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Autore: lasognatricenerd    13/01/2017    2 recensioni
Original, slash.
«Cosa fai?» chiesi, sporgendomi in avanti per osservare le sue mani sui tasti del pianoforte. Lui, in tutta risposta, suonò una melodia a me sconosciuta e poi sospirò.
«Cercavo di suonare.»
Genere: Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non ho idea di come mi sia uscita questa cosa, ma si sa: quando si è sotto cumuli di studi, si ha sempre l'ispirazione per qualsiasi cosa! Buona lettura, <3

Mi avvicinai a lui, da dietro, lentamente. Con gli occhi gli sfiorai il contorno di quelle spalle perfette coperte da un maglione color ocra di lana. Avevo capito fin dal primo giorno in cui lo avevo conosciuto che soffriva dannatamente il freddo. Difatti, nonostante in casa ci fossero tutti i termosifoni accesi, lui sembrava costantemente congelato. Gli appoggiai i palmi delle mani contro quest’ultime, cominciando a massaggiarle dolcemente, sentendo subito i suoi nervi rilassarsi sotto i miei tocchi.

«Cosa fai?» chiesi, sporgendomi in avanti per osservare le sue mani sui tasti del pianoforte. Lui, in tutta risposta, suonò una melodia a me sconosciuta e poi sospirò.

«Cercavo di suonare.»

Lo avevo visto giù di morale da qualche giorno; avrebbe voluto comporre qualcosa di nuovo, ma continuava a ripetere che non aveva abbastanza ispirazione per farlo. Era come se ci fosse un grande blocco nella sua mente che gli impediva di scrivere qualsiasi cosa riguardasse la musica. «Ancora niente?» domandai discreto, con un tono leggero e caldo. Mi abbassai fino ad arrivare al suo orecchio, lasciandogli un bacio sotto quest’ultimo e poi sulla pelle del collo. Notai subito la pelle d’oca impossessarsi di lui ed un breve e piccolo spasmo lo fece tremare.

«Purtroppo no. Ma ci sono cose peggiori che questo, no?» Era sempre così: quando gli capitava qualcosa di triste, era sempre il solito a dire e dire quella frase. Sì, sapevo che c’era qualcosa di peggiore, ma odiavo guardarlo e sentirlo distante. Odiavo sapere che stava male. Lui amava la musica ed amava comporre… potevo solo immaginare quanto potesse essere doloroso non riuscire a scrivere più di tre o quattro note.
Gli strinse i capelli alla nuca e mi feci venire un’idea alquanto inquietante. Un’idea che non avevo mai pensato prima d’ora, ma poteva funzionare, per quanto ridicola fosse. Se non riusciva a scrivere nulla, bisognava tentarle tutte.

«Che ne dici se…» cominciai a sussurrare, spostandomi dal suo corpo fino al divano di fianco al grande pianoforte nero e lucido, trovandomi steso contro la stoffa. «… Suoni qualcosa per me?» aggiunsi, appoggiando la nuca contro il cuscino ed il corpo si rilassò quasi all’istante. Il mio sguardo era fisso su di lui, sulla figura del suo corpo magro e perfetto che tanto adoravo. Le maniche della sua maglia di lana erano alzate fino al gomito, come se quel piccolo gesto potesse infondergli un po’ di ispirazione.

Non capii se fu qualcosa nel mio sguardo e nel mio corpo che gli fece capire che cosa intendevo. In realtà neanche io capivo che cosa intendessi! Mi ero venuto così spontaneo stendermi lì, in quel modo, offrendomi a lui in un modo che andasse oltre il sesso, oltre l’aspetto fisico dell’amore.

Non era una cosa che avevamo mai fatto prima d’ora ed era strano. Entrambi eravamo artisti: lui un pianista ed io uno scrittore. Io ero ancora alle prime armi, mentre lui aveva già partecipato a molti spettacoli e seppur non fosse famoso, aveva una piccola fama che gli permetteva di guadagnare qualcosa. Era così che ci eravamo incontrati ed era come se l’arte ci avesse fatto conoscere. A parer mio, non c’era cosa migliore al mondo.

I miei pensieri furono spazzati via dolcemente quando le sue dita cominciarono a premere contro i tasti, creando una melodia delicata, dolce e leggera. Mi rilassai all’istante, mentre gli occhi si socchiudevano ma restavano aperti abbastanza da osservare ogni sua azione.

Il viso era basso sui tasti e quelle mani magre ed affusolate andavano a tempo, creando qualcosa di magnifico. I primi brividi cominciarono quando la melodia prese un tono più forte, anche se di poco. Continuavo a fissarlo come se non ci fosse niente di meglio da guardare ed era la verità più assoluta: era bello, bellissimo. Certo, non lo avevo scelto solo per l’aspetto fisico, ma se per una metà mi aveva fatto innamorare la sua musica, l’altra metà per la sua bellezza.

Mi aveva ripetuto più volte di non avere niente di speciale e forse era vero: era di una bellezza comune che si poteva trovare in molti ragazzi eppure, io, avevo scelto lui fra tutti. Solo il suo viso era come se seguisse una conformazione artistica. Molte volte mi ero chiesto se quel pensiero avesse o potesse avere un senso logico, ma me n’ero sempre fregato: finché avevo senso nella mia testa, andava bene.

Le sue note divennero più forti ed alzando lo sguardo, mi accorsi che mi guardava.

Ansimai senza rendermene conto ed un brivido mi percorse l’intera spina dorsale, mentre i miei occhi si attaccavano a quelli dell'altro. Era magnetico. Aveva sempre avuto il potere di controllarmi con un solo sguardo.

E poi di nuovo, le sue note divennero più forti, quasi violente ed ogni tocco sui tasti era come se toccasse me. Non sapevo come fosse possibile, ma la mia immaginazione riusciva ad andare ben oltre. Ogni tocco, scendeva sempre più giù, dal mio petto, fino al mio ventre teso.
Non riuscivo a pensare ad altro se non a quelle mani che mi toccavano dovunque, mentre le note erano sempre più violente, forti, passionali. Non riuscivo a capire se fosse qualcosa che stava scrivendo al momento o una melodia che aveva già scritto in passato. La verità è che non riuscivo a pensare a nient’altro, perché la lucidità lasciò presto la mia mente.

Ansimai il suo nome più volte, fra i nostri sguardi, le note forti, il mio corpo che si agitava e le mani che stringevano convulsivamente la stoffa del divano sotto di me. I miei occhi erano lucidi, persi a guardare quella figura che ormai amavo da ben due anni.

La musica, se possibile, aumentava sempre di più la sua violenza e la sua passione, provocando in me brividi di piacere che andavano oltre ogni cosa possibile che avessimo sperimentato fino a quel momento.

Finché la musica cessò ed io esplosi.

Mi accasciai contro il divano con il viso rosso e le gocce di sudore che colavano lungo le mie tempie, respirando a fatica. Non mi accorsi subito del fatto che avessi raggiunto un orgasmo vero e proprio. Guardai la mia persona, l’amore della mia vita avvicinarsi a me ed appoggiarsi al mio fianco con un grande sorriso, baciandomi poi sulle labbra dolcemente.

«Sei tu la mia ispirazione.»

 
   
 
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