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Autore: Irca    16/01/2017    3 recensioni
Si svegliò annaspando, quando un fulmine squarciò la notte stellata. Si guardò intorno per capire in che luogo si trovava, ma lo accolse solo il buio. Quell'improvviso bisogno di respirare lo costrinse a sistemarsi meglio nella sua posizione e notò che si trovava su qualcosa di morbido. Forse un letto. Chiuse gli occhi, inutili in quel momento, per affidarsi ai rumori che riusciva a percepire. Il rumore del mare, un suono di un violino ovattato e un respiro calmo e rilassato che gli fece accelerare i battiti del cuore.
Genere: Avventura, Commedia, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Si svegliò annaspando, quando un fulmine squarciò la notte stellata. Si guardò intorno per capire in che luogo si trovava, ma lo accolse solo il buio. Quell’improvviso bisogno di respirare lo costrinse a sistemarsi meglio nella sua posizione e notò che si trovava su qualcosa di morbido. Forse un letto. Chiuse gli occhi, inutili in quel momento, per affidarsi ai rumori che riusciva a percepire. Il rumore del mare, un suono di un violino ovattato e un respiro calmo e rilassato che gli fece accelerare i battiti del cuore. Era un segnale di pericolo? Il suo corpo reagiva a qualcosa che la sua mente non conosceva?
Riaprì gli occhi e in pochi secondi si abituò al buio. Notò una figura seduta poco lontano dal letto in cui si trovava. Il respiro regolare che produceva lo fece agitare di nuovo. Doveva stare attento. Probabilmente era la guardia che come una dilettante si era addormentata. Si mise seduto lentamente, ignorando le fitte di dolore che gli attraversavano tutto il corpo. Forse era stato catturato ed era stato torturato. Con attenzione posò i piedi a terra e il fresco del legno lo invase. Quindi non si trovava in nessuna prigione sotterranea. Perché non si ricordava dei suoi sequestratori? Forse l’avevano sedato per portarlo lontano.
Un debole luccichio attirò la sua attenzione e li, appoggiate al muro in attesa, c’erano le sue tre spade che lo guardavano. Rapido le prese e si diresse verso la porta. Perché gli avevano lasciato le spade? Erano proprio degli idioti. Socchiuse la porta lentamente e si affacciò attento lungo il corridoio. Non c’era nessuno fortunatamente. Fece qualche passo e si ritrovò su un ponte. Un ponte di una nave. Che cavolo ci faceva su una nave? Alzò lo sguardo verso l’alto e ciò che vide gli gelò il sangue. Una vela nera. Una vela nera con un teschio bianco. Pirati! Non riconosceva il vessillo specifico, ma se si trovava li c’erano guai in vista. Fortunatamente aveva le sue spade con se e nessun pirata sarebbe riuscito a fermarlo.
Arrivò alla balaustra e guardò il mare. Non c’erano terre nelle vicinanze, quindi dovevano averlo rapito da parecchio. La luce della luna illuminò il ponte e gli permise di vedersi meglio. Era coperto di bende. Perché dei pirati qualunque avrebbero dovuto curarlo? Si sfiorò la fronte e anche li una grande benda gli fasciava tutta la testa fino a coprire quasi del tutto i suoi capelli verdi. Chiuse gli occhi confuso, mentre l’odore salmastro del mare e uno più acre lo raggiungevano.
Doveva capire come era arrivato su quella nave e soprattutto come tornare a casa. Cercò di concentrarsi, ma le fitte di dolore aumentarono. Si toccò un fianco e notò la benda sporca di sangue. Una ferita doveva essersi riaperta. Non ci voleva. In queste condizioni non avrebbe potuto combattere al massimo delle sue forze e neanche il buttarsi in mare era una possibilità. Non sapeva in quali acque si trovava e il mare era pieno di mostri marini. Sfiorò le sue spade in cerca di conforto, ma l’odore acre di prima continuava a tormentarlo. Non riusciva ad individuare da dove venisse o cosa fosse. Non che fosse indispensabile in quel momento trovarne l’origine, ma sentiva che era importante.
-Ehi..finalmente ti sei svegliato- una voce alle sue spalle lo destò dai suoi pensieri e lui estrasse una spada e gliela puntò alla gola. Fu molto più veloce di quanto si aspettasse in realtà.
Una goccia di sangue bagnò la punta della sua spada, mentre una ragazza dai lunghi capelli rossi lo fissava spaventata. La spada ancora a sfiorarle il collo. Le sfuggì un urlo che probabilmente avrebbe attirato i suoi compagni. Dannazione doveva fare presto.
-Chi sei?- le ringhiò contro impaziente della risposta. La vide alzare le mani e portarsele al petto.
-Sono io….- la sentì sussurrare flebile –…sono Nami-
-E chi diavolo sei?-

   
 
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