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Autore: CristinaFlo    29/05/2009    1 recensioni
Questo è un crossover con la saga di Shannara di Terry Brooks.  Mi è venuto in mente di scriverlo  mentre leggevo il bellissimo prequel, “Il Primo Re di Shannara”. È stato divertente mettere a confronto i due rispettivi “cattivi”, così diversi da essere diametralmente opposti! Soprattutto, non c’è bisogno di aver letto Shannara per capire questa ficcina.
Genere: Commedia, Parodia, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Voldemort
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Occhio non vede...


Il Signore degli Inganni era nella portantina situata proprio nel cuore dell’accampamento. Durava ormai da molti giorni l’assedio alla nazione elfa, e l’esercito nemico ancora non accennava a cedere. Ma era questione di poco, ormai. I nani non sarebbero mai arrivati in aiuto, e Bremen¹ e i suoi seguaci non avrebbero mai potuto organizzare una resistenza. Il corpo senza forma del Signore degli Inganni, niente più di una nuvola di fumo denso con terribili occhi rossi, apparve per un istante fra i pesanti tendaggi che lo isolavano dal resto dell’esercito… immortale grazie al Sonno Magico, l’ex druido aveva ormai tagliato i ponti con le sue origini umane, e la sua essenza esisteva grazie alla sua potente forza di volontà. Chiunque fosse entrato nella portantina, avrebbe visto ben poco, ma avrebbe percepito un potere immenso. Brona, il druido fuggitivo di Paranor, adesso il più potente mago oscuro di tutti i tempi, non assumeva forma visibile che di rado, e solo per comunicare con i suoi Messaggeri Alati. Adesso alcuni di essi si stavano arrischiando a sorvolare l’accampamento anche di giorno, per osservare le manovre nemiche dall’alto. Poteva sentirne l’alone di morte e disperazione, era inconfondibile. Inoltre, il loro aspetto orribile e la loro fama di belve sanguinarie incutevano terrore nelle truppe avversarie. Un ghigno di soddisfazione apparve per un istante nell’oscurità senza volto circondata dal nero mantello.²
Nulla ormai lo teneva lontano dalla vittoria finale. Nemmeno quella stupida specie di profezia… no, quel messaggio… sicuramente doveva essersi trattato di una manovra diversiva da parte del nemico, il patetico tentativo di distrarre il suo esercito, di far pensare all’arrivo di chissà quale nemico più forte di lui… era impossibile.
E poi, andiamo, chi aveva mai visto recapitare pergamene tramite… gufi?
Il perfido Brona, riprendendo la sua forma invisibile fatta di energie tenute insieme da una ferrea volontà, scomparve nella dimensione di tenebra che gli era ormai propria, ridiventando quello che ormai era definitivamente divenuto: il temibile Signore degli Inganni, l’invisibile minaccia al pianeta.

Un movimento strano stava scompigliando l’aria, là fuori. I troll delle montagne erano troppo poco evoluti per percepirlo, e i Messaggeri Alati erano troppo ciechi per comprendere, abbrutite macchine di morte rese disumane dalla trasformazione magica che il loro Signore aveva imposto loro. Eppure, impercettibile ai sensi delle creature che incontrava, una strana presenza si muoveva volando, con andamento quasi serpeggiante, inesorabile, verso la portantina di Brona. Anzi, due presenze.

Brona non era più solo. Sotto la sua tenda, si era insinuata una strana bolla… anzi, due bolle. Celatosi dietro l’innaturale incorporeità, osservò con cautela colui che aveva osato introdursi nella sua tenda…. Pronto a colpire.

La prima bolla conteneva una figura umana… sebbene molto strana. Era un uomo, sì, ma dalla pelle iinaturalmente bianca e dagli occhi rossi. Non era un elfo perché non aveva le orecchie. E non aveva nemmeno capelli, né sopracciglia. Brona registrò la stranezza e osservò l’altra bolla: conteneva un grosso serpente, apparentemente sprofondato in un sonno pesantissimo. L’uomo estrasse una specie di bacchetta di legno e con essa fece sparire la bolla intorno a sé e all’animale. Poi si voltò verso il serpente e disse: “Non è il momento di dormire, Nagini… siamo in visita ad un amico!”. Il serpente continuò a dormire. L’uomo apparentemente innervosito si rivolse all’animale con voce più alta, acuta e fredda, e usando uno strano linguaggio fatto di suoni sibilanti e gutturali. L’animale non reagì neanche questa volta.
L’uomo, apparentemente deciso ad ignorare la non reazione del serpente, a quel punto si guardò attorno.
“Mio caro amico!”, esclamò con la stessa voce fredda e acuta di prima, ma con un tono più colloquiale, rivolgendosi a nessuno in particolare ma ruotando lo sguardo intorno alla stanza, “ma come, sono in visita e tu non ti mostri? Ma che modi! Non credi che potresti essere più cordiale verso il tuo Signor- ehm, amico, Lord Voldemort?”
Brona stranamente non riusciva a percepire nulla verso quello strano essere, né tantomeno si sentiva minacciato. Era solo un ominide, avrebbe potuto polverizzarlo col pensiero.³ Ma forse portava notizie… Brona lasciò che apparisse la propria sagoma nebulosa, e lasciò baluginare i propri occhi rossi e crudeli. Contava di terrorizzarlo. Invece, con suo stupore, l’uomo sorrise emettendo una specie di sibilo di felicità – che strano! “Brona… ho sentito tanto parlare di te… era da tempo che volevo incontrarti… noi due dobbiamo parlare!”
Brona tacque.
“Ho visto il tuo esercito… straordinario. Quale dispiego di forze, e di creature tanto diverse tutte insieme! Sai, io non avevo pensato ai troll… invece tu hai fatto un lavoro meraviglioso con loro, lasciamelo dire! Quale forza, quale potenza! E quelle creature! Splendide… Ma cosa sono? Non le ho mai viste su nessun libro… a scuola non ce le hanno mai insegnate, cosa sono, cosa sono? Ali possenti, artigli enormi... le vedrei bene in attacco abbinate alle acromantule, cosa ne pensi?”
Brona continuava a tacere.
L’uomo dalla pelle bianchissima attese una risposta per qualche secondo, con uno strano sorriso serpentesco fisso sul volto. Poi, non ricevendo risposta, riprese a parlare.
“Amico mio, in tempi come questi dobbiamo aiutarci a vicenda. Non ti nascondo che sono qui per proporti un’alleanza. Intuisco quale sforzo ti sia costato mettere insieme questa straordinaria campagna, ed ammiro molto il lavoro che hai fatto fino ad ora. Sono qui per proporti di unire le nostre forze!”
Brona, inaspettatamente, per la prima volta rispose, non con voce umana, ma emanando strane onde che trasmettevano il suo pensiero a chi aveva di fronte. “Tu vorresti unirti a me per sconfiggere il casato elfo di Shannara, il cui Re possiede la spada che dovrebbe uccidermi?”
Per la prima volta, anche l’uomo fece qualcosa che non aveva fatto fino ad allora: sul suo volto passò un’ondata di… scontento. Inoltre borbottò qualcosa che poteva essere… “La spada… un oggetto magico su cui non sono riuscito a mettere le mani…. Devo averla!” Brona cominciò a capire: quell’uomo era un folle. Doveva possedere qualche potere magico, ma pareva  aver perso l’uso della ragione. Quella conversazione doveva finire. Era ora di…
Ma all’improvviso, l’uomo si agitò, impedendo a Brona di agire. E il motivo della sua agitazione era… il serpente?
“Nagini! Quante volte ti ho detto che non si mangia prima di uccid- ehm fare visita ai nostri amici? Ti sei già mangiata un elfo, due nani e un troll piccolo con tutta l’armatura! E adesso… adesso cosa ti sei presa eh?” Brona osservò con orrore il serpente, che da sveglio appariva ora molto più grosso e pericoloso di come era sembrato all’inizio: stava finendo di ingoiare una delle sue Creature Alate – intera! “Fammi vedere – No! fammi vedere! Ma è uno di quegli esseri… Nagini, ti avevo detto che quelle ci servono per Hogwarts! Non sono tante, vanno risparmiate!” Brona osservò sconvolto la scena: l’uomo cercava di impedire all’enorme serpente di mangiare, e lui, o lei, si ribellava, sibilando in maniera orribile. Alla fine l’uomo ottenne solo di salvare una scaglia, nera e tagliente, della Creatura… che attrasse a sé usando sempre quella strana bacchetta, e che ora teneva sollevata davanti ai propri occhi…. Con curiosità quasi scientifica.
“Interessante… no, anzi: affascinante!” osservò mentre la contemplava.
Brona era talmente sconvolto che per pochi attimi sembrò quasi più corporeo. L’uomo se ne accorse e i suoi occhi rossi si illuminarono in un’espressione sorridente ma enigmatica, che adesso cominciava a rivelarsi inquietante, nonostante l’atteggiamento affabile e pomposo che aveva tenuto fino a quel momento.
“Guardi la mia bacchetta, amico mio?” chiese mellifluo.
Brona tutto vedeva fuorchè quel pezzo di legno… un serpente, grosso e feroce, ma pur sempre un comunissimo animale, aveva divorato una delle sue temibili Creature Alate… era una delle più grosse, l’aveva ricavata da un Troll delle Montagne… e quell’uomo pallido e singolare non ne era spaventato, anzi sosteneva di volerle usare a sua volta… E lui avrebbe dovuto guardare la bacchetta?
L’uomo allargò il suo già largo sorriso, e con profonda soddisfazione spiegò “Hai ragione, perché non è una bacchetta come tutte le altre: quella che hai di fronte è la Elder Wand! E ora, amico mio, tu, unico fra tutti, avrai l’onore di ricevere il Marchio Nero, proprio con questa bacchetta!”
Brona era immobile per lo stupore. Per la prima volta dopo secoli… stava dimenticandosi di usare la volontà e la forza della mente… di che cosa stava parlando quell’uomo? Chi era mai per parlare così?
“Bene, se adesso vuoi porgermi il braccio… il tuo Signor- ehm amico, ti farà il dono del suo simbolo! Brona, sul tuo braccio io appongo… aspetta,  dov’è il tuo braccio sinistro?” Indeciso sulla posizione del braccio in quella forma ancora nebulosa e indefinita che era Brona, l’uomo stizzito alzò la voce e agitò quello strano e contorto pezzo di legno, strillando “Brona, se non ti lascio il Marchio, mi dici poi come faccio a controllart- ehm a chiamarti?”,  mentre parlava, alzò lo sguardo verso le pupille del druido ribelle, del fuggitivo di Paranor, di colui che si era opposto a Bremen... e parve leggervi qualcosa di interessante… “Uuuuh ma ci sei passato anche tu?” chiese, come trovando qualcosa di nuovo e inaspettato… e mentre diceva così, nella mente di Brona strane immagini iniziarono improvvisamente a susseguirsi… immagini che da secoli credeva di aver dimenticato… era come se quel piccolo uomo fosse penetrato nella sua mente e stesse leggendo e risvegliando i suoi ricordi! Si rivide bambino, abbandonato e solo…  cresciuto insieme ai bambini di un’altra famiglia, trascurato e affamato, in un giaciglio freddo… “Ma che straordinaria coincidenza!” esclamò quella voce fredda e metallica, “lo sai che…” ma Brona vedeva solo se stesso adolescente che per la prima volta entrava a Paranor, scopriva i propri poteri e per questo veniva emarginato, tutti gli preferivano Bremen, il suo rivale, e per la prima volta sentì insieme tutto quel dolore, quella rabbia, e-
Nel frattempo Lord Voldemort aveva fatto apparire un sinistro trono fatto di ossa, sul quale si era accomodato. Nagini aveva posato il testone sul suo ginocchio e lui chiacchierando l’accarezzava distrattamente, come se fosse stato un signore di campagna seduto davanti al fuoco col suo segugio preferito. “… e quindi ti dicevo, questo Silente, che ora è morto, non mi accettò come professore, e… ma torniamo a noi, Brona caro! Dicevo, il braccio, se vuoi il tuo Signore può fartene uno, tutto d’argento… Brona?”
Guardandosi attorno non vide più la fumosa figura che nei suoi piani doveva diventare un altro fedele mangiamorte. Stizzito, si rivolse di nuovo a Nagini. “Ce ne andiamo.”

Nel frattempo, Jerle Shannara, re della nazione elfa, era riuscito secondo i piani a raggiungere la portantina del nemico, e si preparava ad attaccare usando la spada magica creata da Bremen. Gli parve di sentire strane voci provenire da dietro i pesanti tendaggi…
”No, basta con quella bolla, abbiamo già visto abbastanza. Ci smaterializziamo.” “Sì lo so che non ti piace ma è più veloce. La coda.” “Stringimi-il-braccio-con-la-coda! Non è difficile da capire!”
Jerle udì uno strano “pop”, ed un istante dopo era dentro, la spada sguainata, i muscoli tesi e pronti ad attaccare, la sua vigile mente tesa a percepire la posizione esatta del Signore degli Inganni.
Brona però non era sopravvissuto all’esperienza della legilimanzia per combatterlo.



¹ Bremen nel prequel alla saga di Shannara fa la parte del “Silente della situazione” XD

²Lo stile di Brooks è molto descrittivo e ridondante, un po’ per via dell’epoca in cui scriveva (anni ’70 del 900), ma anche credo con la deliberata intenzione di suggerire un’atmosfera particolarmente cupa. Ho provato a imitare il suo stile in questo primo paragrafo!

³ La diversità fra i due personaggi sta proprio in questo: Brona fa a meno della forma corporea  perché pensa che così non verrà colpito da nessuno (e come dagli torto?), mentre Voldemort rivuole assolutamente il proprio corpo, ritenendosi degradato e indebolito dopo il piccolo “incidente” di Godric’s Hollow. Effettivamente Brona è inattaccabile, e forse è un “cattivo” molto più intelligente e dotato di Voldie, solo che ignora la legilimanzia!












Questa ficcina è stata scritta di getto, dopo che l’ho concepita e cullata per giorni; quando mi sono messa al pc è fluita in maniera molto naturale.
Non sono una fan di Lord Voldemort, però nonostante ciò è davvero incredibile la facilità con cui ho saputo cosa avrebbe detto o fatto in questa situazione! Sta a voi giudicare se sia venuto bene o meno. Per conto mio, Brona mi è venuto assolutamente perfetto.



  
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