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Autore: _alice_alice    29/05/2009    3 recensioni
contest “Scambio di Coppia” indetto da Addison89.Ero una ragazza normale, più o meno. ___"Un susseguirsi inaspettato di eventi mi ha condotto fin qui. Devo ringraziare la mia buona stella, perché quando da piccola immaginavo il mio destino, non me lo sarei mai aspettato così. Come mi aspettavo fosse il mio futuro?"___Buona Lettura
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Carlisle Cullen, Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Con questa One-Shot ho partecipato al contest “Scambio di Coppia” indetto da Addison89.
Questo consisteva nello stravolgere, appunto, le coppie esistenti nel romanzo della Mayer.
È arrivata quarta classificata,ma io sono soddisfatta comunque.
Ora spetta a voi dire cosa ne pensate!
Buona lettura... e lasciate un commentino :D





 



How Do You Expect Your Future?




How do you expect your future?



Da quando sono entrata a far parte della famiglia Cullen sono venuta in contatto con una nuova e del tutto imprevedibile realtà.
Fino a qualche anno fa, il mio nome era Isabella Marie Swan.
Ero una ragazza normale, più o meno.
Un susseguirsi inaspettato di eventi mi ha condotto fin qui.
Devo ringraziare la mia buona stella, perché quando da piccola immaginavo il mio destino, non me lo sarei mai aspettato così.
Come mi aspettavo fosse il mio futuro?
Mi vedevo sempre come un’aspirante avvocato... o una famosa scrittrice...
Ora che ci penso, credo di essere sempre stata convinta del fatto che nulla accade per caso,...
Tutto è cominciato quando mia madre ha conosciuto Phil, quando ancora abitavo a Phoenix.
Phil! Devo ringraziare quest’uomo: a causa del suo lavoro era costretto a trasferirsi in continuazione e visto che io continuavo a frequentare la scuola, mia madre non se la sentiva di lasciarmi per seguirlo, ma nello stesso momento soffriva per la sua lontananza. Così, dopo il loro matrimonio, io presi la mia decisione: mi sarei trasferita dal mio vero padre, Charlie.
Charlie era lo sceriffo di Forks, un piccolo paesino situato nella penisola di Olympia, nello Stato di Washington.
Passare dal clima afoso dell’Arizona a quello umido di Forks fu...abbastanza... difficile.
Di certo l’asfalto bagnato a causa dell’incessanti piogge non ha agevolato il mio precario equilibrio. Ecco, si! Sono sempre stata una ragazza “distratta”. Mi dicevano sempre -Attenta a dove metti i piedi!- ma per me era impossibile non inciampare o scivolare almeno una volta al giorno. Ero un pericolo ambulante.
Un pericolo per me... e per chi mi stava accanto.
Qui a Forks ho avuto il piacere di conoscere Jacob, il figlio di Billy, un indiano residente nella riserva di La Push e grande amico di mio padre.
Jacob era un ragazzone forte e simpatico che subito  ha iniziato a prendersi cura di me e dei miei problemi di equilibrio. Da quando avevo conosciuto Jake, avevamo subito legato: era diventato il mio miglior amico.
E poi... accadde!
Erano passati quasi dieci mesi dal mio arrivo in questo piccolo paesino. Ormai non ero più la notizia più importante: la squadra di basket della scuola aveva vinto il campionato per la terza volta nella storia di Forks... questo batteva tutto il resto.
Tornata nel mio “quasi” anonimato, l’unico posto dove ero rimasta famosa era l’ospedale locale.
Almeno una volta al mese varcavo le porte automatiche di quel posto che per me era diventato una seconda casa.
Fu lì che lo vidi per la prima volta.
Mi era stato detto che una volta che avessi cambiato la mia natura molte cose sarebbero andate perdute, dimenticate... ma io ho un ricordo ben preciso di quegli ultimi mesi da umana.
Era il 18 novembre.
Ero andata con Jake a fare una passeggiata nel bosco, come spesso facevamo, ed io, sbadata come al solito ero scivolata sull’erba bagnata. Questa di certo non era una novità, ma la cosa che distingueva questo, ... chiamiamolo, “incidente” dagli altri era che questa volta avevo rischiato di precipitare giù da un burrone. Se non ci fosse stato Jake che prontamente aveva afferrato il mio polso, di certo mi sarei sfracellata al suolo.
Ero grata al mio miglior amico per avermi salvato la vita, ma fui costretta lo stesso a fare la mia visita mensile in ospedale: con la sua stretta ferrea il mio indiano preferito mi aveva procurato una frattura alla mano.
In fin dei conti devo ringraziarlo...
Una volta entrata in sala d’attesa, non ci fu bisogno di dire nulla.
L’infermiera seduta dietro la scrivania all’ingresso mi sorrise e mi indicò una stanza, che conoscevo bene, dicendomi che il qualcuno sarebbe subito venuto ad occuparsi di me.
Jacob non aspettò l’arrivo del dottore, ma mi liquidò con una scusa banale e scappò via.
Ora so perché lo fece,... o meglio per Chi lo fece!
Dopo aver aspettato per un po’ nell’ambulatorio che mi aveva indicato l’infermiera, mi alzai dal lettino su cui mi ero seduta e iniziai ad ispezionare la stanza.
Avevo lo sguardo rivolto ad un cartellone appeso al muro, uno di quelli tipici in alcuni ambulatori, quelli pieni di disegni e immagini che nessuno mai legge,... immersa nei miei pensieri.
Non che fossi poi  tanto interessata a ciò che c’era scritto, ma quella combinazione di colori mi fece ricordare la mia stanza a Phoenix tappezzata di poster e foto...
Non sentii la porta aprirsi, ma sussultai quando una dolce e melodiosa voce alle mie spalle disse:
-Buongiorno signorina-
Quando mi girai rimasi folgorata.
Era giovane, alto, muscoloso... ed era più bello di qualsiasi divo del cinema. Il volto affascinante, pallido, che esprimeva calma e stanchezza, evidente anche dalle sue occhiaie pronunciate... e poi aveva gli occhi più belli che avessi mai visto, uno sguardo profondo, color topazio.
Capii che era il nuovo dottore solo grazie al camice bianco che nascondeva i suoi vestiti firmati.
La persona più bella e sconvolgente che avessi mai visto.
Ero lì imbambolata a fissarlo convinta che fosse solo frutto della mia fervida immaginazione, ... ma cosa più strana, lui era fermo lì a fare lo stesso con me.
Dopo pochi secondi iniziai a sentire anche il suo profumo invadere la stanza.
Non so per quanto tempo rimanemmo lì, con solo pochi metri a separarci, con l’irrefrenabile tentazione di azzerare la distanza tra noi.
Solo il brusco ingresso di un’infermiera ci ridestò dal nostro stato di trans.
Si decise che era opportuno fare una radiografia e controllare le proporzioni del danno. Lui, il dottore in persona, mi accompagnò in Radiologia.
Con infinita delicatezza prese la mia mano sinistra tra le sue, ghiacciate.
Quando mi toccò fui attraversata da un brivido. Sentii lo stomaco contrarsi, il cuore iniziare a pompare veloce.
Smisi di respirare.
Anche lui non respirava più... era scosso da un leggero fremito, come se stesse provando le stesse sensazioni che stavo provando io.
Irrequietezza.
Attrazione.
Di scatto mi lasciò sola.
Per fortuna solo per pochissimi minuti, il tempo di fare la lastra.
Tornò subito da me e mi condusse nella stanza di prima dove iniziò a fasciarmi le dita, cercando di mettermi a mio agio.
Parlammo per un po’ e quando mi disse, con un po’ di tristezza, di dover andare dagli altri pazienti, io mi sentii sprofondare.
No! Non volevo lasciarlo!
Lui mi diede appuntamento dopo tre settimane per controllare e, in caso, togliere le bende.
Credevo di essermi presa una semplice cotta per il nuovo dottore, ma ora so per certo che non era così semplice... era qualcosa di più.
I giorni passarono lenti.
Per la prima volta non vedevo l’ora di tornare in ospedale: non per togliere quell’ingombrante fasciatura, ma per rivedere lui.
Ero stranamente attratta da quell’uomo, più simile ad un fotomodello, o, ancora meglio, ad un dio che ad un essere umano. Allora non sapevo di esserci andata vicino.
Contavo impaziente i giorni che ci separavano dal nostro prossimo incontro.
Desideravo così tanto rivedere i suoi occhi topazio che ero arrivata anche a premeditare un incidente pur di tornare in ospedale.
Charlie iniziò a sospettare qualcosa: trascuravo i compagni di scuola, trascuravo Jake, trascuravo le faccende di casa,... un giorno mentre ero immersa nel ricordo di quel primo incontro, mi scottai con il ferro da stiro. Nulla di grave, ma la mia proposta fu di correre subito in ospedale. Charlie mi guardò con gli occhi sbarrati ed iniziò a capire che sotto sotto c’era qualcosa...
Le tre settimane passarono.
Come tutti i giorni, mi preparai e andai a scuola. Sarei dovuta andare in ospedale solo nel pomeriggio, ma non vedevo l’ora.
Dopo aver trascorso una giornata infinitamente lunga, arrivarono le tre.
Al suono dell’ultima campanella corsi fuori dall’istituto dove avrei trovato Charlie.
Mio padre si ero offerto di farmi da autista durante la mia “convalescenza” e così, da bravo taxi lo vidi che già mi aspettava nell’auto della polizia insieme al suo vicesceriffo.
Dopo un veloce saluto, partì subito alla volta dell’ospedale.
Arrivati, parcheggiò e mi aiutò a scendere, nonostante non ne avessi bisogno.
Ci incamminammo verso l’entrata ed eravamo quasi a metà strada tra le porte d’ingresso e l’auto della polizia, quando una Mercedes entrò nel parcheggio attirando la mia attenzione. Mi fermai senza che Charlie se ne accorgesse, impegnato com’era in una fitta conversazione con Steve.
Da quell’auto scura scese il mio dottore.
Il mio... MIO!!
Lo guardai incantata muoversi con grazie ed incamminarsi verso di me.
Senza rendermene conto l’avevo aspettato.
-Buongiorno signorina Swan!- mi disse rivolgendomi un caloroso e dolce sorriso.
In quel momento il mio cuore perse un battito.
Arrossii e ricambiai il saluto.
Insieme entrammo nell’edificio e io lo seguii subito, dietro suo invito, all’interno dello stesso ambulatorio del nostro primo incontro.
Iniziammo a parlare del più e del meno, quando poi, prendendo la mia mano fasciata mi chiese se avessi provato dolore e io...io...io gli avrei risposto che si, l’avevo provato, ma solo per il semplice fatto di non averlo visto per tanto, troppo tempo... NO! Non avrei mai potuto rispondere così!
Mi sentii stupida: probabilmente era già fidanzato, probabilmente non avrebbe mai voluto avere niente a che fare con una bambina come me. Mi sembrava di essere di nuovo alla mia prima cotta... una stupida ragazzina convinta che l’amore è tutto ciò di cui si ha bisogno... una stupida ragazzina...
Mi liberò piano la mano, convinto, forse, che il mio silenzio fosse un chiaro segno di dolore fisico... ma il mio dolore era interno...
Dopo aver tolto le bende disse che ero di nuovo sana come un pesce.
Mi mandò a casa perché non c’era motivo per cui io dovessi restare ancora lì.
Beh, io un motivo l’avevo davanti agli occhi.
Tornai in ospedale altre sei volte a distanza di pochi giorni l’una dall’altra perché mi ero di nuovo fatta male...
Non era una cosa voluta, ma il mio subconscio, credo, cercava in tutti i modi di portarmi di nuovo da lui.
Charlie era esasperato.
Io mi sarei fatta ricoverare volentieri...
Poi, la sesta volta, il dottore mi disse:
-Sai Bella,... sono stanco di vederti sempre e solo qui- che si fosse accorto che capitasse troppo spesso che mi facessi male? -Che ne dici se ci vedessimo al di fuori di queste quattro mura?- respirò a fondo e poi disse -Ti andrebbe di uscire con me?-
Sono passati venti anni da quando Carlisle mi invitò ad uscire.
Vent’anni da quando mi rivelò di essere un vampiro.
Vent’anni dalla mia decisione di diventare immortale.
Vent’anni da quando mi ha confessato il suo amore.
Vent’anni da quando ho iniziato a vivere la mia nuova vita al suo fianco.
Eccomi qui adesso.
In poco tempo mi sono trovata a far parte di una nuova famiglia formata da vampiri.
Bene... quando da piccola mi chiedevano come immaginavo il mio futuro, mi vedevo in una grande città piena di sole in uno studio legale, o come scrittrice di romanzi per ragazzi nella mia casa in Arizona... non mi sarei mai aspettata di ritrovarmi innamorata di un vampiro, immortale e con un eternità davanti, destinata però a nascondermi da occhi indiscreti quando un, seppur debole, raggio di sole era nei paraggi.  

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Spero vi sia piaciuta!

 Quarta classificata: How do you expect your future? di aliceundralandi
- Livello ortografico: 8.5/10
- Lessico e stile 9/10
- Originalità 8/10
- Trama 8/10
- Personaggi IC 8/10
- Gradimento personale 8.5/10

Per un totale di 50/60 punti


Giudizio del giudice:
Mancano alcune virgole qua e là, i punti di sospensioni abbondano, ma nella maggior parte dei casi una virgola sarebbe stata più che sufficiente. Dopo i puntini di sospensione, spesso, non lasci lo spazio.
Ho notato i personaggi con i caratteri alquanto differenti da quelli utilizzati dalla Mayer anche se Bella, con la sua spasmodica ricerca di “nuove ferite” per andare a farsi curare da Carlisle la trovo abbastanza IC se raffrontata con la Bella di New Moon che pur di sentire la voce di Edward metteva in pericolo la sua stessa vita.
La tua storia è molto particolare leggera, dolce e buffa in alcuni punti. Complimenti^^






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(Chiunque voglia aderire al messaggio, può copia-incollarlo dove meglio crede)
  
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