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Autore: T00RU    17/01/2017    3 recensioni
Il loro primo bacio.
Il loro ultimo bacio.
Lo stesso parco.
Lo stesso amore.
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[iwaoi centric]
[2.020 words]
Genere: Generale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Tooru Oikawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Iwa-chan!» Oikawa fece un cenno con la mano, attirando l’attenzione del ragazzo che si trovava dall’altra parte della strada.
Sbuffando, Iwaizumi cacciò le mani in tasca, proteggendole dal freddo, e roteò gli occhi; questo non gli impedì, però, di aspettare che Oikawa premesse il pulsante del semaforo, per attraversare subito dopo.
La presenza del ragazzo in qualche modo lo faceva stare meglio, quasi sorridere.
Oikawa alleviava qualsiasi sua sensazione negativa.
«Ah, mi hai aspettato» con la sua voce cantilenante, Oikawa tirò Iwaizumi per l’orlo della manica del giubbotto, camminando velocemente.
«Oi, dove stai andando?» Iwaizumi cercò di opporre resistenza, ma Tooru ebbe la meglio; sembrava gracile, ma di forza ne aveva. E anche tanta.
«Andiamo a prendere un gelato!».
«Con questo freddo?» Iwaizumi smise di opporre resistenza, Oikawa camminava di fianco a lui, tenendo l’orlo della manica del giubbotto ancora stretto tra le dita. Si girò per sorridergli, gli occhi a mezzaluna contornati dalle solite rughette che si formavano quando sorrideva per davvero.
A quella vista, Hajime sentì un nodo allo stomaco.
Gli sorrise a sua volta.
«Vedo che non hai intenzione di mollare, Schifoikawa».
Il più alto roteò gli occhi, il sorriso di poco prima ancora dipinto sulle sue labbra sottili e rosee, labbra che Iwaizumi aveva visto spesso premute su quelle di altri, ma mai sulle sue. Sospirò.
«Cattivo, Iwa-chan».
Si fermarono davanti alla gelateria, sorprendentemente aperta anche in quel periodo dell’anno. La donna al bancone sembrò sorpresa, nel vedere i due ragazzi lì, ma sorrise loro.
«Come posso aiutarvi, ragazzi?».
 
Oikawa era seduto sull’altalena, facendo oscillare le sue gambe avanti e indietro, scalciando di tanto in tanto. Si era perso di nuovo nelle sue teorie sugli alieni, tanto da non essersi nemmeno accorto del gelato che si stava sciogliendo –anche se lentamente- sulle sue dita.
Hajime era appoggiato con una spalla al supporto delle altalene, ascoltandolo parlare; non che non avesse mai sentito quel monologo in particolare, ma Tooru era talmente preso, e i suoi occhi brillavano, e sorrideva e gesticolava furiosamente, come un bambino.
«Tooru, se vai avanti così la pallina di gelato potrebbe cadere» lo avvertì, ma non ottenne nessuna risposta, anzi. Venne completamente ignorato.
«E poi ho trovato questo sito che oh mio Dio Hajime, è pieno di foto e testimonianze e articoli e-» la sua attenzione venne catturata da un rumore soffuso.
La pallina di gelato era caduta sull’erba sotto ai suoi piedi.
«Oh, davvero?» sbuffò, sporgendo il labbro inferiore in avanti. Alzò lo sguardo verso Hajime,
«Iwa-chan» allungò l’ultima “a”, aggrottò le sopracciglia e indicò il disastro.
Hajime scrollò le spalle. «Ti avevo avvertito».
Oikawa sbuffò di nuovo, tornando al suo discorso, molto meno euforico di prima.
«E... Niente, è una cosa figa, suppongo, sì».
Hajime lo osservò; il suo naso all’insù, arricciato in una smorfia e il piccolo broncio lo fecero sorridere.
Oikawa era spesso difficile da tenere sotto controllo, soprattutto fuori dal campo da pallavolo; era infantile quasi quanto lo era un bambino di prima elementare, non si interessava a nulla che non fosse in relazione con la vita extraterrestre e si divertiva a passare il suo tempo tormentandolo.
Una volta se l’era anche trovato sotto casa alle tre di notte, perché non riusciva a dormire e aveva bisogno di qualcuno con cui passare il tempo.
Ma, così come Oikawa era difficile da sopportare, era anche la persona più importante della sua vita e, senza rendersene conto, si era innamorato di lui.
Della sua voce fastidiosa.
Del suo sorriso, spesso falso e con secondi fini.
Dei suoi occhi che in campo scrutavano gli avversari, cercando di trovarne i punti deboli, ma che con lui erano sempre stati vivaci, sorridenti. Forse vuoti e spenti per un certo periodo.
Dei suoi capelli che la mattina erano scompigliati, cosa abbastanza rara da vedere al di fuori delle mura di casa, ma che Iwaizumi aveva avuto il privilegio di vedere, ogni volta che si fermava a casa sua.
Iwaizumi Hajime era innamorato di Oikawa Tooru, il suo migliore amico, e odiava se stesso per questo motivo.
Essere innamorato di Futakuchi sarebbe stato probabilmente più facile e sopportabile, ma Oikawa era, sfortunatamente, l’unica persona in grado di farlo sentire bene.
Sorrise, roteando gli occhi e allontanandosi dall’appoggio delle altalene e sedendosi su quella accanto a Tooru. Sporse la mano. «Possiamo dividere il mio, spina nel fianco».
«Ma non mi piace la fragola» fece un’altra smorfia. «Soprattutto se ci sono tutti quei semini fastidiosi».
«Tu sei un semino fastidioso» Iwaizumi scosse la testa, leccando il suo gelato.
«Cattivo, Iwa-chan» nonostante l’affermazione di qualche secondo prima, Tooru strappò di mano il cono ad Hajime.
«Oh, da’ qui!» Iwaizumi si sporse, tirandogli un pugno sul braccio. In tutta risposta Oikawa scrollò le spalle.
«Avevi detto che non ti piaceva!».
«E’ pur sempre qualcosa. Anche se fa schifo».
«E’ la parola che si addice a te, Schifoikawa».
«Hajime, ti giuro che se non la smetti chiamerò gli alieni e ti far-» venne interrotto improvvisamente da qualcosa di caldo e morbido sulle sue labbra.
Sbarrò gli occhi per qualche secondo, preso alla sprovvista, ma non esitò a ricambiare il bacio.
In fondo, era l’unica cosa che aspettava da anni.
Chiuse gli occhi e inclinò la testa di lato, per dare più spazio ad Iwaizumi. Nonostante il fastidio delle altalene, riuscirono ad avvicinarsi ancora di più l’uno all’altro, Hajime con una mano sul petto di Oikawa, quest’ultimo con la mano libera tra i capelli di Iwaizumi. Il cono che teneva in mano gli cadde dalle dita, finendo a far compagnia all’altro, caduto pochi minuti prima.
Le labbra di entrambi si muovevano lentamente, non si volevano allontanare, si perdevano e si ritrovavano, diventando una cosa sola.
Le labbra di Hajime erano talmente morbide che Oikawa temette di svenire sul colpo, non appena ci passò sopra la lingua.
Hajime, invece, sentì il battito del proprio cuore accelerare, quando Oikawa gli tirò leggermente una ciocca di capelli, mordendogli il labbro inferiore.
Entrambi si allontanarono, si guardarono negli occhi, sorrisero e si avvicinarono di nuovo; le loro labbra erano state separate per troppo tempo e, ora che si erano trovati, non si sarebbero più persi.
Quel parco ancora oggi custodisce il loro piccolo momento, il loro primo bacio.
Nessuno tranne loro c’era, nessuno sa.
Solo loro due, il battito del loro cuore e il silenzio tutt’attorno.
 

 
Oikawa viene scosso da continui singhiozzi, i palmi delle mani premuti sul viso. Tira su col naso occasionalmente, e altrettanto raramente emette dei rantolii strozzati, come per chiedere scusa al ragazzo seduto di fianco a lui che, con una mano sulla sua spalla cerca di confortarlo, di fargli capire che va tutto bene.
Si sporge leggermente e lo spinge in avanti, su quell’altalena che racchiude tutta la loro vita insieme.
«Iwa-chan» Tooru viene interrotto da un altro singhiozzo. Allontana le mani dal viso, si asciuga le lacrime con il dorso della mano destra. Avrebbe bisogno di un fazzoletto, ma nessuno dei due è venuto preparato.
«Tooru. Hey, Tooru, guardami» Iwaizumi si alza e si mette in ginocchio davanti a lui; poco gli importa se si ritroverà i jeans bianchi sporchi d’erba.
Tooru tira su col naso, guardandolo; i suoi occhi sono rossi e gonfi dal pianto, le occhiaie prima inesistenti, sono la prima cosa che si nota sul viso di Oikawa, ora.
Sembra stanco, più mentalmente che fisicamente.
Il suo solito essere energetico e fastidioso ha lasciato spazio ad un uomo calmo, composto, a volte fin troppo silenzioso.
Da quando lei è entrata a far parte della sua vita, tutto è andato in rovina; i suoi genitori avevano scoperto la relazione con Iwaizumi qualche mese dopo l’ufficializzazione di essa e l’avevano subito obbligato a chiudere e a trovarsi una ragazza.
Aveva dovuto abbandonare il suo Iwa-chan, vederlo di nascosto per anni, per colpa di una sconosciuta.
Oikawa era stato obbligato a portare avanti quella farsa, fino a chiedere alla donna di sposarlo.
Mentre era in ginocchio davanti a lei, l’anello tra le dita, era scoppiato a piangere; la maggior parte degli spettatori pensavano fossero lacrime di gioia, ma non potevano essere più lontani dalla verità.
Era come tradire il suo Iwa-chan, l’amore della sua vita.
E ora Tooru si trova seduto sulla loro altalena, a piangere fino a stare male, perché il giorno dopo dovrà dire addio per sempre all’unica persona che sarà mai in grado di amare.
A guardare Hajime negli occhi, nei suoi bellissimi occhi verdi spesso contenenti indifferenza, Tooru scoppia a piangere di nuovo, scosso dai singhiozzi.
«Tooru» ripete di nuovo Hajime, questa volta la voce più calma, comprensiva. Gli appoggia una mano sul ginocchio, accarezzandolo.
«Non voglio, Hajime».
Singhiozzo.
«Lo so, Tooru» la vista di Iwaizumi si annebbia, a causa delle lacrime che minacciano di scendere copiose anche sulle sue guance.
«Devi essere forte per entrambi, mh?» gli sorride debolmente.
«Non sono forte, Hajime».
Un altro singhiozzo.
«Senza te non sono nulla».
«Non dire così, Tooru. Imparerai ad amarla».
Hajime cerca di essere il più ragionevole dei due, ma la verità è che vorrebbe maledire qualsiasi forza li stia facendo allontanare.
Mettersi a piangere è l’ultima cosa che vuole, ma il solo pensiero di non essere più in grado di toccare Tooru, di sentirlo sussurrare il suo nome, di baciarlo, lo distrugge.
Quasi si pente di averlo mai chiamato “spina nel fianco”. Ora che il giorno è tremendamente vicino, sente una fitta al cuore, punizione per aver anche solo pensato per un secondo di poter stare bene anche senza di lui.
Perché non è vero. Sa che non sarà mai più lo stesso.
Tooru non cessa di piangere, ma si sporge in avanti e afferra la maglietta di Hajime, stringendone il tessuto come se fosse la sua ancora di salvezza.
Se tutto questo dipendesse da lui, non lo lascerebbe mai andare.
Prima nasconde la testa nell’incavo del suo collo, respirandone il profumo, lasciando un bacio su quella pelle abbronzata che tanto ha amato, e che continuerà ad amare.
Poi, si allontana.
Sono faccia a faccia, la distanza tra la punta dei loro nasi è quasi inesistente, si avvicinano lentamente, quasi a non voler far finire quel momento, farlo continuare per sempre.
Quando le loro labbra si toccano, di nuovo e per l’ultima volta, le gambe di Hajime quasi cedono.
Gli mancheranno tremendamente quelle labbra, quel sapore di menta che Oikawa si è sempre portato dietro.
Gli mancherà l’espressione sul suo viso dopo ogni loro bacio; come se avesse le stelle negli occhi, Oikawa guardava Iwaizumi con così tanto amore che ne sarebbe bastato per altre cento vite.
Le loro labbra si muovono insieme, ormai in sintonia, esperte. Si conoscono, Iwaizumi conosce ogni dettaglio delle labbra di Tooru così come quest’ultimo sarebbe in grado di vivere solo grazie ai baci di Hajime.
Iwaizumi porta una mano al viso di Tooru, accarezzandogli una guancia ed asciugandogli le lacrime, finché non si rende conto di star piangendo a sua volta.
A questo punto Oikawa lo bacia di nuovo, incapace di dirgli addio prima del tempo.
Vanno avanti per parecchi minuti, si allontanano per prendere aria, si riavvicinano, non potendo stare troppo lontani l’uno dall’altro.
Iwaizumi imprime nella sua memoria ogni più piccolo dettaglio dell’uomo che ama, ma che sposerà un’altra donna.
Oikawa, dal canto suo, cerca di non dimenticare tutto quello che rende Iwaizumi “casa”, per lui.
Un altro bacio.
Altri singhiozzi.
Non ce la faranno, a stare separati.
Si scambiano un altro bacio ancora.
Si alzano, Tooru appoggia la sua fronte su quella di Iwaizumi.
«Ti amo, Hajime».
«Ti amo, Tooru».
«Mi mancherai».
«Per favore, Tooru, non dimenticarmi».
Un ultimo bacio scambiato tra le lacrime, singhiozzi e promesse di “per sempre”, ed entrambi devono andarsene.
Un ultimo sguardo, come per ricordarsi che, nonostante tutto, si ameranno.
Nonostante la donna che aspetterà Tooru all’altare.
Nonostante chiunque sarà in grado di insinuarsi nella vita di Hajime.
Si ameranno.
Quel parco ha custodito il loro ricordo più bello, colmo d’amore, di promesse fatte da due giovani ragazzi innamorati, ma custodirà anche il loro più grande dolore.
L’essere separati dall’unica persona in grado di dare un senso alla propria vita.
 
Messaggio da: Schifoikawa.
Ti amerò per sempre. Te lo prometto.

 
 

I cried. 
In realtà non ho molto da dire, questa piccola one-shot è frutto di un prompt che mi è stato dato da un'amica, se volete picchiare qualcuno picchiate lei, ops. 
Niente, amo i miei figli e farei di tutto per vederli sempre felici.
Spero vi sia piaciuta e che siate arrivati fino a qui, e se vi va fatemi sapere cosa ne pensate in una piccola recensione!
Mi farebbe davvero piacere sentire il vostro parere, gn. 
Scusate per eventuali errori! [Ho ricontrollato qualcosa come mille volte ma se qualcosina è scappato chiedo perdono]
mar,,
   
 
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