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Autore: cioco_93    20/01/2017    1 recensioni
- Quando hai 25 anni ti sembra che il mondo è ai tuoi piedi.
Pensi che hai tutta la vita davanti per realizzarti, crescere, innamorarti, vivere.
Ma purtroppo non è per tutti così. -
Ritorno a scrivere con una storia più agrodolce del solito, dove Damon ed Elena incroceranno I loro destini in maniera forte e passionale ma con una data di scadenza.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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18. Portofino, Firenze, Roma

Portofino

Quando venni in Italia la prima volta, sotto invito di Alessio dopo il suo ritorno dall’Erasmus, mi ero innamorato del Bel paese in men che non si dica. La cultura italiana, l’arte, il modo di fare delle persone, i magnifici paesaggi… mi avevano stregato in men che non si dica. Quell’anno però, quando mi ritrovai a riscoprirla con Elena mi innamorai una seconda volta. Tutto quello che vedevo era più bello, se c’era lei ad impreziosirlo.
Ritornai alla spiaggia dove l’avevo lasciata con le sue poesie dopo aver fatto razzia di uno dei migliori panifici che avessi mai provato, e quando la trovai a gambe incrociate fissare persa il mare di fronte a lei. Presi la macchina appesa al collo e tempo zero la immortalai.
- Ti ho fatto una foto meravigliosa – esordì avvicinandomi
- E come hai fatto con quel coso enorme in mano.?? – mi domandò divertita – Su fa vedere cosa mi hai portato di buono – mi esortò con l’acquolina in bocca mentre mi sedevo dietro di lei, affinché s’incastrasse tra le mie gambe.
- Specialità del posto mia cara: focaccia liscia e quella di Recco con il formaggio. Non esiste posto al mondo, nemmeno a New York, dove tu possa trovare una focaccia così buona – le spiegai fiero passando glie ne un pezzo.
- Mmm è squisita – constatò ancora con la bocca piena non appena fece un morso – alla faccia delle escargot – aggiunse scoppiando a ridere, e il mio cuore perse come al solito un battito.
Era così bella e quella sua risata mossa dal vento rendeva quella spiaggia deserta ancora più paradisiaca. Oramai avevo perso completamente la testa per lei, ed Elena non riusciva a capirlo. Aveva ragione, la proposta di matrimonio era una pazzia, era avventata, ma oramai a me non me ne importava più nulla. L’amavo, e finché sarebbe rimasta in vita, volevo renderla mia in tutti i modi possibili su questa terra, matrimonio compreso.
- Mi stai ascoltando.?? – mi richiamò d’un tratto distogliendomi dai miei pensieri.
- Scusa, mi ero distratto – ammisi sincero. Elena sbuffò ma senza aggiungere altro si alzò e mi porse la mano.
- Su forza, alzati e togliti le scarpe – ordinò con toni da generale. Non me lo feci ripete due volte, e non appena fui pronto, mi trascinò a riva.
- Dio è meravigliosa. Non è per niente fredda.!! Ma poi guarda che colore – iniziò a esclamare entusiasta come una bambina, per poi fermarsi di colpo e cercare i miei occhi.
- Elena ti senti male.?? – le chiesi immediatamente preoccupato avvicinandomi.
- No – disse seria – Promettimi solo, che quando io non ci sarò più, non ti chiederai mai sei hai fatto abbastanza per me, perché ha fatto molto di più di quello che ci si possa immaginare – proclamò con un’intensità che quasi poteva spaventare, e si fiondò sulle mie labbra.

Firenze

- Per fortuna ti si è abbassata la temperatura – affermai toccandole la fronte – Se tutto va bene, entro sta sera ti sarai ripresa – aggiunsi andando a svuotare in bagno la bacinella d’acqua.
- Se sto meglio usciamo vero.?? – mi chiese lei supplichevole.
- Vediamo – le urlai dal bagno.
- Damon… - mugugnò come una bambina.
- No signorina, niente Damon. Abbiamo sfidato la sorte con questo viaggio, sapendo che saresti potuta stare male. Ora non farò il pazzo facendo armi e bagagli per riportarti a New York, ma almeno cerca di fare la brava non sfidare ulteriormente il tuo cancro stando buona a letto finché non ti sarai completamente ripresa. Chiaro.?? – la intimai stendendomi nuovamente accanto a lei sul letto, mentre Elena mi piantava il broncio.
- Tu pensa, la prima volta che sono riuscito a infilarmi nel tuo letto era una situazione del genere: tu versione esorcista e io infermiere – cercai di prenderla un po’ in giro per distrarla, ma notai come oramai era partita in qualche sua riflessione con lo sguardo perso fuori dalla finestra – Elena.?? – la richiamai preoccupato.
- Andrà peggiorando lo sai.?? – affermò dal nulla con toni spiritati – se adesso sto male una, massimo due volte al mese, tra poco le cose peggioreranno. La chemio mi debiliterà, il cancro prenderà sopravvento più spesso, le metastasi porteranno nuovi sintomi… non sarà facile per chi mi starà accanto – mi spiegò a seguire con toni sempre più cupi.
- Hej, hej, hej…. Fermati – la bloccai richiamando la sua attenzione prendendola per le spalle – so come sarà il futuro, e so che non sarà roseo, ma non mi importa. Io voglio starti accanto fino all’ultimo, e non m’importa di quante volte ti dovrò tenere la testa o passare le giornate a tenerti compagnia a letto – le dissi serio e preoccupato di quella sua ricaduta nel volermi allontanare.
Elena mi guardò fissa nei occhi con quel suo sguardo da cerbiatta impaurita, e mi venne a quel punto spontaneo tirarla tra le mie braccia, e stringerla più forte possibile.
- Ti amo – mi sussurrò in lacrime contro il petto.
- Non hai idea di quanto ti ami io – risposi sincero e terrorizzato anche solo dall’idea di quando non sarebbe più stata mia.

Roma

Il fascino della capitala italiana, era qualcosa di imparagonabile.
La città eterna era qualcosa di unico e spettacolare sotto ogni punto di vista, e ho sempre creduto che di tutto quel viaggio, sia il posto di cui Elena si fosse innamorata maggiormente.
Dopo infatti i bui giorni a Firenze, aveva ritrovato finalmente il sorriso e una vivacità incredibile.
Erano due giorni che giravamo come trottole per tutta la città, ed Elena avevo lo spirito di una bambina di 5 anni in un negozio di giocattoli: estasiato e senza fine.
La seconda sera comunque decidemmo di vivere un po’ più la città, nonostante il freddo pungete e iniziammo il giro notturno con una bella mangiata in una buona trattoria casereccia che ci avevano consigliato vicino a Castel Sant’Angelo.
- Ammaza che bona.!! – esclamò un uomo sulla 40tina, non appena entrammo in quel pittoresco ristorante, riferendosi ad Elena.
- Aripijate.! Te pare er modo de trattà na Signorina.?? Nun fa’ er solito mandrillo.!! – Gli urlò il proprietario avvicinandosi a noi – Lo perdoni Signorì, è po’ burino il mio compare – aggiunse poi facendo pure il baciamano nei confronti della ragazza.
- Mi spiace, me la cavo con l’italiano, ma il dialetto non lo comprendo proprio. Quindi, qualsiasi cosa mi abbia detto il vostro amico tanto non l’ho capita – ribatté scoppiando a ridere lei.
- Tanto meglio, se fidi.!! Immagino vojate magnà.?? Seguiteme – rispose sorridente l’uomo indicandoci di stargli dietro.
- Ma cos’ha detto.?? – mi chiese divertita e spaesata.
- Non è ho la più pallida idea, ma immagino ci stia facendo accomodare – le risposi ridente anch’io.
Quando finalmente riuscimmo a prendere posto, ordinare e iniziare a mangiare, le cose furono sempre più divertenti: dal proprietario che si ostinava a parlarci in romano, al venditore di rose mentre cercavamo di goderci il dolce, alla vivacità delle persone nel guardare la partita di quella che era la loro squadra di calcio nel cuore: la Roma.
- Dai, siamo sinceri, in America non siamo così tifosi, ne per il football ne tanto meno per il Baseball – commentò Elena guardando l’euforia di tutti quelli che ci circondavano vestiti con tanto di sciarpe e berrettini rosso e giallo.
- Ti devo dar ragione. Comunque sono divertenti da osservare, si vede che hanno comunque un’altra cultura nel sangue rispetto alla nostra – constatai mentre tutti ansiosi si alzavano in piedi per vedere meglio quello che era chiaramente un rigore.
- Daje er Pupone, non devi sbajà… - sussurrava un ragazzotto di fianco a me.
- Chi è il Pupone.?? – domandò ingenuamente Elena procurandosi gli occhi di almeno una decina di persone addosso.
- Sono americana – si giustificò imbarazzata e ridente subito lei.
- Er Pupone è il nostro Capitano, l’ottavo Re de Roma, è…- iniziò a spiegarle fiero un signore, quando il “Gooooool” urlato dal telecronista fece scoppiare di euforia tutta la trattoria.
Non so come, ma in un batter baleno vidi Elena tra le braccia di due omoni che la facevano saltare in aria e lei che se la rideva senza smettere, mentre io venni baciato incredibilmente da una nonnina di 60 anni.
Quando la pazzia finì e anche i nostri dolci, scoprimmo che per quella sera non avremmo dovuto nemmeno pagare la cena, dato che il proprietario aveva vinto una schedina con il rigore del Pupone che conteggiava parecchi zeri, e uscimmo felici e decisamente increduli dalla trattoria per le 11, dopo tra l’altro parecchi amari.
- Dio mio è stata una serata pazzesca – affermò la mia donna quando misimo finalmente piede di nuovo all’aria aperta.
- A parte i dieci anni di vita che ho perso, nel vederti lanciare in aria, mi sono decisamente divertito anch’io – concordai cingendola per il fianco.
- Damon.?? – disse d’un tratto seria lei fermandosi e cercando i miei occhi.
- Dimmi – la spronai perplesso.
- Io… - iniziò titubante - ho voglia di gelato.!! – aggiunse poi cambiando completamente toni e facendomi scoppiare a ridere di nuovo.

( https://www.youtube.com/watch?v=W4qIHv1CbG8&index=5&list=PLD7070D86BEEDEB41 )
- Quindi fammi capire: stiamo camminando su uno dei ponti più importanti e antichi di tutta Roma.?? – le chiesi curioso mentre attraversavamo il ponte Milvio.
- Si, praticamente si – rispose sorridente lei.
Mancavano oramai poche ore al ritorno a casa, e avevamo deciso di dedicarci un’ultima passeggiata per la città soleggiata.
- Però che peccato, è rovinato da tutti questi lucchetti attaccati ovunque a caso – le feci notare perplesso, domandandomi come facessero tutti a dimenticarsi dei lucchetti appesi a una ringhiera, ma capì dalla risata di Elena, che avevo appena detto una bella cavolata.
- E io che ti facevo un bravo osservatore. Non noti che sono quasi tutti con delle scritte sopra.?? – mi fece notare avvicinandosene a uno, e facendomi sentire un completo idiota.
- Ah…quasi quasi potrebbe iniziare ad avere senso tutto ciò – commentai imbarazzato dalla mia gaffe.
- Pensa, una volta erano molti di più. Teoricamente non si possono più attaccare dal..mhmhm credo 2012. Però c’è chi lo fa ancora – disse pensierosa appoggiandosi al parapetto e fissando il Tevere.
- E questa cosa dei lucchetti da dove nasce.?? – le chiesi a quel punto curioso.
- Bhè la tradizione dei lucchetti è remota e non la so con precisione, ma diciamo che sono andati di moda a causa di un libro di un autore italiano, dove i protagonisti appendevano qua il proprio lucchetto, a una catena che oramai non c’è più, e insieme gettavano la chiave, in modo che il lucchetto non si sarebbe più potuto aprire e il loro amore sarebbe stato per sempre – mi raccontò lei.
- E la catena adesso dov’è finita.?? – domandai ancora, oramai preso dal racconto.
- Era attaccata a un lampione, e divenne così famosa che chiunque per giurare il proprio amore veniva qui ad appendere il proprio lucchetto, ma a una certa divenne così pesante che fece crollare il luminare a cui era attaccata – disse ridente – morale ora i pochi coraggiosi che lo fanno ancora, attaccano i lucchetti alla ringhiera – aggiunse per finire.
- Vuoi attaccare un lucchetto.?? – le domandai divertito.
- Mi fai davvero una tipa che attacca lucchetti in giro.?? – ribatté prontamente lei, fingendosi un po’ offesa.
- Naaa… decisamente no – confermai tirandola tra le mie braccia.
- Però un po’ gli invidio tutti quelli che l’ho fanno – disse d’un tratto pensierosa guardando i pochi lucchetti rimasti – hanno speranza, hanno una vita davanti che sognano di condividere con quell’unica persona per sempre. Possono credere nel loro lieto fine – aggiunse, ma tentati di bloccare il suo discorso.
- Elena… - provai a interromperla, ma non me lo permise.
- Aspetta Damon, fammi finire. Quello che sto cercando di dirti, e che è vero, io non posso avere il mio “lieto fine”, non esiste quest’opzione quando entro qualche mese sarai morta a 25 anni, ma posso decidere di vivere il mio per sempre con qualcuno, per quanto il mio per sempre non sia un periodo poi così lungo – proclamò con gli occhi emozionati, e per quanto assurdo, avevo assolutamente capito il suo discorso.
Finì così per inginocchiarmi, prendere la sua mano, e chiederle guardandola dritto in quei suoi occhi da cerbiatta – Elena Gilbert, mi vuoi sposare?? – e finalmente la ragazza, in lacrime, ma senza esitazioni rispose – Si, si, si – e io non potei che fiondarmi sulle sue labbra.

Buonasera lettrici.!!!
Rieccomi con il mio solito commento, questa volta un po' riassuntivo di questi due capitoli.
Come predetto, sono stati entrambi concentrati sul viaggio della nostra coppia, e a seconda delle città ho cercato di farvi vivere l'emozioni di entrambi. Vi ho voluto sorprendere con la proposta di Damon nella prima parte del tour e farvi capire il perchè di tale proposta da parte del ragazzo, e poi ho giocato con Elena, con i suoi pensieri inizialmente negativi sull'idea che nel corso di due settimane sono cambiati e l'hanno spinta a far sì che Damon le richiedesse la sua mano e lei finalmente accettasse. Si lo so , sono stati due capitoli mega diabetici, ma spero vi siano paciuti lo stesso XD come spero vi siano piaciute le descrizioni e le caratteristiche dei vari posti che ho citato. Dall'escargot francesi, ai caffè italiani, al dialetto romano e l'amore per la Roma ehehhe e si, per chi avesse il dubbio il ponte di cui parlo è proprio quello di "Ho voglia di te" e la canzone di sottofondo fa parte della colonna sonora di 3MSC. Non so da dove mi sia uscita questa vena da 14enne, ma amen nel complesso mi sono divertita a spolverare vecchi ricordi ehhehe
Bn fine dello sproliloquio.!!!
Spero vi siano piaciuti entrambi i capitoli e vi aspetto con il ritorno a New York.!!
Grazie come sempre a tutte.!!
Un bacio 
A.


 

  
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