Anime & Manga > Yuri on Ice
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Autore: Knitting    13/01/2017    1 recensioni
Mentre stringeva il suo quinto oro consecutivo, Victor aveva capito una cosa: non vi sarebbe stato un altro come lui. Qualcuno altrettanto aggraziato, così pulito e sobrio nell'esecuzione. Sapeva di essere il pupillo provetto, la più grande soddisfazione tecnica di un coach.
Forse per alcuni la sua consapevolezza era una mancanza di modestia, ma con tali traguardi alle spalle gli sembrava da idioti far finta di non rendersene conto. E Victor capiva bene di essere il migliore.
Ma non gli importava.
Che cosa c'è davvero nella mente di Victor? Forse la leggenda vivente quale è ha molti più dubbi, insicurezze di quante ne mostri. Forse i suoi pensieri, che pare custodire gelosamente, sono molto più confusi e infelici di quanto ci si aspetterebbe. Poche parole per cercare di comprendere la personalità del russo attraverso alcuni momenti della storia, vissuti dal suo punto di vista.
(Il Rating potrebbe crescere)
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Victor Nikiforov, Yuuri Katsuki
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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v2 Una volta diventato famoso le attenzioni altrui avevano smesso di spaventarlo. Aveva perso in fretta la timidezza della sua  giovane età  in favore di una consapevolezza di sé piuttosto marcata, necessaria in un ambiente come quello.
Non avevi molto tempo per raggiungere l'apice, il periodo agonistico di un pattinatore era piuttosto breve e non potevi permetterti di essere insicuro, eri costretto a sopprimere quel lato del tuo carattere. Veniva messo da parte, come qualsiasi altro desiderio al di fuori dell'ambizione per il podio e andava bene così, a lui era andata bene così.
Yuri invece aveva mantenuto tutto se stesso, la sua parte ingenua ed innocente, meno competitiva ma più artistica.
Valeva la pena assopire il proprio io, gli altri desideri, per un ambizione più grande? O era giusto perdere pur di restare la persona che si è sempre stata? Esisteva una via di mezzo?
A Victor era sorto un dubbio: la soddisfazione nel proprio lavoro, agli occhi del mondo, forse non equivaleva a quella personale. Aveva cominciato a capire che esistevano tanti tipi di successo e che quello nello sport che amava non avrebbe compensato quello negli affetti, nell'apprezzare la vita di tutti i giorni, nella pace interiore e in un carattere e un sé che si è costruiti nel tempo. Niente avrebbe retto in confronto alla soddisfazione di piacersi davvero come persona e non semplicemente guardarsi distrattamente allo specchio, senza farci troppo caso.
Forse, aveva pensato, aiutare una persona che aveva troppa paura delle cose avrebbe portato equilibrio in entrambi.  Avrebbe creato la loro soddisfazione personale.


Entrare in confidenza con Yuri era come una guerra in trincea. Tirare giù le sue difese era più che difficile, osava dire estenuante, ed avanzava lentamente. Potevano passare giorni prima di ottenere un semplice sorriso o un gesto spontaneo, non spaventato o intimidito.
Yuri sembrava essere terrorizzato dai suoi stessi sbagli, aveva così paura di ciò che poteva irritare Victor da censurarsi in maniera esagerata non capendo che erano proprio quelle sue piccole imperfezioni, la sua sbadataggine e la sua spontaneità  ad averlo attirato.
Nonostante l'ammirazione e la stima non fossero gli unici sentimenti che voleva suscitare, Victor non aveva potuto fare a meno di sentirsi lusingato. Attraverso gli occhi di Yuri vedeva se stesso rifulgere di una luce che pensava di aver perduto, idolatrato al pari di un Dio, e vedeva le sue esibizioni piene di un sentimento che aveva smesso di sentire e osservare. Negli occhi del ragazzo era il pattinatore che aveva sempre desiderato e creduto di essere, colmo della passione che cercava ma che aveva perso, con alle spalle un passato luccicante che non gli apparteneva più.
In quello sguardo vedeva speranza per se e in parte i suoi timori si calmavano.
Tuttavia Victor, per quanto compiacente, non voleva essere solo un idolo, voleva essere un uomo. 
Che effetto avrebbe fatto a Yuri la persona dietro la maschera? Forse sarebbe stato in grado di trovare le risposte che al russo mancavano, cosìcome gli aveva fatto scorrere il sangue più veloce nelle vene ormai fredde.
Intanto il ragazzo continuava i suoi esercizi, ignaro dei pensieri del suo coach e della fiducia che stava riponendo in lui. Continuava a saltellare sulla panca sotto lo sguardo sinceramente sereno, per la prima volta dopo tanto tempo, di Victor.
Quest' ultimo lo vide andare a fuco nello scoprirsi osservato, per l'imbarazzo per poco non mancò la panca. Una volta riottenuto l'equilibrio incrociò le braccia nel tentativo inconscio di nascondersi, inutilmente, da lui.
Victor aveva notato che lo faceva spesso, davvero impaurito dalla sua persona. All'inizio lo aveva trovato carino, lo considerava un effetto collaterale causato dal trovarsi di fronte un qualcuno che si era sempre considerato irraggiungibile. Poi aveva cominciato ad essere perplesso ed infine un pò demoralizzato.
Non ho mai conosciuto una persona così spaventata dal mondo e da se stesso. Pensò distrattamente. Sarà che io ho sempre avuto fin troppa fiducia in me stesso, magari è proprio questo che mi ha messo in difficoltà  negli ultimi tempi.
In effetti la modestia non era il suo pregio migliore, non si era mia messo in dubbio, era stato troppo occupato a dare il massimo, a pattinare per sè, poi per gli altri e alla fine per nessuno.
Per nessuno.
Per chi pattinava Yuri? Perché si copriva sempre a quel modo? E poi dove aveva infilato la sua volontà , il suo senso di competizione? A Victor sembrava impossibile che un pattinatore professionista come lui, sia pure con tutti i difetti, fosse così alle prime armi nei confronti dell'ansia. Gli avversari sfondano il muro dove sanno che è debole, mostrarsi intimorito dava agli altri la possibilità di ferirlo.
Improvvisamente qualsiasi rumore intorno a loro cessò. Il ragazzo lo fissava ora dall'alto, una gamba a mezz'aria, mentre affannava alla ricerca di un risposta, investito da tutte quelle parole.
Dal canto suo Victor si accorse solo allora di aver detto tutto ad alta voce, in perfetta sincronia con lo scorrere dei suoi pensieri, senza nessun filtro fra mente e bocca.
Non era la prima volta che gli capitava, affatto. Per alcuni era un disturbo comportamentale, per gli interessi amorosi che aveva avuto era una maledizione, per coloro che conosceva da tempo(ce ne erano?) un difetto a cui si erano abituati. Per lui era solo un lato del suo carattere. Nessuno gli aveva mai detto una bugia a fin di bene, nessuno si era mai risparmiato una critica nei suoi confronti, nessuno gli aveva mai fatto la gentilezza di tacere quando le parole potevano essere come graffi sulla pelle. Così anche lui aveva smesso di stare zitto, non si era più risparmiato ne dal parlare ne dal essere il migliore.
E poi la sorpresa negli occhi del suo interlocutore, l'espressione smarrita che assumeva, oh, era qualcosa d'impagabile.
Alcuni si mettevano a piangere, quelli che di solito non se lo meritavano e verso cui Victor non aveva davvero intenzione, ma era più forte di lui. Poi di solito subentrava il senso di colpa.
Pensò che sarebbe accaduto lo stesso con Yuri, si preparò mentalmente a una ferita reazione. Ma non ci fu.
Per la prima volta da quando si erano conosciuti Victor vide della collera dietro agli occhiali appannati a causa del fiatone. Pensò che il ragazzo avrebbe voluto picchiarlo, tirargli dietro la panca su cui stavano entrambi o urlargli qualcosa.
Invece Yuri sospirò soltanto e riprese ad allenarsi borbottando delle scuse e altre parole incomprensibili, spiegando quanto gli dispiaceva, ecc.
Gli venne spontaneo tirarlo per la giacchetta della tuta. "Mi dici almeno perché continui a coprirti?"
"Perché sono in imbarazzo." Gli rispose Yuri, lo sguardo fisso a terra. Il russo non era del tutto certo del colore degli occhi del più giovane, a volte aveva dubbi che avessi i denti, le labbra erano sempre troppo strette, aperte quel che bastava per lasciar uscire flebili risposte.
Si, lo so anche io che sei in imbarazzo.
Non gli mollò la manica nemmeno un secondo. "E perché lo sei?"
Yuri parve preso alla sprovvista, non sembrava essere abituato a qualcuno che si interessava a lui o a quello che realmente pensava. Il piccolo e schivo giapponese che viveva nell'ombra e non si aspettava nulla di meglio.
In un certo, molto strano, senso erano simili.
"Bè...bè, perché sei Victor." Disse senza fornirgli altre spiegazione. "Perché tu sei perfetto, sei il migliore ed io...."
"Sei un maialino?" Terminò per lui. Accidenti, lo aveva fatto di nuovo, il tatto nemmeno era il suo miglior pregio. "Ma un maialino molto carino."
Forse dovevo tacere. Pensò tra sé e sé.Se almeno non riesco a stare zitto magari potrei evitare di peggiorare le cose.
Non era un tipo modesto o delicato nell'esprimersi, però era abbastanza sicuro che il suo difetto peggiore fosse la sua incapacità di mettere a posto le cose. 
Tuttavia Yuri non sembrò pensarla allo stesso modo dal momento che sbuffò una risata dal naso, il colorito immancabilmente bordeaux, e gli regalò il primo sorriso del tutto spontaneo da quando era lì¬. Era un'espressione diversa da tutte quelle che aveva assunto prima d'allora: gli occhi si erano accesi come lumini, vedeva distintamente l'arcata dei denti e persino i capelli parevano brillare.
Victor lo trovò bello mentre le stesse emozioni che il video gli avevano provocato tornavano a tormentarlo, con dolcezza.
"Grazie, credo..." Disse solo il più giovane, ora con entrambi i piedi ben piantati a terra.
L'uomo battè la mano varie volte sul posto accanto a sé, invitandolo a sedere. " Ascolta Yuri, io sono il tuo coach, non devi avere paura di me. Il mio desiderio di conoscerti va oltre le tue capacità  tecniche, piuttosto scarse se mi concedi..." E mentre lo diceva vide il ragazzo assumere un'espressione rassegnata piuttosto esilarante. Ops, non aveva usato nessun filtro, di nuovo. Se provava a continuare senza soffermarsi magari Yuri lo avrebbe perdonato. "Quello che intendevo dire è che se non mi dici ciò che pensi non riuscirai mai a fidarti di me. E se non ti fidi di me non riuscirai nemmeno a fidarti di te stesso, per non parlare del pubblico per cui ti esibirai. Il ghiaccio è il tuo palcoscenico, devi sentirti libero di esprimerti come meglio credi."
So che puoi farlo, l'ho visto, sai farlo anche piuttosto bene, in un modo che avevo dimenticato. Perché non capisci? Oh Yuri, se solo avessi metà dell' autostima di alcuni dei tuoi coetanei...
Se solo ne avesse avuta un briciolo avrebbe infiammato l'animo di chiunque, aveva pensato quello mentre l'osservava danzare il suo programma. Il magnifico disegno che creava col corpo, l'essenza che lasciava trapelare mentre correva sul ghiaccio al pari di uno sbuffo di vento, una bellezza inconsapevole. Yuri era uno spettacolo per fini intenditori.
Victor non voleva privarlo della sua innocenza, nemmeno voleva cambiare quello che era il suo carattere, voleva solo mostrare al mondo quello che anche lui aveva visto mantenendo Yuri se stesso.
"Non mi importa del pubblico..."
"E di chi allora?" Gli chiese Victor, alimentando la conversazione che molte volte aveva visto spegnersi.
Il ragazzo allora serrò le labbra e si lasciò sfuggire un 'non adesso'. 
 
"Yuriiiii!" Si era allora lamentato, un pò esasperato ma non davvero innervosito. Il giapponese era di una timidezza che lo attraeva troppo, così lontana da ciò a cui era abituato, da riuscire ad infastidirlo davvero. Poteva lasciarsi sfuggire commenti poco carini ma non avrebbe mai fatto nulla per ferire davvero l'altro, cercava di trattarlo al meglio possibile.
Era strano, di solito era piuttosto diretto e tendeva a svezzare i più giovani senza troppo tatto, ma Yuri era diverso. Non avrebbe retto, Victor era troppo importante per lui...o forse Yuri aveva preso troppa importanza per Victor, un'importanza a cui il russo non era abituato e a causa della quale non riusciva a essere scortese.
Il ragazzo sospirò, messo alle strette. " Io...ho pattinato per me stesso, per i miei sogni...probabilmente è molto egoistico. Non sono mai stato abbastanza in niente, anche nel pattinaggio sono piuttosto mediocre ma era qualcosa di troppo importante, non mi curavo di quante volte fallissi, non riuscivo a voltargli le spalle. Poi però ci sono stati i sensi di colpa...verso la mia famiglia, i miei genitori. Si, io credo di aver pattinato per un sogno." Concluse arrossendo visibilmente. Anche se sfuggente lo sguardo non era a terra, guardava ovunque, ai lati, dietro, sopra il volto di Victor.
"Mi sentivo un fallito e volevo smettere però...Io credo al destino e tu sei il mio destino Victor!" Affermò con enfasi, la passione che si vergognava di mostrare finalmente in superficie per una manciata di secondi.
E mentre l'altro si scusava, tutto impacciato, per quell'uscita il russo si convinse ancora i più di una cosa: in Yuri Katsuki c'era molto più di quanto dava a vedere e lui avrebbe disotterrato quel tesoro nascosto.
Un brivido d'entusiasmo gli percorse la schiena al pensiero, dandogli una scarica di adrenalina che la competizione aveva smesso di regalargli.

-.-.-.-

Yuri Katsuki e Yuri Plisetsky avevano lo stesso nome e una bizzarra tendenza a sorprenderlo, anche se in modo completamente diverso.
In ogni caso per il resto non si assomigliavano per niente, ne di aspetto ne di carattere, ma avevano una cosa in comune, avevano del potenziale nascosto, così quando Yuri russo gli urlò contro(insieme ai peggiori insulti) che era un traditore e che anni prima aveva promesso di aiutarlo per la sua entrata nel categoria senior, bè, non si stupì più di tanto.
Il ragazzino di appena sedici anni era senza dubbio naturalmente dotato, possedeva un'elasticità  che i più grandi avevano perduto e, nonostante fosse un pò svogliato, si poteva notare la precisione tecnica dovuta agli allenamenti di Yakov. Si, non si trovò colto alla sprovvista nello scoprire di aver fatto una promessa del genere, e non fu sconvolto dall'idea di averlo dimenticato. Dimenticava un sacco di cose.
Però Yuri Katsuki non era riuscito a scordarlo...Yuri è diverso, lo sai.
Scacciò in fretta quel pensiero, un pò allibito e confuso dal modo in cui si era fatto largo nella sua mente, per concentrarsi sui ragazzi davanti a sé.
Mentre il giovane Plisetsky sbraitava, assomigliando a un gattino contrariato, il suo pupillo rimaneva in silenzio nell'atteggiamento di ritirata che più volte assumeva. Notò che non aveva abbassato lo sguardo per la seconda volta da quella mattina, troppo perso nei suoi pensieri per vergognarsi di qualunque cosa di solito lo mettesse in imbarazzo, supponeva ci fosse una vasta scelta delle cause che mettevano a disagio il giapponese.
Batte sempre in ritirata. Ponderò Victor. Devo trovare un modo per fargli tirare fuori la sua grinta nascosta.
Se Yuri non era in grado di avere abbastanza fiducia in sé lui gli l'avrebbe tirata fuori, con un pò di forza...ma non troppa, non gli sembrava il caso di terrorizzare l'altro a vita e minare la sua già  debole autostima.

Spostò cauto lo sguardo sul più giovane dei tre. Risvegliare la parte più combattiva di Yuri forse avrebbe acceso qualcosa anche nel ragazzino russo, perché se da una parte il giapponese aveva una bassissima considerazione di sé il micio Plitsesky ne aveva fin troppa, così tanta da renderlo cieco.
I senior non erano gli juniores, i pattinatori erano fatti di tutt'altra pasta. Doveva ammetterlo, la sua faccia tosta avrebbe intimorito i più insicuri ma non lo avrebbe aiutato per nulla di fronte a quelli con più esperienza.
Vide con la coda dell'occhio le tre gemelline avvicinarsi caute, ben nascoste sotto gli spalti.
Non devo lasciargli scampo, devo trovare un modo per costringerlo a prendere un pò di sicurezza. Voglio che non si senta intimidito da nessuno per una volta...penserò un modo per cui non si curi di nient'altro se non de la sua esibizione.
Victor sentì la parola sfida sfiorargli le orecchie e gli piacque parecchio. Yuri non era il tipo adatto alla pressione ma se il gioco avesse valso la candela...magari in quel caso avrebbe reagito in modo diverso. Il suo scopo focale era quello di slacciare le cinture di sicurezza del timido giapponese. Se avesse fatto scattare la serratura delle catene della sua inibizione era certo di poterlo portare alla vittoria.
"Una sfida?Perché no?" Disse gioviale, il solito sorriso che aveva imparato ad indossare da quando era arrivato in Giappone. Non aveva mai sorriso in un modo tanto infantile ma non gli dispiaceva. I primi tempi era stato un pò strano, poi era diventato solo bello, gli piaceva l'aria allegra, o perplessa o rassegnata nel caso di Yuri, che dava agli altri quando lo usava.
"EH?" Fu la reazione del moro tra i due. Vide le goccioline dell'ansia sul volto e il colorito rosso, così familiare, del cocente timore, sempre misto a  un pòdi imbarazzo per chissà  che cosa. Non seppe dirlo, in quei momenti Victor faticava a comprenderlo.
"Però così è troppo noioso, mettiamo qualcosa in palio..." Continuò Victor, un dito posato sulle labbra pensieroso, nella speranza di scuotere il giapponese, portarlo ad una reazione più forbita.
Yuri Plisetsky invece era entusiasta e anzi rincarò la dose. "D'accordo, farai tutto ciò che il vincitore desidererà!"
Diede un occhiata a Yuri Katsuki trovandolo nel panico più totale e si sentì sulla strada giusta. "Mi sembra un'ottima idea!"
Niente paracadute questa volta, mio caro.
"Lasciate fare a noi!" Intervennero le bambine, spuntate dal nulla, e Victor si lasciò andare alla loro allegria, anche se un pò inquietato dalle tre.
Intanto Yuri si avvicinava inesorabilmente verso lo svenimento e , non seppe spiegarselo, gli venne da ridere.

-.-.-

Ignaro degli occhi di Victor su di sé, Yuri aveva pattinato con leggerezza sul deserto ghiacciato della palestra. Non portava gli occhiali, nessun muro fra lui e i suoi silenziosi spettatori che discutevano delle sue fraglilità, della sua personalità e dei suoi punti di forza.
Sotto gli occhi del suo coach  aveva dimostrato ancora di quanto fosse capace. Un'abilità la sua che andava oltre la tecnica ma si aggrappava alla spontanetà di pochi piccoli passi.
La spontanetà della vita. Perché era questo l'effetto che Yuri aveva avuto sul russo, lo aveva reso vivo con una limpida e lineare immagine, senza bisogno di fronzoli.
Erano bastati pochi minuti per infiammarlo, spingerlo a cambiare la sua vita. Era questo il potere del giapponese, ora sopito nelle sue insicurezze.
L'incantesimo per trasformare il mio maialino in un principe.
Un lato di Yuri che nessuno ha mai visto.
Così Victor sceglie di spingere Yuri al limite, si impegna per tirare fuori quell'io del giovane che il russo vede nel fondo di quegli occhi. Quello che lo ha spinto a stravolgere la vita che consoceva, ad abbandonare la sua casa, l'ambiente di sempre.
E quando le sente le parole di Yuri e l'espressione che assume nel frattempo che gli comunica il titolo del suo pezzo, Eros, sa di esserci riuscito.
Victor pensa di star spingendo Yuri alla rinascita e questo lo rimempie di un entusiasmo nuovo. Non si rende conto, o forse sì, che il percorso che stanno prendendo assieme sta guarendo anche lui.
Finalmente si sentì un passo vicino a Yuri e a quello che era il vero se stesso, quello che per anni aveva messo da parte.
  
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