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Autore: Elizabeth_Carre    12/01/2017    1 recensioni
"Ma in questo giorno più triste di altri, la certezza che due di noi potrebbero morire nelle prossime settimane ci fa sentire già tutti morti, e forse un po' lo siamo già."
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 8

 

 

 

Mentre mi dirigo a grandi passi in balcone per cercare di allentare la tensione dovuta all'attesa, non riesco a togliermi dalla testa la domanda di Haymitch.

Sono passati dieci minuti da quando ho finito la mia sessione privata e l'aria che si respira nel salone mi ha oppresso così tanto da farmi sentire un peso sul petto.

Effie ed Haymitch sono entrati in mutismo selettivo.

Mi hanno dato una pacca di consolazione sulla spalla e si sono seduti di nuovo in ansia con Haymitch che non ha fatto altro che guardare l'orologio, poi me e poi di nuovo l'orologio, per tutto il tempo che ho passato seduto con loro sul divano.

Cosa avrà voluto dirmi chiedendomi quanto di me sia disposto a perdere per Katniss?

Le parole del nostro mentore implicavano di più che sacrificarmi per lei.

Perché io non ho nulla da offrirle oltre la mia morte e di conseguenza nulla da perdere se non la mia vita.

Non mi lascerò nulla alle spalle.

Ho sempre saputo che avrei fatto di tutto pur di renderla felice. Misi il mio cuore ai suoi piedi molto tempo fa.

Non avrei avuto comunque alcuna speranza di uscire vivo dall'arena e la mia famiglia se ne farà una ragione. Gli amici vivranno col dolore nel cuore mitigato dalla fortuna di non essere stati estratti alla mietitura.

La panetteria andrà avanti anche senza di me. Le torte le glasserà papà come ha sempre fatto prima che decidesse di aiutarmi a coltivare il mio dono.

Lui però capirà il perché di questo mio gesto. Ha sempre saputo tutto di me. E mi ha sempre capito. Lo so.

Sa la natura dei miei sentimenti per Katniss.

Avevo sette anni quando lui e mia madre scoprirono che mi ero preso una cotta per la mia compagna di classe.

Era una mattinata piovosa, tipica del nostro distretto.

Nuvole dense a cariche di pioggia viaggiavano veloci sul nostro cielo.

Ero sdraiato sul divano di casa mia intento a disegnare, quando bussarono alla porta.

Ad aprire l'uscio fu mio padre. Io sentii soltanto la sua voce e quella baritonale di un uomo che parlava con lui.

Non mi chiesi chi potesse essere ma continuai a giocare per fatti miei finché la voce dolce che ossessionava i miei pensieri non si fece sentire.

- Mi chiamo Katniss Everdeen – disse la bambina dei miei sogni.

Mio padre rise e disse: - Oooh!! Piacere piccola Katniss -.

Mi bloccai con la matita sul foglio e corsi alla finestra a guardare.

Era lì. Con un vestitino grigio come i suoi occhi e i suoi stivaletti rossi lucidi, mano nella mano con il padre. Un omone alto e dinoccolato con la barba folta.

Non avevo mai visto il signor Everdeen e mi sorpresi nello scoprire quanto si somigliassero padre e figlia. Non persi neanche un particolare.

Stessi capelli neri, stessi occhi grandi, stessa espressione imbronciata.

Teneva degli scoiattoli in mano che consegnò a mio padre in cambio di monete.

- Arrivederci, signore – disse la piccola Katiniss.

La pioggia smise di cadere e loro due ancora uniti dalle loro mani, si avviarono per le strade del distretto.

Fu come una magia quella che vidi con i miei occhi subito dopo.

L'inizio di un arcobaleno prese vita nel punto in cui padre e figlia stavano passeggiando.

La meraviglia sul viso di Katniss fu indescrivibile. Le illuminò tutto lo sguardo e un sorriso sincero le nacque sulle labbra mentre guardava il padre.

- Una bella bambina, vero? -

La voce di mio padre mi fece sobbalzare e diventare paonazzo.

- Sì – sussurrai.

Corsi a prendere il mio disegno e glielo mostrai.

Sul prato fiorito avevo disegnato quello che per me ero io, biondo e con gli occhi azzurri, mano nella mano con una bambina dai capelli neri raccolti in due trecce e con gli stivali rossi.

- Un giorno la sposerò – dichiarai.

Mi sorrise mio padre abbassandosi alla mia altezza. Mi accarezzò i capelli e mi disse che mi augurava di riuscire a realizzare il mio desiderio.

Il dolore mi assale al ricordo, perché poco dopo, spettatrice silenziosa del nostro scambio di battute, mia madre, si avvicinò come una furia strappandomi il disegno dalle mani e facendolo in mille pezzi.

Mi diede uno schiaffo e mi disse che ero proprio come mio padre.

- Sei attratto esattamente dallo stesso tipo di feccia da cui è attratto lui  - mi disse.

Non mi misi neanche a piangere per lo stordimento di ricevere l'ennesima punizione non meritata.

Lei continuava ad inveire contro mio padre che se ne stava in silenzio a subire quella sfuriata.

- Non lo sopporto  - urlava. - Io non lo volevo. Mi hai costretta tu. Non ti perdonerò mai per avermelo fatto partorire.-

Piangeva adesso la mia mamma ma io non capivo le sue parole. Mi tenevo la guancia che aveva preso a pulsare.

Quel giorno ebbi la conferma del suo odio nei miei confronti.

Non versai una lacrima. Osservai la scena come in trance.

Noi capii il significato di ciò che disse. Non avevano senso per me parole come “costringere” e “non volere”.

Mi ersi in difesa del mio giovane amore e dissi con quanto fiato avessi in gola: - Basta! Io l' amo. L'amo, brutta strega! - ero stanco dei suoi continui maltrattamenti e corsi via in preda al pianto. Uscii di casa senza voltarmi indietro. Mi odiava senza che io ne sapessi il perché.

Avevo subito troppo.

Nessuna carezza ho mai ricevuto da quelle mani che sapevano solo sculacciarmi se osavo disubbidire.

I miei meriti scolastici non hanno mai ricevuto elogi come lo hanno fatto quelli dei miei fratelli.

Le urlai anche per questo. Per gettarle addosso tutta la frustrazione accumulata negli anni.

Fu l'unica volta in cui alzai la voce contro di lei.

Il bruciore all'altezza del cuore per il suo rifiuto me lo porterò sempre dietro, per tutta la vita. L'incapacità di capirla mi seguirà pur senza volerlo.

L'odio che provavo però l'ho abbandonato proprio nel giorno della mia mietitura, lo so.

L'ho lasciato andare via nel momento stesso in cui mi ha detto che probabilmente il nostro distretto avrebbe avuto un vincitore.

Sentirla parlare in quel modo di Katniss mi ha disturbato notevolmente e il fatto che non abbia creduto in me per l'ennesima volta mi ha ferito come sempre. Neanche il giorno in cui per lei sono morto è riuscita a farmi da madre.

Mi ha sbattuto praticamente in faccia che il mio sentimento per Katniss mi ha portato verso morte certa e che è esattamente quello che mi merito per essere attratto da feccia del genere.

Ha goduto per la mia morte imminente.

Ma mi sento sereno nonostante tutto.

So cosa voglio. So cosa devo fare.

Non ho una cosa in particolare da perdere per Katniss, ma tutto ciò che di me andrà via e che servirà per farla sopravvivere, io la lascerò andare senza rimpianti. Lotterò, mentirò, camminerò sul filo per lei. Perché lo merita.

Lo dimostrerò.

Qui. Nell'arena. Persino nell'aldilà, il mio amore per lei sarà sempre imperituro.

Non avrò limiti.

Ho sentito questo sentimento crescere in me, anno dopo anno.

Ho amato la sua forza e la sua fragilità. La sua dolcezza e la sua tenacia.

Il mio amore è cresciuto nella mia ammirazione per quella ragazza che ha combattuto tutta la vita per la sopravvivenza delle persone a lei care e che adesso si troverà a lottare per la propria.

Stringo i pugni e rientro in salotto, più deciso che mai.

Haymitch mi guarda mentre mi accomodo sul divano e annuisce.

Ha capito.

A noi si aggiungono anche Cinna e Portia, che prende posto accanto a me.

Un fulmine di ragazza esce dall'ascensore e cammina decisa verso camera sua.

Cerchiamo tutti di fermarla inutilmente. La porta sbatte sulle nostre voci che invocano il suo nome.

Effie ed Haymitch le corrono dietro ma le urla isteriche che gli intimano di andare via si sentono fin nel salotto.

Deve essere andata molto male per avere una reazione di questo tipo.

- Povera ragazza – dice Effie affranta ritornando.

- Ma sta zitta, oca capitolina! - la rimbecca Haymitch. - La ragazza si accende facilmente. Non sarà andata benissimo ma neanche malissimo. E' tutta colpa degli ormoni – sbuffa anche lui poco convinto delle sue stesse parole.

- Io non ti permetto… - comincia a difendersi la capitolina in questione, ma Haymitch le fa il verso e si allontana per andare a versarsi da bere dalla vetrina dei liquori.

E a chi non servirebbe un goccetto adesso?

Cosa significano per noi punteggi bassi?

Cosa sarà successo per indurre Katniss a rintanarsi in camera sua in preda alle lacrime?

Ha bisogno di me?

In un attimo mi alzo e sono già in corridoio, quando la voce di Cinna mi blocca: - Lasciala stare, Peeta. Questo suo pianto, è un pianto di sfogo per tutto quello che le è successo fino ad ora. -

Ritorno sui miei passi e lo lascio parlare.

- Se fossimo lei, tutti saremmo crollati molto prima. La tensione per la mietitura, l'estrazione del nome di sua sorella, il suo offrirsi volontaria, la possibile morte in un arena in cui sarà sia preda che predatrice – sospira lo stilista passandosi una mano sugli occhi – tutte queste emozioni sarebbero troppe per chiunque, e se non sbaglio lei non ha versato neanche una lacrima fino ad ora. Lasciamola in pace. -

E' l'ora di cena quando Effie va a bussare nuovamente alla sua porta per cercare di convincerla a mangiare qualcosa.

Stranamente non deve lottare affatto per farla uscire dalla sua camera e quando ci raggiunge noi siamo già seduti a tavola, e i segni del pianto sono ben visibili sul suo viso rosso e chiazzato.

Non guarda nessuno. Tiene la testa bassa ed io la osservo mentre mangia la sua zuppa di pesce, per cercare di capire cosa possa averla indotta a versare tutte quelle lacrime.

Inarco le sopracciglia quando finalmente i suoi occhi incrociano i miei, chiedendole silenziosamente cosa sia accaduto ma lei si limita a scuotere la testa e riabbassare gli occhi sul piatto.

- Bene, basta chiacchiere. Diteci solo come siete andati oggi. - Chiede Haymitch mentre viene servita la portata principale.

- Non so se è servito a qualcosa – dico io per dar tempo a Katniss. - Quando sono arrivato, nessuno si è degnato di guardarmi. Stavano cantando una specie di brindisi, credo. Allora ho lanciato un po' di cose pesanti finché non mi hanno detto che potevo andare – faccio spallucce.

- E tu, dolcezza? - chiede adesso il nostro mentore rivolgendosi a Katniss.

- Ho tirato una freccia contro gli Strateghi – esordisce lei quasi con rabbia.

Tutti smettiamo di mangiare all'unisono ed io rischio di strozzarmi con un boccone.

Ha fatto cosa?

- Cosa?! - la voce di Effie risuona per tutta la stanza, piena di orrore per le azioni di Katniss.

- Ho tirato una freccia contro di loro. Non proprio contro di loro – riprende lei. - Nella loro direzione. E' come ha detto Peeta, io tiravo e loro mi ignoravano, e io ho… ho perso la testa, e così ho fatto volare via la mela dalla bocca del loro stupido maiale arrosto! - dice con sfida.

Sono troppo scioccato per parlare e se anche potessi farlo non credo che la rimprovererei.

Ho più che altro voglia di applaudirle, e lo farei anche, se non fossi preoccupato per le ripercussioni che questo gesto di “ribellione”, se così lo si può chiamare, avrà sulla vita di Katniss nell'arena.

- Che cos'hanno detto? - chiede Cinna cautamente.

- Niente. O meglio, non lo so. Dopo sono uscita. -

- Senza che ti congedassero? - boccheggia Effie.

- Mi sono congedata da sola – risponde Katniss stizzita.

Le due si affrontano con gli sguardi e nessuna sembra intenzionata ad abbassare gli occhi per prima.

-Be', mi pare inutile starci a pensare – interviene Haymitch imburrandosi una fetta di pane.

- Pensi che mi arresteranno? - chiede Katniss titubante.

Non ci avevo pensato. Potrebbero farlo?

- Ne dubito. Sostituirti sarebbe un problema, a questo punto – ci tranquillizza il nostro mentore.

- E la mia famiglia? - chiede ancora Katniss. - Puniranno loro? -

- Non credo. Non avrebbe senso. Dovrebbero rivelare quello che è successo nel Centro di Addestramento, ma non possono dirlo, perché è segreto, quindi sarebbe fatica sprecata – la consola Haymitch. - E' più probabile che ti rendano la vita un inferno, nell'arena. -

Proprio come pensavo. E' lì che dovrò starle vicino.

Proteggerla dagli strateghi e dagli altri tributi.

- Be', ce l'hanno già promesso comunque – intervengo io.

- Verissimo – conferma il nostro mentore staccando una braciola di maiale con le mani e inzuppandola nel vino prima di addentarla voracemente per indispettire Effie.

- Che faccia hanno fatto – chiede ridacchiando col boccone ancora in bocca.

- Sconvolta. Terrorizzata – sorride Katniss mentre risponde alla domanda. - Anche ridicola, qualcuno. Un uomo è inciampato all'indietro ed è caduto in una coppa di punch. -

Scoppiamo a ridere tutti immaginandoci la scena, tutti tranne Effie che tenta di nascondere il sorriso che le è nato sulle labbra.

- Be', gli sta bene. Prestarvi attenzione è il loro lavoro. E il fatto che siete del Distretto Dodici non è una buona ragione per ignorarvi. - Dice impettita per poi guardarsi attorno con fare remissivo come se avesse detto qualcosa di molto ingiurioso. - Scusate, ma io la penso così – borbotta non rivolgendosi a qualcuno in particolare.

- Avrò un pessimo punteggio – afferma Katniss.

- I punteggi contano solo se molto buoni, nessuno fa molta attenzioni a quelli brutti o mediocri – spiega Portia. - Per quanto ne sanno, potresti aver nascosto le tue qualità di proposito, per ottenere un punteggio basso. C'è chi usa questa strategia. -

- Spero che la gente interpreti così il quattro che probabilmente otterrò io – dico per smorzare la tensione che si sta creando nuovamente. - Se sarà un quattro. Non c'è niente di meno eccitante che guardare una persona che raccoglie una palla pesante e la lancia a un paio di metri di distanza. Una mi è quasi caduta su un piede – dico sbuffando.

E alla fine mi ritrovo a pensare che sarebbe meglio per lei prendere un punteggio basso, in modo tale da deviare l'attenzione di tutti sugli altri tributi.

Dopo cena ci spostiamo in salotto per vedere i punteggi assegnati ad ognuno di noi  comunicati in TV.

Prima appare la foto del tributo e poi in sovrimpressione compare il punteggio che ha ottenuto.

I Favoriti ottengono  da otto a dieci punti come era prevedibile.

L' immagine di Cato e del suo dieci mi mandano brividi per tutto il corpo.

La maggior parte degli altri tributi riceve una media di cinque, mentre la piccola Rue, prende addirittura un sette. Il tributo maschio del suo distretto un otto.

Quando appare la mia foto non so cosa aspettarmi.

L' otto che volteggia intorno alla mia foto mi lascia interdetto per qualche secondo.

Non devo aver fatto tanto male allora. Qualcuno deve avermi guardato.

Tutti si congratulano e Portia mi stringe in un abbraccio.

Una nuova speranza nasce dentro di me. Forse questo semplice numero pari mi aiuterà con gli sponsor nell'arena.

Quando compare la foto di Katniss spero ardentemente che le abbiano attribuito un punteggio basso ma il numero undici che compare accanto a lei, fa crollare un macigno sul mio stomaco.

E so per certo che il tributo del Due non avrà pace. Che il suo obbiettivo sarà lei.

Neanche uno sguardo malevolo che le ha rivolto è sfuggito al mio occhio vigile.

L'entrata magnifica che abbiamo fatto sui carri e il fatto che tutti le abbiano prestato più attenzione che a lui, lo avevano già indispettito parecchio.

L'essere superato anche in punteggio, adesso lo farà imbestialire ancor di più.

L'ho capito da subito che per lui essere il migliore conta più di qualsiasi altra cosa. E per dimostrare la sua superiorità dovrà uccidere quella che per gli Strateghi è stata la migliore.

E forse le hanno assegnato questo punteggio proprio per punirla.

Perché sapevano come sarebbe andata a finire.

- Dev'esserci stato un errore. Come… come è potuto accadere? - chiede confusa Katniss ad Haymitch.

- Immagino che gli sia piaciuto il tuo carattere – risponde lui. - Hanno uno spettacolo da organizzare. Hanno bisogno di giocatori dal forte temperamento. -

Spero anche io che sia come dice Haymitch ma non posso allontanare il terrore che mi danno due occhi marroni e sadici che sono sempre stati puntati su Katniss.

- Katniss, la ragazza in fiamme – dice Cinna abbracciandola. - Oh, aspetta di vedere il tuo vestito per l'intervista. -

- Altro fuoco? - chiede lei adesso più serena.

- In un certo senso – risponde lo stilista in tono malizioso.

Restiamo tutti un po' alzati dopo la chiusura del programma per festeggiare ma quando andiamo a letto, i pensieri mi assalgono e so che durante l'intervista dovrò fare meglio di Katniss, meglio di chiunque altro per sviare tutte le attenzioni da lei.

So che domani mattina dovrò fare l'impensabile.


 

 

 

 

 

Nota dell'autrice:

salve gente, come va?

Come sempre ci tengo a ringraziare tutti coloro che leggono e recensiscono.

E poi volevo farvi saper che prima della pubblicazione del capitolo nove, ci sarà un extra che vi aiuterà a capire meglio quel “ - Non lo sopporto  - urlava. - Io non lo volevo. Mi hai costretta tu. Non ti perdonerò mai per avermelo fatto partorire.-”, e che ovviamente riguarderà le dinamiche della nascita di Peeta e che spero metta luce sull'odio che la madre (strega) nutre da sempre nei confronti del mio ragazzo del pane.

Questa idea è nata grazie alla mia recensitrice numero uno che mi ha chiesto se potevo approfondire il rapporto tra Peeta e la madre (spero di esserci riuscita comunque nel mio piccolo, pur non dilungandomi).

Scusate per gli errori ortografici. Ma il lavoro mi distrugge e non ho il tempo né la forza per riguardare più volte ciò che scrivo e per correggere tutto. Scusate tanto.

Grazie ancora. Baci.
   
 
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