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Autore: Chase    15/01/2017    3 recensioni
Ambientata durante Dragon Age Origins, Cullen affronta i suoi demoni. E i suoi ricordi.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cullen, Custode
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Drop

"Per favore, mi lasci questo ricordo, soltanto questo."
( Se mi lasci ti cancello,
di Michel Gondry)

 

Una goccia..

Una goccia, dalla sua tempia. Dai suoi occhi. Sul pavimento.

Sudore? Lacrime? Sangue. Non poteva essere che sangue. Non è così?

Una, una sola, e tutto sarebbe potuto cessare. Il vaso traboccare, per così dire. L'incubo finire.

-Mio buon Templare... per quanto tempo ancora intendi tormentarti? Da quanto non riposi? Non desideri stenderti, rilassarti?

Forse non è una goccia. Forse non è sangue, che vuole. É il suo respiro? La sua essenza? La sua anima?

-Riesci ancora a ragionare? Sai cosa brami? Cosa vuoi veramente?

Non l'avrà. Non avrà niente. Niente, nemmeno un briciolo.

Una goccia.

-Io lo so... so cosa vuoi. Posso dartelo. Se lo desideri.

Si era allenato per questo. A resistere, per giorni. Settimane. Mesi? Tutto il tempo necessario. Non avrebbe ceduto. Non ad un demone. Mai.

-Guardami... puoi rivederla. Puoi parlarle. Quand'è stata l'ultima volta? Puoi toccarla. Puoi averla.

No. No, non può. Ma lo vuole, oh, più di  qualsiasi altra cosa al mondo, lo vuole. L'unica che ha sempre desiderato e non ha mai potuto avere.

Tentazione.

Di aprire gli occhi, dare un'occhiata, solo una... cessare la sua litania di preghiere e controllare se davvero quella voce che sente è così simile alla sua, come sembra.

Ha sempre parlato così? Era un demone prima... ma ora, forse... Se controllasse...

No. No no no. Che idiozia. Che idiota! Non può. Non può essere. Lei non può essere qui. Se n'è andata. Aiutando quel mago. O non aiutandolo? Non è stato giusto. Irving e il Comandante sembravano volerla mandare via con tanta foga. Via da lui?

No, impossibile. Non aveva mai detto niente. Non aveva mai fatto niente. Non aveva osato. Lei era... lui era...

-Cullen. É questo il tuo nome? Mi piace. Scivola bene sulla lingua. Cullen. Ti piacerebbe che lo ripetessi? Che lo ripetesse lei? In preda alla passione, mentre la fai tua e...

-Smettila!!!

Un urlo. Era il suo? Quella voce, roca, patetica e graffiante? Non poteva essere sua. Lui stava pregando. Ancora, da qualche parte. Pregando il Creatore. Andraste. Non quella creatura.

Avrebbe voluto. Dirle di porre fine a quel gioco, di smettere di tormentarlo, di riportargliela alla memoria. La maga. Amell. Eyen.

Non vuole sporcare la sua memoria. Non vuole che rievochi i suoi sogni, unendo desiderio e realtà, fino a che il ricordo di cosa è accaduto e di cosa è brama non saranno che un vortice di neri tormenti.

Ne ha bisogno.

Di quei ricordi. Reali, felici. C'è stato un tempo in cui era stato felice, non era vero?

Era tormentato, come adesso. Ma non come adesso. Allora era felice di essere tormentato. Purché fosse lei a farlo.

Un ricordo... uno! Perché non riesce a riportarlo alla mente?

Glieli ha strappati. Quel demone. Uno a uno, goccia a goccia, dal mare dei suoi pensieri.

Uno!

Un ricordo, di lei! C'è ancora. É ancora lì. Uno. Il più prezioso. Perché è l'ultimo?

L'ultima goccia.

L'ultima.

***

 

-Cullen? Vi sentite bene?

-Cosa?! Io... sì, io sto... sto  bene. Ehm. Ero solo sovrappensiero.

Per così dire. Una mano salì ad accarezzare il collo, mentre divergeva lo sguardo cercando di nascondere il rossore. Per non guardarla, mentre se ne stava seduta a quel tavolo... così.

A volte si chiedeva se lo facesse apposta!

Naturalmente lo sapeva che aveva una passione per quei pigiami carini... lo sapevano tutti. Era l'unico apparente vezzo di Eyen Amell, l'unico modo in cui spendeva i pochi soldi a sua disposizione: intimo carino da chissà quale parte del Thedas.

Gli altri Templari ne erano quasi incuriositi. 'É sempre così seria e compita, si veste con tuniche tanto blande... però ha un pigiama di pizzo orleasiano?! Certi maghi sono proprio strani...' ridacchiavano. Non è che ci fosse molto da fare, nel Circolo, sia chiaro: allenarsi, pregare, pregare, allenarsi... fare la guardia... era naturale spettegolare sui colleghi o sui maghi.

Però Cullen avrebbe preferito che non parlassero di lei. Di solito non accadeva, lei non era una che si faceva notare. Non portava casini, come certi altri. Non cercava di scappare. Non attaccava briga. Non aveva neanche un aspetto particolarmente notabile, con quei tratti comuni e quei capelli scuri sempre legati... una volta che si faceva l'abitudine al tatuaggio sul viso, certo.

...o agli occhi. Ma a quegli occhi, scuri e profondi, secondo Cullen non ci si poteva fare l'abitudine.

Comunque, di solito passava inosservata. A parte che per quel maledetto intimo! ...che era anche il suo problema attuale.

Non era raro che la maga leggesse fino a tardi nella Biblioteca del Circolo. Non era raro nemmeno che fosse Cullen a farle da guardia in simili frangenti. Era persino possibile che fosse lui a chiedere il turno, quando nel pomeriggio le sentiva dire a Jowan che quella sera avrebbe fatto ricerca. Ehm.

Ma di solito portava la tunica. O qualcosa di appropriato. Non era stupida e non poteva sapere chi sarebbe passato di lì e con quali intenzioni. Quella sera, però, era apparentemente un'eccezione.

Era indiscutibilmente una serata calda: in piena Estate, il sole aveva picchiato per tutto il giorno sulle mura della Torre del Circolo e si era creato un effetto cappa che stava facendo bollire anche Cullen all'interno dell'armatura. ...anche prima che lei si presentasse così, cioè.

Tuttavia, ciò secondo lui non giustificava la scelta di vestiario di lei. Quello era un pigiama solo per modo di dire, per il Creatore!

Sicuramente non era Fereldiano! Con tutti quei... pizzi e ricami e... trasparenze... Le lasciava scoperte tutte le spalle! Certo, i lunghi capelli al momento sciolti forse le celavano un po', ma...

E le gambe! Quelle lunghe gambe affusolate... non passava già abbastanza tempo a pensarci anche senza che ci si mettesse lei?!? E comunque, come facevano i maghi a mantenersi tanto in forma, in quella Torre? Erano tutti i gradini che dovevano quotidianamente fare?!

Suo malgrado, Cullen tornò a lanciarle un'occhiata sottecchi: era seduta composta al lungo tavolo della Biblioteca al primo piano della Torre e davanti a lei era aperto un grosso libro dalla copertina scura. Sembrava desiderosa di sfruttare la luce della luna che filtrava dalle strette finestre in alto, piuttosto che accendere una delle candele davanti a lei, ma la sua espressione era accigliata.

Alla fine chiuse il libro con un colpo secco. -É infattibile.- commentò laconica, per poi alzare lo sguardo su Cullen: -Posso usare un globo di luce?

-Ah... ecco... l'uso della magia è proibito nelle ore notturne, soprattutto dopo l'episodio di settimana scorsa...- cercò di ricordarle con fermezza, ma fu distratto dal modo in cui uno dei riccioli le ricadeva sulle spalle nude. Per Andraste...

-Non ho intenzione di dare fuoco alle cucine per uno spuntino notturno... solo di leggere.- gli fece presente lei, sempre con quel suo tono compassato, e lui si passò una mano tra i capelli corti.

-Uhm...io... mi dispiace, ma le regole sono regole.- commentò schiarendosi la voce, a disagio: il ricciolo le era ora scivolato sul petto e lui non aveva potuto fare meno di seguirlo con lo sguardo. Sussultò alzando lo sguardo di scatto quando lei disse:

-Siete così rigido, Cullen...

La maga, tuttavia, non lo stava guardando: aveva lo sguardo rivolto verso il basso mentre si raccoglieva i capelli sulla nuca per legarli in uno chignon. Era così che li portava di solito, ma forse per pudore quella sera li aveva sciolti; il caldo, tuttavia, aveva avuto la meglio e cercava ora di guadagnare un po' di frescura togliendoseli dal collo.

-Potreste... potreste accendere una candela...- le suggerì lui, la voce gracchiante.

-Non credete che porterebbe altro caldo? E già è insopportabile... guardatevi, persino voi siete tutto rosso!- gli fece presente inarcando un sopracciglio. Cullen deglutì a vuoto.

-Non... è solo... credo che allora dovreste rientrare...- balbettò. Lui di certo avrebbe gradito del tempo da solo... quella serata era una vera tortura!

La maga però aggrottò la fronte. Rimase a fissare un punto lontano per qualche momento, pensierosa, per poi illuminarsi: -Si potrebbe andare in cima alla torre! Lì ci sono meno finestre murate, perché è meno probabile che uno cerchi di usarle per scappare... entra più luce e magari potremmo pure aprirne una per fare entrare un po' d'aria.- notò.

-Ma... andare senza supervisione...

-Venite con me.

-...o lasciare la Biblioteca sguarnita...

-Cullen.- lo interruppe lei e lui sussultò. Alzò lo sguardo su di lei e seppe di essere fregato nel momento esatto in cui incontrò quei suoi occhi scuri, magnetici e sempre in grado di intrappolarlo. -Siete sicuro che vada tutto bene? É tutta la sera che siete strano... di certo un po' di aria fresca farebbe bene anche a voi...

-Io... oh, per Andraste... e va bene...- si rassegnò con un borbottio. Lei fu veloce ad alzarsi in piedi e prendere il pesante libro sottobraccio: forse perché allenata dall'uso del bastone da mago, la cosa non parve costarle la minima fatica e lo attese pazientemente nei pressi della porta che dava al secondo piano.

Salirono in silenzio. Cullen alternava sguardi lanciati alla ricerca di colleghi Templari ad occhiate sottecchi alla giovane maga: incedeva tranquilla, come se fosse un normale pomeriggio e stesse passando da una lezione all'altra...

...e non indossasse quella pessima scusa per un pigiama. Davvero non lo aveva fatto apposta? Lo trovava appropriato?! Va bene, il busto era coperto... più o meno... ma quelle gambe! Cullen era diviso tra il desiderio di lasciarla passare avanti,quando salivano le scale, per poter lanciare magari una piccola occhiata, e la consapevolezza di quanto fosse poco opportuno.

Era un terribile, dolce tormento.

Quando alla fine raggiunsero la cima della torre, non incontrando che pochi altri Templari (i quali, dopo averli scorti, avevano ridacchiato fissando Cullen, ma non li avevano fermati), lui ne fu sollevato. E, al contempo, deluso.

Cercando di pensare ad altro, prese ad osservare la stanza attorno a sé: era quella più in alto di tutte, che usavano per le cerimonie ufficiali, come il Tormento, e vi aveva messo piede poche volte. Non era vietato, di per sé, ma non poteva dire che gli facesse piacere starci: c'era qualcosa in quel luogo, in cui tanti avevano affrontato indicibili paure e molti avevano fallito ed avevano perso la vita, che gli faceva scorrere un brivido di disagio lungo la nuca.

Tornò a lanciare uno sguardo ad Eyen, chiedendosi se anche per lei fosse lo stesso, e la vide intenta ad osservare gli intricati segni che decoravano il pavimento e i leggii su cui facevano mostra di sé testi arcani. Incanalatori di potere magico, forse.

La luce della luna filtrava molto più chiara, ora, e lei era visione deliziosa in quella vestaglia così dannatamente inappropriata. Forse...

-É qui che lo faremo, non è vero?- gli chiese lei e lui si irrigidì, fissandola con gli occhi sgranati.

-C-Cosa?- le chiese con voce forse leggermente troppo acuta.

-La mia prova. Il Tormento. Il Primo Incantatore mi ha detto che il tempo è vicino.

-...oh! Oh, sì, esattamente, è qui!- esclamò cercando di contenere il panico, mentre il rossore si impadroniva di lui: a cosa aveva pensato?! Possibile che fosse tanto sciocco?! Per lo spirito del Creatore, sperava che lei non avesse capito quanto i suoi pensieri potessero essere inappropriati...

Poi le parole di lei raggiunsero il suo cervello.

-Pensavo...- stava dicendo la ragazza, ma lui la interruppe:

-Il vostro Tormento è vicino?- ripeté, il tono che cercava di non far trasparire alcuna emozione, ma improvvisamente un grosso peso si era posato sul suo petto.

Certo, la maga era piuttosto forte. Oh, ricordava bene i suoi allenamenti al combattimento a cui aveva assistito, era impossibile dimenticarli: sembrava diventare completamente un'altra persona, i suoi occhi si accendevano di pura vitalità e l'aveva vista più di una volta ridere al primo sgorgare del sangue, suo o dell'avversario...

...ma questo non voleva certo dire che il Tormento potesse essere una passeggiata, per lei. Esso non riguardava la forza fisica o la capacità di vincere un combattimento e aveva visto molti maghi preferire il Rito della Calma piuttosto di rischiare di perdersi nelle grinfie di un demone... e di venire conseguentemente uccisi dai Templari di guardia.

Chi avrebbero messo a fare la guardia, con lei?

E l'idea di perderla era...

-Cullen?

La voce di lei lo richiamò dagli abissi in cui si era perduto e alzò in fretta lo sguardo, cercando i suoi occhi: aveva bisogno di vedere la certezza che spesso vi albergava, immota e sicura.

La trovò. -...Scusate, ero solo... ...non mi aspettavo fosse già giunto il momento.-mormorò, cercando di ritrovare la calma. -Voi... avete avuto modo di prepararvi a dovere?

-Non lo temo.- gli assicurò e Cullen suo malgrado quasi si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo.

-No?- le chiese con tono involontariamente speranzoso e lei gli rivolse una lunga occhiata, prima che il suo volto si addolcisse con un piccolo sorriso: non accadeva spesso, non era molto espressiva, e Cullen sentì il suo cuore iniziare a battere più forte.

-Siete preoccupato, Cullen?- gli chiese e lui arrossì. Si accarezzò il collo a disagio, cercando di evitarne lo sguardo.

-I-Io... è solo... che sarebbe, uhm, un peccato perdere una valida maga al Tormento, già!- balbettò.

-Oh... beh, avete davvero un grande cuore, allora.- gli disse con tono divertito e lui deglutì a vuoto. Si diresse a passi veloci e pesanti verso una delle grandi finestre che occupavano buona parte delle pareti.

-N-N-Non fa parecchio caldo? Voi avevate caldo! Qui dentro, uhm, fa davvero caldo, no?!- esclamò incoerentemente, per poi cercare di aprirne una con gesti goffi. Quando sentì i passi di lei avvicinarsi rinnovò i suoi sforzi, ben deciso a fare di tutto pur di non voltarsi, ma si immobilizzò di colpo quando una delle mani di lei si posò su una delle sue.

-Cullen...- lo richiamò piano e lui si voltò suo malgrado. Incontrò gli occhi della maga e non riuscì a distoglierne lo sguardo, mentre una parte di lui gli diceva che, per quanto potesse tormentarsi sul corpo di lei, erano quelli che più gli facevano perdere la testa. -Cullen, questa è una vetrata. Non si apre.

Calò un momento di silenzio e lui sbatté le palpebre. ...oh.

-Ah... io... no... cioè, sì, già, in effetti... uhm, immagino che allora...-balbettò, per poi schiarirsi la voce. Si guardò intorno e, individuata quella che sembrava una piccola porta finestra, la raggiunse in fretta. Aprendola scoprì che dava su un piccolo balcone e fece con garbo segno alla maga di accomodarsi pure per prima. Lei obbedì e lui ne approfittò per coprirsi il viso con una mano, crogiolandosi nell'ardente desiderio di sprofondare nel pavimento.

Alla fine si fece coraggio e varcò anche lui la porta, trovando che Eyen aveva appoggiato il pesante libro sulla balaustra del balcone e vi si era appoggiata con gli avambracci. Con ancora un piccolo sorriso sul volto, fissava il paesaggio sotto di loro, esponendo il viso al vento (immancabile, vista l'altitudine della Torre).

Cullen esitò, ma alla fine la raggiunse e lei emise un sospiro. -Non è deliziosa?-gli chiese e lui annuì, continuando a fissarla. Poi sbatté le palpebre e si voltò verso il paesaggio davanti a loro.

-...la luna?- indovinò.

Lei annuì. -Sembra immensa... e guardate come si riflette nel lago...- commentò.  Cullen seguì il suo sguardo, posandolo sullo spettacolo formato dal cerchio di scogli e strutture architettoniche che univa otticamente la Torre dei Maghi alla cittadina di Kinloch Hold, dall'altra parte del lago Calenhad, e la luna piena che splendeva sulle sue acque calme. -Sapete, quando ero piccola ogni tanto la guardavo dalla finestra mentre riluceva nel porto di Kirkwall...

-Venite da lì?- le chiese, appoggiandosi a sua volta alla balaustra.

-...gli Amell, sì.- rispose lei, dopo un attimo di esitazione. Non parve volerne parlare, perché poi riprese: -Comunque faceva un effetto diverso rispetto a questa... chissà com'è nelle altre parti del mondo? In altri specchi d'acqua? ...voi ne avevate a casa vostra?

-A Honnleath? Beh... c'erano dei bacini d'acqua, nelle vicinanze... io e mia sorella Mia dovevamo andarci ogni mattina con il carro, quando non era la stagione delle piogge, per prendere l'acqua per innaffiare i campi e farci il bagno. ...o almeno, avremmo dovuto andarci, ma spesso finiva che ci sfidavamo a scacchi la sera prima per vedere chi si sarebbe dovuto svegliare all'alba e farsi tutto il viaggio...- ricordò con un sorrisetto nostalgico.

-E come andava a finire?

-...di solito vinceva lei. Era brava a quel dannato gioco. Quando non voleva fare qualcosa sfidava me e i miei fratelli e dopo aver vinto se ne stava lì tutta gongolante... certo, poi a volte le venivano i sensi di colpa, specialmente con Rosalie, la più piccola, ma era... frustrante. Finché un giorno io e mio fratello Branson non abbiamo deciso di allenarci in segreto, fino a diventare più bravi di lei... poi l'abbiamo sfidata e l'espressione sul suo viso quando ha perso è ancora uno dei miei più cari ricordi...- ridacchiò.

La maga si unì a lui. -Ti mancano?

-...a volte. Ma non sono pentito della mia scelta di diventare Templare.- chiarì. -...a te manca la tua famiglia?

-...a volte.- gli fece eco lei. -I miei fratelli, almeno.

-...perdonatemi. Ho avuto molto poco tatto nel chiedervelo.

A questo, lei si voltò a fissarlo con un sopracciglio inarcato: -Perché? Sono stata io per prima a chiedervi dei vostri. E non credo che voi possiate vederli più di quanto io possa vedere i miei.

-No, tuttavia... la mia è stata una scelta. Voi invece...- prese a dire dispiaciuto, ma si bloccò quando vide qualcosa passare negli occhi di lei.

-Una scelta.- ripeté. -No, la magia non è una scelta, è vero.- ammise, ma anche se non aggiunse altro, Cullen ebbe l'impressione che ci fosse qualcosa di non detto. Prima che potesse pensare di indagare, comunque, lei disse: -Ad ogni modo non mi manca la vita di prima. A voi sì?

-No, io... insomma... ci sono cose che mi mancano, ma... anche questa ha, uhm... i suoi lati positivi.- borbottò, tornando ad arrossire e rifuggire lo sguardo di lei. Ringraziò il vento, che rinfrescava almeno un po' il suo viso accaldato.

Si paralizzò completamente sul posto quando lei posò la testa sulla sua spalla.

Era una ragazza mediamente alta e l'operazione le riuscì con semplicità, permettendo a Cullen di inebriarsi dell'odore dei suoi capelli: non aveva indosso alcun profumo, che lui potesse capire, ed odoravano di sapone, polvere della biblioteca e leggermente di sudore, per via del caldo. La combinazione gli diede alla testa.

Prima di rendersene conto le fece scivolare un braccio attorno alla vita, i bracciali dell'armatura che graffiavano il grazioso e maledettissimo pigiama di lei, e sfiorò con le dita la coscia scoperta. Lei piegò la testa all'indietro, fissandolo con quei suoi grandi occhi scuri, e lui si lasciò sfuggire un gemito, mentre si chinava su di lei...

Poi la lasciò andare di colpo, allontanandola da sé con ben poca grazia. Indietreggiò, il cuore che gli batteva nelle orecchie così forte da assordarlo.

-M-Mi dispiace! Non posso, questo è... incredibilmente inappropriato e io... mi scuso, n-non avrei mai dovuto... io...- prese a balbettare, in preda al panico e al suo stesso desiderio.

-Cullen...

-Non posso, questo non è... io...

-Cullen, non è un problema.- lo interruppe lei e il suo tono era sempre lo stesso, pacato e fermo. Lui scosse la testa, facendo un altro passo indietro. Avrebbe voluto sprofondare, eclissarsi, scappare... Per il Creatore, un salto dal balcone non sarebbe stato un metodo abbastanza veloce?

-Non... non posso.- ripeté, il tono quasi doloroso.

Aveva paura di alzare lo sguardo su di lei, di trovarvi fastidio, disprezzo o peggio, noia... ma lei non disse nulla per un lungo tempo e alla fine lui osò sollevare gli occhi.

E la vide lì, ancora appoggiata alla balaustra, ma ora era voltata verso di lui: dallo chignon era sfuggita qualche ciocca, che le ondeggiava morbidamente sul viso, sfiorando i bordi del tatuaggio attorno all'occhio.

E sorrideva, mentre lo guardava.

Per l'ennesima volta ne incontrò lo sguardo e si perse; fu riportato alla realtà solo quando lei alla fine si decise a parlare. -Non è un problema, Cullen.- ripeté. -Abbiamo tutto il tempo nel mondo, qui, non è vero?- gli disse con gentilezza e al contempo con una nota feroce che gli provocò un brivido di desiderio. -Intanto, possiamo continuare a trascorrere momenti piacevoli ed assolutamente innocenti, che nessun Creatore possessivo potrebbe mai disapprovare.- gli assicurò,per poi ghignare.

Cullen deglutì a vuoto, ma non poté fare a meno di fare un passo verso di lei quando la maga si voltò ed aprì il libro posato sulla balaustra, forse riprendendo a leggere. -Io...- cercò di dire.

-A me piace la vostra compagnia. Siete una persona interessante e a volte riuscite a farmi dimenticare che non è solo con la fantasia che vorrei volare e che non è solo nei libri che vorrei vedere certi posti. A volte siete la mia ragione per non voler essere da nessun'altra parte, Cullen. Dovreste esserne molto fiero.- scherzò.

Lui, tuttavia, lo era davvero. La sensazione di poter fare questo, di importare qualcosa per lei, era... gratificante. Estatica, quasi.

Non osò avvicinarsi come prima e non osò toccarla, ma fece un altro passo avanti e la fissò con adorazione. -Voi siete una persona speciale, Eyen.- mormorò. Non si azzardò ad aggiungere altro, ma a lei sembrò andare bene così. Sembrò aver capito.

Rimasero a lungo su quel balcone, lei intenta a leggere quel libro e lui a far passare lo sguardo dalla notte davanti a loro a lei. A chiacchierare, ogni tanto. A godersi ogni momento disponibile.

Il giorno dopo fu annunciato pubblicamente il Tormento di Eyen Amell.

 

***

Una goccia.

Un'altra. Un ricordo che si affaccia. Così recente,così vivido, così perfetto. Può quasi afferrarlo.

Ancora, si perde. Nel mare di ricordi. Nel lago?

Calenhad. Avevano guardato il lago Calenhad. Insieme.

Lui ed Eyen.

Era stata sua.

Non come voleva? Non come voleva lei? Era stato meglio, era stato importante.

Avevano tempo per altro. Avevano tempo perché lui potesse discernere quando sarebbe stato grave il suo tradimento. All'Ordine dei Templari. Con una maga. Quanto sarebbe importato. Avevano tempo.

Avrebbero dovuto avere tempo?

Aveva temuto il Tormento. Lo aveva temuto più del suo esame per diventare ufficialmente Templare. Non avrebbe sopportato che gliela portassero via. Era stato scelto. Per sovrintendere alla Prova. Era una prova anch'essa? Per vedere se avrebbe avuto il coraggio di scagliare il colpo finale, se lei avesse dovuto fallire?

Ma non aveva fallito. L'aveva superata. La prova. Le loro prove. Il Tormento. Era rimasto il suo tormento. Delizioso, desiderabile.

Però poi se n'era andata lo stesso.

Con i Custodi Grigi. Lontano. Dove lui non poteva raggiungerla.

Si era dedicato anima e corpo al suo dovere di Templare. L'aveva accantonata in un angolo del suo cervello da cui non avrebbe mai più dovuto uscire. Filtrare. Goccia a goccia.

Ma poi il Circolo era crollato. I suoi compagni uccisi. I demoni...

-Perché ti tormenti così? Tormenti... è la parola giusta?

Si era chiuso in una prigione. In una barriera. Di magia e di fede. Pregava.

-"Siete così rigido, Cullen."

...no.

-Avevi pensato male? Ti era piaciuto? In che occasioni hai ricordato queste parole, la sua voce?

No.

-Ed è vero, sei rigido. "É qui che lo faremo, non è vero?"

No!

-Oh, sì... Romperti, rovinare questa tua  facciata da santarellino...

No no no no no

-Sarà piacevole, te l'assicuro. Sarà divertente. Sarà "deliz..."

-NO!!! Smettila, no!!!

Un'onda. Di magia purificatrice. Un grido. Il suo? Del demone?

É esausto.

-No... no, non me lo porterai via... Non lo sporcherai con le tue luride parole, con il tuo demoniaco sussurro! No... Per favore. Lasciami... solo questo ricordo. Soltanto questo.

La sua voce si ruppe, arrochita dal pianto, dalla stanchezza.

Qualcosa cadde per terra.

Una goccia. Una lacrima, del sudore.

Un ricordo.

 

 

~The end~

 

 

...non è che mi diverto a tormentare Cullen,giuro! ...forse solo un pochino. Poi si presta.

Eyen Amell è la mia Custode in DAO. É credo bipolare, di solito calma e composta ma a cui piace "vedere il sangue scorrere, il suo o di qualcun altro", per citare Zevran. E provocare tale scorrimento di sangue. ...in più di un senso, in un paio di selezionati casi (cioè Alistair e, prima di conoscere lui, nel nostro Cullen qui sopra). *if you know what I mean*

In ogni caso vi ringrazio per la lettura, spero che la storia vi sia piaciuta!

 Essa partecipa alla prima edizione del Prompt Challenge, indetto dalla pagina Facebook di Dragon Age - Italia, prompt 52 (quello della citazione in alto). Si spera di riuscire a diffondere la passione per questo bellissimo gioco e i suoi meravigliosi personaggi!

Alla prossima,

Chase

  
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