Elia ha insistito nel farci viaggiare in prima classe come se fossimo delle persone ricche. Devo ammettere che in questi nove anni non ci hanno fatto mancare nulla abbiamo vissuto in una bellissima villa circondati dalla vegetazione e dalla servitù. Grazie ai suoi zii a Nick non è mancato nulla, se non la cosa più importante, suo padre. Più guardo il mio bellissimo ometto più mi rendo conto di quanto assomigli a suo padre. Ho così tanta paura, paura di come reagirà non appena mi vedrà apparire davanti la sua porta, ho una paura matta di come potrà accogliere il bambino, se lo riconoscerà oppure se fingerà di non conoscerlo.
Dopo aver atterrato a New Orleans ad accoglierci c’è Marcel che non appena mi vede mi sorride e mi stringe a se tanto forte da sentire alcune costole inclinarsi e rompersi.
- Marcel mi stai facendo male, per quanto possa sembrare strano.
- Perdonami e così tanto che non ti vedo.
- Tu devi essere Nick, piacere sono Marcel.
- Piacere Marcel.
Dopo aver preso le mie valige ed esserci diretti vero l’auto, ci conduce alla villa. Ho il batticuore non so che cosa devo fare, come comportarmi con lui appena lo vedrò, non so neanche se mi vorrà in casa sua.
Appena arrivo ci sono tutti che mi attendono. Elia, Rebekah Hayli e tutti i vampiri che ho conosciuto nel periodo in cui mi trovavo qui. C’è anche la piccola Hope che riluttante si avvicina a noi e abbraccia il fratellino. Non si sono mai visti ma hanno già percepito di far parte della stessa famiglia.
- Bentornata a casa Caroline.
- Cos’è tutto questo fracasso?
- Sei tornata.
- Si sono tornata.
- Per quanto?
- Caroline è la benvenuta in casa nostra. E la madre del figlio di Klaus e può restare tutto il tempo che desidera.
Ha quell’aria di prima donna che mi viene voglia di staccargli tutti i capelli uno alla volta.
- Questa casa ha già tanti ospiti. Sai e solo per sapere quanto resti tu e…
- Io è…
Si butta dalla balaustra con agilità, come per dimostrarmi che cosa ha imparato a fare in questi nove anni dalla mai assenza. Patetica.
- Tu e il tuo moccioso.
La prendo per la gola, la vedo la sorpresa nel suo volto, poi vedo il divertimento nel momento in cui pensa di essere più forte di me e di potersi liberare facilmente. So che in questi anni si è allenata con Marcel, ma per sua sfortuna io mi sono allenata con Elia che è un originale. E vedo la paura che io la possa uccidere. Più lei si muove più io stringo fino a privarla dell’aria e nonostante cerchi aiuto nessuno si avvicina.
- Permettiti di chiamare in questo modo mio figlio o di avvicinarti a lui ed io…
E bello ancora più di come me lo ricordavo. Sento la sua forza superiore alla mia che vuole allontanare la mia mano dalla gola di Camille, ma senza farmi male.
- Lasciala andare Caroline.
- Come vuoi.
Lui mi guarda ma non fa nulla. Chiama due guardie e gli chiede di portarla in camera sua.
- Sei tornata per uccidere la mia fidanzata?
- No. Sono venuta a presentare a mio figlio suo padre.
Ora dopo nove anni ho veramente paura. Paura di come possa reagire.
- Andate via tutti e lasciatemi solo con il bambino e Caroline.
- Nick.
Il bambino mi prende per mano e mi segue mentre lo conduco da Klaus.
- Lui è Klaus.
- Tu sei il mio papa vero?
- Si sono io.
- Mamma aiutaci a rialzarci.
- Anche mamma a terra.
- Perché lo hai tenuto lontano da me.
- Perché era giusto così.
- Mamma mamma.
- Cosa c’è Nick?
- E qui che festeggeremo il mio compleanno.
- Solo se papà vuole.
- Certo questa e casa nostra.