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Autore: J o k e r_    15/01/2017    3 recensioni
[AU][Viktuuri][Yuuri!Pianista, Viktor!Violinista][Rating a salire]
"Continuava a ripensare alla chiamata che aveva ricevuto, qualche giorno prima, dal suo migliore amico, Pichit Chulanont. Avevano parlato per un'ora buona del più e del meno, dopotutto erano già passati due anni dall'ultima volta che si erano visti, e poi dal nulla era venuta fuori la fatidica domanda.
"Suoni ancora, vero?"
No, avrebbe dovuto rispondergli, il concerto dell'anno scorso è stato un tale disastro che ho deciso di abbandonare definitivamente la mia carriera da pianista, e invece aveva asserito, dicendogli che sì, suonava ancora, quando in realtà non toccava da mesi il suo pianoforte.
Il padre di Pichit, che era il proprietario di un'importante catena di ristoranti in Thailandia, era stato infatti contattato da un suo collega francese, imprenditore, e che aveva organizzato una serata di beneficenza, per cui aveva ingaggiato diversi musicisti.
Ovviamente il ragazzo non aveva minimamente esitato a chiedere al padre se l'imprenditore stesse cercando anche un pianista, ed era stato proprio così che il suo nome era venuto fuori. E Yuuri aveva accettato."
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Un po' tutti, Victor Nikiforov, Yuuri Katsuki
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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II. Andantino

II. Andantino


"Aspetta, cosa?"
"Ma sì! Non ti avevo detto che ci sarebbe stato anche Viktor? È anche per questo che ho proposto te come pianista!"
"No Pichit, non mi hai detto assolutamente nulla!"  
Ringraziò il cielo che stessero parlando tramite messaggi, perché era talmente agitato che, sicuramente, nel caso di una telefonata avrebbe urlato.
"Oh beh, errore mio! Di' un po', lui com'è?"
Non rispose subito, Yuuri, ma si prese del tempo per riflettere su quella domanda.
Com'è Viktor Nikiforov?
Indubbiamente attraente con i suoi occhi chiari, il fisico slanciato, e quel ciuffo di capelli argentei che ricadeva sul lato sinistro del suo volto.
Il viso dai lineamenti affilati ma comunque delicati.
Gli aveva dato l'impressione di essere un uomo sicuro di sé, affabile, ma anche spudorato - ripensò al momento in cui Viktor gli si era avvicinato così tanto e le sue guance si tinsero di rosso -.
E le sue mani? Chissà com'erano... Lisce o ruvide? Calde o fredde?
La notifica sonora che lo avvisava che la batteria del suo cellulare era arrivata al venti per cento lo riscosse dai suoi pensieri e lo riportò alla realtà.
"Molto meglio dal vivo"
"Questo non lo mettevo in dubbio ;) È davvero così bravo? Col violino intendo"

L'aggettivo "bravo" non bastava a descrivere l'abilità del russo, no. Era troppo restrittivo.
"È fenomenale"
"Ahhhh, come ti invidio! Pensa che avevo addirittura chiesto a mio padre di convincere l'imprenditore a farvi duettare, ma ha preferito evitare dal momento che non ti conosceva mentre Viktor... beh, è Viktor."
Sbiancò quando lesse quel messaggio.
Pichit aveva provato a combinare un duetto? Era forse impazzito?
"Pichit perché mi stai dicendo queste cose solo adesso?!"
"Pessima memoria? Scusa lol"
Gettò la faccia nel cuscino più vicino e sbuffò pesantemente.
Ormai l'orologio nella stanza segnava l'una meno un quarto. Forse era il caso di spegnere tutto e provare per una buona volta ad assopirsi, ma ancora il lieve suono di una nuova notifica lo costrinse a guardare lo schermo del cellulare.
"Hai deciso cosa suonare?"
Pichit aveva toccato una tasto dolente.
"Viktor ha detto che vuole che lo sorprenda. Capisci? Come diavolo faccio?"
"Qualcuno dei brani che hai composto in passato?"
"Ho portato gli spartiti con me, ma nessuno mi convince particolarmente..."
"Allora perché non provi ad arrangiare qualcosa di suo?"
Non aveva mai suonato nessun pezzo che non fosse pensato per il pianoforte. Figurarsi arrangiarlo.
Però, il thailandese non aveva completamente torto, quella di usare un pezzo composto da Viktor era una buona idea.
"Forse riesco a trovare qualcosa di suo per piano online. Tu cosa suonerai?"
"La sonata di Debussy, sto con un violoncellista e un arpista. È una delle tue preferite o sbaglio?"
No, ovviamente non sbagliava.
Pichit suonava il flauto da una decina d'anni e aveva più volte scherzato sul fatto che sarebbe riuscito, un giorno, a suonare a Yuuri quella maledetta sonata.
"Non vedo l'ora di sentirti!"
"Touché ;)"
"Ci becchiamo domattina, 'Chit, vado a cercare qualcuno dei vecchi pezzi di Viktor"
"Notte!"
"Buonanotte anche a te"
Chiuse definitivamente l'applicazione di WhatsApp, poi aprì YouTube.
Conosceva ogni singolo brano composto dal violinista, ma risentirne qualcuno lo avrebbe certamente aiutato a valutare quale dei tanti fosse il più adatto da suonare.

Trascorse almeno un'ora a scorrere il pollice sullo schermo del suo cellulare, storcendo appena il naso quando guardava i video di qualche esibizione che non lo convinceva oppure ascoltando la stessa più volte, riflettendo, o ancora interrompendo la sua ricerca per aggiustare gli occhiali sul naso o sistemarsi meglio tra le lenzuola, alla ricerca di una posizione più comoda.
E dire che quell'uomo così bello e aggraziato, mentre suonava il violino in quei filmati, era lo stesso di qualche ora prima.
Lo stesso che aveva avuto ad appena qualche centimetro di distanza, con cui aveva occasione di suonare.
Stava quasi per arrendersi quando la sua attenzione fu catturata da un video in particolare, uno dei primissimi brani che Viktor aveva composto: "In regards to love".
Più in particolare, il russo aveva creato due arrangiamenti dello stesso componimento.
Agape, l'amore incondizionato e disinteressato, fine solo a se stesso, e Eros, che ne rappresentava invece il lato più sensuale e possessivo.
Li ascoltò entrambi senza pensarci due volte.
Il primo, oltre al violino, prevedeva l'accompagnamento di un organo e un trombone, tuttavia Yuuri non era sicuro che sarebbe riuscito a mantenere la melodia identica. Il secondo, invece, ricordava più un flamenco: riusciva chiaramente a distinguere il suono della chitarra, delle nacchere, del violino e del violoncello.
Sarebbe stato complicato arrangiare entrambe.
Quale delle due avrebbe attirato più facilmente l'attenzione del pubblico? L'attenzione di Viktor.
E alla fine scelse Eros.

***


«Finiscila di agitarti. Stai mettendo in ansia persino me, che sono calmissimo.» lo aveva ammonito il suo migliore amico.
«Fai bene a parlare, tu ti sei già esibito.» ribatté, sistemandosi gli occhiali sul naso e passando una mano tra i capelli per assicurarsi che la sua acconciatura fosse ancora intatta e il gel stesse facendo il suo lavoro.
L'altro scrollò le spalle, tornando a prestare attenzione al suo filetto di salmone.
Sebbene il cibo fosse davvero buono, Yuuri si sentiva troppo nervoso per poter mangiare qualsiasi cosa.
«Oh, guarda un po' chi viene nella nostra direzione!» 
Un uomo alto, con i capelli neri, uno smoking e un sorriso stampato in faccia gli si stava avvicinando: buona parte dei musicisti aveva infatti deciso di prendere una pausa per cenare, per cui si erano tutti accomodati ai tavoli più vicini al palco.
Ad accompagnare lo sconosciuto c'era una giovane donna dai capelli corti, che indossava un lungo abito da sera rosso, attillato.
Yuuri non mancò di notare come lo sguardo di Pichit indugiò anche un po' troppo sulla generosa scollatura del suo vestito, per cui, da sotto il tavolo, gli pestò un piede come monito.
Il misterioso straniero porse a entrambi la mano.
«È un piacere avervi qui entrambi, davvero!» iniziò, e nel suo inglese notò un flebile accento francese. «Sono l'organizzatore della cerimonia di beneficenza, Jean-Jacques Leroy. Tu devi essere il figlio del signor Chulanont, mentre tu il pianista di cui Pichit mi ha parlato tanto bene! Sono spiacente per il duetto col signor Nikiforov ma-»
«Non è un problema.» lo interruppe il giapponese. «Dico davvero.» concluse con un sorriso.
«Meglio così, allora!» gli rispose con una risata. «Se permettete, ho altri ospiti da salutare. Spero che il cibo sia di vostro gradimento!»
«Senz'altro!» intervenne Pichit.
Nessuno dei due riprese a parlare finché la coppia non si fu allontanata, ma al loro posto fu qualcun altro ad avvicinarglisi.
Sentì l'improvviso bisogno di dileguarsi.
Viktor in quel momento era ancora più attraente del giorno precedente:
indossava una camicia e dei pantaloni grigi molto attillati, e se solo in quel momento il russo si fosse voltato Yuuri era più che certo che avrebbe avuto una bella visuale del suo lato b. Per non parlare di come il tessuto nero della camicia si stringeva in modo impeccabile ai suoi fianchi.
Nella mano destra teneva sempre la custodia del violino.
«Buonasera, Yuuri! Vedo che sei in compagnia!»
«B-Buonasera, Viktor. Uh, sì, lui è Pichit Chulanont, il mio migliore a-amico.»
Il thailandese si protese sul tavolo per stringere la mano del russo con un sorriso.
«Piacere mio, signor Nikiforov.»
«Oh, dammi del tu, di cortesia. Ti ho sentito prima al flauto, con la sonata di Debussy. Sono rimasto molto colpito, un brano eccezionale.»
«Grazie per i complimenti. Tu non hai ancora suonato, o sbaglio?»
«No, ma lo farò a breve.»
«Qualcosa in particolare?»
Yuuri stava rigido contro lo schienale della sua sedia, incapace di fare qualsiasi cosa, se non spostare lo sguardo tra il violinista e il flautista.
Si ritrovò a chiedersi perché la presenza di Viktor fosse capace di metterlo così tanto in soggezione. Era un essere umano anche lui, dopotutto.
L'essere umano più sexy dell'anno corrente e la sua grande cotta adolescenziale, capace, anche a ventitré anni suonati, di sconvolgergli l'anima con un banalissimo sorriso.
Ma questi erano dettagli.
Non riusciva a fare a meno di essere geloso di come i due riuscissero a parlare così tranquillamente, mentre lui non era riuscito a dire quattro parole di fila senza balbettare.
«Il capriccio numero ventiquattro di Paganini.» 
«Cavolo, un pezzo impegnativo.»
«Conto di lasciarli a bocca aperta.» aggiunse con un sorriso e un occhiolino rivolto a Yuuri.
Rimosse mentalmente la modestia dalla lista di qualità di Viktor, che nel frattempo aveva preso una sedia e l'aveva avvicinata al loro tavolo.
«E tu, Yuuri? Sono molto curioso di sapere cosa suonerai.»
Pichit rispose al suo posto prima che potesse aprir bocca e farsi cogliere da un attacco di panico.
«È una sorpresa.»
Gli occhi del russo si illuminarono a quella risposta, la curiosità cominciò a divorarlo.
«Mozart? Chopin? Schubert? O forse Liszt?»
«Nessuno di questi.» trovò il coraggio di rispondergli il giapponese.
Aveva preso a torturarsi le mani nel tentativo di combattere la tensione che stava distruggendo ogni singola particella del suo corpo.
«Una composizione originale?»
«... circa.»
«D'accordo, è una sorpresa, ho capito. Non devo insistere.» disse, improvvisamente serio.
Si alzò e fece un paio di passi indietro per allontanarsi.
«Ora, se permettete, ho un'esibizione che mi attende.»
Senza attendere oltre, si diresse verso il palco.
Yuuri non gli tolse gli occhi di dosso neppure per un istante.
Per l'intero ristorante risuonavano le voci dei numerosi commensali, ma sarebbe riuscito comunque a dire il momento esatto in cui, d'un tratto, calò il silenzio.
Viktor non aveva neanche iniziato a suonare, si era limitato a prendere posto accanto al pianoforte, eppure tutti gli occhi erano già puntati su di lui.
No, pensò, a lui non serviva suonare per lasciare le persone a bocca aperta. Bastava la sua sola presenza.
O, almeno, bastava a Yuuri.
Ripose sulla specchiera la custodia del violino, la aprì e ne tirò fuori lo strumento, per poi sistemarlo tra la spalla e il mento. Con una mano prese l'archetto.
Sembrava... calmo.
Lo invidiò per quella tranquillità. Come faceva a restare così pacato, con tutta l'attenzione della sala su di sé?
Si diede dello sciocco: ovviamente Viktor aveva più esperienza di lui, che in tutta la sua vita aveva partecipato a tre concerti e uno di questi era stato un fallimento totale.
Il russo posò l'archetto sulle corde, e poi fu magia.
Per cinque, indimenticabili minuti, Viktor stregò il pubblico e oh, quant'era bello...
Sul suo viso comparve nuovamente quell'espressione di estasi che Yuuri aveva visto anche la sera prima, quando avevano suonato assieme, una visione semplicemente troppo magnetica per poter distogliere lo sguardo.
Tutto in lui era stupendo: il braccio che muoveva l'arco, ora inclinandolo ora sollevandolo, la ciocca di capelli che gli ricadeva sugli occhi, che invece erano fissi sulle sue dita.
Non aveva allontanato neanche per un secondo gli occhi da quelle dita, che con grazia indescrivibile si muovevano sulla tastiera del violino.
Realizzò che stava trattenendo il respiro solo quando, a un certo punto, tossicchiò, un piccolo promemoria del suo corpo per ricordargli che ancora non poteva fare a meno dell'ossigeno.
Allo stesso modo, si rese conto che l'esibizione era terminata solo nel momento in cui Pichit gli batté una mano sulla spalla, abbastanza forte da scuoterlo.
«Cazzo, avevi ragione. Ma hai idea quant'è difficile il capriccio 24 di Paganini? L'ha eseguito magistralmente. Sai, dovresti prestarmi qualcuno dei tuoi album, qualche volta.» gli disse all'orecchio, sicuro che Yuuri non sarebbe riuscito a sentirlo, altrimenti.
Al religioso silenzio di prima erano seguiti un'infinità di applausi e urla.
«Lo so. È bellissimo.»
Sussurrò appena l'ultima frase, ma Pichit riuscì a udirla ugualmente bene.
«Sei proprio stracotto.» gli disse con un sorriso.
Nascose il viso tra le mani, conscio di quanto in realtà l'amico avesse ragione.
Dannazione se era cotto.
Quando fu certo che il rossore sulle sue guance fosse scomparso, qualche secondo più tardi, scoprì nuovamente la faccia solo per scoprire che Viktor stava tornando al loro tavolo.
No, non al loro tavolo, alla sedia vicino alla sua.
Non sapeva se sentirsi più a disagio per quello, o per il fatto che improvvisamente gli sguardi di tutta la sala fossero rivolti a loro.
Il russo si accomodò accanto a lui e non riuscì a fare a meno di trattenere il fiato.
«È stata una magnifica esibizione, Viktor.» ruppe il ghiaccio Pichit, spostando la sua sedia quel tanto che bastava per allontanarsi da Yuuri, che si frapponeva fra lui e il violinista.
«Ti ringrazio, è stato leggermente impegnativo.» mormorò, allungando il collo prima verso sinistra e poi verso destra per stiracchiarsi, non riuscendo a nascondere una smorfia di dolore.
«E tu quando suonerai Yuuri? Sono così curioso.»
Il disagio sembrava essere immediatamente scomparso dal suo viso, lasciando il posto a parole melliflue e un sorriso a trentadue denti.
«Già, sei l'ultimo a doversi esibire prima del gruppo jazz. Dovresti avviarti, sai?» aggiunse Pichit, e, se non ci fosse stato Viktor, era abbastanza sicuro che l'avrebbe picchiato sul momento.
«Sì... forse è il caso.» rispose sbrigativo mentre, con lentezza, si alzava.
«Ahhh, non riesco a trattenere l'emozione!»
Bastò il semplice stare in piedi a far contorcere il suo stomaco e a velocizzare i battiti del suo cuore.
Cazzo. Cazzo. Cazzo. Cazzo.
Sarebbe salito sul palco, avrebbe posato le mani sulla tastiera e poi si sarebbe bloccato, incapace di procedere. Ne era certo.
Proprio com'era successo a quel dannatissimo concerto, un anno prima.
Certo, in quell'occasione aveva anche scoperto esattamente due minuti prima che il suo cane era morto, ma non era comunque riuscito ad affrontare l'attacco di panico.
A detta di Pichit, era rimasto immobile e con gli occhi sgranati davanti allo strumento per circa cinque minuti, per poi cominciare a piangere e lasciare il teatro, senza proferire parola, sotto gli sguardi scioccati di amici e parenti, e le prese in giro di sconosciuti.
Per un paio di mesi nel Kyushu non si parlò d'altro che di quel disastroso evento.
E sarebbe successo ancora.
Avrebbero riso di lui, Viktor avrebbe riso di lui.
Sentì le ginocchia venirgli meno.
In quello stesso istante Pichit si alzò, forse percependo la sua agitazione interiore, e gli posò una mano sulla spalla.
Sì, doveva essere così, perché quando si voltò nella sua direzione il thailandese gli stava sorridendo, apprensivo.
«Vengo con te, voglio vederti da vicino mentre suoni.» disse a mo' di scusa, e la sua idea sembrò piacere molto anche al russo, che li seguì eccitato.
Il loro tragitto insieme fu breve, perché non appena furono più vicini al palco i due abbandonarono Yuuri per appoggiarsi alla parete di fronte al pianoforte.
Mentre attraversava quei pochi metri che lo separavano dal suo obiettivo, poteva sentirli.
Gli sguardi delle persone, i loro respiri, i loro mormorii, le loro aspettative.
Chi sarà mai?
Lo conosci?
Credo sia un pianista.
Ha una faccia conosciuta.
Non è quel tizio del concerto in Giappone?

Basta.
Si accomodò sullo sgabello e scoprì la tastiera, coperta da una striscia di velluto rosso. Spostò anche quella senza troppe cerimonie.
I mormorii cessarono, e l'improvviso silenzio lo mise ancora più in soggezione. 
Posò le dita sui tasti, pronto a suonare.
Eros iniziava con una serie di note legate, nulla di difficile, poteva farcela. Si trattava solo di incrociare le mani e spostare la destra al momento giusto e-
Aveva suonato una nota sbagliata, stonando completamente.
Si bloccò per un istante, sentendo tutto quel silenzio inghiottirlo.
Respira.
Respira.
Non è successo nulla.
Ricomincia.
Respira.
Eppure era ancora fermo.
Cominciarono a parlare, sentì un bambino ridere e sua madre sgridarlo l'attimo successivo.
Zitti.
State zitti.
Non si accorse del momento in cui aveva premuto nuovamente con forza i tasti, ricominciando il pezzo dall'inizio.
Silenzio. Stavolta non era così male, non c'era aspettativa. Sapeva di averli lasciati a bocca aperta.
Altri mormorii.
Ma non è un pezzo di Viktor Nikiforov?
Un arrangiamento?
È davvero bravo.
Uno dei miei brani preferiti!

Divino!

Chissà se ci era riuscito, se aveva stupito anche Viktor. Non gli importava.
Era arrivato a circa metà brano quando chiuse gli occhi, lasciandosi trasportare dalla melodia.
Non aveva bisogno di guardare la tastiera, perché se c'era una cosa che Yuuri conosceva meglio di se stesso era l'ordine dei tasti.
Gli bastava sentirli, rigidi e lisci sotto le dita.
Furono le urla e gli applausi a fargli riaprire gli occhi, lasciandogli intendere che aveva finito.
Ce l'aveva fatta.
Alzò lo sguardo davanti a sé e vide Pichit applaudire con foga, come il resto delle persone presenti in sala.
Senza soffermarsi più di tanto sul suo migliore amico, posò gli occhi su Viktor.
Batteva le mani con lentezza, un sopracciglio alzato e la bocca semi-dischiusa e lo sguardo... cos'era quella negli occhi di Viktor?
Era troppo lontano per capirlo.
L'aveva sorpreso? Era annoiato? Gli era almeno piaciuto?
D'improvviso le attenzioni del pubblico non gli interessavano più.
Voleva solo la sua, di attenzione.
Si alzò dallo sgabello e congedò gli ospiti con un breve inchino, osservando di sfuggita un quartetto che da lì a breve lo avrebbe sostituito, quindi mosse dei brevi e rapidi passi in direzione del violinista.
Dimmi qualcosa.

Qualsiasi cosa.
Lo sguardo enigmatico scomparve dal volto del russo e lasciò spazio a un falso sorriso.
E all'improvviso c'erano solo loro due: non contava più la presenza di chissà quante altre decine di persone, per Yuuri in quel momento esisteva solo Viktor.
Delle lunghe dita si posarono sul polso, stringendolo con delicatezza ma senza nascondere una certa urgenza.
Fredde, esili ma forti, lisce.
«Yuuri.»
Gli piaceva il suo nome detto da Viktor, aveva un suono diverso.
«S-Sì?»
«Posso parlarti in privato?»




Note autrice:

Salve a tutti!
Che dire? Non sono morta lol Chiedo venia per il tempo trascorso tra il primo capitolo e questo, ma la mia vita una volta iniziato gennaio è diventata un inferno e ho avuto poco tempo a disposizione e, ahimè, le cose non sono ancora cambiate, complice la scuola. Sia io che la mia beta siamo state parecchio indaffarate.
Non ho davvero idea di quando potrebbe uscire il prossimo capitolo, e di questo mi scuso in anticipo.
Ma torniamo a noi!
Yuuri finalmente si è esibito! Yay! *sventola bandierina* OVVIAMENTE la sua prima esibizione sarebbe stata su Eros, quindi chi di voi lo immaginava ci ha visto giusto!
E che cosa vorrà dirgli Viktor? Che è anche lui un sacco gay e vuole portarsi Yuuri a letto?
Sono aperte le scommesse anche su questo uwu
Non so cosa aggiungere, se non che ringrazio quelle splendide personcine che già hanno aggiunto la storia ai preferiti e che hanno lasciato un commento allo scorso capitolo ♥ Il ringraziamento più grande però va a tutti voi che avete iniziato la fic, siete tantissimi e non mi aspettavo riscontri così positivi, vi voglio bene ;_;
Come al solito, una recensioncina o anche un messaggio privato per farmi sapere cosa ne pensate sono sempre ben accetti ~
Io ora vi lascio e spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento ^^

With love, your Joker.




























  
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