Il giovane ed impegnatissimo principe Reggente e la sua altrettanto impegnata sposa si erano ritrovati nelle loro stanze e concordemente avevano deciso che il Regno sotto la Montagna e tutti i suoi abitanti potevano andarsene cordialmente alle ortiche per un po’. Con l’espressione del bambino che ha sottratto la torta preferita alla custodia della mamma ed è ormai sicuro di farla franca, Kili aveva chiuso a chiave la porta delle loro stanze, si era gettato la moglie ridacchiante su una spalla con gesto atletico, l’aveva scaricata senza tante cerimonie sul loro letto Elf-size ed aveva proceduto a spogliarla, peraltro senza incontrare alcuna opposizione.
Inginocchiato sopra di lei, si riempiva gli occhi della sua sposa; la pelle d’alabastro, le forme arrotondate di una Nana al culmine della sua bellezza; i lunghi capelli sciolti da cui la luce delle candele traeva bagliori d’oro...
… ma Kili ricordava altrettanto bene come la luna li trasformasse in una cascata d’argento, in una notte d’autunno nel boschetto dei noccioli…
Una mano piccola ma decisa lo strappò dal suo incanto, afferrandogli il davanti della camicia ed attirandolo bruscamente verso il basso. Il profumo di fiori gli riempì le narici, mentre una voce roca gli sussurrava all’orecchio:
“Allora, amico, fai qualcosa o resti a guardare..?”
Kili si vide riflesso in due iridi di un incredibile color ametista, ombreggiati da lunghe ciglia che davano loro uno sguardo perversamente sensuale. Una specie di insondabile mistero sembrava nascondersi in quelle profondità, tanto che un brivido gli salì su per la spina dorsale... Sospirò. Cosa può mai fare un uomo? Non ha alcuno scampo. Non gli rimase altra scelta che baciarla.
Il tempo e lo spazio persero significato per il principe Nano, mentre baciava la sua amata come se non ci fosse un domani; ma a lei non bastava. Le mani lasciarono il suo collo per scorrere con impazienza il corpo ancora vestito del marito alla ricerca di un varco; infine, con un piccolo mugolìo di soddisfazione, gli si infilarono sotto la camicia, mozzandogli il fiato.
Le spalle, la spina dorsale, i fianchi, per poi risalire sul petto: nessun centimetro raggiungibile fu trascurato, finchè Kili si accorse che le manine intraprendenti stavano cercando in tutti i modi di sollevargli la camicia. Nella nebbia dorata che gli avvolgeva la mente, gli parve una buona idea, ed interruppe il bacio giusto il tempo di afferrare l’orlo dell’indumento e trascinarselo sopra la testa…
Improvvisamente si sentì circondare il torace da due braccia inaspettatamente forti, e con un grido di sorpresa si ritrovò ribaltato sulla schiena, con le braccia e la testa ancora intrappolate nella camicia.
“Ehi! Ma cosa…” farfugliò; ma qualsiasi protesta avesse in mente, già soffocata dalla stoffa, svanì rapidamente sotto una pioggia di carezze e di baci che lasciavano scie roventi al loro passaggio, così come qualsiasi altro pensiero coerente.
Kili era completamente perso. Il profumo della pelle della Nana sopra di lui lo inebriava, la seta dei suoi capelli gli si avvolgeva intorno e la sensazione era come se mille dita delicate lo accarezzassero, mentre delle dita vere e solide percorrevano la sua pelle nuda alla ricerca dei punti più sensibili per fargli perdere il lume della ragione.
E poi quelle dita scivolarono sotto la cintura dei pantaloni.
Improvvisamente fu come se la stoffa che ancora lo copriva gli bruciasse addosso. Con un ruggito, raccolta la poca capacità di concentrazione che gli rimaneva, si sollevò quel tanto che bastava per liberarsi dalla camicia; combattendo poi contro quelle manine traditrici che insistevano per frugare ed accarezzare proprio dove ottenevano il maggior effetto sul suo autocontrollo, riuscì con dita tremanti a sciogliere i lacci dei pantaloni.
Non seppe mai come era riuscito a sbarazzarsene, ma ora era libero. Era il momento della sua… vendetta.
Liatris amava suo marito. Amava tutto di lui; il coraggio e l’intelligenza con cui affrontava e gestiva il Consiglio, fingendo di ignorare Balin che impallidiva , Thorin che spalancava gli occhi e Dwalin che ridacchiava. Amava tutti i suoi sorrisi : quello largo e coinvolgente che iluminava la stanza e costringeva tutti ad amarlo; quello sarcastico e falsamente innocente che esibiva quando spingeva qualcuno a fare come voleva lui; e quello tenero e segreto che riservava solo a lei.
Amava il suo grande cuore, la sua passione, la sua sensibilità; l’entusiasmo che metteva nelle cose; amava anche quella vena di mistero in lui, quando la sensibilità diventava empatia o mostrava il suo singolare legame con i corvi. Lo amava anche quando gli occhi scuri si perdevano lontano, dietro ad una qualche visione, e lei si rendeva conto una volta di più che Kili non sarebbe mai appartenuto a nessuno e che nessuno avrebbe mai potuto porgli dei limiti.
Amava toccarlo, e baciarlo; ed era affascinata dall’effetto che i suoi tocchi ed i suoi baci provocavano in lui. Aveva imparato presto a riconoscere i suoi punti più sensibili; ed ormai sapeva cosa lo faceva sospirare, cosa gli mozzava il respiro e come ottenere da lui quel piccolo sibilo che prometteva sviluppo molto interessanti. .. E trovava affascinante ed eccitante portarlo fino al punto in cui i suoi occhi scuri divenivano lucidi, e poi vitrei, e lui completamente perso nell’incantesimo del piacere. Era una sensazione esaltante, ed estremamente erotica.
Il problema era che, da parte sua, anche Kili aveva presto scoperto i punti deboli della sua giovane moglie, e trovava decisamente piacevole cercare di farle perdere ogni controllo… sempre che non si fosse perso prima lui nelle spire della magia che le mani delicate di lei gli tessevano intorno.
Spesso quindi la faccenda diventava una giocosa e stuzzicante lotta per la supremazia.
Kili afferrò le mani di Liatris nelle sue; rapidamente la rovesciò sul letto, le sollevò entrambi i polsi sopra la testa e con la mano libera aperta la attirò verso di sé, facendo aderire il corpo morbido di lei al suo. Un sorriso malizioso gli comparve sulle labbra.
“Allora, cosa stavamo dicendo…”
La frase si interruppe quando fu lei, questa volta, a baciarlo.
Giusto per dimostrare che non aveva intenzione di arrendersi.
E poi, come per accordo, entrambi iniziarono a muoversi lentamente, ognuno accarezzando il corpo dell’altro con il proprio. Le mani di Liatris, chissà come, erano libere, e … tutto scomparve in una nebbia dorata.
I due giovani Nani giacevano aggrovigliati l’uno nell’altro, godendosi una piacevole spossatezza. Racchiusi nel loro bozzolo caldo e confortevole, il mondo sembrava distante ed inoffensivo … finchè qualcuno bussò con decisione alla porta.
Ci volle più di qualche momento perché entrambi tornassero alla realtà; ed allora si guardarono allarmati. La porta era chiusa, segnale evidente di desiderio di privacy; ma chi bussava aveva superato non solo due coppie di guardie armate, ma anche il loro personale Huan , Halla. E Halla non lasciava passare nessuno senza un’ottima ragione.
Cosa sta succedendo?
“Perché qui?” chiese Dìs mentre Dwalin e Thorin la conducevano agli appartamenti di Kili. Si era aspettata un appartamento nell’Ala Reale, ma i due Nani avevano imboccato un’altra rampa di scale.
“Beh… Kili voleva poter vedere le stelle,” rispose Thorin, e Dìs scosse il capo con un sorrisetto. C’era da aspettarselo, il mio sognatore.
Solo in quegli ultimi minuti Dìs si era resa conto che Kili non sarebbe stato solo. Era sposato, per amor di Mahal! E per quanto lei stessa avesse ‘suggerito’ la soluzione, non poteva evitare un po’ di sconcerto e di apprensione. Già l’idea era strana: le parole Kili e matrimonio nella stessa frase sembravano un’assurda combinazione. E lei, la ragazza… Dìs si era aspettata di essere quanto meno parte nel processo di scelta delle sue nuore, come si conviene, anche se non avrebbe mai costretto i suoi figli a decisioni indesiderate. Anzi, si era già fatto qualche piccolo progetto, su una certa ragazza. .. sospirò. Come faccio a dirlo a Dehala?
Oltrepassando l’ultima coppia di guardie entrarono nel corridoio davanti alle grandi porte scolpite con foglie e rami. Dìs vide una Nana di mezza età venire incontro ed alzò un sopracciglio perplessa. Una governante, pensò. La Nana lanciò uno sguardo al terzetto davanti a lei e si produsse in una perfetta riverenza.
“Halla, al tuo servizio, principessa,” fu il saluto. Dìs sorrise.
“È passato un po’ di tempo dall’ultima volta che ho ricevuto una tale accoglienza, “ rispose. “Mio figlio è nelle sue stanze?”
“Sì, mia signora; è in compagnia della principessa sua moglie.” Così dicendo Halla indicò le grandi porte e si fece da parte.
Dwalin brontolò sottovoce, e Dìs si girò sorpresa verso i due Nani in sua compagnia, per trovare un Thorin sogghignante mentre il guerriero tatuato scambiava occhiate incendiarie con la governante. La principessa alzò un sopracciglio con espressione interrogativa.
“Dwalin non apprezza Halla,” commentò Thorin, “ ed il sentimento è reciproco.”
“A me sembra perfetta,” commentò Dìs. “Cosa c’è che non va?”
“È prepotente,” grugnì Dwalin.
“È maleducato e supponente,” sibilò contemporaneamente Halla.
Dìs li osservò entrambi, poi annui.
“Ah. Ecco.” Poi scrollò le spalle e bussò alla porta con decisione.
Kili afferrò velocemente un paio di pantaloni ed una camicia, non senza masticare qualche colorita imprecazione sui fastidi della regalità.
Se questa non è una vera e propria emergenza qualcuno finirà a spalare merda di drago dai sotterranei!
Assunse la collaudata espressione da Thorin e senza cerimonie apri la porta pronto ad inveire contro il malcapitato che…
“Mamma!”
Dìs ebbe solo una frazione di secondo per guardare suo figlio prima di sentirsi sollevare da terra e stritolare in un abbraccio travolgente. Non si accorse nemmeno delle lacrime che le rigavano le guance.
Kili aspirò il profumo familiare di sua madre, quello che avrebbe riconosciuto tra mille. Nascose il viso nelle trecce scure e per un attimo tornò indietro nel tempo, quando andava a cercare rifugio e consolazione dalla mamma, sicuro che lei avrebbe sistemato tutto, anche il disastro peggiore, che tutto si sarebbe risolto. Si rese conto in quel momento quanto gli fosse mancata; e che aveva atteso il suo arrivo come un evento risolutore, dopo il quale tutto sarebbe stato più facile. Sarebbe stato troppo bello.
Per un attimo si godette la sensazione, lasciò che il passato tornasse a vivere; un passato in cui tutto era facile. Non durò a lungo.
C’era troppo davanti a lui per perdere tempo nei rimpianti. Aspirò ancora una volta il profumo inconfondibile di sua madre e disse addio per sempre all’adolescenza.
ANGOLO AUTRICE
Sono stata colpita da un gravissimo caso di blocco dello scrittore. Niente mi piaceva, non riuscivo a collegare i rami della storia, ho scritto e cancellato un po’… e poi sono andata in pausa.
Non oso dire ad alta voce che il problema è risolto. Davvero non lo so. Questo capitolo è solo di passaggio, per riscaldare le dita; il prossimo sarà molto Dìs-centrico ( mi sembra che se lo meriti), e poi l’azione dovrebbe decollare fino alla sua stupefacente (forse) conclusione. Ma questo è un progetto, non faccio promesse.
Se ancora qualcuno ha interesse per questa storia, ringrazio fin da ora con tutto il cuore. Nel frattempo esprimo tutta la mia ammirazione per Sylvie91 che si è letta e recensita millemila capitoli! Un grazie collettivo a tutti, e se qualcuno c’è ancora, batta un colpo!
Alla prossima ( spero molto presto)
Bacio
Idril