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Autore: Killu93    19/01/2017    1 recensioni
Questa storia narra le vicende dell'eroe del Kazakhstan, Otabek, che intraprende un viaggio in Russia per salvare il proprio Paese. Da sempre ligio ai suoi doveri, pronto a seguire la strada segnata da altri per lui, cambierà il suo modo di essere e di pensare dopo l'incontro con la fata Yurio che gli insegnerà a credere nella magia e nel destino.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Otabek Altin, Yuri Plisetsky
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
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Capitolo 2- La leggenda della Fata

Otabek cavalcava pensieroso il suo fido destriero. Gli alberi gli apparivano estranei e avversi, come se la foresta stessa lo respingesse. Non riconosceva quei sentieri impervi e tortuosi, non riconosceva quei rami scheletrici che gli si impigliavano nel mantello nero. Il cavaliere non voleva cogliere questi avvertimenti, aveva solo bisogno di credere, di sperare e soprattutto di ritrovare quell’essere mistico. Non sapeva neppure chi o che cosa fosse, né tanto meno sapeva se avrebbe potuto realmente salvarlo, ma quegli occhi che non riusciva a dimenticare gli avevano trasmesso un calore che mai aveva provato in precedenza. Doveva trovarlo!

Passavano le ore ma ogni strada, ogni vicolo che imboccava lo riconducevano inesorabilmente all’entrata della foresta. Scrutò il tramonto, il freddo cielo di Russia si era caricato di immensi nuvoloni neri e non preannunciava nulla di buono. Accarezzò delicatamente la criniera del suo cavallo ormai esausto, lanciò un ultimo sguardo alla foresta che sembrava invitarlo ad andarsene e sconfitto, decise di tornare sui suoi passi e cercare alloggio nel piccolo villaggio che aveva superato solo la sera precedente.

 

La neve lo sorprese lungo la strada sterrata che portava al villaggio. I fiocchi cadevano candidi e leggeri, non sembravano una minaccia, ma Otabek decise di accelerare la marcia, voleva evitare di ritrovarsi nel bel mezzo di una tormenta. Prima di quell’incontro aveva sperato di finire la sua vita tra il ghiaccio di quella terra inospitale, ma adesso aveva uno scopo per sopravvivere.

 

Raggiunse il villaggio. Era formato da piccole capanne e stalle. Intorno, si stendevano dei campi, coltivati con segale e frumento nella bella stagione e ora ricoperti da un sottile strato di neve. Poco oltre si poteva notare l’alveo di un fiumicciattolo ghiacciato. Non vi era illuminazione per le strade, anch’esse sterrate, né vi era una locanda in cui soggiornare. Era un villaggio di poveri contadini che tiravano ad andare avanti come meglio potevano e come quella terra matrigna permetteva loro di vivere. Otabek si sarebbe accontentato di trovare riparo in una stalla abbandonata. Scese da cavallo e si diresse verso una struttura più isolata dalle altre.

 

-Ehi tu!- Gridò una voce alle sue spalle.

Otabek si voltò e vide davanti a sé un ragazzo sorridente. Sembrava avere solo pochi anni più di lui. Aveva dei capelli neri che gli ricadevano sulla fronte e dei grandi occhi marroni, puri ed ingenui proprio come quel ragazzo.

-Cerchi riparo dal freddo?- Continuò il ragazzo. Otabek annuì.

-Seguimi allora!

 

Il cavaliere si fidò di quel giovane che lo condusse in una piccola capanna poco distante da loro. L’interno era molto spoglio e povero, vi era soltanto un tavolo di legno con due sedie mezze rotte, un focolare e una specie di giaciglio formato da paglia, lana e varie coperte, infine, una porta che conduceva in una seconda stanza male illuminata. Da questa, uscì fuori un uomo dalla bellezza sconvolgente. Era alto, elegante, i suoi occhi azzurri ricordavano il mare, la sua pelle era candida come la neve, ma quello che colpì maggiormente Otabek furono i suoi capelli argentei.

 

-Oh! Abbiamo un ospite!- disse l’uomo.

-Ah Viktor! Scusami! L’ho trovato qua fuori in cerca di riparo.. ho pensato che potesse fermarsi da noi per la notte.. ha iniziato a nevicare..

-Nessun problema Yuuri- disse sorridendo dolcemente al giovane e sparì nella stanza da cui era venuto.

-Mettiti pure comodo, io andrò a cercare una sistemazione al tuo cavallo.- e dicendo questo, Yuuri uscì dall’ingresso.

 

Otabek restò in piedi aspettando il rientro di quel ragazzo. Quell’uomo, quel Viktor, gli metteva una certa soggezione, come se sentisse di trovarsi al cospetto di un sovrano. Yuuri tardava a rincasare e Viktor rispuntò fuori dalla stanza con delle coperte che iniziò a sistemare in un angolo.

 

-Dormirai qui stanotte, purtroppo non possiamo offrirti niente di meglio.- gli sorrise e Otabek riuscì solo ad annuire abbassando lo sguardo.

-Non siamo abituati ad avere ospiti, di solito nessuno passa da queste parti e soprattutto nessuno vuole passare la notte qua, siamo troppo vicini alla foresta sai? Tutti credono sia un luogo maledetto, dicono sia abitata da mostri spaventosi..

-Ed è vero?- disse trasalendo Otabek.

L’uomo scoppiò in una risata fragorosa e una volta calmatosi continuò -Mi spiace, non volevo prenderti in giro, ma non pensavo che un cavaliere come te potesse temere una cosa del genere.

-E non la temo infatti!- Otabek si accorse di aver alzato troppo la voce e ricomponendosi riprese -Io.. Io ho visto qualcosa lì!

Viktor cambiò espressione, si fece serio ed attento, si alzò e guardandolo dritto negli occhi scuri chiese -Cosa hai visto?

Il ragazzo, assoggettato da quello sguardo glaciale, indietreggiò di alcuni passi e iniziò a raccontare con titubanza quello che aveva vissuto la notte precedente.

 

Un silenzio disumano riempiva la stanza quando Yuuri rientrò, ma non fece in tempo a chiedere cosa stessa accadendo che Viktor lasciò la stanza.

Riemerse da quella che doveva essere la cucina con delle stoviglie vecchie ma pulitissime ed iniziò ad imbandire la tavola con quel poco che avevano.

Yuuri gli raccontò di come fosse bello vivere in quel villaggio, nonostante le difficoltà e le ristrettezze economiche. Gli parlò a lungo del tipo di coltivazioni che permettevano il loro sostentamento, di come si davano da fare in inverno, ma anche di quanto fossero felici di quel poco che avevano. Era un ragazzo chiacchierone, forse troppo chiacchierone, almeno per i gusti di Otabek, era anche troppo ingenuo e di animo confidente, visto che aveva ospitato uno sconosciuto in casa sua senza chiedergli nulla, ma allo stesso tempo trovava rassicurante la sua gentilezza e il suo altruismo, era senz’altro un ragazzo dal cuore d’oro e pieno di buoni propositi. Gli chiese chi fosse e da dove venisse e Otabek, senza riserve, gli raccontò la sua storia. Gli disse che veniva dal lontano Kazakhstan, che era un eroe nel suo Paese, gli raccontò di quando da solo aveva respinto un’intera orda di invasori, di quando salvò il suo Re da un complotto di assassini, di quando si imbarcò per trovare un’erba miracolosa per guarire la popolazione da un morbo sconosciuto e altro ancora. Yuuri lo ascoltava ammirato e Otabek si era persino dimenticato di quegli occhi gelidi che continuavano a guardarlo con sospetto fino a che Viktor non gli chiese per quale motivo fosse giunto in quel luogo. Otabek si scurì in volto.

-Ho l’ordine di presentarmi al cospetto di Re Yakov, il vostro sovrano. Ho un compito importante da portare a termine che condurrà alla pace i nostri regni.

-Cosa devi fare Otabek?- chiese ingenuamente Yuuri.

-Basta così Yuuri!- tuonò Viktor- Lasciamo riposare il nostro ospite, si è fatto tardi.

L’uomo iniziò a sparecchiare la tavola e sparì nuovamente nella cucina.

 

Era notte fonda quando Viktor svegliò Otabek. Gli chiese di seguirlo all’esterno. Il cavaliere obbedì. Provava una certa inquietudine a stare solo con lui.

-Hai intenzione di tornare nella foresta?- domandò a bruciapelo. Il ragazzo, colto alla sprovvista, si limitò ad annuire.

-Non ti permetterà di rientrare, ti ha già respinto più di una volta.

-Chi? La foresta? Quell’essere? E’ forse un mostro?

-La foresta, l’essere, i mostri di cui tutti parlano.. Tutti loro sono la solita cosa.

-Cosa?

-La Fata della Russia.

Otabek non riusciva a credere alle proprie orecchie.

-Si dice che, nell’antichità, ogni foresta di Russia fosse abitata da esseri fatati. Erano i numi tutelari di quei luoghi sacri, proteggevano gli animali che vi abitavano all’interno, facevano sbocciare fiori bellissimi, facevano cantare le foglie e vivevano in armonia con la natura. Erano tantissime. Chi le vedeva le descriveva come esseri eterei, leggeri, bellissimi. Gli uomini le rispettavano ed erano grati per quello che facevano, fino a che, un brutto giorno, sentimenti ostili riempirono i loro cuori. Iniziarono a cacciare le fate, chi per gioco, chi per denaro.. I principi ed i re desideravano averle, come se fossero oggetti da esporre.. e così, piano piano, le fate sparirono. Per questo la Russia è diventata una terra così ostile.- Viktor tacque per un paio di secondi che a Otabek parvero delle ore -Però, si dice che in questa foresta, la nostra foresta, accadano cose strane. Ombre, suoni, strane apparizioni. E’ molto più semplice spaventarsi e pensare che ci siano dei mostri, ma io credo che quella sia la dimora dell’ultima Fata.

-L’hai mai vista?

-No.. ma so che c’è!- disse Viktor sorridendogli.

-Questo mi basta!

   
 
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