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Autore: jarmione    16/01/2017    1 recensioni
SEGUITO DI KNIGHT REVENGE!!!
Michael si ritrova a dover combattere una battaglia contro se stesso, una battaglia personale per tenere al sicuro Amy.
Sin dall'inizio viene convocato dalla scuola della figlia e dovrà fare i conti con le autorità che intendono portargliela via.
Michael dovrà faticare parecchio per mantenere L'affidamento della bambina e non vederla sparire sotto i suoi occhi.
Genere: Avventura, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Knight family '
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Rieccoci con un nuovo capitolo! Non sarà il massimo ma spero vi piaccia! Buona lettura!!!



Il volto di Michael era ormai segnato dalla stanchezza e dalla rabbia che lo avevano accompagnato negli ultimi cinque anni.
Nonostante fosse ancora molto in forma, si era lasciato andare e i primi sintomi della vecchiaia comparivano sul suo corpo.
Un po di rotondità sulla pancia e qualche ruga in più, Devon in confronto sembrava si fosse fatto un lifting, talmente si teneva curato bene.
Iniziavano a spuntargli anche i capelli bianchi ma, per fortuna, si mescolavano alla perfezione con il color castano e quindi erano difficili da notare.
Devon non sapeva cosa dire, sapeva che quella fotografia lo aveva profondamente toccato.
Le mani di Michael si strinsero a pugno.
Mentre osservava quell'immagine, ritraente una ragazza che corrispondeva in tutto e per tutto ad Amy, non potè fare a meno di notare quanto fosse uguale a Bonnie.
Era proprio la sua copia, era rimasto ben poco di lui.
Lunghi capelli castano chiaro, occhi verdi come i prati in primavera, viso snello e aria circospetta.
Era, praticamente, Bonnie versione adolescente e l'avrebbe riconosciuta ovunque.
Sussurrò il suo nome senza accorgersene e senza badare a Devon, che sospirò.
“L'abbiamo cercata ovunque” disse “ma nel momento che si è mostrata è fuggita”
Michael non lo guardava, però ascoltava e assimilava ogni singola informazione che gli potesse essere utile al suo ritrovo.
Ebbe un pensiero.
Solo in quel frangente l'avevano cercata? O la stavano cercando sin dal principio?
Aveva passato cinque anni della sua vita nella speranza di rivederla, cinque anni un cui si era presentato tre volte in tribunale e più di una volta aveva rischiato la prigione per oltraggio alla corte.
Perchè cercarla adesso?
“So che ti stai chiedendo come mai sono venuto solo adesso a chiamarti” disse Devon, che ormai conosceva talmente bene Michael da sapere ogni suo singolo pensiero “ci avevano chiesto di starne fuori, ci sorvegliavano”
Michael osservò ancora la foto.
Aveva tanta rabbia in corpo che, se fosse stata elettricità, avrebbe illuminato gli interi stati uniti d'America per almeno dieci anni.
Il suo senso di colpa, invece, era anche più forte.
Si era perso l'infanzia di sua figlia, gli anni rosei e più belli che un genitore possa avere con suo figlio, adesso si stava perdendo anche l'adolescenza e il resto della crescita.
Non era in grado di tenere unita una famiglia.
Non poteva pretendere che sua figlia, se l'avesse ritrovata, lo perdonasse e tornasse ad amarlo.
Non aveva neanche la certezza che lo amasse prima, figuriamoci dopo ciò che era accaduto.
Chiuse gli occhi e, con uno scatto di ira, lanciò la sua tazza, per fortuna vuota, contro alla parete.
Emise anche un urlo di rabbia.
Devon sgranò gli occhi e si alzò di scatto
“Michael calmati”
“Stanne fuori Devon” quelle furono le prime vere tre parole che rivolse a Devon dopo cinque anni e, nonostante fosse una nota molto stonata, non gli importava se il suo ex capo si sentiva offeso.
“Ascoltami...”
“No!” lo zittì “non mi importa un accidente di quello che vuoi dirmi!” lo guardò dritto negli occhi “ho ben altro a cui pensare!” prese la sua giacca e mise la foto in tasca.
Uscì e si avvicinò alla sua macchina.
“Michael fermati!” ma non ottenne la sua attenzione “devo dirti una cosa!” ancora nulla “so come trovarla!” ultimo disperato tentativo.
Michael, a quelle parole, finalmente si bloccò.
Era ormai salito in macchina, teneva le mani strette sul volante e lo sguardo fisso davanti a se.
Rimase in attesa.
Devon sospirò e ringraziò il cielo di non doverlo seguire fino a chissà dove.
Si avvicinò a tentoni e si appoggiò al tettuccio della macchina
“Te l'hanno mai detto che fai venire l'esasperazione?”
Michael alzò gli occhi al cielo “Parla o lasciami andare”
Era davvero una testa dura.
“Abbiamo scoperto delle lotte clandestine in città, non sappiamo dove siano ma sappiamo chi le gestisce” disse “pare che di mezzo ci sia anche del traffico di droga”
Michael iniziò a spazientirsi “Non vedo come possa aiutarmi la tua proposta”
“Adesso ci arrivo” sperò di tenerlo tranquillo “devi riuscire ad infiltrarti fra i duellanti e scoprire questo traffico di droga e..."
Michael scosse la testa e mise in moto, senza dare il tempo al vecchio di proseguire.
“Tempo scaduto Devon”
“No aspetta!” Michael ingranò la marcia e Devon non venne ascoltato.
“Se non mi viene un infarto adesso non mi viene più” Devon salì sulla sua macchina e lo seguì.
Rimase a debita distanza.
Michael, dal canto suo, era già troppo che gli aveva offerto una tazza di the.
Se non fosse che aveva un minimo di rispetto nei confronti di Devon, a quest'ora lo avrebbe già ammazzato.
Venirgli a proporre di entrare in lotte clandestine, benchè sapesse qual'era il suo vero obbiettivo, fu una pugnalata al cuore.
Non era venuto per Amy ma per delle stupide lotte.
Perchè non mandarci RC?
Pensò velocemente a tutti i luoghi e le fabbriche poco fuori città e decise che avrebbe cominciato le ricerche da lì.
Avrebbe potuto farlo anche prima, questo lo sapeva, ma non era così stupido da mostrarsi alla polizia, che stava apposta nelle zone dove abitava per sorvegliarlo ed assicurarsi che non facesse cose strane.
In questo caso sapeva di avere la piena colpa, aveva fatto più di una volta oltraggio alla corte che lo ritenevano una potenziale minaccia.
Poco dopo, ebbe la sensazione di essere seguito.
Guardò dallo specchietto e notó la macchina di Devon tre vetture più dietro.
Si sentì prossimo ad un travaso di bile.
Ingranò la quarta e tentò di lasciare più spazio possibile tra lui e l'uomo che lo aveva indotto a vivere come un reietto.
Cambiò strada all'improvviso ma, nell'attimo che fece la curva, la macchina iniziò a dare dei colpi strani e solo in quel momento si ricordò e si accorse che non aveva benzina sufficiente.
Inveì e battè le mani sul volante, pregando che non si fermasse e che gli desse almeno la possibilità di arrivare al primo benzinaio.
Purtroppo le sue speranze furono vane.
Devon, che era riuscito a stargli dietro, ne approfittó e, con un accelerata, gli si parò davanti e gli bloccò qualunque modo di scappare.
Scese dalla macchina e si avvicinò.
Michael, nel frattempo, era sceso con l'idea di proseguire a piedi.
"Michael per carità ascoltami!"
Ma per tutta risposta, Devon si ritrovò delle mani sul colletto della camicia e un Michael infuriato e con le fiamme negli occhi.
Attese persino un colpo in faccia ma, fortunatamente, non arrivò niente.
"Ho accettato di cambiare identità e di lavorare per la fondazione, ho accettato di dover chiudere i rapporti con i pochi amici che avevo alla polizia e ho accettato ogni tipo di missione e trattamento arrivando a rinunciare a storie d'amore e a volte ho anche ucciso" Michael teneva i denti stretti per non sbottare ma non resistette a lungo "non intendo ascoltare un vecchio che mi propone missioni che non hanno niente a che vedere con ciò che davvero a me interessa...MI AVETE SOLO ROVINATO LA VITA!" Urlò con quanto fiato aveva in gola.
Devon cerco di stare calmo, ma quella rabbia lo terrorizzava.
I dieci anni senza Bonnie erano stati un bijou a confronto, senza contare che Michael non aveva mai fatto così con Devon prima di quel momento.
Fece un respiro profondo e lo guardò negli occhi.
"Se mi avessi ascoltato..." la sua voce era roca "ti avrei detto che Amy l'hanno vista girare proprio in mezzo a chi osserva le gare"
La presa sul colletto si allentó.
Gli occhi di Michael si illuminarono di una luce che poteva definirsi un mix tra gioia e satanismo.
Facevano paura.
Quando capì di avere la più completa attenzione, Devon prosegui.
"Quando abbiamo scoperto queste lotte..." riprese fiato e si sistemò la camicia "ho mandato un mio informatore a dare un occhiata, per vedere come funzionano"
Michael incroció le braccia e gli fece capire che poteva continuare
"Andando come spettatore aveva la possibilità di osservare meglio. In una delle foto abbiamo visto Amy e l'ho fatta controllare ottenendo quella foto" fece un cenno verso la tasca dove Michael aveva messo l'istantanea ritraente la figlia "a noi serve qualcuno che stia all'interno, che sia fra i partecipanti"
"E quel qualcuno sono io" Michael gli fece capire che era d'accordo, ma aveva comunque delle riserve e delle condizioni che avrebbe tirato fuori se fosse servito.
Devino annuì "Sei l'unico che potrebbe farlo, se devo essere sincero...RC è bravo ma parecchio impulsivo e distratto"
"Cosa ti fa credere che non lo sia anche io?"
"Due cose...primo, tu non ti distrai e osservi tutto senza usare sempre e solo KITT" puntualizzo bene le ultime parole.
RC si lasciava tentare spesso e volentieri, ricorrendo a KITT nel caso non avesse notato qualcosa.
Veniva tentato dai vizi più disparati, non perché lui lo volesse davvero ma perché era ingenuo e cascava nelle trappole che gli tendevano.
Donne o partite a carte o altre cose a cui Michael aveva sempre dato poco peso...donne parzialmente escluse.
Michael difficilmente ci cascava
"E secondo, tu sei impulsivo ma più moderato quello che credi, magari ti viene la voglia di uccidere ma te la cavi con una rissa. Sei impulsivo ma sai regolarti all'ambiente e alle situazioni"
Michael abbozzò un sorriso sarcastico e poi tornò serio "Io credo che se non mi fosse finita la benzina ti avrei seminato e teso un agguato dove ti saresti ritrovato contro un albero e con la macchina distrutta...e tu dentro immobile"
Devon sgranó gli occhi 
"Scegli tu come prenderla" aggiunse "mi farò vivo io fra due giorni"
E si avviò a piedi verso la città, lasciando li la macchina.
-Me ne pentirò amaramente- pensó 
Devon provvide a chiamare qualcuno e sospiró.
"Me ne pentirò amaramente"
  
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