Ora devo andare, devo
Ferì ed uccise quanto poteva, su quella nave che pullulava di sirene e di pirati occupati a combattere, non appena ebbe un istante di respiro, cercò con lo sguardo la loro sovrana, Maira. Uccisa lei, forse le guerriere marine si sarebbero fatte indietro. Ella non si era spostata dal punto da cui aveva dialogato con lui, da cui incitava le sirene e comandava loro come agire. Prima che potesse anche solo iniziare a ragionare sul come raggiungerla, però, notò una giovane sirena alzare un grido di battaglia, mentre azzannava alla gola il valoroso Malachi. Il ragazzo che aveva trovato in una strada e che aveva preso sotto la sua ala protettiva per il luccichio dei suoi occhi di un caldo nero. Il suo campione, colui che forse più di tutti aveva la stoffa per fare il capitano, un giorno, al suo posto.
Si costrinse a pensare razionalmente e a non andare impulsivamente in cerca di vendetta, ma cambiò idea una volta osservato che quella creatura aveva la stessa coda bianca e grigia, da squalo bianco, di Maira. Probabilmente sarebbe stata la futura regina, per cui poteva essere più importante di Maira stessa. Mentre quella lottava contro un pirata, William si precipitò su di lei e la prese per il collo, stringendo con forza, in modo da indebolirla, ma non ucciderla. Con l’altra mano sfoderò un coltello, che le premette sulla giugulare. Era forte, doveva essere veloce. Si avvicinò al parapetto, ponendo la sirena sotto gli occhi di quelle che erano ancora in mare.
Con un gesto rapido, si tolse le cuffie dalla testa con un colpo con l’impugnatura dell’arma, conscio del fatto che la sua interlocutrice sapesse bene che il suo canto sarebbe stato veloce a sufficienza per impedirgli di ucciderla.
– Consegnate la tiara. Siete in svantaggio contro le nostre armi, vi stermineremo se sarà necessario. Anche se morissimo, un altro equipaggio verrebbe mandato qui. Non avrete possibilità di salvezza.
– Niahm, la mia unica figlia! – stridette Maira, brandendo la lancia, le branchie che vibravano sul collo e sulle spalle. – Tutto ciò vale la vita della vostra regina?
– Le tue compagne farebbero lo stesso per te. – le rispose semplicemente, stringendo la presa su quel corpo viscido.
Si rese conto che North si muoveva agilmente alle sue spalle, facendo in modo che nessuno potesse avvicinarsi ed attaccarlo. La sovrana sollevò un grido, al quale tutte le sirene smisero di combattere e tornarono in mare. William strinse più forte la presa sul collo di Niahm, avvicinandola a sé, per paura che qualcuna potesse afferrarla e trascinarla in mare, facendogli perdere così il suo ostaggio.
– È il nostro tesoro più grande, Nightshade, l’unico in verità. Ma amo le mie sorelle e non voglio muoiano per un pezzo di bronzo marino, non importa quanto potente possa essere.
Fece un segno ad una sirena dalla coda arancio striata di bianco, simile a quella di un pesce pagliaccio, la quale si immerse. William, senza mai lasciar andare il collo della principessa, si fece calare in una scialuppa, insieme a North e Tristran.
La regina sorrise, divertita e malinconica.
– Mi disprezzi ancora, figlia di Swami?
– Il mio nome è North. – avrebbe voluto aggiungere un “sardina troppo cresciuta”, ma decise che probabilmente tenerselo per sé sarebbe stato più conveniente.
La sirene di poco prima riemerse, stringendo tra le mani una tiara di un verde marino, lucente, su cui il sole si infrangeva meravigliosamente. Aveva una forma rozza, dall’aspetto molto antico, fatta di creste frastagliate. Una gemma color glicine pendeva da una di queste, senza essere legata ad esse da nulla, apparentemente.
Maira la prese in mano, poi nuotò elegantemente fino alla scialuppa, porgendola a William. Egli ripose il coltello, con una mano prese la tiara e, in quello stesso momento, con l’altra lasciò la presa su di Niahm, che tornò in mare e venne stretta in un abbraccio dalla madre.
William strinse fortemente la tiara, come temendo che sarebbe svanita, altrimenti.
– La nostra Regina Vi ringrazia infinitamente, Vi è debitrice della sua vita.
– Zitto, corsaro, vattene di qui, prima che il sollievo per poter stringere ancora mia figlia si tramuti in desiderio di vendetta per le mie compagne morte. – li fulminò tutti con lo sguardo.
La scialuppa venne issata nuovamente sulla nave, William passò la tiara a Tristan, farfugliando che la riponesse nella sua cabina. Osservò scioccato i corpi che giacevano sul ponte. Alcuni erano sirene, altri pirati. Cesar, il suo adorato ragazzino pestifero, che l’aveva implorato di farlo entrare a far parte dell’equipaggio per una mezz’ora buona, ora piangeva a dirotto sul corpo di Malachi, freddo e privo di vita. Gli pose una mano sulla spalla, la quale iniziò a tremare ancor più che poco prima.
– È tutto okay, Cesar. Lui sarà sempre il nostro campione, mancherà a tutti.
Il ragazzo annuì, sfregandosi via le lacrime dagli occhi. Gli carezzò i crespi capelli castani come la paglia.