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Autore: mxrlynians    20/01/2017    1 recensioni
Sappiamo quanto il nostro Merlin sia impacciato, debole e fragile, in un certo senso, ma, non stante tutto Arthur lo supporta, e lo farà sempre.
Detto questo, vi lascio a questa raccolta!
ATTENZIONE!
Hurt! Merlin!
&
Protective! Arthur!
(“Cose molto dolci” penso)
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: I Cavalieri della Tavola Rotonda, Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: Missing Moments, OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni, Contesto generale/vago
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Capitolo 3

“Awake”

|Coma:

 Stato di completa perdita della coscienza,

della motilità volontaria e della sensibilità,

con conservazione,

parziale o totale,

delle funzioni vegetative.|

 

Merlin ne era più che sicuro, stava sicuramente facendo un sogno. Perché il Re di Camelot, non poteva piegare la sua biancheria, neanche fra un milione di anni!

Era ancora a letto, il che era strano, visto che il sole era sorto da parecchie ore, possibile che non se ne fosse accorto? “E poi, gli ho detto di lucidare la mia armatura e lui sai con cosa la lucidata?” chiese il biondo senza nemmeno alzare lo sguardo. Farlo gli sarebbe costato troppo dolore. “Con la mia veste da notte! Ma siamo seri! Oh e quella volta in cui gli ho detto di portarmi un piatto di patate arrosto e lui mi ha portato un vassoio carico di pomodori! Tu sai quanto mi fanno schifo i pomodori!” sorrise, cominciando a spazzare il pavimento.

Le palpebre di Merlin stavano diventando pesanti, ma riuscì a sussurrare “Ah, allora… mi preferisci…”, il silenzio prese il sopravvento, sentì un colpo, simile a qualcosa che cade a terra, il respiro caldo del suo Re sul suo collo pallido.

“Oh, grazie agli Dei sei sveglio!” asserì il biondo, baciandolo sulle labbra screpolate, “perché di solito non lo sono?” chiese divertito l’altro.

“Sei malato Merlin. Stavi dormendo da mesi” afferrò il suo amico per le spalle e lo alzò, facendolo poggiare contro a testiera del letto. Quella non era la sua stanza, la sua era piccola mentre questa era grande, c’erano libri ovunque, pozioni, il drago che suo padre aveva intagliato per lui, era sul comodino, accanto al suo letto, le librerie e tavoli coperti di manoscritti, un vero caos.

“Vado a chiamare Gaius, non ti addormentare” ordinò il sovrano, ma era troppo tardi, Merlin perse di nuovo conoscenza quando Arthur uscì dalle camere del Mago di Corte.

***   

Era passato più di un mese da quando Merlin si era ammalato. Gaius aveva ormai perso la speranza, disse al Re che se non si fosse svegliato entro un mese o due, non ci sarebbe più stato nulla da fare. Ma il sovrano non perse mai la retta via. Ogni giorno per quattro mesi, si ritagliò un po’ di tempo da passare con il suo migliore amico. Lo fecero anche tutti gli altri, i cavalieri si divertivano a raccontargli le figuracce di Gwaine nella taverna, Gwen disse di voler sposare Lance appena Merlin si fosse svegliato dal suo lungo sonno, Gaius e Hunit gli leggevano storie o gli raccontavano quanto fosse noiosa la vita al castello senza i lui.

Arthur invece rimaneva in silenzio al capezzale dell’amante. Pregava gli Dei di qualsiasi religione, di non portarglielo via, di farlo riprendere, un miracolo che però, non arrivò mai.                          
Le condizioni di Merlin peggiorarono dopo il secondo mese, la febbre si alzava e si abbassava in continuazione, era troppo magro, le uniche cosa che riusciva a mangiare erano zuppa e latte con del miele.

“Non c’è più nulla da fare Arthur, poniamo fine alle sue pene…” disse Gaius alzando lo sguardo e puntandolo in quelle del loro Re, “aspettiamo ancora una settimana Gaius, ti prego” chiese il biondo, Gaius sospirò e accordò a Merlin ancora una settimana.

*** 

Merlin venne svegliato dall’aroma pungente dell’erba bagnata. Il sole era nascosto da una coltre di nebbia, probabilmente aveva piovuto durante la notte. Seppellì il viso nel cuscino, era stanchissimo, cosa diavolo gli era capitato? Spostò lo sguardo su un batuffolo di capelli biondi, con fare dolce ne prese una ciocca e cominciò a giocarci.

“Arthur” sussurrò, la voce roca, da quanto non la usava? Il respiro di Arthur gli arrivò caldo sul collo, un forte profumo di vino penetrò nelle narici del mago.

“Arthur” mormorò con insistenza, quando vide che il biondo non si sarebbe svegliato con le buone, allora provò con le cattive. Con un lampo d’oro i sui occhi si illuminarono, e il piccolo drago di Balinor cadde sulla testa del giovane biondo.

“M-Merlin” piagnucolò Arthur alzando la testa e incontrando lo sguardo dolce di Merlin.

“S-Sei vivo” sussurrò più per sé stesso che per il corvino, “e tu sei ubriaco” disse il mago sorridendo.

“No Arthur, io sono morto e tu stai sognando” la faccia di Arthur divenne spaventata, incupita.

“No, no no sto scherzando Arthur sto scherzando! Guarda sto bene, sto bene” Arthur lo guardò per pochi secondi prima di cominciare a ridere e quasi riuscì a soffocare il singhiozzo e coprire i suoi occhi pieni di lacrime.

“Pensavo di averti perso” disse alzandosi e sedendosi sul letto a baldacchino rosso e bianco, “non siamo riusciti a svegliarti quella volta, Gaius disse che se non ti fossi più ripreso avremmo dovuto…” Arthur scacciò il pensiero e si asciugò le lacrime per poi continuare, “avevi la febbre alta, deliravi e l’unica cosa che potavi mangiare era del latte con miele e zuppa calda”

“Va tutto bene, ora sono qui” lo rassicurò lasciandogli un casto bacio sulle labbra. Il Re tirò il suo amico in un abbraccio, che tolse il fiato al giovane corvino che boccheggiò per l’aria, dopo l’abbraccio toccò al bacio più avido e meraviglioso a cui i due abbiano mai dato vita.                            
Si sdraiarono sul letto uno fra le braccia dell’altro, cullati dal loro respiro, che calmo e sereno scandiva i secondi di una lunga vita che si apriva davanti a loro.

“Vado a prendere Gaius, deve visitarti” disse alzandosi e baciandogli la fronte. “Non ti addormentare, per favore” gli ordinò poi sorridendogli.

E Merlin annuì, non aveva più voglia di dormire ora che il suo Re era di nuovo fra le sue braccia.

 

 

   
 
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