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Autore: asyathemoonchild    19/01/2017    0 recensioni
Alexia Rookwood e suo fratello Alban sono gli Auror più giovani della storia. Diciannove anni lei e ventuno lui, hanno ottenuto tutti i requisiti necessari in tempo record. Questo perché vengono da una famiglia di maghi oscuri: sono cresciuti tra le Arti oscure e purtroppo conoscono fin troppo bene quel mondo malato e corrotto.
La loro nuova vita è iniziata quando i gemelli Fred e George Weasley, coetanei di Alexia, sono fuggiti da Hogwarts per protesta contro la professoressa Umbridge ed i suoi metodi ridicoli. Mentre li guardava volare via, nella testa della ragazza si era accesa una lampadina: la ribellione esisteva, era possibile. E bisognava attuarla subito, prima che fosse troppo tardi.
E così, dopo mesi di attenta ed accurata preparazione, erano scappati. Il Ministero li aveva accettati subito: erano in possesso di informazioni utilissime. In seguito, poco a poco, erano diventati Auror.
Ed eccoci qui: l'oscurità incombe sul mondo magico come mai prima d'ora, opprimendolo. E in tempi del genere tutto può accadere…
Genere: Azione, Fantasy, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred Weasley, George Weasley, Kingsley Shacklebolt, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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- No! - Rufus Scrimgeour, il Ministro della Magia, batté una mano sul tavolo. - Basta blaterare scemenze, dobbiamo agire ora. È imperativo, ne va della sicurezza del mondo magico e di quello babbano. -
- Che cosa propone, Ministro? - Domandò Kingsley Shacklebolt, sua guardia del corpo nonché validissimo Auror.
- Io… - iniziò Scrimgeour, ma nessuno seppe mai cosa volesse proporre.

Sì udì un frenetico rumore di passi fuori dalla porta ed una risata isterica che Alexia conosceva bene. I presenti si guardarono ed ognuno estrasse la propria bacchetta, pronto a cambiare.

Alexia ed Alban si guardarono. Entrambi erano saldi e risoluti, ma nei bricioli di ognuno si intravedeva un briciolo di paura, il terrore cieco che qualcuno facesse del male all'altro.

Alexia non ebbe tempo di pensare ad altro: le porte della Sala della Difesa vennero spazzate via da un incantesimo Bombarda ed un gruppo di Mangiamorte si riversò all'interno. La ragazza riconobbe immediatamente Antonin Dolohov, caro amico di suo zio, e Raul. Poi Bellatrix Lestrange con il marito Rodolphus ed il cognato Rabastan.

Provò un moto di repulsione nel rivedere quest'ultimo: in circostanze che non ci teneva a ricordare aveva scoperto che era lui il suo vero padre, e che era nata dall'unione adultera di sua madre, Persephone Rookwood, con Rabastan. All'epoca era il suo amante.

- Oh, eccola la mia nipotina preferita! - Gridò Bellatrix, guardandola con i suoi occhi da folle dall'altro capo della Sala.

- Oh, eccola la mia puttana pazza preferita! - Rispose lei.
- Come osi! - Rodolphus alzò la bacchetta ed ululò: - Stupeficium! -

Ad Alexia bastò agitare pigramente la propria, e la luce svanì sullo scudo da lei creato. - Tutto qui? -

La battaglia infuriava attorno a loro. Un fiotto di luce verde attraversò la stanza e colpì il Ministro, che si accasciò a terra.

- Merda – imprecò Alban.

- Sì! - Esultò Bellatrix. Non ebbe tempo di aggiungere altro perché Alexia iniziò ad attaccarla senza sosta, concentrandosi al massimo per rendere gli incanti più efficaci possibile.

Alban intanto si impegnò a combattere contro il marito della Mangiamorte. Lui non era forte ed abile quanto lei, non era nemmeno capace di produrre incantesimi silenti.

Finalmente Alexia riuscì a Schiantare Bellatrix, che si accasciò a terra. - Maledetta! - Latrò Rodolphus. - Avada Kedavra! -
La mira del Mangiamorte era buona quanto la sua conoscenza nell'arte degli incantesimi, così la luce verde non colpì la ragazza, ma sfiorò Alban. Una serie di tagli gli si aprì sul lato sinistro del viso, così come sul costato e sul fianco, inzuppandogli i vestiti.

- Alban! - Urlò Alexia, guardando suo fratello cadere a terra in una pozza di sangue. Si scagliò con forza inaudita contro i fratelli Lestrange, tenendo testa ad entrambi. Voleva ferirli, anche ucciderli magari. Tutto ciò a cui pensava era Alban, accasciato lì a terra.

Riuscì a Schiantare Rodolphus, che cadde a terra poco lontano dalla moglie. Rabastan sorrise. - Ti ho passato le mie qualità migliori, vedo. -

- Tu non hai qualità, verme. - Alexia attaccò di nuovo, con più foga ancora. - Ed ora farai la stessa fine del tuo adorato fratello. -

- Voglio proprio vedere. -

Alexia lasciò che le sue labbra si piegassero in un ghigno. - Incarceramus! - Gridò. Dalla sua bacchetta si materializzarono delle funi che si avvilupparono attorno al corpo del Mangiamorte, che cadde a terra dimenandosi e contorcendosi. - Piccola troietta! - Urlò.

Alexia gli salì sopra a cavalcioni, bloccandolo con un ginocchio sul petto. Con calma, estrasse due tirapugni dalla tasca interna sella giacca. - Che c'è? Come mai non sorridi più? - Chiese, prima di iniziare a colpire l'uomo con forza sul viso. - La prossima volta, - sibilò, un volta che ebbe finito, - ricorda di usare il preservativo. - Sferrò un ultimo colpo, e l'uomo perse i sensi.

Alexia si rialzò, e come al solito la fatica dello scontro le piombò addosso tutta in una volta. Ignorò il fiato mozzo e si precipitò a soccorrere Alban, che respirava affannosamente. - Ehi, tesoro – mormorò. - Stai bene? -

- Sì – rispose lei, ricacciando indietro le lacrime. - Tu, piuttosto. Guarda cosa ti hanno fatto… -

- Rookwood! -

Alexia ed Alban si sentirono chiamare da Kingsley. Tutti i Mangiamorte erano a terra, ma purtroppo mancavano anche molti dei loro. L'uomo avanzò e prese Alexia per le spalle. - Va' a casa e restaci finché non arrivo io. Cura tuo fratello e avverti tutti quelli che puoi che il Ministero è caduto, e che il Ministro è morto. -
La ragazza annuì e tornò a guardare Alban. - Ce la fai a camminare, Al? -

- Certo, sorellina, non ti preoccupare. - Si alzò a fatica, appoggiandosi a lei.

- Potete Smaterializzarvi anche da qui, ora che ci penso, - disse Kingsley, - dato che le difese sono cadute. -
- Ottimo. - Alexia sorresse il fratello. - Pronto? -

Lui annuì. La ragazza si Smaterializzò portandolo con sé.

Riapparvero nel giardino di una villetta di campagna. Alban gemette nel momento in cui i suoi piedi toccarono di nuovo terra. - Dai, ancora un piccolo sforzo – lo incoraggiò sua sorella, sostenendolo mentre percorrevano il vialetto di ghiaia.

Aprì la porta con un calcio e si precipitò in salotto, adagiando Alban sul divano. - Ragazzi! - Gridò.

Pochi secondi dopo la stanza si affollò dei suoi amici: Agatha, Nick, Lance e Cassia, la ragazza di Alban. - Cos'è successo? - Chiese Agatha ancora prima di vedere il ragazzo riverso sul divano, coperto di sangue. - Oh, per merlino. -
- Prendi degli asciugamani puliti – le disse Alexia. - Lance, prendi delle bende. Nick, fa' bollide dell'acqua. Poi scrivete a tutti quelli che conoscete e dite loro che il Ministero è sotto il controllo dei Mangiamorte e che il Ministro è morto. -
I tre sbiancarono, ma corsero a fare quanto era stato detto loro.
Cassia arrivò a piccoli passi, le mani davanti alla bocca. - Che cosa gli è successo? - Sussurrò.

- Vi spiegherò dopo. Ora, per favore, va' ad aiutare gli altri. -

- Ma io… -

- Cassia, fa' come ti ho detto – la interruppe bruscamente Alexia.

- Lexie – sussurrò Alban, prima di perdere di nuovo conoscenza.

- Sono qui, Al. - La sorella gli accarezzò i capelli neri come i suoi mentre estraeva la bacchetta. - Va tutto bene, va tutto bene. Vulneras ementur, vulneras ementur, vulneras ementur… - iniziò a ripetere l'incantesimo per far fermare il sangue.

Nel frattempo le ragazze furono di ritorno ed iniziarono a prendersi cura delle ferite di Alban. Cassia singhiozzava, cosa che dava molto sui nervi ad Alexia, che tentava di concentrarsi.

Quand'ebbe finito di cantilenare, finalmente, avevano smesso di sanguinare. - Per ora dovrebbe bastare. Te ne occupi tu, Cassia? -

- Certo, tranquilla. -

In quel momento fuori si udì un rumore di passi, e poco dopo qualcuno bussò. Alexia, bacchetta alla mano, aprì la porta d'ingresso. Fu così felice di vedere quel colosso di Kingsley che le venne quasi voglia di abbracciarlo. - I Mangiamorte hanno attaccato anche la Tana – disse lui, che non amava i mezzi termini.

Il cuore di Alexia perse un battito. La Tana era la casa dei Weasley, dove si trovavano praticamente tutti i suoi amici per il matrimonio di Bill Weasley, il maggiore dei fratelli. Ma soprattutto, lì viveva George, il ragazzo di cui era innamorata da anni, insieme al gemello Fred e al resto della famiglia.

- E loro come stanno? Cos'è successo? -

- Tutto bene. Nessun ferito tra i nostri. È stat interrotta la festa e Harry, Ron ed Hermione sono scappati. Ora tornerò lì per aiutarli a mettere a posto. -

- Vengo con te. -

- No. - Kingsley la guardò deciso. - Devi restare qui, in caso arrivi qualche Mangiamorte. La vostra è una Casa Sicura, e tale deve rimanere. - La guardò. - Ti manderò qualcuno da ospitare. Non è saggio spostarsi, per stanotte. -

Alexia strinse i pugni, contrariata. Avrebbe voluto fare molto di più, avrebbe voluto vedere George e tutti i suoi amici, ma non obbiettò. - Sissignore. -

- Molto bene. - Senza una parola di più, Kingsley se ne andò.

 

Non era uscito dalla porta da nemmeno mezz'ora che si udì bussare di nuovo. Questa volta fu Agatha ad aprire, e si trovò davanti George Weasley. - Oh – fece, sorpresa. - Ciao. -
- Ciao, Agatha. Ci sono Alexia e Alban? -

- Sì, sono tornati un'ora fa. Chiamo Lexie. -

- Non serve che la chiami, fammi entrare ed andrò io da lei. -

- Mi spiace, ma nessuno entra in questa casa senza il permesso di un Auror. -

Prima che George potesse obbiettare, Agatha gli aveva chiuso la porta in faccia.

- Lexie! - Chiamò Agatha, salendo le scale.

- È arrivato qualcuno' – La ragazza smise subito di preparare le stanze per gli ospiti ed uscì in corridoio dall'amica. - C'è George – la informò quest'ultima.

- Oh. - Il cuore di Alexia iniziò a battere all'impazzata. - Okay, scendo. Puoi preparare tu un po' di stanze? -

- Certo – sorrise la bionda.

Alexia corse giù per le scale fino alla porta d'ingresso. Non sapeva nemmeno che razza di aspetto avesse, ma non le importava: tutto quello che voleva era sapere che George stava bene.

Aprì la porta e lo vide: alto, magro e bellissimo come al solito. Indossava un completo scuro su camicia verde bottiglia. I capelli rossi erano più scompigliati del solito, una guancia sfregiata da un graffio e un occhio circondato da un livido bluastro.

Non appena la vide, lo sguardo del ragazzo si illuminò. - Ehi. -

I due si guardarono per qualche istante, un po' in imbarazzo. Poi George disse: - cazzo, vieni qui – e l'attirò in una stretta disperata.

Alexia si tuffò tra le braccia di lui, stringendosi attorno al suo addome. - Avevo paura che ti avessero uccisa, ferita o presa – mormorò il ragazzo, stringendole un braccio attorno alla vita ed accarezzandole i capelli con la mano libera. - Credevo di averti persa… -

Alexia chiuse gli occhi ed assaporò quel momento: non capitava spesso che George lasciasse cadere la sua corazza e fosse così dolce. - Per fortuna a me non è successo nulla, ma ad Alban… -

- Sì, Kingsley ce l'ha raccontato. Una bella sfiga. Ora sta un po' meglio? -

- Abbastanza. Ho fermato l'emorragia, ed ora Cassia si sta occupando di lui. -

- Oh, beh, bene allora. -

Alexia annuì. - Tu come mai sei qui? -

George scrollò le spalle. - Sono il primo dei tuoi ospiti, a quanto pare.

- Ah, quindi dormirai qui? - Quello stupido cuore non ne voleva sapere di piantarla di batterle così forte nel petto.

- Sì. Per ora siamo io, Fred e Charlie, ma potrebbe arrivare qualcun altro. -

- D'accordo. -

George sorrise e si sciolse dall'abbraccio. Solo allora si accorse delle mani di Alexia. - Ma tu stai sanguinando! -

Lei si guardò le mani: le ferite sulle nocche dovute ai tirapugni usati su Rabastan continuavano a riaprirsi. - Non è niente – mentì.

Lui la fulminò con lo sguardo. - Possiamo entrare? -

Alexia annuì e fece strada fino in cucina. George, tra le proteste di lei, le sollevò e la fece sedere sul bancone della zona cottura. Prese uno strofinaccio, lo bagnò e prese a tamponare le nocche della mano destra di lei con delicatezza. - Ti faccio male? -

- No. -

La scena aveva un qualcosa di tremendamente intimo e Alexia sentiva il terribile e fortissimo bisogno di avere George più vicino. Dovette lottare con tutte le sue forze per impedirsi di baciarlo, cosa a cui era ormai abituata. - Grazie - mormorò, quando lui ebbe finito di avvolgerle le nocche in delle bende candide.

- Figurati. -

 

 

 

   
 
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