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Autore: Roby_chan_    21/01/2017    4 recensioni
Ohayo, Minna!
Ritorno alla carica con un mare di nuove Gruvie, o meglio, non proprio nuove. Sono storie scritte da quando mi sono iscritta su efp, quindi poco più di un anno, e che non ho avuto modo di pubblicare. Sono forse più di dieci e revisionate, pronte per essere lette da tutti gli amanti di questa coppia. Alcune Gruvie saranno spoiler, ma metterò di volta in volta degli avvertimenti a inizio capitolo, così che possiate leggere in tutta tranquillità.
Spero di avervi incuriosito, buona lettura,
Roby-chan
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Gray Fullbuster, Lluvia
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Prompt: Futuro
Generi: sentimentale, malinconico, introspettivo
Raiting: giallo
Ambientazione: saga di Avatar
Avvertimenti: spoiler!
 
 
Un mese. Esattamente trenta giorni dalla fine della battaglia di Tartaros, dalla sconfitta dei demoni, dalla morte di suo padre. I ricordi di quella battaglia erano ancora vividi nella sua memoria. Era dal giorno prima che si comportava in maniera più schiva del solito, e di questo probabilmente Juvia se n'era accorta, ma non gliene importava poi tanto. Il peso che gravava sul suo petto, e che grazie a lei si era alleggerito in quei giorni, aveva ripreso a pesare, senza che potesse far nulla. Adesso aveva solo bisogno di pensare e stare da solo. Proprio come faceva tutti gli anni con Ur... e come presto avrebbe fatto anche con il padre.
Con sguardo impassibile Gray si alzò dal letto, cercando di non fare troppo rumore e svegliare la ragazza che dormiva nel letto accanto. Si limitò ad indossare i pantaloni ed una semplice giacca. Era inutile mettere la maglia. Anche se probabilmente quel giorno non si sarebbe spogliato, non gli andava di sentire caldo. Dopo aver indossato anche gli stivali, si incamminò verso la porta di casa, aprendola con un leggero cigolio.
-Gray-sama...- la voce improvvisa della turchina lo fece voltare, lievemente sorpreso. Era in piedi, sulla soglia della porta che separava la stanza da letto dal salottino, che a sua volta si incontrava subito entrando nell'abitazione.
-Juvia, io...- iniziò il moro con sguardo addolorato, lo stesso che aveva anche lei in quel momento. Non voleva lasciarla sola, ma davvero aveva bisogno di un po' di solitudine.
 -Va bene- pronunciò la turchina, poggiando una mano sul proprio petto e chiudendo per un attimo gli occhi -Gray-sama può andare- gli disse, sforzando un sorriso.
Dopo qualche altro secondo di esitazione, il mago del ghiaccio si decise a lasciare l'abitazione. Juvia sapeva. Ricordava che giorno era. Sapeva il perchè delle sue azioni. Lo aveva sempre saputo, come se riuscisse a leggergli dentro, e, anche se a volte la cosa era un po' inquietante, adesso gliene era grato. Senza bisogno di dare difficili spiegazioni, si allontanò in fretta dal villaggio, in cerca di qualche posto silenzioso dove riflettere.
 
La turchina intanto si lasciò andare in un sospiro triste, appoggiandosi allo stipite e stringendo con più forza la camicia da notte all'altezza del cuore.
La mattinata passò così, in totale silenzio. L'assenza di persone al villaggio e di animali, vista la stagione fredda, rendevano il tutto incredibilmente triste e malinconico.
Juvia si occupò delle solite faccende di casa, finendo in fretta grazie all'assenza di allenamenti per quel giorno. Verso mezzogiorno si ritrovò senza riflettere a preparare il pranzo per due, nonostante in fondo sapesse che Gray non sarebbe tornato tanto presto. Toccò appena il cibo che lei stessa aveva preparato, ritenendolo insipido, anche se non lo era. Sparecchiò la tavola, prendendo poi in mano la scopa e iniziando a pulire il pavimento, ma un leggero rumore la distrasse.
Plic.
Un rumore che conosceva benissimo.
Plic Plic.
Si fermò, voltandosi a guardare il cielo fuori dalla finestra. Nuvoloso. Lo era stato fin da quella mattina, ma adesso sembrava proprio che si sarebbe messo a piovere.
Plic Plic Plic...
Ed eccolo, lo scroscio della pioggia battente che si faceva sempre più forte.
La ragazza cadde in ginocchio, lasciando andare la scopa, che fece un rumore sordo contro il pavimento, e portandosi le mani al viso. Gocce. Gocce salate presero ad uscirle dagli occhi, rigandole il viso appena arrossato. Tremiti e singhiozzi iniziarono presto a percuoterla, ma il rumore della pioggia si era fatto così forte e assordante che non si sentivano affatto, come se la pioggia volesse proteggerla e confortarla. La pioggia capiva quello che Juvia provava. L'aveva sempre fatto. La giovane maga si lasciò così cullare da quella ritmica melodia che sapeva di nostalgico.
 
Senza rendersene conto il crepuscolo arrivò, e con quello la consapevolezza che nel giro di qualche ora Gray sarebbe ritornato.
La ragazza si alzò dal pavimento in legno sul quale si era accasciata parecchie ore prima. Era rimasta immobile per tutto il tempo, lasciando che le lacrime scorressero senza sosta e i tremiti la percuotessero. Le gambe le dolevano per essere stata ferma tanto a lungo, ma poco le importava. Con quelle gocce salate che continuavano a scenderle sulle guance, guardò nuovamente fuori. Pioveva ancora. Non solo fuori, ma anche nel suo cuore.
Prese un altro fazzoletto dalla tasca, cercando di pulire il viso al meglio. Quando ebbe finito raccolse la scopa da terra per appoggiarla alla parete e poi si diresse verso il divano, lasciandosi andare. Le gambe e le braccia erano molli, come prosciugate della loro forza vitale. La turchina guardò per l'ennesima volta fuori, concentrando la sua attenzione sulle gocce che scendevano al suolo o che si infrangevano contro i vetri.
Chiuse gli occhi stanchi. -Ancora un po'...- sussurrò a sè stessa -Ancora un po' e poi Juvia tornerà quella di sempre- si disse, facendosi forza -La Juvia di cui ha bisogno Gray-sama- concluse, lasciandosi cullare ancora un po' dal sottile scroscio della pioggia.
 
Qualche ora più tardi il mago del ghiaccio, che era rimasto seduto su quel masso, in quella radura ormai spoglia e silenziosa data la stagione fredda, si alzò.
Aveva riflettuto a lungo su ciò che era successo con Tartaros, con Silver... Aveva anche ripensato al suo passato, a Ur, Ultear... a Juvia.
Tutti loro lo avevano aiutato ad andare avanti. A seguire la strada per il futuro. Per questo sentiva ancora il bisogno di fare una cosa, prima di poter definitivamente proseguire e lasciarsi il passato alle spalle, senza però mai dimenticarlo. Quella sarebbe sempre rimasta una parte di sè. Ormai l'aveva accettata, ma nonostante ciò, sentiva l'impulso di andare, almeno un'ultima volta, alla tomba dei suoi genitori.
Alzò lo sguardo sopra le fronde. Non c'era il minimo segno di un raggio di sole e il cielo era scuro. Probabilmente era piuttosto tardi. Senza ulteriori indugi si incamminò verso il piccolo villaggio. A quell'ora probabilmente Juvia si era già addormentata. Sarebbe entrato in casa per prendere qualcosa da mangiare e lo stretto necessario per partire quella sera stessa. Il luogo dove riposavano i suoi genitori era a tre giorni di cammino, quindi si sarebbe assentato per parecchio. Avrebbe lasciato perciò un breve biglietto a Juvia. Sentiva di doverlo fare. Juvia avrebbe capito.
Ormai mancavano pochi minuti prima di riuscire ad intravedere il villaggio, ma l'improvviso abbassamento di temperatura lo fece insospettire. Più si avvicinava e più sentiva uno strano rumore, come di acqua che scorre. Alzò gli occhi al cielo, notando una grossa nuvola che ricopriva il villaggio. Con sguardo triste osservò come il terreno da quel punto in poi fosse diventato fangoso. Le gocce di pioggia cadevano ad un ritmo regolare e non molto forti per fortuna. Questo voleva dire che Juvia si era calmata almeno un po'. All'improvviso avvertì una forte stretta al petto. Da quanto lei stava piangendo? Per quanto tempo lui si era chiuso in sè stesso, lasciandola sola e non preoccupandosi minimamente di ciò che avrebbe provato lei? In fondo sapeva benissimo che anche la maga fosse a conoscenza di che giorno fosse. Per di più era stata lei stessa l'avversaria del negromante, e si era sempre sentita responsabile, nonostante lui l'avesse perdonata.
Freddo come il ghiaccio, insensibile... ecco com'era lui, Gray Fullbuster, mago del ghiaccio.
Riprese subito a camminare con passo svelto, per raggiungere in fretta la loro abitazione.
Prese un profondo respiro e aprì lentamente la porta.
Si guardò attorno, notando subito alcuni cibi incartati con della pellicola trasparente sul tavolo, segno che lo aveva aspettato, che aveva sperato sarebbe tornato. Il suo sguardo si posò poi sul divano, dove vide la figura di una Juvia addormentata seduta su.
Si avvicinò silenziosamente. Non voleva svegliarla.
La testa era leggermente abbandonata sullo schienale del divano. I lunghi capelli turchini erano in disordine, ma non sembrava perchè si fosse semplicemente appoggiata al divano. Le guance e il naso erano leggermente arrossati, mentre le altre parti del volto erano diventate incredibilmente pallide, più del solito. Le labbra erano leggermente violacee e gonfie, così come le palpebre chiuse. A Gray si strinse il cuore. Non ci voleva un genio per capirlo.
Strinse i pugni. Come aveva potuto lasciarla da sola in un giorno come quello? Era stato solo egoista... pensare solo a sé stesso, quando in realtà sapeva perfettamente che anche Juvia soffrisse allo stesso modo per quella perdita, perchè non aveva potuto fare nulla per impedirla.
Gray guardò ancora una volta il cielo scuro e la leggera pioggia che scendeva all'esterno, per poi far vagare di nuovo lo sguardo sul salotto. Su una sedia era appoggiata una calda coperta rossa, che prese e poggiò delicatamente sulla turchina. Data l'ora tarda era meglio non svegliarla. Sperava almeno che così sarebbe riuscito a lenire almeno in parte le sue sofferenze.
Rimase in silenzio davanti a lei ancora per qualche minuto, immerso nei propri pensieri, quando la ragazza iniziò a muoversi e ad aprire gli occhi gonfi e arrossati.
-Gray-sama!- esclamò lei sorpresa, sbattendo più volte le palpebre appesantite e cercando di mettere meglio a fuoco la figura del mago di fronte a sè.
Lui mantenne il solito sguardo inespressivo e non disse nulla. Eppure alla ragazza sembrava di avvertire una certa tristezza in quegli occhi spenti. In un attimo ricordò il perché. Che giorno fosse, cosa fosse accaduto in quello stesso giorno di un mese prima, la lontananza di Gray-sama, il dolore ancora vivido per quella decisione che aveva dovuto prendere e...
Con uno scatto preoccupato rivolse lo sguardo all'esterno, accorgendosi che stava ancora piovendo.
...che la pioggia stesse ancora rispecchiando il proprio stato d'animo.
-Gray-sama non deve preoccuparsi per Juvia!- si affrettò a dire, guardandolo allarmata. Non voleva che la vedesse in quello stato, né tantomeno che si preoccupasse per lei, visto il suo stesso stato d'animo in quel momento.
-Se Gray-sama ha bisogno di altro tempo per stare da solo, allora a Juvia va bene- continuò, abbassando lo sguardo e rendendosi conto solo in quel momento della coperta sulle sue gambe. Il suo volto si addolcì. Gray-sama l'aveva coperta perchè non prendesse freddo.
Sapeva però che presto non avrebbe più goduto delle sue attenzioni se se ne sarebbe veramente andato. I suoi occhi parlavano chiaro. Aveva ancora bisogno di altro tempo in solitudine.
-Juvia, io...- iniziò il mago del ghiaccio, guardandola triste. Anche in quel momento aveva capito ciò che provasse, ciò di cui aveva bisogno. Ma non era ciò di cui aveva bisogno lei.
-Juvia aspetterà il tuo ritorno, Gray-sama- lo interruppe lei. -Juvia ti aspetterà- continuò, cercando di convincere più sè stessa che l'altro -Per questo Juvia...- proseguì, stringendo convulsamente la calda coperta.
-Non è quello che vuoi davvero- si limitò a dire lui, bloccando le sue parole.
Juvia lo guardò stupita da quella affermazione -C-cosa?- pronunciò appena in un flebile sussurro.
-Stai piangendo - le fece notare lui, distogliendo per qualche attimo lo sguardo, in difficoltà.
Juvia si portò lentamente le mani al viso, rendendosi conto solo in quel momento che fossero di nuovo bagnate senza che potesse accorgersene, senza che potesse far nulla per arrestarle.
Con un sospiro, il mago del ghiaccio decise di sedersi al suo fianco. -Non preoccuparti, non me ne andrò.- la rassicurò lui. - Silver non mi perdonerebbe mai di lasciarti tanto a lungo da sola solo perchè sono ancora un po' depresso per la sua morte.- proseguì, abbozzando un mezzo sorriso ad immaginarlo mentre lo rimproverava.
-Gray-sama...- pronunciò a stento la turchina, mentre una nuova ondata di lacrime iniziò a scorrerle incessante sulle guance. -Juvia è così dispiaciuta...- singhiozzò, portandosi le mani a coprire gli occhi - È così dispiaciuta....- ripetè con voce rotta dal pianto.
Il mago si sorprese di quella reazione. Voleva tirarla su di morale, non farla piangere di più. Una nuova stretta al cuore. Senza pensarci avvolse le proprie braccia attorno alla turchina, portandola a singhiozzare sul proprio petto. La ragazza tremava ancora e le lacrime non si fermavano. Un po' impacciato Gray spostò un braccio, per dare la possibilità alla mano di accarezzarle la testa e i morbidi capelli, liberi dal berretto. A quei tocchi leggeri la ragazza sembrò lentamente calmarsi.
-Non devi essere dispiaciuta- disse in tono serio il mago del ghiaccio. Già. Non doveva essere lei quella dispiaciuta, ma lui... per averla fatta soffrire ancora una volta inutilmente.
-"Prenditi cura di lui". Non ha detto così, il vecchio?- riprese a parlare Gray, ricordandosi le parole del padre che Juvia gli aveva riferito.
La turchina alzò lo sguardo verso di lui, fissandolo stupita per qualche secondo per poi annuire con forza. Adesso era ora di smetterla di piangere. Doveva farsi forza e affrontare anche lei la cosa, come già stava facendo il suo Gray-sama. Non era più il momento di perdersi nel passato. Adesso doveva pensare solo al loro futuro. -E Juvia manterrà la sua promessa- pronunciò convinta, dopo essersi staccata dal mago e asciugata in parte il viso con le maniche della maglia. Lo avrebbe fatto per lui. Lo avrebbe fatto per loro. Avrebbe dato tutta se stessa per guardare avanti, verso il loro futuro.
A quel punto Gray si rialzò stancamente, guardando verso la cucina. -Bene, e adesso che è tutto apposto, direi che è ora di cenare- disse con il solito tono indifferente. -Ho una certa fame...- si lamentò, grattandosi la nuca, ma osservando con la coda dell'occhio l'espressione stupita della turchina. Sapeva perfettamente che Juvia non avesse mangiato nulla dal pranzo, e che, probabilmente, non avesse ancora cenato, vista la quantità di cibo che era stata sigillata sul tavolo.
Lo stomaco di Juvia improvvisamente brontolò, facendola arrossire e abbassare lo sguardo imbarazzata, mentre Gray la guardava piuttosto sorpreso.
-J-Juvia va subito a p-preparare qualcosa- si affrettò a dire lei, alzandosi di scatto per dirigersi verso il bagno a darsi una rinfrescata e lavarsi le mani.
Il mago del ghiaccio guardò nuovamente fuori dalla finestra. Aveva smesso di piovere, e sembrava anche che gran parte delle nuvole si fosse improvvisamente dissolta. Questo voleva dire che Juvia era tranquilla.
Lui rimase fermo in quel punto ancora per parecchi minuti, osservando poi come la turchina, dopo essere uscita dal bagno, si fosse messa ai fornelli.
E in quel momento si rese conto di una cosa: non poteva lasciarla sola, così come nemmeno lui poteva abbandonarsi alla solitudine. Di certo non avrebbero retto se si fossero allontanati. Ma se restavano insieme era ormai sicuro che sarebbero riusciti a sostenersi a vicenda e a curare le ferite dell'altro. E così come Juvia aveva già iniziato a farlo da un mese, o forse anche di più, adesso anche lui l'avrebbe fatto.
Se non avesse visto la pioggia e se Juvia non gli avesse mostrato i propri veri sentimenti, probabilmente lui sarebbe partito senza accorgersi di nulla, o facendo finta di non vedere.
Già aveva perso troppe persone a lui care, e stava per perderne un'altra. Non se lo sarebbe mai perdonato...
-Oh, no!- esclamò Juvia, abbassando la fiamma della pentola, dalla quale era fuoriuscita dell'acqua.
...in fondo era sempre stata quella pazzerella a mettere insieme i pezzi del suo cuore.
 

Curiosità: di tanto in tanto mi vengono questi momenti malinconici, e sebbene io adori metterli in imbarazzo, sento anche un forte impulso verso il contesto malinconico, non drammatico, per carità, se no muoio di lacrime mentre scrivo XD  Ad ogni modo, così è stato questo capitolo. L'ho scritto qualche mese fa, pensando proprio a come si dovesse essere sentito Gray un mese dopo la morte del padre, e ci ho costruito sopra questa storiella
 
 

Nda:
Bhè, che dire, alla fine sappiamo che i propositi di Gray di restarle affianco sono buoni, ma ancora non mi capacità di come quel suo cervello bacato lo abbia poi portato a lasciarla da sola di nuovo. Certo, la missione di Erza era importante... e non voleva farla preoccupare... però che cavolo, Gray!
E dopo essermi un po' sfogata, vi lascio. So che non è allegro come capitolo, ma spero di essere riuscita a cogliere bene i sentimenti di entrambi.
Non mi resta che darvi appuntamento alla prossima settimana  ;)
Baci, Roby-chan 
   
 
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