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Autore: channy_the_loner    17/01/2017    2 recensioni
Ogni storia d’Amore degna di essere raccontata comincia con il fiabesco C’era una volta.
Ma se vi parlassi di vampiri, spiriti, guerra, salvezza, maledizioni, sacrifici, tentazioni e paura, l’Amore sarebbe ancora così puro?
Loro non sono affatto innocenti fanciulle in attesa del principe azzurro; una giovane giornalista, una sorella protettiva, un’atleta ottimista, una superstiziosa combattente, una tenera fifona e una silenziosa malinconica, nient’altro che sei normali ragazze appartenenti a mondi totalmente diversi, ma accomunate dallo stesso Destino. Saranno costrette ad affrontare un viaggio attraverso l’Inconcepibile, dove tutto è permesso, per scoprire la loro vera identità; oltre il Normale, le certezze crollano e s’innalzano i dubbi, muri e muri di fragilità, ma dietro l’angolo ci sono anche motivi per abbatterli.
Si può davvero vivere per sempre felici e contenti, quando l’esistenza non è altro che un accumulo di dolore e lacrime? Quanto deve essere forte, l’Amore, per far nascere un sorriso nonostante tutto il resto? E infine, la Vita è un libro già scritto, o è il suo protagonista a prendere le redini del gioco?
-IN REVISIONE-
Genere: Generale, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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-ANGER AND ATTRACTION.

 

 

Non stava capendo molto. La vista era offuscata, la testa le girava terribilmente e si sentiva a pezzi, tanto da non riuscire neanche a reggersi in piedi da sola.

La ragazza boccheggiò alla ricerca d’aria, nonostante ne avesse a sufficienza nei polmoni. Percepiva la gabbia toracica muoversi rapidamente e il cuore battere con altrettanta velocità, così velocemente da saltare persino qualche battito. Non era a conoscenza del ritmo dello scorrere del tempo, avendolo perso tempo prima, quando aveva iniziato a sentirsi poco bene. Aveva solamente percepito delle voci – perlopiù femminili – e delle braccia avvolgerla, poi si era fatto tutto sempre più confuso. Sentì qualcosa di morbido e fresco entrare a contatto col suo corpo, dandole sollievo maggiormente sulla pelle lasciata scoperta.

Accontentò le palpebre pesanti chiudendo gli occhi e abbandonandosi alla stanchezza.

 

 

***

 

 

La melodia di una composizione classica suonata con un violino e un pianoforte la fecero destare dal sonno profondo, ma senza infastidirla. Schiuse leggermente gli occhi, per poi aprirli del tutto dopo qualche secondo. Si guardò intorno: si trovava su un letto, abbracciata da delle lenzuola di lino, in una stanza a lei familiare ma che non era sua. Le pareti erano rosa pallido e i mobili moderni erano di un bianco lucido, che risplendevano anche nel buio; sulla parete di fronte al letto erano state appese delle foto, circondate da cornici magenta, che ritraevano volti a lei familiari, tra cui anche il proprio.

«Dove mi trovo?» chiese flebilmente mentre si portava una mano alla fronte, scostandosi la frangetta dalla fronte.

Pochi secondi dopo, una ragazza dai capelli blu e gli occhi viola fece capolino dalla porta, rivolgendole uno sguardo dolce. «Si è svegliata» bisbigliò voltandosi leggermente, in modo che qualcuno alle sue spalle potesse sentirla. Poi fece il suo ingresso nella stanza e si accostò a lei, accarezzandole la testa e i capelli. «Miki-chan, come ti senti?» chiese con la stessa dolcezza di una madre.

«Selena…» disse sorridendo appena, dopo aver messo a fuoco il viso della ragazza. «Mi sento un po’ frastornata… Ma dove sono? Che ore sono? Chi altri c’è?» chiese agitandosi.

«Sshh» la zittì la blu. «Siamo a casa di Tara, i suoi hanno il turno notturno all’albergo, perciò non rischiamo di essere scoperte. Sono le due e mezza di notte. Ci sono tutte.»

Proprio in quel momento, nella camera entrarono tutte le altre ragazze, reduci di una nottata passata tra vampiri e la veglia per la castana, che aveva dormito fino a poco prima.

«Ragazze…» le chiamò, mentre gli occhi iniziavano a farsi lucidi di commozione.

Yui si avvicinò velocemente a Miki, abbracciandola, con delle lacrime che le rigavano il volto. «Eravamo così preoccupate per te» disse la bionda trattenendo i singhiozzi.

A quel punto iniziò a piangere anche la castana, ricambiando l’abbraccio della migliore amica. «Cosa è successo?» chiese con un filo di voce.

«Kanato-kun ti ha succhiato via troppo sangue. Quando abbiamo visto che non tornavi ci siamo preoccupate e siamo corse in cucina, dove ti abbiamo trovato semi-incosciente tra le braccia di quel tipo dannatamente inquietante. Siamo andate via ed io mi sono offerta di ospitarvi tutte qui, dato che i miei torneranno alle otto del mattino» raccontò Tara, dopo aver sospirato ed essersi seduta ai piedi del letto.

«Harumi-san ti ha portata sulle spalle fino a qui» disse Yui indicando la ragazza dai capelli verdi, che se ne stava appoggiata ad una parete della stanza.

«Harumi-san, non dovevi» esclamò Miki coprendosi la bocca con le mani, per la sorpresa.

«Dovevo eccome, Miki-chan» rispose la diretta interessata avvicinandosi al letto. «Sono la tua Supereroe o sbaglio?» chiese retoricamente facendole l’occhiolino.

La castana annuì, accennando un sorriso. «Ma mio padre?» iniziò, tornando a preoccuparsi. Suo padre era davvero severo, la persona più composta e precisa che conoscesse; era perennemente in giacca e cravatta, i capelli sempre ordinati e gli occhiali sempre puliti. Le aveva imposto ferme regole sin dalla tenera età e la ragazza dagli spessi occhiali da vista era convinta che avrebbe continuato a imporgliele per ancora molto tempo, anche dopo aver ereditato la società di famiglia.

«Abbiamo già avvisato. Per fortuna al telefono ha risposto tua madre» le disse Selena passandosi una mano sugli occhi, stropicciandoli appena e sbavando un po’ il mascara.

«E voi? Perché siete ancora qui?» chiese ancora Miki, osservandole una per una.

Si soffermò a guardare Kin: era ferma sulla soglia della parte, illuminata dalla luce del corridoio della casa, con gli occhi pieni di stanchezza ma con un sorriso felice stampato in volto. Poi, come se fossero stati chiamati, gli occhi blu di Miki caddero sul braccio sinistro della rossa: c’erano due puntini rossi che spiccavano dalla pelle chiara della ragazza, da cui colava qualche sottile rivolo di sangue. Kin seguì la traiettoria dello sguardo della ragazza e, appena capì cosa la castana avesse appena visto, si coprì la zona ferita con una mano, per poi sparire dietro una porta, presumibilmente quella del bagno.

Come un flash, Miki ricordò le parole che si era scambiata con Kanato nelle ore precedenti; le tornò in mente anche il morso che le aveva dato, anche se poco prima aveva chiaramente percepito le labbra del vampiro sfiorarle il collo, in un leggero, quasi timido, bacio. Si portò una mano al collo, percependo dolore non appena sfiorò il punto dove era stata morsa, nonostante la ferita era stata coperta da delle bende e il tutto disinfettato.

«Miki-chan» la chiamò Selena con voce ferma. La castana le rivolse lo sguardo e la indusse silenziosamente a continuare. «Kanato ci ha detto che sei stata tu ad offrirti di fargli succhiare il sangue, per questo si è sentito autorizzato a berne così tanto. Si può sapere cosa ti è preso? Perché l’hai fatto? È stato un comportamento infantile e avventato, hai rischiato di farti male per davvero!» la rimproverò, senza preoccuparsi di abbassare il tono di voce.

Miki tenne chiusi gli occhi, mentre i sensi di colpa iniziavano a tormentarla. «Lui era davvero triste. Volevo tirargli su il morale.» disse tenendo la testa bassa.

«Per amor del cielo, Miki! Ti rendi conto di aver fatto una cavolata?! Stavi per morire dissanguata, cazzo! Kanato è un vampiro e i vampiri non hanno sentimenti! Dovresti saperlo meglio di noi!» urlò Selena serrando i pugni.

«Selly, calmati» intervenne Harumi posandole una mano su una spalla.

«No! Non mi calmo per niente!» urlò ancora la blu scattando in piedi. Iniziò a camminare per la stanza masticando parole e rimproveri senza senso, mentre le altre rimanevano in silenzio, ognuna di loro con lo sguardo distolto dalla figura della ragazza in preda ad un attacco di rabbia.

«Mi dispiace» mormorò Miki tirando su col naso.

Selena si appoggiò al muro con la schiena, per poi scivolare lentamente verso il basso; appena toccò terra cacciò fuori tutta l’aria che aveva trattenuto poco prima e si passò una mano nei capelli, scompigliando specialmente lo chignon. «Non farlo mai più, per favore» sussurrò la blu con la testa china. «Già siamo messe male con quei sei, non occorre diventare masochisti. Ce l’ho anche con voi altre. Attenzione ai colpi di testa.»

Harumi la buttò sul ridere, per sdrammatizzare, dicendo: «Ma ti dimentichi che la sottoscritta è un’ottima portiera, su qualsiasi terreno e qualsiasi condizione atmosferica!»

Le altre accennarono solo dei sorrisi.

«Non era proprio il caso, guarda» le rispose Selena togliendosi definitivamente il mascara.

«Anche perché suona male» aggiunse Tara accennando una risata.

«Stare con Laito ha i suoi effetti» disse Yui ridacchiando dietro una mano premuta sulle labbra.

«Stai col zoppo e impari a zoppicare» rispose Harumi mettendosi in ginocchio sul letto. «In questo caso, stai col pervertito e impari i doppi sensi.»

La rosa fece una risata finta e forzata. «Non mi paragonate mai più a quello schifoso pervertito.»

 

 

***

 

 

Da quanto tempo stava osservando quello spicchio di Luna immerso nel più totale silenzio, a volte interrotto da brevi sospiri dovuti alla solitudine in cui erano avvolti? Non lo sapeva, ormai era abituato a perdere la cognizione del tempo, beandosi dell’abbraccio freddo delle ombre della notte, lasciandosi cullare dal canto lontano delle stelle che splendevano nel cielo nero e sereno. Si passò una mano tra i capelli albini, portando il vaporoso ciuffo che gli ricadeva sul viso all’indietro e scompigliando il resto dei capelli. Si stava sforzando di distrarsi, di rintanarsi in qualche vecchio e doloroso ricordo, ma la verità era che non riusciva a non pensare a Kin, in particolare al suo sangue; aveva un sapore che non aveva mai assaggiato prima di allora, un gusto che non aveva mai pensato esistesse.

Faceva fatica ad ammetterlo anche a se stesso, ma era attratto da quel sangue e da quella ragazza – lei gli era parsa così dolce e gentile, forse anche un po’ impacciata, così come il suo sangue inizialmente. Poi, però, aveva percepito un retrogusto amarognolo che lo aveva lasciato spiazzato. Molti vampiri – tra cui anche suo fratello Reiji – dicevano espressamente che il sangue delle persone corrispondeva al vero essere della persona che lo possedeva. E, a quel punto, la domanda gli era sorta spontaneamente: che valesse anche per Kin? Magari quella ragazza era davvero come il suo sangue, dolce fuori ma amara dentro. Non poteva fare a meno di chiederselo ogni volta che incrociava il suo sguardo, cosa che accadeva spesso nonostante lui fosse stato da sempre un tipo schivo. Era sicuro che da lì a poco gli sarebbe scoppiata la testa, talmente che le domande erano diventate numerose.

Tirò un pugno rabbioso sul terreno, tanto da scalfire la roccia dei gradini dov’era seduto, e imprecò a denti stretti. «Dannazione, mi sto rammollendo.»

 

 

***

 

 

Yui deglutì rumorosamente prima di varcare la soglia del cancello d’ingresso della Magione Sakamaki; era iniziata un’altra serata, l’ennesima con quei vampiri. Nonostante tutto, non le dispiaceva troppo essere lì: era iniziata la quarta settimana di permanenza in quella villa, ma lei aveva imparato a non farselo pesare troppo. Dopotutto, non era sola. Le andava bene stare in quel posto, anche perché era riuscita a provare anche un minimo di affetto verso ogni singolo fratello.

 

«Sei proprio masochista, lasciatelo dire.»

«Perché dici così, Harumi? Non è lo stesso per te?»

«Per niente!»

«Neanche un pochino?»

«Neanche un pochino.»

«Perché?»

«Perché tu sei troppo dolce e ingenua, Yui.»

 

Si era pentita di averglielo confessato, qualche giorno prima; avrebbe potuto tenere per sé quel piccolo segreto, anche se proprio non riusciva a capire cosa ci fosse di così sbagliato nel voler bene a delle persone. Poi si ricordò: loro non erano persone.

“Kami-sama non fa distinzioni di razza o sesso. Sono sicura che ama anche loro, anche se sono un po’ maligni.” Se l’era ripetuta più e più volte, fino ad auto-convincersi definitivamente. Aveva optato per chiedere a suo padre la conferma di quella constatazione, ma poi aveva deciso di tirarsi indietro proprio all’ultimo, per paura di qualche domanda da parte del genitore – che gliene avrebbe fatte di sicuro due o tre.

A destarla dai suoi pensieri fu una voce maschile. La bionda alzò lo sguardo e vide Ayato andarle incontro con andatura fiera, veloce e ritmata, quasi possente, mentre la guardava negli occhi senza batter ciglio. «Yo Chichinashi» la salutò quando la fronteggiò, rivolgendole un ghigno sghembo che, a parer della ragazza, gli si addiceva veramente tanto.

«Ciao, Ayato-kun» gli rispose scuotendo appena la mano. «Non mi chiamare Chichinashi, io sono Yui» aggiunse con un finto broncio.

«So chi sei, ovviamente, ma Ore-sama ha il diritto e il potere di chiamarti come vuole.»

La ragazza gonfiò le guance e soffiò appena, tenendo fissi i pugni e le braccia dritte lungo il corpo.

«Vieni, Chichinashi, devo mostrarti una cosa fighissima» esclamò sorridendo a trentadue denti. Le prese una mano e intrecciò le sue dita con le proprie, per poi iniziare a correre per i corridoi della villa, obbligandola a stargli dietro, nonostante lui fosse molto più veloce.

Raggiunsero abbastanza velocemente la camera da letto del vampiro, perché essa era situata al primo piano dell’abitazione. Ayato spalancò la porta con una sola mano e accendere la luce, per poi entrare a gran passo, dirigendosi verso una parete in particolare.

La stanza aveva le pareti e il pavimento color cenere che creavano un contrasto perfetto con le tende di seta rosse e i due divani color sangue che padroneggiavano la stanza, posti su un grande tappeto dai motivi persiani; gli altri unici arredamenti erano una cassettiera, una lampada e un caminetto con, appeso sulla parete adiacente, un quadro abbastanza grande. Yui si perse ad osservarlo: la foto raffigurava tre bambini – che identificò come i trigemini – che affiancavano una donna bellissima, sorridendo. Non aveva mai visto quella donna prima di allora, con quei suoi lunghi capelli viola e gli stessi occhi di Ayato, adornata con un lungo ed elegante abito nero, ma provava una strana sensazione nell’osservare quel volto sereno quanto misterioso e affascinante; sentiva il cuore stringersi in una lenta morsa malinconica e si sentiva ipnotizzata da quegli occhi che sembravano volerle leggere l’anima. Le pareva una cosa impossibile – non conosceva quella donna, non sapeva chi fosse, non ne aveva sentito parlare, eppure credeva di riuscire ad affermare di poterla riconoscere tra mille volti e mille voci.

Iniziò a girarle la testa, ma fu questione di un attimo, perché Ayato le si parò davanti, impedendole la visuale. «Oi, Chichinashi! Sto parlando con te, potresti anche fingere di ascoltare o di essere interessata a quello che sto dicendo!» la rimproverò incrociando le braccia al petto.

«Scusami, Ayato-kun» fece lei abbassando il capo, per poi rialzarlo poco dopo. «Allora? Cosa volevi mostrarmi?»

Il vampiro tornò a sorridere gioiosamente, per poi prenderla per le spalle e farla voltare. Corse verso l’oggetto delle attenzioni e lo indicò con le braccia, mentre gli occhi gli luccicavano come dei fari nell’oscurità. «Ta-da!» esclamò allegramente.

Yui impallidì, nonostante fosse già cadaverica di suo. Possibile che ad Ayato piacessero cose del genere? Le stava mostrando un sarcofago messo in piedi contro il muro, ma aveva qualcosa che non la convinceva per niente…

«Allora? Non dici nulla? Non ti piace?» chiese Ayato mentre il suo sorriso entusiasta andava scemando.

La bionda indicò l’oggetto con un dito, mentre la mano le tremava. «Quello è un sarcofago, ne?»

«EH NO!» esclamò il vampiro riacquistando l’entusiasmo. «Questo non è un semplice sarcofago, bensì la Vergine di Norimberga!» Il rosso si avvicinò maggiormente all’oggetto e lo aprì, mostrando un numero vertiginoso di aghi e aculei che spiccavano all’interno del sarcofago, e alla bionda sembravano particolarmente appuntiti. «Sai a cosa serve?» le chiese Ayato facendo qualche passo verso di lei, mentre un’espressione maliziosa regnava sul suo viso, contornata dalle sopracciglia che si alzavano e abbassavano velocemente.

«Non proprio, ma posso immaginar--»

«Ebbene, la Vergine di Norimberga, anche chiamata Vergine di Ferro, è una macchina di tortura inventata nel Diciottesimo secolo, anche se parecchi cretini ignoranti credono che sia stata inventata nel Medioevo. Infatti, le prime testimonianze scritte riguardanti questa macchina appartengono al Settecento. È uno strumento che mi sta particolarmente a cuore, a parte perché ce l’ho da quando ero un ragazzino, ma anche perché gli aculei sono disposti in modo da non colpire gli organi vitali di una persona, lasciandolo intrappolato in una morsa di pene e sofferenze che lo portano ad una sicura morte lenta ed estremamente dolorosa.»

Yui rabbrividì di paura, mentre una domanda le stava girando per la testa insistentemente. «Interessante» commentò tenendosi a debita distanza. «Sei molto informato, Ayato-kun.»

«Mi sembra ovvio, Chichinashi. Ore-sama è intelligente, colto e sempre informato su qualsiasi argomento!» si pavoneggiò, per poi circondarle le spalle con un braccio. «Vediamo se riesci a sopravvivere lì dentro?» le propose con un sorriso astuto stampato sulla faccia.

«Assolutamente no!» rispose Yui, spaventata, allontanandosi velocemente da lui.

«Dai, Chichinashi! Cos’è, hai paura?»

«E molta anche!» continuò ad urlare, agitandosi dall’altra parte della stanza. «Morirei di sicuro!»

«Ma quando mai» rispose lui appoggiandosi alla Vergine con nonchalance. «L’ho fatta provare a Kanato e non gli è successo nulla.»

«Hai rischiato di uccidere tuo fratello, te ne rendi conto?!» protestò Yui. «E poi non gli è successo niente perché è un vampiro!»

«Dettagli.»

«Ma quali dettagli!» La bionda aveva il fiatone, ma era riuscita a sfogarsi un po’ e a sentirsi più leggera; dopo quel breve scambio di battute con il vampiro , era riuscita a togliere quel groppo che aveva in gola e, tremando, aveva eliminato tutta l’ansia che aveva tenuto prigioniera nel corpo.

Ma poi svanì tutto.

C’era solo lui, Ayato, che l’aveva fronteggiata rivolgendole uno dei suoi stupendi ghigni e che le aveva circondato i fianchi con le proprie braccia, tirandola a sé. «Quella tua aria innocente e dolce che hai sempre… E poi ti sfoghi tirando fuori tutte le tue ansie… E i sentimenti che brillano nei tuoi occhi… Mi fanno impazzire.»

Lì, in quel momento, precisamente, quanti battiti aveva perso? Quanto erano arrossite le sue goti? Quante farfalle avevano iniziato a danzare nel suo stomaco? Tante, troppe, per essere contate.

«Io lo so, lo sento, ora stai desiderando con tutto il cuore che io ti morda» disse con voce roca avvicinandosi al viso della fanciulla. «E allora dimmelo! Di’ che desideri che io ti morda, che beva il tuo sangue! Voglio sentirti supplicarmi di farlo!»

Una tempesta di emozioni era abbattuta e si stava continuando ad abbattere nel cuore della povera ragazza, combattuta da tutto quello che voleva dire e che voleva fare. Ma non riusciva né a parlare né a muovere un muscolo. Si era improvvisamente sentita come una marionetta nelle sue mani.

Il vampiro avvicinò maggiormente i loro corpi, tenendo ben strette le braccia attorno alla sua schiena. «Voglio sentire la tua voce.»

Ma la gola di Yui era ormai arida.

«Dimmelo, Yui» disse con voce roca e sensuale.

I nasi si sfioravano, gli occhi erano come due calamite che continuavano ad attrarsi a vicenda, senza mai stancarsi. Alla bionda non era mai piaciuto il proprio nome, ma in quel momento lo aveva trovato meraviglioso, solamente perché era stato pronunciato da lui. “No, no! Non posso, non devo arrendermi!” «Ayato-kun…» sussurrò con voce flebile.

«Mi basta anche questo.»

 

 

 

 

Angoletto dell’Autrice!!

Trullallero trullallà, la mia OTP in assoluto eccola qua ^^

Subaru: Lascio a te la scelta. Me ne vado ora o distruggo prima l’impianto stereo?

Ayato: Facciamolo restare.

Shuu: No, lui se ne va.

Ayato: AH?! E perché, scusa?!

Shuu: Nessuno tocca il mio impianto stereo u.u

A parte che è il MIO impianto stereo…

Shuu: Sì, ma tu sei una ragazza tanto generosa…

-.-" Okay, Sub-senpai, per questa volta ti do il permesso di andartene.

Subaru: SIA LODATA WALL-CHAN! *se ne va saltellando*

Ehm… Okay. Che potrei dire di questo capitolo? Non saprei, anche perché l’ho scritto di getto, senza rendermi conto di cosa stessi effettivamente scrivendo. Spero di non aver fatto casini :D Per chi non lo sapesse, Ayato possiede per davvero la Vergine di Norimberga e la cosa è alquanto... Inaspettata. Pensavo la possedesse Reiji, o peggio, Kanato. Ma il prossimo capitolo sarà interessante; chi ha voglia di vedere un paio di battibecchi? Ah, come mi divertirò nella mia modalità sadica… MUAHAHAHAHAH

Laito: Però fermati qui, altrimenti farai degli spoiler assurdi ^^’

Hai ragione, come al solito, ai-chan ;)

Kou: Ai-chan?

Yep. Significa amoruccio, ne?

Laito: Mi piace~ *^*

Vieni qua, ai-chan~ *^* *si abbracciano forte*

Ayato: Un attimo solo, rimanete così, vado a chiamare Subaru. Con permesso, torno subito. *va a chiamare Subaru* *torna dopo un po’ con Subaru*

Subaru: MA CHE CAAAA…?! *prende una clava* MA COS’È, UNA SOAP OPERA?! *inizia a distruggere oggetti random*

Reiji: *arriva ignaro di tutto* Kombanwa minn-- *si guarda attorno* COSA GAMBERO STA SUCCEDENDO?!

Kou & Yuuma: Gamberi?! DOVE?!

Reiji: AL POSTO DEI VOSTRI CERVELLI, CHE TANTO SONO INUTILI!

TsukiBro: WOOOOH

AHAHAHAHAHAH Mi fate morire dalle risate, minna-san! Bene, sweeties, io ora mi dileguo e metto anche in ordine. Fatemi sapere se il capitolo vi è piaciuto se volete ;)

-Channy

  
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