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Autore: Cry_Amleto_    15/01/2017    2 recensioni
[Stony ! ]
Tratto dalla FanFiction.
"Tony, con la testa poggiata sulla spalla di Steve, sorrideva, sentendosi per la prima volta in vita sua Completo in modo assoluto, il Vuoto che lo tormentava un lontano ricordo. E Steve... Steve, con gli occhi chiusi, il naso sprofondato nei capelli di Tony a respirarne l'aroma, stringendo a sé l'altro e sentendo il suo calore riscaldare il blocco di ghiaccio che era divenuto il suo cuore, si sentiva felice. Felice come mai prima di allora, perché adesso aveva uno Scopo, un Motivo, per continuare quella guerra che da tempo non credeva più sua. E questo Scopo, questo Motivo, lo stava stringendo tra le braccia."
Genere: Angst, Azione, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Lost'
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[The end of everything the beginning of something]

...Say something...
(..Dì qualcosa...)

Un rumore di passi riecheggiò per i corridoi fino a giungere alle sue orecchie.
                   
"Tre uomini. Cadenza del passo militare. Membri dello S.H.I.E.L.D. probabilmente." decretò tra sé Stark, lo sguardo fisso, puntato sul lercio muro che aveva di fonte, i polsi che avevano incominciato a dolergli stretti nelle catene.

Non sapeva quanto tempo era rimasto lì segregato, ma finalmente sembrava che qualcuno fosse giunto per liberarlo da quella prigione. 
Dopo un po' udì delle imprecazioni aldilà della porta della sua cella. Spostò lentamente gli occhi arrossati dalla spossatezza, e li incrociò con quelli di Maria Hill.

«Lo abbiamo trovato, signore.» stava dicendo in quel momento l'agente tramite il cercapersone, probabilmente parlando a Fury.

Gli altri due agenti che erano con lei, abbatterono la porta e lo liberarono dalle catene. Tony si massaggiò con calma i polsi arrossati.

«Chi è stato?» chiese immediatamente l'agente Hill.

«Rogers.» rispose seccamente lui mentre un sorriso amaro gli increspava il volto.

«Rogers? So che tra voi non scorre buon sangue, ma spingersi fino a questo punto... Perché mai avrebbe fatto una cosa del genere? » ribatté l'altra aggrottando le sopracciglia.

«Perché ho trovato il modo per chiudere il Portale, ma reputa il prezzo troppo alto, quindi... eccomi qui.» rispose mentre il suo sorriso si allargava, più mesto.

Porgendogli una mano, Maria Hill lo aiutò ad alzarsi e insieme si incamminarono verso il soffitto dell'edificio, dove li attendeva un hovercraft, senza proferir altra parola.

«Qual è il prezzo?» chiese l'agente, mentre atterravano sull'Avengers Tower, interrompendo così il lungo silenzio.

A 200 metri di distanza, intanto, il primo scontro tra gli alieni e i Vendicatori si consumava.

«La mia vita.» rispose seccamente, prima di dirigersi a passo spedito verso le proprie armature, nel laboratorio. 

Le attivò tutte, così che, anche senza essere in ognuna di loro, avrebbe potuto manovrarle in sincronia, ritrovandosi dunque a capo di un vero e proprio esercito. 
Fece scivolare lo sguardo su una foto, ben nascosta nei meandri del laboratorio: ritraeva Steve chino su un blocco da disegno, con lo sguardo concentrato e il buffo sorrisetto che gli inarcava le labbra ogni volta che impugnava una matita. Solo dopo il click della macchina fotografica, il Capitano si era accorto della presenza dell'inventore e gli aveva fatto promettere – con le guance d'un rosso acceso – di cancellare quella foto. Promessa che Tony non aveva mantenuto. 
Accarezzò con le dita il bordo rovinato della foto, perso in quei ricordi.
Fu la voce intransigente di Fury a scuoterlo da quei pensieri. Senza una parola, chiamò a sé l'ultima armatura da lui progettata: conteneva alcuni sistemi simili a quelli presenti nella Culla Rigeneratrice ideata e costruita da Helen Cho, che garantiva, per l'appunto, ad una rigenerazione delle cellule più veloce rispetto alla norma. Quella armatura rappresentava il 3% delle possibilità che Tony aveva di sopravvivere, un 3% che si sarebbe fatto bastare pur di ritornare a casa, dallo sguardo dalle mille sfaccettature del Capitano. 
Una manciata di secondi, e si ritrovò a sorvolare il campo di combattimento con la sua schiera.

E fu così che lo vide.

Il corpo abbandonato in una larga pozza di sangue, coperto da innumerevoli ferite, di cui solo la metà sarebbe bastata per uccidere un uomo comune, un folto gruppo di mostri chino su di lui, pronti a infliggergli il colpo di grazia. Si fiondò immediatamente verso di lui, dimenticando tutto: la missione, la salvezza della Terra... Niente era più importante, se non il corpo morente dell'uomo che ormai occupava i suoi sogni e i suoi incubi da fin troppo tempo. Incubi, come quello che si era appena materializzato davanti ai suoi occhi. 
Fece alzare la maschera, scrutando a fondo il volto emaciato dell'altro, gli occhi sgranati, come se non riuscisse a credere a ciò che aveva davanti, come se fosse tutto parte dell'ennesimo sogno.

«Steve...» la voce gli si spezzò, mentre si scrollava l'armatura di dosso e la faceva aderire al corpo del Capitano, in modo che avesse salva la vita. E così anche le sue scarse probabilità di sopravvivenza non divennero che una irrealizzabile illusione, ma ne valeva la pena. Steve doveva sopravvivere a qualsiasi costo.

«No, Tony. Non lo fare. Non puoi... andare... in quel... portale.» Il sussurrò debole del Capitano gli strinse una morsa al petto.

Se solo non si fosse lasciato imprigionare così facilmente, se solo avesse lottato di più contro Steve, magari convincendolo a stare al sicuro, lontano dal campo di battaglia, tutto quello non sarebbe successo.
Si sforzò di sorridergli, ottenendo nient'altro che un tentativo fiacco.

«Ora tocca a me, Capiscle. Non permetterò a niente e nessuno di rubarmi la casa. Pensa solo a rimetterti in piedi per quando ritornerò, okay?» disse, marcando il sorriso per cercargli di comunicargli tutto l'amore che provava verso l'altro.

Tornare. 
Gli stava mentendo spudoratamente.
Eppure non poteva farne a meno: se il Capitano avesse saputo la verità, se avesse saputo che quello era un addio, avrebbe potuto scegliere di smettere di lottare e a quel punto... No, non poteva neanche immaginare un mondo senza Steve Rogers, gli Avengers senza Captain America. 
Quindi sorrise a Steve, mentre i suoi occhi urlavano la propria agonia. 
E l'armatura che ospitava il Capitano si allontanò, dirigendosi sott'ordine di Tony all'ala medica della Tower dove i medici erano già stati allertati del suo arrivo in pessime condizioni. 
Con difficoltà staccò il proprio sguardo dalla figura dell'altro. 
Diede ordini precisi alle armature, cosicché in breve sterminassero gli alieni già approdati. Iron Man colpì le prime fila di nemici che circondavano gli altri Avengers per facilitare loro l'opera di sterminio. Poi diresse il suo sguardo verso il Portale, da cui non smisero neanche per un attimo di fuoriuscire creature. 
Fu colto da un irrazionale terrore che urlava alle sue gambe di fuggire il più lontano possibile. Tony in risposta mise la massima potenza nei repulsori posizionati sotto gli 'stivali', arrivando in una manciata di secondi a pochi passi dal Varco. Mise fuori combattimento la stragrande maggioranza dei nemici che solcavano i cieli e varcò quindi il confine del Portale, che le altre armature gli stavano tenendo sgombro per quanto possibile. 
Chiuse gli occhi, traendo un profondo respiro.
E rivide Steve, il suo sorriso, la sua risata, il luccichio nei suoi occhi che sembravano vedere qualcosa di buono anche in uno come Tony Stark. 
Poi tutto successe in un attimo.
Premette un pulsante, e un ago gli si conficcò alla giugulare. 
Dopo pochi battiti di cuore, il dolore più atroce che avrebbe mai potuto provare si impossessò della sua mente e del suo corpo in preda a violente convulsioni. 
Un urlo gli risalì la gola, carico di dolore. Il grido di una bestia morente.
Gli altri Vendicatori, ignari e preoccupati, presero a chiamarlo urlando il suo nome, a chiedergli cosa stesse succedendo, ma Tony non riusciva a pensare, a parlare, a muoversi, ma soprattutto non riusciva a muovere le labbra immobili nel loro grido disumano nel nome dell'unica persona per cui era valsa la pena vivere e per la quale sarebbe morto anche altre 10,100, 1000 volte. 
C'era solo il fuoco.
Un fuoco che lo corrodeva dall'interno, scorrendogli nelle vene, annerendogli la pelle. Fuoco, che stava per prendere inesorabilmente possesso del suo corpo.
Ma l'inventore non si sarebbe lasciato sconfiggere dal virus senza combattere. 
Strinse i denti, domando a stento il dolore. Con un urlo bestiale, spinse fuori da sé le fiamme, come si espelle un corpo estraneo. E fu come se si fosse spalancata la bocca dell'Inferno. 
Bruciava il suo corpo, la sua mente, la sua anima.
Bruciavano gli invasori, le loro cavalcature, il loro mondo.
Bruciavano le stelle, il cielo, la vita.
E mentre Tutto bruciava, il Portale si chiuse alle sue spalle senza un suono. 
La Terra era salva. Steve era salvo.
Fu con questo pensiero e un sorrisetto mesto ma soddisfatto che gli inarcava le labbra, che Anthony Edward Stark si spense, estinguendo le fiamme e affogando nell'Oblio.

~o~

Bip... Bip... Bip...

Il rumore inconfondibile prodotto da un elettrocardiogramma.

Un dolore fisso, al posto del cuore, dove una voragine sanguinolenta batteva al suo posto, tutto ciò che rimaneva della doppia Catena che lo legava a Tony Stark.
Lentamente le sue palpebre si sollevarono, rivelando uno sguardo spento, morto.
Il dottor Banner, che stava controllando alcuni fogli poco distante da lui, vedendolo sveglio si precipitò al suo fianco.

«T...To...ny...?» riuscì a stento ad articolare il Capitano, lo sguardo interrogativo che mal nascondeva la disperazione che provava, consapevole di quale sarebbe stata la risposta.

Di fatto, il dottore scosse mestamente la testa. La certezza di quella risposta fu come un colpo di pistola dritto al cuore. 
Steve gemette piano, mentre abbassava le palpebre per cercare di nascondere gli occhi inesorabilmente lucidi.

«Ti ha lasciato questo.» aggiunse Banner, passandogli un tablet su cui compariva un video. Poi il dottore lasciò la stanza per concedergli qualche attimo di intimità.

Era Tony, nel proprio laboratorio, la notte in cui gli aveva regalato lo scudo.
Vedere il suo sguardo penetrante e il suo solito sorrisetto sbilenco, sentire la sua voce profonda, gli fecero salire  un altro gemito alle labbra e ruppero i deboli argini dietro cui cercava di trattenere le lacrime, che ora solcavano calde e salate le sue guance.

«Ehi, Capiscle! Se stai vedendo questo video, vuol dire che non mi hai trovato di fianco nel nostro letto, quando ti sei svegliato. Non pensare subito ad una tresca con Banner, per l'amor del cielo, anche perché non è proprio il mio tipo. Io gli uomini li preferisco alti, biondi e con gli occhi azzurri.»

L'inventore corrugò la fronte, quasi come se stesse riflettendo su qualcosa della massima importanza «Non è che per caso ne conosci qualcuno così? Sai com'è, sono stanco di frequentare ultranovantenni.» e rise, facendo un occhiolino nella sua direzione.

Poi fece un profondo respiro, acquistando un espressione più composta, benché i suoi occhi brillassero ancora.

«Okay, torniamo seri. Se stai vedendo questo video, vuol dire che ce l'ho fatta, ho fatto il culo a quei figli di buonadonna. Stappiamo gli champagne e brindiamo!» La risata che ora uscì dalle labbra dell'altro era nervosa, quasi forzata, e il suo sguardo andò ad oscurarsi.

«Okay, okay, okay.» ripeté più volte, prendendosi ora a massaggiarsi le palpebre.

«Se stai vedendo questo video – giuro che questa è l'ultima volta che ripeto questa frase – vuol dire che non sono riuscito a tornare. Vorrei dirti che mi dispiace e che ne sono pentito, ma sappiamo entrambi che non è così. Sarà poca cosa, ma ti ho lasciato qualche spiccio in banca e la ricostruita villa di Malibu, se ti verrà mai la voglia di scappare dalla Tower... Ecco, ora starai per mandarmi a quel paese, dicendo che non vuoi niente da me o stronzate simili, ma lasciamelo fare, al più vendi tutto e amen.» Un sorrisetto mesto gli inarcò le labbra e il suo sguardo si fece lontano, distante, perso nei ricorsi «Riusciamo a litigare anche senza parlare noi due, eh? Abbiamo perso così tanto tempo ad azzuffarci... Perso così tanto tempo a farci la guerra...»

A questo punto si riscosse, mutando la propria espressione corrucciata in un sorrisetto dolce, di quelli che facevano sciogliere il cuore del Capitano.

«Ti chiedo un'unica cosa, Steve, ti prego, non dimenticarmi. Non dimenticare i miei errori, le mie sconfitte, i miei difetti. Probabilmente per il nobile sacrificio o roba simile, mi dipingeranno come qualcuno ben lontano dall'essere un uomo. Mi ricorderanno come Iron Man. Ti prego, tu ricordami come Tony. E... se anche ci sarà un solo modo per poter tornare indietro, da te, anche se dovessi inventarmelo, ti prometto che tornerò. Non so tra quando o come, ma ti prometto che tornerò.» Detto questo, le sue labbra si inarcarono in un sorriso arrogante. «Ricorda che sono Tony Stark, Capitan Ghiacciolo, e io riesco nell'impossibile. Quindi penso proprio che farò un salto da te, solo per darti un po' fastidio e per far vedere al mondo quanto so essere superiore a loro, semplici mortali indegni. So che hai colto la citazione.» e con questo ridacchiò piano, senza perdere l'espressione accattivante.

Poi tornò serio, sorridendogli dolcemente e facendogli un occhiolino. «Tornerò Capiscle, non ti sbarazzerai così in fretta di me.»

Poi la schermata divenne nera.
Il volto di Steve era bagnato dalle lacrime che ancora continuavano a scorrere, e le sue labbra erano piegate in un sorrisetto. Tony era riuscito a farlo sorridere anche in quel momento, mentre gli diceva addio. E rise il Capitano, gettando la testa in avanti e accartocciandosi su sé stesso, una risata priva di gioia, carica di sofferenza, che presto si confuse con i singhiozzi che presero a sconquassargli il corpo e l'anima. 
Ma quando alzò lo sguardo verso Banner che era appena entrato, nei suoi occhi brillava una scintilla di determinata speranza.
Tony glielo aveva promesso, sarebbe tornato.
E lui lo avrebbe aspettato.

~o~
Tre anni dopo

«Signore, è avvenuto tutto molto velocemente. Un piccolissimo portale, quasi impercettibile ai radar, si è aperto sulla foresta del . Una sagoma è precipitata da essa. Mandiamo qualcuno a controllare?» la voce di Maria Hill rimbombò tra le pareti dell'ufficio di Nick Fury.

«Manda Barton e Romanoff, che si tengano costantemente in contatto con la base e pronti a tutto. È da un po' che non riceviamo visite dallo spazio.» rispose la Spia, di spalle rispetto alla porta, poco distante dalla parete-finestra, lo sguardo immobile, fisso verso Manhattan, le mani allacciate dietro la schiena.

Non riusciva a muoversi di un millimetro. Il suo corpo, nudo, era sprofondato nella neve.  Tranne il candore di quest'ultima, il cielo plumbeo e qualche albero, non riusciva a vedere niente. Cercò di urlare a squarcia gola in modo da attirare eventuali passanti, ma la sua voce era troppo roca.

Il freddo e la stanchezza lo condussero presso nell'oblio.

Si riebbe quando sentì delle conosciute voci gemere sgomentate. Aprì pigramente prima un occhio e poi un altro. Sopra di lui, Clint e Natasha lo guardavano pallidi, gli occhi sgranati.

«Lo so che non sono niente male, signorina Romanoff, ma le spiacerebbe aiutarmi? Sa com'è,  credo di essere alquanto assiderato...» disse con il suo solito tono ironico, la voce ancora roca.

Tony Stark era tornano. 
Tony Stark era tornato per Steve Rogers.
Tony Stark era tornato per restare.

TO BE CONTINUED... 

________________________________________________________________________________

Ecco qui l'ultimo capitolo, grazie a tutti voi per avermi seguita fin qui - deve essere stato indubbiamente estenunate ^^'.

Fatemi sapere se questa piccola ff vi è piaciuta, e se vi va il seguito <3 

 
   
 
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