[Sigh sigh!!!! T_T siamo arrivati al capitolo finale. Aiutooooooo....è stato un parto questo capitolo,mamma mia. Con tanto di lacrime e imprecazioni. Scrivere il finale di una storia non è mai stato il mio forte,ma spero che vi piaccia. Partiamo con un salto temporale enorme. Tre anni avanti a quando abbiamo lasciato Sofia e Derek riprendersi dopo la lotta con Peter e la morte di Seth. Non vi dico altro. Spero che questa storia vi sia piaciuta e vi ringrazio enormemente per avermi seguito con così tanto interesse. Ringrazio anche reaperangels e Fenice14 per aver trovato il tempo per recensire. Grazie a tutti....e anche questa volta,anche se tra le lacrime,continuo a dirvi ENJOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYY]
CAPITOLO 26 – IL BRANCO
3 anni dopo. Contea di Beacon Hills.
Clinica Veterinaria.
Dottor Deaton,Alan.
“Non ho mai
visto nulla del genere...”
disse il dottor Deaton
armeggiando con le garze insanguinate.
“Si,ma si
riprenderà...giusto?” chiese
Stiles con voce incerta.
Il
dottore lanciò una lunga occhiata a Scott,che intanto,vicino al suo
amico,stava chiedendosi appunto la stessa cosa.
“Quello che
quell'Alpha gli ha fatto,è grave. Sinceramente non saprei cosa
dirvi. Potrebbe richiedergli dei giorni...se sopravvive alle prossime
ore.” rispose affranto.
Scott
si passò una mano sulla faccia voltandosi. Stiles deglutì a fatica
spostando lo sguardo a Derek. Sdraiato sul tavolo di metallo. Freddo
come ghiaccio e bianco quanto un cadavere. Il buco al centro del suo
addome grondava ancora di sangue e ad ogni respiro,un rantolo
spaventoso usciva dalla sua bocca. Il ragazzo,afferrò di corsa il
proprio cellulare.
“Okay,io li
chiamo.” disse sbrigativo con
le mani tremanti.
Deaton
sembrò confuso,mentre Scott non sembrò daccordo. Infatti fermò
Stiles per un braccio.
“No,non puoi
farlo. Derek ha fatto tanto per tenerli fuori da tutto questo...”
disse il lupo con decisione.
“Non me ne
frega un cavolo,Scott! Guardalo...”
Stiles indicò l'amico sul lettino “...non possiamo
lasciarlo morire...è nostro amico...”
gli tremò la voce.
“Ragazzi...che
sta succedendo?” chiese
confuso Deaton.
Scott
mollò la presa su Stiles e guardò il suo capo.
“Conosciamo una
persona...una ragazza. E' una guaritrice,come te. Ha salvato la vita
a Derek qualche anno fa...”
rispose mentre con la coda dell'occhio seguiva l'amico mentre usciva
dallo studio.
“Sinceramente
Scott,c'è poco che possiamo fare qui...Non dico di essere il
migliore,non lo farei mai. Ma ho provato di tutto...è come se non
riuscisse a guarire. Se avete un asso nella manica,è il momento di
tirarlo fuori...sperando che lo salvi.”
disse anche se con voce leggermente scettica.
Scott
fece per replicare quando Derek aprì gli occhi lentamente. Si guardò
intorno,riconoscendo a fatica dove si trovasse. I due gli furono
subito accanto.
“D-dov'è
Cora?” chiese issandosi a
sedere con fatica.
Deaton
lo accompagnò nei movimenti con una mano sulla schiena e una su una
spalla.
“Cora sta
bene...ti ha portato subito qui quando ha visto che non stavi
guarendo...” rispose Scott
guardando la ferita versare più sangue ad ogni movimento “Boyd
e Isaac si stanno occupando di lei. Dovresti restare giù.
Riposarti.” concluse.
Derek
scosse la testa sporgendo i piedi dal tavolo e alzandosi. Benedisse
mentalmente la presenza del dottore al suo fianco,che sorreggendolo
gli impediva di cadere a terra.
“Derek,Scott ha
ragione. Non posso fare nulla...per qualche ragione non stai
guarendo.” disse Deaton
specchiandosi negli occhi azzurri dell'Alpha.
Stiles
rientrò velocemente bloccandosi all'ingresso della stanzetta. Derek
si voltò e i due si guardarono per un lungo istante. Fu quando il
liceale abbassò lo sguardo mortificato,che l'Alpha si allarmò e
capì ciò che stava succedendo.
“No! Che cosa
hai fatto?” chiese andando
verso di lui.
Deaton
lo lasciò andare,guardandolo arrivare barcollante davanti a Stiles.
“Ho dovuto
chiamarla...non avevamo scelta...”
si giustificò Stiles.
Derek
si sentiva debole,ma ciò non gli impedì di guardare l'amico con
tutto il disappunto possibile.
“Non ne avevi
il diritto...” disse
abbassando lo sguardo al pavimento.
Stiles
rialzò lo sguardo guardandolo paonazzo.
“Stai morendo
Derek! Per la miseria,non venirmi a dire ciò che posso o non posso
fare!” disse inveendo contro
di lui.
“Stiles...”
cercò di calmarlo Scott.
“No,Scott! Sai
anche tu che è la nostra ultima possibilità...”
rispose scocciato,poi si voltò verso Derek “Sofia sta
arrivando...se vuoi sbranarmi puoi farlo dopo che ti avrà rimesso in
sesto...” concluse.
Nella
clinica calò il silenzio più assoluto. Stiles e Derek si guardarono
con determinazione per un lungo istante. Poi L'Alpha grugnì
infastidito,allungò una mano alla sedia e recuperò la sua
maglietta. La infilò e si avviò barcollante all'uscita. Stiles
sbuffò un'imprecazione abbandonandosi sul pavimento e prendendosi la
testa tra le mani. Scott era combattuto se confortare l'amico o
uscire e seguire Derek. Guardò Deaton,che gli fece cenno di stare
con Stiles.
Scott
si sedette vicino a Stiles ringraziando con un cenno il suo capo.
Come
Derek fu fuori,non si stupì che fosse calata la notte. Era passato
parecchio tempo da quando Cali lo aveva trapassato con quel tubo in
casa sua,eppure era come se lo sentisse ancora mentre gli
attraversava la carne. Si appoggiò al muro della struttura
tamponandosi la ferita con una mano. Si sentì sorreggere e
voltandosi trovò il dottore.
“Piano...appoggia
la schiena al muro.” disse
guidandolo in quello che sembrava un movimento impossibile.
Derek
fece come gli era stato detto e inspirò profondamente.
“Stiles non ha
torto,Derek. Se qualcuno può aiutarti sarebbe il caso di
approfittare.” disse Deaton.
“Si,ma non
voglio che qualcun'altro sia coinvolto in questa storia...”
rispose Derek a denti stretti.
“Non
succederà.” rispose il
dottore.
La
porta della clinica si aprì di colpo e Stiles e Scott uscirono
correndo alla macchina di quest'ultimo.
“Che succede?”
chiese Deaton allarmato.
“I gemelli
hanno attaccato l'ospedale...mia madre è lì,devo andare.”
riferì sbrigativo Scott entrando in auto.
“Vengo con
voi.” disse Deaton lasciando
il fianco di Derek.
L'Alpha
cercò di andargli dietro ma dovette desistere.
“Stiles,stai tu
con lui. Se ci sono feriti io posso aiutare,sono comunque un medico.”
disse Deaton salendo in macchina.
“Un
momento,cosa faccio se il resto del branco viene qui?”
chiese preoccupato.
“Portalo dentro
e sigilla tutto. La polvere di sorbo è sulla mensola degli strumenti
operatori.” disse.
Scott
partì a razzo lasciando i due amici da soli. Stiles si grattò la
nuca mentre seguiva la macchina con lo sguardo. Quando la vide
sparire dietro l'angolo,chiuse gli occhi temendo il peggio. Un mezzo
lamento lo fece voltare di colpo,Derek stava lentamente crollando a
terra. Ci mise mezzo secondo ad afferrarlo e a farsi passare un
braccio dietro al collo. Lo strattonò costringendolo a seguirlo
nella struttura e una volta dentro chiuse la porta a doppia mandata.
Entrarono
di nuovo nella sala operatoria e lasciò che Derek si sedesse su una
sedia. Poi prese la boccetta di Sorbo e con un movimento fluido la
lanciò davanti alla porta. Essa magicamente si fissò a terra in una
lunga striscia nera.
“Per il momento
siamo al sicuro. Se non mi sbaglio,anche il bancone all'entrata è
fatta con il legno dell'albero di Rohan. Non potranno entrare.”
disse con tono grave,era ancora scosso per ciò che stava succedendo.
“Speriamo che
sia abbastanza...” rispose
stanco Derek.
“I rinforzi
sono per strada,non ci metteranno molto ad arrivare.”
disse Stiles posando le mani sul tavolo di metallo “Dovresti
sdraiarti.” constatò
guardandolo.
“E tu non
dovresti preoccuparti per me.”
rispose scocciato Derek poggiandosi allo schienale.
Stiles
sbuffò,alzando le mani al cielo.
“Sono fatto per
il cinquanta percento di sarcasmo e per il restante di ansia. Che ti
aspettavi che facessi? Dovrei lasciarti morire?”
disse esasperato.
“Mi aspettavo
che rispettassi la mia decisione!”
sbraitò Derek.
“Una decisione
idiota non può essere tenuta in conto.”
rispose Stiles gesticolando verso l'amico.
“E' pur sempre
una mia volontà,Stiles. Non ne avevi il diritto...”
disse Derek alzandosi e guardandolo male.
Stiles
fece fatica a sentire le sue parole. Era semplicemente sconcertato di
quanto fosse cocciuto alle volte.
“Ma ti senti
quando parli? Come se tu non avessi mai fatto una cazzata per
noi...vogliamo parlare di tuo zio? Lo hai affrontato da solo per
difenderci! Noi non avevamo voce in capitolo?”
gli urlò contro Stiles.
“Eravate due
ragazzini terrorizzati,Stiles! Era il mio compito prendermi cura di
voi!” rispose Derek
avvicinandosi e sorreggendosi al tavolo.
Stiles
lo guardò sopprimere un gemito per quel movimento. Derek aveva
abbassato la testa e stava tremando. Quando rialzò lo sguardo entrò
nel panico. Aveva un'espressione quasi colpevole e non se ne
capacitava del motivo.
“Okay. Perché
adesso non mi dici che succede?”
chiese preoccupato.
“...sono
passati tre anni,Stiles. Le avevo promesso che mi sarei fatto vivo.
Che sarei andato a trovarla...”
rispose Derek dispiaciuto.
“Si,ma sono
successe così tante cose da allora...prima tuo zio che ritorna,poi
Jackson che si trasforma in Kanima. Adesso il branco di Alpha...non
puoi pensare che sia colpa tua...”
disse il liceale “E poi l'hai sempre chiamata,no? Ci hai
addirittura portati a conoscerla. Quindi dove sta il problema?”
concluse.
Derek abbassò
nuovamente lo sguardo al tavolo di metallo.
“Aspetta...sei
rimasto in contatto con lei,giusto?”
chiese titubante Stiles.
Quando
Derek rialzò lo sguardo capì che la risposta non poteva essere
positiva. Sbuffò e gli andò vicino. Lo prese per un braccio e lo
accompagnò a sedersi sul tavolo.
“E' per questo
che hai sempre quella faccia da cane bastonato?”
chiese aggrottando la fronte “...è per questo che non
guarisci! Lo sapevo che non poteva essere qualcosa di grave!”
disse alla fine colto dall'illuminazione.
Derek
alzò un sopracciglio sdraiandosi sul tavolo e accogliendo di buon
grado la sensazione di benessere che gli portava quella posizione.
“Quindi devi
solo resistere fino a che Sofia non sarà qui e il gioco è fatto!”
disse tutto allegro il figlio dello sceriffo “...o fino a
che i suoi fratelli non siano qui...”
aggiunse.
Derek
si voltò di scatto a guardarlo.
“Come i suoi
fratelli?” chiese infatti.
“Bé...quando
Scott ha trovato il simbolo degli Alpha sulla porta di casa
tua...potrebbe averli chiamati...”
confessò Stiles facendo un passo indietro intimorito “E
forse...magari...cioè...molto probabilmente...”
cominciò a balbettare.
“Stiles?”
lo richiamò Derek.
La
porta della clinica si spalancò e i due avvertirono dei passi
avvicinarsi. Si ammutolirono di colpo e Derek cercò di concentrarsi
sui nuovi odori.
“Ehi,Stiles! Ci
fai entrare o no?” domandò
quello che Derek riconobbe essere Matt.
Derek
puntò subito il suo sguardo arrabbiato contro il giovane al suo
fianco.
“...sono
arrivati a Beacon Hills quella sera. Lydia li ha ospitati molto
cortesemente...” confessò
andando a rompere i sigilli per farli passare.
Derek
si mise nuovamente a sedere senza però alzarsi. Quella ferita lo
stava facendo impazzire. Chiuse gli occhi immaginandosi la ramanzina
che Matt gli avrebbe fatto. Non si era più fatto sentire da nessuno.
Stiles
rientrò e vide subito il sangue gocciolare dal tavolo. Non era molto
come quando lo avevano portato lì quel pomeriggio,ma sempre
abbastanza. Matt,a passo veloce,andò difronte a Derek e gli mise le
mani sulle spalle. Il moro riaprì gli occhi stanchi guardandolo
dispiaciuto,ma tutto quello che ottenne fu due occhi preoccupati.
“Sei un
incosciente. Ti sei quasi fatto ammazzare. Ma adesso che il tuo
fratellone è qua,non dovrai preoccuparti di nulla.”
disse mentre praticamente gli faceva un check-up completo con gli
occhi.
“Andiamo,Matt.
Lascialo respirare.” disse
Daniel incrociando le braccia al petto e lanciando un occhiata
divertita a Stiles “Sono giorni che freme dalla voglia di
vederlo. Ho dovuto sbarrare porte e finestre con il Sorbo per evitare
che ve lo ritrovaste all'improvviso.”
ridacchiò.
Matt
alzò lo sguardo oltre Derek e fulminò suo fratello.
“N-non
dovevate...venire...” disse
Derek stringendo i denti e tamponandosi la ferita.
“Se non fossi
già conciato per le feste,ti prenderei a pugni,lo sai?”
replicò Matt “E poi ero curioso di vedere la tua faccia
quan-”.
“Matt!
Smettila!” lo riprese Daniel
“Parli troppo...”
disse notando gli sguardi confusi di Stiles e Derek.
“Si...hai
ragione. Bocca cucita. Certo!”
rispose mimando con le dita una chiusura lampo sulla bocca.
Derek
non capì bene. Avrebbe chiesto spiegazioni,se la ferita non avesse
avuto la meglio e non lo avesse costretto a chiudere gli occhi.
Quando si
risvegliò,la prima cosa che fece fu quella di ascoltare ciò che
stava succedendo intorno a lui. Non c'erano rumori o battiti nella
stanza e questo gli fece pensare di essere rimasto da solo. Poi provò
ad annusare l'aria e tutto ciò che gli arrivò fu il classico odore
di disinfettante che gli fece pizzicare il naso. Finalmente riaprì
gli occhi e dovette sbattere più volte le palpebre,visto che si era
dimenticato della lampada attaccata sopra il tavolo operatorio.
Quella luce lo aveva accecato e stava,lentamente,cercando di
riacquistare la vista. Alzò una mano e se la portò davanti alla
faccia,ma il movimento gli venne difficile,visto che aveva una flebo
attaccata al braccio. Guardò l'ago e seguì la cannula fino ad
arrivare alla sacca che era sistemata su una struttura di metallo
accanto a lui. Aggrottò la fronte cercando di capire quando
gliel'avevano messa. Poi avvertì qualcosa che gli fece perdere un
battito. Un odore. Anzi un profumo che lui conosceva molto bene. Il
mio profumo. Sapevo che se ne sarebbe accorto nonostante la quantità
di medicine che gli avevo somministrato. Si voltò dall'altro lato
del tavolo e gli riservai un sorriso dei miei,seguito a ruota da un
fiume di lacrime. Cercò di alzarsi guardandomi quasi abbagliato
dalla mia presenza,ma lo fermai mettendogli una mano sul petto e una
sulla spalla.
“Sta fermo,è
tutto okay...Ci sono io Derek.”
dissi con voce tremolante cercando di trattenere le emozioni.
Derek
non volle sentire ragioni. Spinse via le mie mani e si alzò
mettendosi a sedere. Sporse fuori le gambe e mi tirò a se in un
abbraccio.
“Mi...dispiace...”
disse con voce roca lui.
Lo abbracciai
posando la testa sulla sua spalla e ricominciando a piangere a
dirotto.
“Non dirlo. Non
mi interessa,va tutto bene. Lo so...” gli
risposi tra le lacrime.
Non
mi interessava che non si fosse fatto più sentire. Non me ne fregava
nulla. Appena avevo messo piede nella stanza e avevo visto ciò che
quella donna gli aveva fatto,il mio cervello si era resettato. Il suo
cuore era così debole che pensavo che sarebbe morto. Invece ero
riuscita a salvarlo.
Mi
allontanò da lui giusto il tempo di guardarmi bene in faccia. Di
assicurarsi che fossi davvero io,che non fossi un'allucinazione. Ma
ero lì e potevo vederlo di nuovo. Sentire il suo odore. Il tocco
delle sue mani su di me. E i suoi occhi,quel bellissimo connubio tra
verde e azzurro,resi ancora più sgargianti dalle lacrime che li
inondavano.
“S-sei tu. Sei
qui!” mi disse guardandomi e
piangendo.
“Sono qui
Derek!” risposi io.
Mi
avvicinai e lo baciai interrompendo di tanto in tanto il contatto a
causa dei miei stupidi singhiozzi.
Poi
posai la mia fronte sulla sua e restammo così. Abbracciati l'uno
all'altro senza dire nulla.
“Tre anni...e
ancora mi salvi la vita...”
mi disse lui senza staccarsi da me ma ridendo.
“Ti amo idiota.
Non lascerò mai che qualcuno ti porti via da me...”
gli dissi sospirando.
Mi
allontanò da se e ci guardammo.
“Sono un
idiota,si. Ma non ho mai smesso di pensare a te....”
mi rivelò.
“Scott e Stiles
mi hanno spiegato cos'è successo...quando la smetterai di
preoccuparti per me?” gli
dissi prendendogli le mani.
“Mai...non
succederà mai...” rispose.
Lo
guardai per un lungo momento. Poi gli sfilai l'ago dal
braccio,constatando che ormai stava bene. Della ferita non c'era più
traccia ed era tutto merito delle medicine che avevo usato. Gli
tastai l'addome con una mano,e lui mi fece fare. Passai le dita sulla
sua pelle con una delicatezza infinita,come se avessi paura che
premendo troppo,quell'orribile ferita si riaprisse.
“Quella donna e
il suo branco dovranno guardarsi bene le spalle.”
dissi decisa e infuriata per quello che gli avevano fatto.
“Sofia,è
proprio per questo che non volevo che ti chiamassero. Non voglio che
vi troviate di nuovo in mezzo ai miei problemi...”
mi disse posando la mano sulla mia.
Alzai
lo sguardo e sorrisi.
“Fai parte del
nostro branco,Derek. Anzi,della famiglia. Pensi sul serio che ti
avremmo voltato le spalle? O che accettassimo di farci da parte?”
gli risposi.
Derek
fece per rispondere quando dalla porta entrò il Nonno. Aveva su un
cipiglio da record,anche se sapevo che la sua non era rabbia,ma bensì
preoccupazione. Tra le braccia un bambino che come mi vide protese le
sue manine verso di me. Derek mi guardò confuso. Poi guardò il
Nonno.
“Nipote,devo
ricredermi. Hai senz'altro la straordinaria abilità nel farti
pestare...” disse sorridendo
e avvicinandosi a lui “Mi hai fatto preoccupare molto.
Hai fatto preoccupare tutti in realtà.”.
Derek
lo ascoltò,anche se i suoi occhi erano fissi nei miei. Tenevo tra le
braccia un bambino dalla carnagione chiara e i capelli neri.
Continuava a guardarlo quasi impaurito. Aveva i suoi stessi occhi e
la sua stessa espressione preoccupata in volto. Il Nonno sorrise e
gli posò una mano sulla spalla.
Il
bimbo si fece più stretto tra le mie braccia e mi guardò.
“Va tutto
bene,Aaron...non devi avere paura...”
dissi cercando di tranquillizzarlo.
Derek
deglutì a fatica. Sentii un odore pungente di panico irradiarsi dal
suo corpo,ed era giustificato.
“C-come lo hai
chiamato?” mi chiese
scendendo dal tavolo e sbarrando gli occhi.
Il
Nonno sorrise di nuovo e mi guardò,poi gli cinse le spalle con un
braccio. Io sorrisi e mi avvicinai a lui. Aaron non sembrava
spaventato,anzi,incuriosito da quell'uomo che aveva di fronte.
Allungò una manina e gli fece ciao.
“Aaron...Hale...”
dissi incerta.
“L-lui...è...”
balbettò lui incredulo.
Aaron mi guardò,poi
si voltò e sporse le braccia verso Derek,che non aveva la più
pallida idea di cosa fare,glielo leggevo in faccia. Così mi
avvicinai di più e praticamente lo costrinsi a prenderlo in braccio.
Derek con dei movimenti impacciati all'inverosimile riuscì in
qualche modo a prenderselo in braccio e poi lo guardò. Aaron posò
una manina sulla sua spalla e l'altra sul suo petto. Poi risalì e
gli sfiorò la guancia. Alla fine prese coraggio e lo
abbracciò,piegando la sua testolina sulla sua spalla. Derek cominciò
a respirare decisamente troppo velocemente. Io piangevo e sorridevo
allo stesso tempo,coprendomi la bocca con una mano.
“E' tuo
figlio,nipote. Avevamo dei dubbi riguardo al nome,ma abbiamo pensato
che Aaron fosse quello giusto. Era il nome di tuo padre dopo tutto.”
disse il Nonno.
Derek
mi guardò con gli occhi pieni di lacrime e posò l'altra mano,che
fino a quel momento sorreggeva il piccolo per la schiena,sulla nuca
di Aaron. Chiuse gli occhi e si accoccolò a lui,stringendolo forte.
Io mi avvicinai e li abbracciai. Non riuscivo a trattenere la miriade
di emozioni che provavo in quel momento. Mi guardò scuotendo la
testa e vidi le sue labbra tremare.
“Gli ho parlato
ogni giorno di te.” gli dissi
posando una mano sulla sua guancia “Gli ho fatto vedere
una tua foto. Lui sa chi sei...”
.
Tirai
fuori dalla tasca la piccola fotografia che avevo fatto stampare. Era
quella che Mark ci aveva fatto quando eravamo nella sua casetta quel
giorno. Io e Derek eravamo addormentati sul divano e ci stringevamo
in un abbraccio.
“M-mio...figlio?”
mi chiese.
“Si,Derek.”
risposi io.
Aaron
si staccò da lui e guardò nuovamente il suo papà negli occhi. Gli
sorrise e i suoi occhi cambiarono in un giallo oro. In automatico
quelli di Derek divennero del loro classico blu elettrico e anche i
miei si illuminarono. Il Nonno sorrise e i suoi occhi brillarono di
rosso.
“Adesso è
ufficiale. Aaron ti ha riconosciuto. Questo succede solitamente alla
nascita. Per gli umani è diverso,i bambini sanno fin da subito quali
sono i loro genitori. Li riconoscono dalla voce,dal profumo. Per i
lupi invece è diverso. È qualcosa di più intenso,di più profondo.
Quando un bambino appena nato vede il genitore,scatena
automaticamente la trasformazione,sia in lui che nella sua
famiglia....” disse il Nonno
spiegandoci.
Detto
questo la porta si spalancò e entrò quasi tutta la mia famiglia.
Con tranquillità si misero tutti intorno a noi. Ognuno di loro era
trasformato. Solo gli occhi naturalmente,ma era di questo che stava
parlando il Nonno. Mia madre e mio padre si stringevano in un
abbraccio,così come zia Charlotte e zio Phill. Daniel era vicino a
Scott e Stiles che guardavano Derek con un sorriso enorme stampato in
faccia. Matt e Mark invece si diedero il pugno ghignando contenti.
“Siete tutti
qui...” disse Derek guardando
la sua nuova famiglia.
“Fai parte del
branco,fratellino. Ora più che mai.”
sorrise Matt avvicinandosi e facendo delle boccacce divertenti ad
Aaron “E' vero Aaron? Si,che è vero!”
disse con una voce buffa.
Il
Nonno batté le mani con un sonoro 'Clap' e ottenne di nuovo
l'attenzione di tutti.
“Bene,ora che
la famiglia è finalmente riunita è il momento di metterci
all'opera. Beacon Hills ha bisogno di tutto l'aiuto possibile.”
sentenziò.
Scott
e Stiles si guardarono per un lungo istante.
“Non so se
riusciremo a cacciare Deucalion...ehm...Signore.”
disse Stiles impacciato tendendo le mani avanti “E' un
branco di Alpha...”.
Il
Nonno sorrise e i suoi occhi brillarono ancora di più.
“Questo è
vero,ma non è il titolo di Alpha a fare la forza. Loro non hanno
legami,sono degli sconosciuti che lottano per una causa fine a se
stessa.” disse arrivando al
centro della stanza “Noi invece siamo più forti. Siamo
una famiglia e siamo molto più numerosi.”
concluse.
“Ma noi non
facciamo parte del suo branco...”
disse Scott perplesso.
Il
Nonno mise una mano sulla spalla di Derek che guardò gli amici con
estrema determinazione.
“Adesso
si,figliolo. Questo Deucalion,imparerà a sue spese che chi gioca con
il fuoco,finisce per bruciarsi.”
concluse avviandosi all'esterno.
FINE