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Autore: Cry_Amleto_    16/01/2017    1 recensioni
/Seguito di "Lost Time"/
[Stony!]
Tratto dalla fanfiction:
"Forse avrebbe vinto. O forse no.
Forse sarebbe sopravvissuto. O forse no.
Forse lo avrebbe salvato. O forse no.
L'unica cosa certa, è che aveva bisogno di rivedere colui che aveva perso in quel dannato disastro."
Genere: Angst, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: Missing Moments, Movieverse, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Lost'
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...Don't leave me here so cold
Never want to be so cold...
(...Non lasciarmi qui al  freddo
Non voglio essere così infreddolito...)

Il gelo della notte lo fece rabbrividire, mentre cercava di stringersi il più possibile nel giaccone che gli era stato gentilmente ceduto.

L'agente non aveva smesso di guardarlo per un attimo, gli occhi sgranati di chi ha appena assistito all'apparizione di un fantasma. Se non fosse stata Natasha Romanoff, l'agente di cui si stava parlando, Tony avrebbe potuto dire che l'altra fosse sotto shock.

«Non che non mi senti... a mio agio, quando mi squadri dalla testa ai piedi mentre sono completamente nudo, ma mi stai decisamente mettendo inquietudine» disse a quel punto l'inventore, con il solito sorrisetto stampato sulle labbra e il sopracciglio destro inarcato, interrompendo lo spiacevole silenzio che era calato.

«Non ti perderà di vista neanche per un attimo, finché non avremmo capito chi sei» rispose al suo posto Clint, cingendo le braccia al petto e appoggiando la schiena ad un albero.

«Come?! Io sono l'unico ed inimitabile Anthony Edward Stark! Perdonatemi se speravo in un "bentornato dal regno dei morti" più caloroso.» sbottò a quel punto l'inventore, seccato da tutto quel sospetto.

«Questo lo dirà il test del DNA. Sai com'è Tony Stark è morto da appena tre anni, ed è stato un brutto colpo per tutti. Quindi, sul serio, se non sei lui, smamma e chiuderemo un occhio su tutta la faccenda. Più o meno.» ribatté Barton, sollevando le sopracciglia con il tono di rimprovero di chi sgrida un bambino.

Ma l'altro non ascoltava più. Era sbiancato di botto, ed aveva fatto qualche barcollante passo all'indietro.

«Tre anni...?» il suo era un gemito soffocato, più che una domanda.

Nessuno ebbe il tempo di rispondere però, che con il rumore assordante delle eliche, il piccolo hovercraft che lo avrebbe riportato finalmente a casa, scese su di loro. 
Da questo, uscì Fury con la sua solita espressione burbera, seguito a ruota da una pallida quanto imperscrutabile Maria Hill. 
Gli agenti si scambiarono sguardi carichi di parole non dette, ignorate dall'inventore che aveva uno sguardo perso nel vuoto, la mente smarrita altrove.

Tre anni.
Erano passati tre lunghi anni. Troppo, davvero troppo tempo. 
Poteva essere successo di tutto, il suo mondo sarebbe potuto essere totalmente cambiato. 
E, ovviamente, la sua mente volò verso il Capitano. Lo aveva fatto aspettare così a lungo... E se lo avesse trovato diverso, cambiato? In quella faccenda l'inventore era l'unico che sembrava essere rimasto esattamente com'era, persino il suo aspetto non era invecchiato. Lo Steve che avrebbe potuto trovare, forse non sarebbe stato il SUO Steve. 
No. Non poteva pensarla in quel modo. Loro due erano legati più che da semplice affetto, il loro rapporto chiamava in campo il Destino, era pronto a perdere la vita per quella convinzione. Non sarebbero bastati tre soli, miseri anni a spezzare ciò che li univa. 
Ripeté a fior di labbra, non udito da nessuno, quel suo ultimo pensiero, quasi per auto-convincersene, mentre altri agenti dello S.H.I.E.L.D. lo scortavano nell' hovercraft. 
Il viaggio non fu lungo, ma gli sembrò ugualmente infinito. 
Stava per tornare finalmente a casa, e una paura mista ad eccitazione gli artigliava le viscere e suggellava le labbra.

Appena arrivato alla Tower, fu immediatamente scortato in una stanza dalle pareti candide e dal mobilio essenziale. 
Entrò nella stanza con quanta più dignità i capi di bassa sartoria che in quel momento indossava potessero concedergli, calamitando l'attenzione degli stanti. Maria Hill sgranò un attimo gli occhi, ma si affrettò a tornare impassibile.

« Non tema, signorina Hill, faccio questo effetto a tutte le donne» disse con un sorrisetto, il tono di voce rilassato e completamente a proprio agio.

Si sedette al lungo tavolo stile interrogatorio che troneggiava nella stanza, difronte a Fury e affiancato dall'agente Hill e da qualche pezzo grosso del governo che non perse tempo ad esaminare, completamente disinteressato.

«Signor Stark» iniziò Fury, formale «E' una quanto mai piacevole notizia saperla vivo. Come... sta?»

Tony non poté trattenersi dal ridacchiare, esasperato da quella commedia. Dopo una manciata di secondi ritornò serio, una luce accattivante che gli brillava negli occhi. Prese subito la parola, decidendo che, dopo aver salvato la vita a quei tipi impomatati fin troppe volte rischiando la vita anche per loro che abitavano quella Terra che tanto si era impegnato a proteggere, quello non sarebbe stato un interrogatorio, anzi, sarebbe stata una conversazione che avrebbe diretto lui stesso.

«Oh, saltiamo tutti questi convenevoli, e mi ponga le domande di cui vuole sentire veramente la risposta: "E' veramente lui, Tony Stark, o è solo un sosia nonché un ottimo attore?"; "Se è davvero lui, dov'è stato per tutti questi anni e come ha fatto ha tornare da quest'altra parte del portale? E' forse una spia mandata da qualche altro popolo che ha intenzione di conquistare la  Terra?"; cosa più importante "Come fa ad essere ancora vivo?". Giusto?»

Fury rimase impassibile, mentre gli altri membri di quel ristretto consiglio si scambiarono sguardi l'un l'altro, spiazzati dalla piega che aveva preso la faccenda, così l'inventore continuò la propria orazione imperterrito:

«Ebbene, alla prima domanda rispondo con un "Nessun attore sulla terra è IN GRADO di imitare Tony Stark"; alla seconda rispondo "Non ho la più pallida idea di dove mi trovassi né di come abbia fatto a tornare, e di sicuro non diventerei una spia al servizio di nessuno, S.H.I.E.L.D. compreso"; alla terza... non so rispondere neanche io.» fece una breve pausa, per tirare un sorso profondo d'acqua dalla bottiglia sigillata che gli si trovava di fronte. Ogni pausa era calcolata, in modo da calamitare del tutto l'attenzione su di sé, così come successe.

«Ma immagino che lei voglia una prova della veridicità delle miei risposte. La prima è la più facile da provare... F.R.I.D.A.Y., quando vuoi.» Riprese e , tre secondi dopo, i pezzi della sua armatura ruppero una parete-finestra e si attaccarono al suo corpo assecondati dai suoi gesti.

Con il volto coperto dalla maschera, la sua voce risuonò metallica per tutta la stanza: «Per fare questo giochetto con l'armatura, mi sono dovuto iniettare nelle vene una soluzione speciale, e non potrebbero farlo neanche su un mio sosia, considerato il fatto che ne ho realizzato uno solo proprio per evitare che qualcun altro potesse rivolgermi contro le mie stesse armi... Se volete conferma anche di ciò, posso farvi leggere i miei progetti.» uscì facilmente dall'armatura, dedicando agli stanti un sorrisetto sornione.

«E con questo, scartata l'idea di un sosia. Passiamo alla seconda domanda. F.R.I.D.A.Y., aiutami, apri una schermata.» continuò, assecondato prontamente dall'AI.

Accedette velocemente alle foto satellitari e risalì al periodo, più o meno, della sua Caduta. Ne trovò una che ritraeva una figura che precipitava da un piccolissimo Portale. Nella foto successiva, il Varco non c'era più ma la figura era quasi alla stessa altitudine.

«Io.» disse zoomando sulla figura «Il Varco è rimasto aperto per 5 secondi, calcolati per eccesso.» continuò per poi zoomare sul Portale «Ecco la mia buca della posta.»

«Sappiamo chi è il destinatario del pacco, quindi, ma il mittente?» lo interruppe Fury.

A quella domanda, Tony scrollò le spalle. «Non le so rispondere. Non ricordo molto di ciò che è successo dopo l'esplosione. Ero completamente allo sbando, l'armatura era fuori funzione, poi una potente luce, e infine mi sono svegliato sprofondato in quasi un metro di neve, tre anni dopo a quanto pare, tutto qui.»

«E come pensi che potremmo fidarci della tua parola, Stark?» disse quindi inacidito uno degli uomini del governo.

Tony non si trattenne dall'alzare gli occhi al cielo.

«Domanda prevedibile, per questo ho fatto registrare da F.R.I.D.A.Y. la mia voce e misurare il mio battito cardiaco. Se avessi mentito, anche solo per poche parole, sarebbe partito un rumore alquanto rumoroso. Volete una prova?» fece una breve pausa, per poi dire convinto: «Sono astemio.»

Un allarme sembrò scuotere la stanza dalle fondamenta.

«Per quanto riguarda la terza domanda... davvero non ho idea di come sia possibile che io sia qui, completamente identico a come lo ero prima di quella battaglia. I test del DNA dovrebbero arrivare a breve per confermarvi che sono davvero Tony Stark, e io nel frattempo, se non vi dispiace, vorrei schiacciare un pisolino. Non capita tutti i giorni di risorgere e, sapete?, sa essere alquanto sfiancante.»

Così dicendo, si alzò dalla sedia con teatralità e si diresse con passo rilassato verso l'uscita della stanza. Un agente dello SHIELD gli si parò davanti, lanciando sguardi interrogativi ai propri superiori. 
Sbuffando seccato, si voltò verso Fury.

«Non temere Monocolo, non lascerò Manhattan per scappare ai Caraibi. Al più potete trovarmi alla mia villa a Malibu nel caso in cui i test genetici vi diano qualche problema. Tanto, so che comunque mi starete addosso, quindi il minimo che possiate fare è darmi l'illusione di libertà, non credi?» inarcò un sopracciglio, il tono sarcastico.

Il direttore dello SHIELD annuì una sola volta, e finalmente fu libero di andare.   

Quando uscì dalla porta, si ritrovò difronte a Clint e Natasha che avevano spiato l'intero interrogatorio. Clint lo guardò finalmente sorridendo e scambiando con l'altro un abbraccio da orso. Anche Natasha gli sorrise accusandolo di aver rovinato la tranquillità che negli ultimi anni regnava alla Tower con la sua sola presenza.
Ma Tony aveva ben altre cose in mente.

«Dov'è il Capitan Ghiacciolo?» chiese a quel punto, cercando di nascondere la propria impazienza.

«A quest'ora starà dormendo in quella che è stata la tua stanza. Ma Ton-» gli rispose Barton interrompendosi subito dopo. L'inventore che era già sfrecciato per i corridoi senza dargli la possibilità di terminare la frase. Quindi si limitò a sospirare, per poi dirigersi verso la sua camera da letto, con l'intenzione di concedersi qualche ora di sonno.

Quando si trovò davanti alla porta della camera, si fermò di botto. Il cuore gli pompava veloce nelle vene, sia per la breve corsa sia per l'eccitazione.
Già quasi poteva vedere nel proprio letto il profilo addormentato di Steve, con la schiena rivolta alla porta come, di ritorno da tre mesi di auto-esilio, l'aveva trovato.

Con un sorriso stampato sulle labbra che mal conteneva la gioia che traboccava da esso, socchiuse la porta sempre aperta del Capitano, scivolando oltre essa.

Sbiancò di colpo. Il sorriso scivolò velocemente via dal suo viso, per lasciare spazio ad un espressione confusa che si fece via via più consapevole.

Steve era girato verso la porta, sprofondato in un sonno profondo. Il suo petto nudo, era cinto da dietro da un lucente braccio meccanico con a monte dipinta una stella rossa. Aldilà delle larghe spalle del Capitano, scorse una zazzera disordinata di capelli castani.

Il Soldato d'Inverno era tornato.
E giaceva con Captain America.

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Ho l'impressione che, dopo ciò, qualcuno voglia uccidermi(?) Ma su, sorridete, che la vita è piena di gioi- no, vabbè, scherzavo <3 
   
 
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