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Autore: berlinene    28/05/2009    6 recensioni
Ken Wakashimazu sta attraversando un periodo difficile, ha abbandonato la Nazionale per unirsi agli Yokohama Flügels. Ma un paio di incontri inaspettati gli faranno vedere le cose in una luce diversa…. La mia prima long (parola grossa, in realtà mi son fissata di dividerla in più capitoli ma il materiale è al solito scarso e scarno…) ovviamente tutta dedicata al mio personaggio preferito, preso in un momento difficile, con alle spalle una scelta che molti giudicano vile, e davanti grandi interrogativi.
Genere: Generale, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ed Warner/Ken Wakashimazu, Sorpresa, Yayoi Aoba/Amy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Kojiro arrivò qualche ora dopo. Scambiò con Ken un saluto silenzioso, poi entrò nella stanza.
Il portiere si riaccomodò nel salottino davanti alla TV.
Quando la porta della camera si riaprì, ne uscirono Kojiro e il vicino di casa che si era occupato dei bambini. Parlavano di soldi, l’uomo suggeriva al suo amico di rivolgersi al consiglio di quartiere, ma Kojiro tirò fuori una busta, che Ken conosceva molto bene, e disse che i soldi li avrebbe trovati lui, gli bastava accettare una delle tante proposte della J-League.
Con passo rapido si avviò verso il telefono pubblico più vicino; Ken lo seguì, e con la mano gli abbassò la forcella quando lo vide digitare il numero leggendolo da un biglietto da visita.
“Basta il mio di tradimento” gli disse secco. “Ho ancora il denaro dell’ingaggio coi Flügels, te lo presto”.
“Ti ringrazio dell’offerta, ma preferirei che tu usassi questi soldi per venire con me a Jakarta… Avrai saputo dell’infortunio di Wakabayashi, aveva detto di voler difendere la nostra porta a costo di spezzarsi le braccia e non si è limitato alle parole… Hai capito? Wakabayashi non potrà più giocare in questo campionato… ti andrebbe di avere il posto di portiere titolare nella Nippon Youth?” [1]
Ken fece qualche passo indietro ma non rispose.
“Devo pensarci,” tagliò corto infine.“Va’ da tua madre”.
Kojiro fece per replicare ma poi scosse il capo e sospirò: “E poi dicono che io ho la testa dura…”.
Ken strinse i pugni, conficcandosi dolorosamente le unghie nei palmi, poi colpì il muro. Perché doveva essere tanto stupido e orgoglioso?
“Non serve a niente, sai?”
Si voltò di scatto verso colui che aveva parlato.
“E ti dirò di più,” proseguì quello, “non servirebbe nemmeno se al posto del muro ci fosse la faccia di Wakabayashi o di Mikami. Te lo dico per esperienza”.
“Cosa vuoi, Kyo? Ti vuoi sfogare un altro po’?” rispose, stizzoso.
“No. Voglio fare quello che per troppi anni ho evitato. Se me lo concedi, per una volta vorrei farti da fratello maggiore e impedirti di compiere i miei stessi sbagli”.
“Non sono io che ti ho impedito di assolvere al tuo ruolo”.
“Lo so. Ma l’ho capito solo l’altra notte”.
Kyo tacque per un attimo, come se cercasse le parole. Poi attaccò: “Il mio consiglio da fratello maggiore, Ken-chan, è di non rinunciare alle cose che ami. Di non lasciartele scappare via. Di non nasconderti dietro alla scusa che qualcuno ti sottovaluta o che qualcuno è più bravo di te, è troppo facile. Quelle persone non sono il traguardo, al limite sono tappe intermedie. Superare Genzo, farsi apprezzare da Mikami non devono essere i tuoi scopi. Il tuo scopo devi essere tu. Il tuo scopo è il tuo sogno. Il tuo scopo è ciò che ami… tutte le cose che ami”.
La voce di Kyo vibrava di emozione e, quando finì, i suoi occhi erano pieni di lacrime.
Ken rimase senza fiato. Lui e suo fratello erano uguali: ricordò come quella notte, sul divano in casa di Yayoi, avesse visto lo stesso parallelismo. Certo, era sconvolgente pensare di essere il Genzo di qualcuno…
“Io mi sono nutrito di odio e di sete di vendetta per dieci anni, e cosa ho ottenuto?” riprese Kyo, con voce rotta dal pianto. “Per allenarmi in uno sport che odio ho lasciato che il mio amato violoncello si ricoprisse di polvere, ho rischiato più volte di ferirmi le mani e non poter più suonare bene. Ho perso Azumi, che era la vera musica della mia vita. E quando il destino mi ha fatto rincontrare il mio unico fratello che non vedevo da anni, tutto quello che ho saputo fare è stato riempirlo di botte. Quella sera, quando sono tornato a casa, credevo che la mia vita sarebbe presto ricominciata perché avevo compiuto la mia vendetta, ma mi sbagliavo di grosso. Avevo il vuoto dentro, e guardandomi nello specchio, ho visto te. Ho ripensato alla tua storia come l’avevo letta sui giornali e ho rivisto la mia. Ho pensato che era mio dovere risparmiarti anni di rabbia e, soprattutto, quella sensazione di vuoto. Perché, finalmente l’avevo capito, la mia vita per ricominciare non aveva bisogno di te KO o dell’assenso di nostro padre: per ricominciare c’era bisogno che io tornassi a vivere per me. E quello potevo farlo in ogni momento”. Si fermò come per riprendere fiato, poi scrollò la testa e sorrise. “Papà l’ha sempre detto che non sono molto sveglio, infatti ci ho messo un bel po' a capire tutto questo. Ma per fortuna sono ancora giovane e non è troppo tardi per riprendere con la musica... e per riprendermi Azumi”.
“Non ti ho mai sentito suonare” fu tutto ciò che Ken riuscì a balbettare.
“Ti manderò i biglietti del mio primo concerto” promise. “Se tu mi manderai quelli della prima partita che giocherai da queste parti. Preferibilmente con la maglia della nazionale”.
“Già… se non ci sarà Wakabayashi”.
“Ma tu avrai fatto del tuo meglio per esserci… promesso?”
“Promesso. Però tu dovrai venirci con Azumi”.
“Eh, magari le prometto l’autografo del famoso Karate Keeper”.
La porta della camera si aprì di nuovo e ne uscì Hyuga. Ken ne fu distratto, e quando tornò a voltarsi verso il fratello, lui era scomparso.
“Che cazzo fai Wakashimazu, adesso parli anche da solo?”
“C’era mio fratello…”
“Tuo…? Ma che mi prendi per il culo? Vatti a fare una dormita, va’, che domani abbiamo l’aereo”.
“Abbiamo? Guarda che io non ho ancora deciso…”
Ma non era vero.


Visto che la situazione della signora Hyuga si era risolta, anche Yayoi tornò a Jakarta coi due giocatori del Toho. Ken ebbe modo di scambiarci un paio di battute all’aeroporto, poi sul volo avevano sedili distanti. Peccato. Gli sarebbe piaciuto parlare un altro po’ con lei, anche perché Kojiro, ancora sfasato per i viaggi e le preoccupazioni degli ultimi giorni, dormiva beatamente.
A Ken non rimase che rilassarsi e cercare di fare altrettanto per il breve tempo del viaggio.

All’aeroporto di Jakarta, ad aspettarli c’erano il signor Katagiri e Misugi. Appena vide il suo ragazzo, Yayoi li superò per andare a gettarglisi fra le braccia. Ken sentì una piccola stretta al cuore… che fosse gelosia? Scosse la testa e scacciò il pensiero con un sorriso, ripensando alle parole di suo fratello: probabilmente fra quelle “cose che amava” e che doveva inseguire, prima o poi ci sarebbe stata anche una ragazza.
“Bentornati” disse Misugi tendendo la mano verso Ken perché gli desse il bagaglio di Yayoi, che solo allora questi ricordò di tenere.
“Grazie” cinguettò lei, staccandosi da Jun. Per un attimo guardò Ken negli occhi e lui trattenne il respiro. Poi le labbra di Yayoi si piegarono in quel suo sorriso innocente e dolcissimo e, ignorando la mano ancora tesa, lo abbracciò. “Grazie di tutto” gli disse.
“Veramente sono io che…” riuscì a malapena a balbettare il portiere, ma Yayoi si stava già allontanando, abbracciata a Jun.
“Guarda, guarda la gatta sorda.” gli sussurrò Hyuga saltandogli praticamente sulle spalle. “Non ti si può lasciare solo due minuti che ti scopi la donna di Misugi?”
Ken ponderò un attimo la possibilità di scaraventarlo a terra ma poi si limitò a dargli una gomitata nello stomaco. “Ma quale scopata, idiota. Ci siamo solo… aiutati, ecco”.
“Ah, adesso si dice così” rise Kojiro poco prima che uno scappellotto gli cascasse fra capo e collo.
Ken rise a sua volta. Dio, quanto gli era mancato Kojiro. Dio, quanto gli erano mancati tutti, pensò quando all’albergo fu accolto dalle facce sorridenti dell’intera nazionale, Wakabayashi compreso.
“Sapevo che saresti venuto ad aiutarci” disse Genzo affabile, dandogli una pacca sulla spalla con la mano buona.
“Sì sì Wakabayashi, vi aiuto ma… non importa che mi abbracci” disse Ken, guardando Kojiro e scoppiando a ridere.

Era l’ora di ricominciare.



****

[1] Il dialogo è ripreso fedelmente dal vol. 48.

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Ed eccoci giunti alla fine… soddisfatti? Io, beh, in fondo sì. Mi piace il Ken che esce da queste pagine e spero di avergli reso un po’ giustizia, di aver trasmesso il suo stato d’animo durante quel brutto momento della sua carriera. Non mi dispiace neanche Kyo, in fondo sono uguali. E sono soddisfatta di Yayoi: mi è sempre sembrata un personaggio forte e dolce al contempo, anche se spesso la si vede solo come una ragazzina perbenista e un po’ noiosa. Sono lieta di aver dato un po’ di spazio e di rilievo anche a lei… Se mi ha sfiorato l’idea di far succedere qualcosa fra l’apprendista infermiera e il portiere ferito? Come ho detto più volte rispondendo ai commenti, in origine no, poi c’è stato un momento in cui avevano preso *loro* il sopravvento e tubavano e piccioncinavano da far venire il diabete… Ma poi, siccome siamo tutti e tre saldi di principi, abbiamo capito che non poteva succedere: Yayoi non vede che Jun e tratta con naturalezza Ken proprio perché il pensiero di un tradimento non le passa nemmeno per il ballatoio di fronte all’ingresso che porta all’anticamera del cervello. Ken poi, ammesso e non concesso che gli piacciano le donne, non è tipo da tradire gli amici o anche i semplici conoscenti… E comunque contro la gelosia dell’autrice c’è poco da fare…XD
Spesso nel paratesto ho fatto riferimento al mio stile “scarno”, volevo rassicurarvi che no, non è un attacco di modestia (vera o falsa che sia), credo sia un dato di fatto. E in fondo in fondo, mi piace così. Ci sento la mia voce e mi ci riconosco. Potrei, forse, se mi ci mettessi, cambiarlo. Ma non credo di volerlo… Magari farò qualche esperimento in altro senso (perché si sa, mi piace cimentarmi) ma credo che le storie che mi somigliano di più siano come questa. Sperando, ovviamente, di migliorarsi sempre!

Grazie di cuore a chi mi ha seguito e incoraggiato fin qui, in particolare Kitsu, Rel, Eos, Kara e Mel… grazie stelline***!

   
 
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