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Autore: Chupacabra19    17/01/2017    1 recensioni
Kendra, una semplice ragazza, vittima anch'essa del nuovo mondo infetto. In queste pagine virtuali leggerete la sua storia, il suo passato, i suoi incontri, ciò che il destino le ha riservato dopo l'epidemia. Questa è la mia prima ff dedicata alla serie twd e segue parte della trama originaria, partendo dalla drammatica situazione della terza stagione.
[Dal capitolo 5] : Mentre Rick, ancora in preda al terrore, poggiava il viso fra i capelli del ragazzo, questo aveva gli occhi fissi su di me. Tornai in piedi lentamente, sperando che quella commovente scena terminasse. D'un tratto, bruciore. Una terribile fitta mi travolse. Un dolore acuto, straziante. D'impulso, mi irrigidii. La lima precipitò al suolo. Abbassai lo sguardo, per capire da dove provenisse tale sofferenza. Un dardo. Un dardo dalle alette verdi conficcato nel fianco. D'improvviso, mi sentii fiacca, debole. La vista mi abbandonò e tutto si fece scuro.
Genere: Avventura, Drammatico, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daryl Dixon, Il Governatore, Nuovo personaggio, Rick Grimes, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Angolo autrice
Miracolo gente, sono resuscitata dal regno dei morti! Ho aggiustato tutti i codici dei precedenti capitoli, apportato qualche modifica e correzione, ed ora eccomi qui con un nuovo capitolo. Chi l'avrebbe mai detto? :P Siccome è passato un secolo, diciamo che ho avuto molto, ma molto tempo per scrivere. Di fatto sono già pronti una sfilzata di capitoli *^* Aggiornerò, quindi, in modo abbastanza frequente. A questo punto non so quanti vecchi lettori torneranno a seguirmi, ma nel caso vi stritolo in un abbraccio. Mi siete mancati tutti! Altrimenti, do il benvenuto ai nuovi che si aggiungeranno u.u
 

 

Capitolo 36 : Champagne


Notte. Luna. Stelle. Il cielo era l'unica cosa a non essere mai cambiata. Tutto quello che ci circondava si era trasformato con noi, seguendo una lenta ma precisa metamorfosi. Mutazione che non ha portato solo a farfalle o a stadi perfetti, ma anche a incidenti di percorso, mostri e atrocità. Eppure, nonostante l'orrore di giorno in giorno, quella dannata macchia blu cobalto ne era rimasta immune. Fissavo quel manto stellato, chiedendomi se mai sarebbe tornata la pace. Oramai i vaganti, i banditi, i cannibali, o quant'altro, erano la nostra normalità. Ma mi domandavo se mai li avremmo debellati, se mai ci saremmo riappropriati della nostra Terra. Sbuffai, costringendo i riccioli in una pinza nera. Fissavo il letto ricoperto da vari indumenti, cercando di capire quale meglio si adattasse alla serata a casa di Deanna. Alcuni del gruppo già erano alla festa, compresi Rick, Abraham e co. Soltanto Michonne era in crisi come me sull'outfit da indossare. Non eravamo tipe molto femminili, non ci piacevano vestiti e tacchi, ma tutti si erano agghindati per apparire al meglio. Odiavo le feste, le avevo sempre odiate anche al liceo. Ero in intimo e continuavo a fissare il mio corpo allo specchio a parete. Dovevo assolutamente coprire i lividi e le ferite. Quindi, scartai a priori gli abiti troppo corti. Gettai da una parte anche tutto ciò che avesse una minima scollatura ampia. Scartai infine tutti gli abiti dai colori sgargianti, non facevano per me. Sul materasso restò poco o nulla, tutto comunato da tinte scure o bianco. Diciamo che era rimasta una scala di grigi, alternata da qualche oggetto nero e bianco qua e là. Forse ero troppo tetra. Un rumore mi distrasse, facendomi sussultare. Qualcuno aveva bussato alla porta.

-Kendra, sono io. – parlò Michonne – Posso?

Afferrai l'asciugamano poggiato sulla sedia e lo rinvolsi all'altezza del seno.

-Vieni pure.

Entrò scalza sorridendo imbarazzata. 

-Che ne dici? – chiese, facendo una piroetta.

Indossava un vestito scuro decorato da righe sottili orizzontali. Il tessuto era così morbido che le scendeva in vita con una leggerezza tale da mettere in risalto ogni centimetro della sua figura. Era bellissima.

-Cazzo, hai proprio un corpo mozzafiato. – risposi spontanea.

Samurai scoppiò in una risata, tappandosi poi la bocca come per contenersi. Si guardò allo specchio, più imbarazzata che mai. Non era abituata a vedersi in queste vesti. Ma era davvero un incanto. Poi si voltò, come se si fosse accorta d'improvviso che non ero ancora pronta.

-Allora? – brontolò – Non hai ancora trovato nulla che ti piace?

Feci spallucce, storcendo le labbra di lato.
Portò le mani sui fianchi e si guardò attorno, notando i vari abiti sparsi a casaccio nella camera.

-Beh, almeno hai fatto una cernita. – sospirò.

-Sì, più o meno.

Si sedette sul letto, controllando ciò che era rimasto.

-Che ne dici di questo? – disse ammiccando – Questo tubino è molto sexy.

Scossi la testa in segno di disapprovazione.

-Nah, non fa per me. Troppo aderente.

Mi guardò come se fosse già esausta e lanciò alle spalle il tubino. Mi venne da ridere pensando a mia madre. Lei sì che aveva dovuto sopportare tutte le mie crisi adolescenziali. Ricordavo i pomeriggi interi passati di fronte all'armadio. 

-Uh questa! – esultò porgendomi una gonna nera. 

La poggiai sulle gambe. La lunghezza era quella giusta, né troppo corta, né troppo lunga. Inoltre copriva quell'orrida ferita. Probabilmente non avevo un'espressione molto convinta, perché ella tossì affranta.

-Che c'è adesso?

-Mh, è solo che.. – farfugliai indicando le gambe - ..si vedranno i lividi.

Ci pensò su fissando gli ematomi che mi decoravano e scavò fra gli indumenti rimasti.

-Potresti mettere queste. – spiegò sorridente – Le calze nere dovrebbero essere abbastanza coprenti.

-E magari quella camicetta bianca..

Scattò in piedi a braccia spalancate, come per esigere un applauso. Risi.

-Vaa bene! Ti assumo come consulente di moda. 

Mi lanciò gli indumenti scelti, costringendomi a correre per tutta la camera. Tutta quella leggerezza era così strana da digerire. Mi sembrava ancora impossibile che stessimo ridendo e scherzando come delle ragazzine. 

-Ora che il mio lavoro è compiuto, mi congedo. – annunciò Michonne – Per caso vuoi che ti aspetti?

Feci cenno di no. Non volevo trattenerla ancora molto. Mi salutò e chiuse la porta. Sfilai l'asciugamano di spugna e cercai di indossare con delicatezza le calze, sperando di non distruggerle come mio solito. Per la sottoscritta era una sfida ardua, ma fortunatamente riuscii nell'impresa. Controllai minuziosamente polpacci e ginocchia, notando che tutto sommato i lividi erano appena visibili. Mi sentii davvero sollevata. Indossata la gonna, però, fui davvero soddisfatta. Zero ferite, zero cicatrici. Non sembravo un rifiuto ambulante. Infilai le braccia in quelle maniche lisce come seta. Il look completo tutto sommato poteva andare, né esageratamente ricercata, né stile barbone. Decisi di lasciare i capelli raccolti, acconciandoli a mo' di chignon, lasciando però qualche ciocca libera a contornarmi il volto. Okay, ce la posso fare. E' solo una stupida festa. Vai lì, saluti, sorridi e bevi. Non è poi così difficile. Voglio dire, ho affrontato ben altro. Uscii in corridoio sebbene mi tremassero le gambe e andai a cercare un paio di scarpe adatte. In una cabina armadio ci erano state fornite nuove paia. I due tacchi presenti neanche li degnai di uno sguardo. Optai per un paio di stivaletti bassi, ma con una suola bella pronunciata. Mi avrebbero aiutato a rubare qualche centimetro e a sembrare più slanciata. Scesi le scale di corsa essendo ormai in ritardo. In casa non doveva esserci nessuno, dato che non udivo alcun suono. Ma non appena raggiunsi il piano inferiore, notai Daryl stravaccato sul divano. 

-Non vieni? – domandai come se niente fosse.

Sapevo che era ancora arrabbiato per qualche suo assurdo motivo, ma speravo che gli fosse passata. 

-Ancora non lo so. – grugnì.

Lo guardai meglio. Nonostante fosse chiaro come il sole la sua totalità assenza di gioia e voglia di far festa, almeno si era cambiato e lavato. Come biasimarlo, dopotutto nemmeno io avevo la benché minima intenzione di starmene in mezzo a gente sconosciuta, di fingere di star bene, di sfoderare sorrisi gratis a destra e manca, ma per questa comunità avrei fatto di tutto. Almeno, adesso, i suoi capelli castani erano morbidi e vaporosi sulla fronte. Sempre spettinati, ma profumati.

-Intanto ti sei lavato. – constatai – E' già qualcosa.

Fece una smorfia e non rispose. Aprii la porta e non appena misi piede fuori, urlò.

-Fai schifo vestita così, sembri una segretaria squattrinata. 

Chiusi la porta alle mie spalle, abbozzando un sorriso. Fin tanto che sparava cattiverie, significava che stava bene.

-Spero di vederti arrivare. – gridai, allontanandomi.

Camminavo veloce sperando di non essere terribilmente in ritardo, ma ormai potevo farci poco. L'aria gelida mi investì facendomi rabbrividire. Menomale siamo in estate, pensai. Non appena scorsi la casa di Deanna, mi bloccai ad osservarla. Dalle mura giungeva una melodia. Stavano ascoltando della musica e dalle finestre mi parve vedere qualcuno ballare. Forse non sarebbe stata una serata poi così tanto spiacevole. Mi feci coraggio e bussai alla porta.

-Oh eccoti!

Deanna apparve raggiante con un bicchiere di champagne nella mano sinistra.

-Cominciavo a credere che non saresti mai arrivata.

-Cominciavo a pensarlo pure io. – risposi in un sorriso impacciato.

Contraccambiò il sorriso e mi contornò la spalle con un braccio, direzionandomi al soggiorno. Con un cenno salutai tutti i presenti. Notai con piacere che tutto il gruppo aveva partecipato. Mancava solo una persona. Ci fermammo davanti ad un uomo dalla capigliatura grigia e dalla montatura degli occhiali squadrata.

-Lui è Reg, mio marito.

Ci scambiammo una solida stretta di mano.

-Che presa ha la ragazza! – esclamò, porgendomi un bicchiere.

Sorrisi ed afferrai l'oggetto. Vi adagiai le labbra, il giusto per farmi solleticare da quelle aspre bollicine. Aveva un ottimo odore e sapore. Poi, Deanna indicò un ragazzo alle prese con una chiacchierata con quella scontrosa di Sasha.

-Lui è mio figlio Aiden, il minore. – informò.

Spencer si avvicinò a noi.

-Eh beh, lui è il maggiore. Ma dovreste già conoscervi.

Rimasi sorpresa. Non avevo idea che fosse suo figlio. 

-Sì, abbiamo già avuto modo di conoscerci. – disse, affermando l'appunto della madre. 

Annuii e sorrisi, sperando di nascondere l'enorme imbarazzo che provavo in quel momento.

-Permettimi di dirti, che ti trovo bellissima stasera. – aggiunse poi, prendendomi di contropiede.

Percepii le gote infiammarsi. 
Deanna e Reg risero, congedandosi in modo da lasciarci soli. Rimasi zitta a vederli allontanare, pregando che cambiassero idea. Spencer si versò un ottimo whisky.

-Scusami, non era mia intenzione metterti a disagio.

Tracannai lo champagne.

-No figurati, è solo che è passato davvero molto tempo dall'ultimo complimento ricevuto. 

Cercai di scherzarci su ed egli sembrò abboccare, ridendo.

-Allora, che te ne pare? – domandò sorseggiando.

L'atmosfera era davvero piacevole. Tutti sembravano divertirsi. Perfino Rick stava parlando e ridendo con alcuni abitanti del posto. Sembrava un sogno.

-E' tutto davvero molto carino. – ammisi, guardandomi intorno.

Si versò un secondo bicchiere.

-Non intendevo la festa. – rise – Dicevo in generale. 

-Beh, vale sempre la prima risposta. – scherzai – Non è che mi faresti assaggiare quel whisky? Sembra buono.

Mi mostrò i denti in un sorriso gioioso.

-Uh abbiamo una buon gustaia allora.

Mi passò un bicchiere di cristallo squadrato. Il colore dell'alcolico era davvero intenso. Soltanto l'odore riportò alla memoria la bevuta esagerata fatta con Rick e Daryl poco prima di Terminus. Un senso di nausea si ripercosse lungo le membra. Non avrei ripetuto quella notte passata a vomitare e litigare con l'arciere. Assaggiai il liquore, trovandolo stranamente molto piacevole.

-E' buonissimo.

-Io lo adoro. – ammise guardando la bottiglia – Questo gioiello è invecchiato venti anni.

Continuai a sorseggiare il whisky, osservando Abraham tracannare litri di lattine di birra. Il rosso e la sua donna mi sembravano già abbastanza alticci, ma almeno si stavano divertendo. Michonne parlava con Glenn e Maggie, la quale era davvero stupenda. Rick, invece, era alla prese con una donna bionda. Mi parve la stessa di stamattina. 

-Vado a prendere uno stuzzichino. – informò Spencer – Tu vuoi qualcosa?

-No grazie, sono a posto.

Rimasi lì imbambolata a gustarmi il liquore, sperando che Spencer tornasse in fretta. Anche se ero un po' a disagio, preferivo parlare con qualcuno anziché fare il palo muto. Ma quello fu bloccato da suo fratello, che mi rapì il compagno di festa. Sbuffai annoiata, cercando qualcuno a cui accollarmi. Non appena feci un passo, però, un uomo mi bloccò il passaggio. Alzai lo sguardo e vidi un volto mai incrociato. Biondo, occhi azzurri incorniciati da scure borse, e barbetta ispida abbozzata. 

-Io sono Pete. – mi tese la mano – Lieto di fare la conoscenza di?

-Kendra. – strinsi la mano.

La stretta mi trasmise strane vibrazioni.

-Ah. – esclamò – Quindi saresti tu la ragazza di cui dovrei occuparmi.

Spostai una ciocca di riccioli, fermandoli dietro l'orecchio.

-Bene, Deanna ti ha già informato allora. – dissi, capendo di avere davanti il chirurgo della comunità.

-Sì, non ha perso tempo. E' fatta così quella donna.

Mi pareva turbato. Era come se avesse voluto intavolare un discorso per arrivare ad altro. Notai che non faceva altro che lanciare occhiate fugaci a Rick e la ragazza in sua compagnia.

-Domani pomeriggio potrei darti un'occhiata.

-Tanto non ho niente da fare. – affermai, riempiendomi il bicchiere.

Mi sorrise e feci altrettanto. Sebbene avessi bevuto poco o nulla, sentivo già scorrermi l'alcool in corpo. Doveva essere davvero molto debole se già reagiva a quella minuscola quantità alcolica nel sangue. 

-Quello è il tuo uomo? – domandò, dando per scontato di chi parlasse.

-Chi, Rick? – chiesi dubbiosa, sperando di aver intuito. 

Si massaggiò il collo.

-Ah è così che si chiama. – farfugliò bevendo.

-Comunque no, assolutamente. Perché?

Avevo già finito il whisky. Forse dovevo andarci piano.

-Mi è sembrato che lo stessi fissando. 

-Cosa? – dissi sbalordita, semmai era il contrario. 

-Perché vuoi dirmi che non lo stavi facendo? – insistette.

Mi versai l'ultimo goccio.

-L'avrò guardato si e no due volte.

Non mi parve convinto. Pete continuava ad insinuare che ci fosse qualcosa.

-Eppure mi sembravi infastidita. 

-Ti sbagli. – risposi secca.

Lanciai uno sguardo a quei due. Non mi dava fastidio. Non capivo perché avrebbe dovuto.

-Quindi non sei gelosa?

-No.

Li guardai di nuovo. Forse, forse un pochino mi infastidiva. Sembravano molto vicini.

-L'unico infastidito qua sei tu. – replicai scocciata. 

-Lo sono eccome. – disse rabbioso.

Stringeva il bicchiere con forza. Temevo quasi che il vetro si frantumasse fra le sue dita.

-E' mia moglie quella.

Ops, pensai, Rick sei ne guai

-Speravo che almeno fosse fidanzato o sposato. – aggiunse.

-Beh, lo era. Sua moglie non ce l'ha fatta. Gli sono rimasti i due figli.. – lo informai - ..ma sta tranquillo, non credo voglia flirtare con la tua donna.

O almeno lo speravo. Insomma, la biondina la fede al dito l'aveva. A giudicare dagli sguardi che si scambiavano, effettivamente cominciavo ad avere il dubbio che Pete non ci avesse visto male. 

-Forse. – ipotizzai – Ti basterebbe andarli ad interrompere, no?

Non mi rispose. Si scolò prima un'intera lattina di birra e poi se ne andò, raggiungendoli velocemente. Mi spiaceva per Rick, ma almeno me lo ero levato di torno. La sua presenza mi metteva in soggezione. Osservai Pete mettersi in mezzo fra i due, borbottando qualcosa. La donna non ne sembrò felice. Non credo che il loro fosse un gioioso matrimonio. Mi avvicinai al tavolo per prendere una lattina. Vidi Rick innervosirsi. In realtà un po' ne ero felice. Scossi la testa, come per rimangiarmi quel pensiero. Non potevo essere davvero gelosa. Abraham mi affiancò con Rosita. 

-Perché non ti unisci a noi? – disse bello allegrotto.

Alle sue spalle vidi Michonne e Tara farmi segno di raggiungerle. Glenn, Maggie e Eugene erano lì con loro. Staccai la linguetta d'alluminio e ne bevvi un sorso, annuendo. I piccioncini mi scortarono al loro tavolo e passai così parte della serata in compagnia del gruppo, fra risate, burla, scherzi ed idiozie, bevendo tutti a più non posso. Ogni tanto davo un'occhiata alla porta, sperando che Daryl varcasse la soglia, ma questo non avvenne mai. Perciò mi arresi e lasciai che le risate mi trasportassero.

 

Angolo autrice pt 2  
La festa ancora non è finita, don't worry. Ho dovuto tagliare il capitolo perché il prossimo adesso è già di 5mila parole. Vi dico solo una cosa, sarà parecchio movimentato muahahah 
E nulla, io spero di leggervi nelle recensioni <3

 

  
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