dal suo stesso e inconsapevole incantesimo, stava quasi per addormentarsi, come Lina accanto a lui aveva già fatto da un pezzo. Improvvisamente interruppe le parole, e tornò con lo spirito nella stanza. Che cosa aveva fatto? Non cercò la spiegazione; quando notò che la maga dormiva tranquilla, la sistemò stesa sul letto, e si allontanò. Per un istante rimase a fissarla, sperando di non averla combinata grossa. Sospirò: “Credo che non la passerò liscia la prossima volta…” pensò scuotendo la testa, e chiudendo la stanza.

 

 

      Quella notte aveva dormito meravigliosamente… un sonno profondo, tranquillo, come immerso in morbida ovatta, adagiata su una comoda nuvola, circondata da un’atmosfera bianca come il latte. Nessun incubo, nessun demone, nessun pensiero… in effetti era la prima volta da molto tempo che dormiva in modo così pacifico e beato. Neppure l’ombra di un sogno, niente di niente. Il bianco di una pagina pulita, il vuoto del nulla, il riposo più totale… l’unico rammarico era non essersi potuta svegliare con i primi raggi di sole e il cinguettio degli uccellini.

      Era ancora notte. Dovevano mettersi in marcia presto se volevano essere sorpresi dai predoni con l’oscurità.

      Guardò il mantello del Fantasma poggiato su una sedia: glielo aveva prestato per coprirsi e non essere riconosciuta dai predoni. Non avrebbero catturato una ragazza per arruolarla tra i possibili successori di Marto, ma forse non l’avrebbero nemmeno lasciata andare facilmente. Inoltre era più che probabile che la brutta figura di Toner fosse già risaputa, e avessero una sorta di identikit di chi lo aveva pestato a sangue… se avesse saputo prima quello che stavano combinando, avrebbe seguito Toner e risolto la questione immediatamente! Ma con il senno di poi non si combina nulla di buono.

      Come poteva mettersi il cappuccio? Seduta alla specchiera stava tentando di domare la folta chioma rossa che continuava a ribellarsi. Provò con una coda di cavallo, con due codini, tentò uno chignon… pensò seriamente all’unica soluzione rimastale: tagliarli. Mentre li carezzava, non trovando altro modo, qualcuno bussò piano alla porta. Gourry doveva già essere pronto.

      Si alzò e socchiuse la porta, lasciando entrare lo spadaccino.

      -Lina…- cominciò, poi la guardò sorpreso mentre lei avvicinava le forbici ad una ciocca –MA CHE FAI?!- si trattenne per non gridare. Con uno scatto veloce le strappò l’arnese dalle mani.

      -Gourry! Cosa combini?! Siamo già in ritardo, non dobbiamo perdere altro tempo! Restituiscimi le forbici!- lo rimproverò lei.

      -Ma si può sapere per quale motivo vuoi tagliarti i capelli?- chiese lui, nascondendo le forbici dietro la schiena.

      -Uf! Ma bisogna sempre spiegarti tutto? Mi dici come faccio a nascondermi sotto il cappuccio con questa massa di capelli in testa?! – sbuffò spazientita. Gourry rimase un momento pensieroso: cosa poteva passare nella sua testa, dalla sua espressione non si poteva comprendere in alcun modo. Poi sorrise con dolcezza: -Lina, siediti. Vedrai che ora trovo la soluzione- affermò deciso.

      La maga si accomodò ubbidiente alla specchiera. Cosa diavolo voleva combinare il suo amico? Non glielo aveva chiesto: quando vestiva un’espressione così decisa era difficile farlo desistere. Per evitare di dilungarsi in discussioni, Lina aveva preferito fidarsi di lui.

      Gourry prese la spazzola, e cominciò a passarla con delicatezza sui capelli rossi dell’amica. Lina chiuse gli occhi e si stupì della sensazione di completo relax che la investì. Non si era mai accorta che farsi pettinare fosse così piacevole… arrossì lievemente, e riaprì gli occhi quando Gourry posò la spazzola. Divise i capelli in tre grandi ciocche, lisciandole per bene.

      -La forza…- disse scostando la ciocca destra, -… l’astuzia…- fece con la sinistra, -…e la spregiudicatezza!- ghignò prendendo quella centrale. Cominciò a intrecciare i capelli: -Un bel mix di questi ingredienti, e si ottiene Lina Inverse pronta per l’uso!- sorrise terminando la treccia e appuntandola attorcigliata sulla nuca. Senza aggiungere nient’altro, prese il mantello nero e lo lanciò a Lina.

      La ragazza guardò il mantello in grembo, e poi la sua immagine allo specchio. I capelli erano tutti raccolti dietro la nuca, solo i ciuffi della frangetta avevano deciso di non partecipare a quell’acconciatura semplice, ma funzionale.

      Sorrise. –Gourry, dopo quattro anni che viaggiamo insieme, non avevo mai capito che la tua aspirazione fosse fare il parrucchiere!- ghignò guardando l’amico. Solo in quel momento si accorse che anche Gourry aveva preso delle precauzioni per non farsi riconoscere immediatamente: con un lungo nastro di cuoio aveva stretto i biondi capelli in una coda alta, e non indossava la sua inseparabile armatura. La spada era appesa dietro la schiena, e al fianco portava un pugnale. Conciato a quel modo sembrava uno di quei predoni che si stavano preparando ad affrontare!

      -Ti sbagli- le sorrise complice l’amico, strizzando l’occhio. –sono un protettore, non un parrucchiere!-

 

      Si erano lasciati Dun’amth alle spalle, ancora immerso nel sonno profondo. Non avevano nemmeno salutato gli amici, erano rimasti d’accordo così. Non volevano lottare di nuovo con Will per convincerlo a starsene buono buono in città.

      L’aria della notte che precede di poco l’alba era fresca, piacevole, e faceva quasi scordare che una volta sorto il sole quella terra si sarebbe trasformata in un forno. La poca vegetazione presente se l’erano lasciata dietro la schiena, nei pressi della cittadina. La zona che stavano attraversando era brulla, ma piena di grossi massi e spuntoni di roccia che sorgevano dal suolo. La luce della luna, bassissima all’orizzonte, tingeva ogni cosa di un pallido argento soffuso, e le stelle ammiccavano palpitavano e occhieggiavano dalle profondità blu del cielo come piccole candele in festa.

      -Lina…- sussurrò il giovane al suo fianco.

      -Mmh…- mugugnò in risposta senza voltarsi a guardarlo, terminando uno sbadiglio.

      -Lina…- ripetè.

      -Che c’è?- chiese la maga.

      -Non so se te ne sei accorta, ma credo che qualcuno ci stia seguendo- sussurrò preoccupato, chinandosi verso l’orecchio dell’amica.

      -Lo so Gourry- rispose semplicemente.

      -Ah. E non dovremmo fare qualcosa?- domandò lo spadaccino dubbioso, grattandosi il naso.

      -Gourry, se è uno dei predoni dobbiamo lasciare che ci catturi, no? Meglio non metterlo in agitazione. Si deciderà a fare la prima mossa!- spiegò.

      -Se lo dici tu Lina… però io credo che non ci attaccherà!- sentenziò il ragazzo.

      Lina si fermò e si voltò a guardarlo in viso: -E perché mai Gourry?- chiese un po’ spazientita. Non aveva davvero voglia di mettersi far ragionare l’amico: non erano riusciti a fare colazione prima di uscire dalla locanda, ed era affamatissima e con una voglia matta di sbrigare la faccenda nel minor tempo possibile per tornare dagli altri, e mettere qualche buon piatto esotico sotto i denti.

      Gourry sembrò riflettere un istante, con la mano che grattava distrattamente il mento: -Bè, se io cercassi il degno successore di un grande capo-banda, non perderei tempo con due stranieri che nemmeno si accorgono di essere seguiti in modo tanto evidente- concluse, guardando la ragazza che nascondeva il viso sotto il cappuccio nero. Da Lina non venne nessuna reazione. Dalla posizione della testa capiva che lo stava fissando, e guardando meglio nel buio vide che gli occhi dell’amica riflettevano un’espressione stupita.

      -Gourry…tu…TU hai ragione!-esclamò.

      -Non so per quale motivo, ma credo di dovermi sentire molto offeso dal tono della tua voce…-

      -No, no! E’ vero! Se non siamo all’altezza di ciò che cercano, potrebbero non volerci catturare! E non possiamo prenderci il lusso di perder tempo a cercare in questo deserto il loro campo-prigionieri!- guardò dietro di sé per tentare di localizzare l’individuo che li seguiva maldestramente da un po’ di tempo. Notò un leggerissimo movimento dietro una roccia, ad una decina di metri da loro. “Che imbranato! Si fa becchare anche con l’oscurità! Comincio a capire per quale motivo Marto non cerchi un successore tra i suoi uomini!” pensò portando una mano a massaggiare la tempia.

      -Esci fuori! Sappiamo che sei lì!- gridò in direzione della roccia. Dal lieve movimento che riuscì a scorgere, capì che l’uomo si era irrigidito per la comprensione di essere stato scoperto.

      -Su non farti pregare!- sbuffò spazientita. Ma quello non si muoveva.

      -Gourry, cambio di programma! Lo andiamo a prendere noi e ci porterà al campo che lo voglia o no!- Lina balzò in avanti, seguita dallo spadaccino. Aggirarono la roccia dai due lati e inchiodarono la figura alla parete, puntandogli la spada alla gola, e la piccola daga di Lina al fianco.

 

 

  
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