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Autore: Mely94sipo    30/05/2009    0 recensioni
“L’uomo dei sogni arriverà! Scoprite come”. Un articolo di trecento parole su come eliminare le smagliature e conquistare La Perfezione. Che idiozie. Voglio dire, Biancaneve lo aspettava mezza morta, mica facendo ginnastica.
Genere: Commedia, Demenziale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quindi quando la signora con le trecce bianche che ci fa il caffè dopo la scuola ci disse “andate d’accordo per essere due sorelle” noi ci guardammo, Sara mi tirò un pizzicotto sulla gamba, da sotto il tavolo, senza farsi vedere, io feci “aiah” e lei ne approfittò per rispondere “Ma noi siamo gemelle, Lucia. Credo sia per questo”, la signora sorrise e si mise a raccontarci di quando faceva la babysitter e curava due gemelle, però due gemelle di quelle identiche (“Omozigote si dice!” feci io, che ero nel periodo di fissazione per i bambini, di quando collezioni ciucci e fermi le donne con i passeggini) che non riconosceva mai e facevano un sacco di pasticci, tipo scambiarsi i compiti in classe o gli antibiotici per la tosse e pagarsi a vicenda per sostituirsi nelle interrogazioni.
La signora con le trecce bianche da quel giorno ci ascolta sempre, ogni pomeriggio e, borbottando, ci ha perfino lasciato un tavolo dove fare i compiti assieme. Io volevo quello vicino al banco dei gelati ma lei ha detto di accontentarci di quello accanto ai caffè esposti. Per ripicca, quel giorno, misi in tasca una ventina di bustine di zucchero ma non lo dissi a nessuno, nemmeno a Sara. Beh, non glielo dissi perché mi vide, era proprio dietro di me, e dalla specchiera vidi che alzò gli occhi al cielo e mimò il gesto di fare la spia.
Dopo questo piacevole tuffo nel passato studio “Le carenze alimentari in africa, problema della società”, ripeto da otto e mezzo, finisco e prendo il libro di storia e i tre evidenziatori (perché tre? Non sono in una setta veneratrice del numero sacro! Uno smette di funzionare, uno lo perdi e l’altro lo usi. Semplice.) Mi butto sul divano a guardare MTV sistemando il mattone di pagine sulle gambe in modo da salvare le apparenze nel caso i miei dovessero tornare in anticipo. Shake it, Metro station. Il cantante fa una voce assurda, una pronuncia da manuale. Mi metto a cantare “Shake, shake, shake, shake, shake it“. “Elisa! Non hai ancora aperto libro!” ovvio. Puntualissimi. È come un impiegato che piantona la scrivania per otto ore senza mai alzare lo sguardo dal monitor e il capo entra nell’ufficio proprio quando i suoi neuroni sono bruciati a causa delle radiazioni e l’impiegato sta ballando il tango con  il vicino di scrivania, altrettanto deneuronizzato. Ma il guaio è che hanno piantonato la scrivania fino a quel momento ma se lo dicessero il capo non ci crederebbe mai essendo che l’immagine di loro ballanti un tango in coppia li rende ormai privi di credibilità. Ma hanno piantonato la scrivania, per la miseria! Voglio il mio avvocato! Ah-ah.
Marilena è mia madre, sappiatelo. La chiamo per nome per certi motivi, un giorno forse mi metterò a elencarveli: sono sicura che mi darà modo di pensarci su. Fatto sta che, una volta appoggiate le buste gialle della spesa a terra, inizia a lamentarsi di quanto poco il mondo giri bene e di quanto poco io vada bene. Parla come una decrepita. Quando sono con lei, non va per niente “all’americana”, se capite cosa intendo. Mi sento tutta sbagliata, mi mette una tensione nel corpo che sento attraverso mille cariche elettriche tutto intorno ogni volta che dico o faccio qualcosa. Lei probabilmente è convinta che sia uno di quei problemi adolescenziali che hanno tutti ma io vorrei dirglielo che siamo nel duemilanove e si va d’accordo anche con i genitori. È davvero incredibile. Mi alzo e non le va a genio il rumore della sedia, mi prendo un pacchetto di creakers e dice che poi vengono i problemi cardio-vascolari, provo a raccontarle aneddoti così divertenti che farebbero ridere persino durante la visione di Schindler List e lei rimane impassibile mormorando che sono tutte cretinate e quando è nervosa mi insulta come un bamboccio arrogante in carenza d’ affetto. È snervante, credetemi. E se siete una di quelle che dormono nel lettone, sfogliano Cosmopolitian e fanno shopping con la mamma vi odio e vi invidio terribilmente.  “Tu hai tutto in mente tranne gli studi!” mioddio. Gli studi. Ma da che secolo è uscita? Detta così sembra che sono all’università. Vi assicuro che mi viene da picchiare qualcuno. “Ma che ne sai te! Ho studiato tre ore!” “Hai solo da studiare! Non devi fare altro e non fai nemmeno quello!” Ma la sentite?! È incredibile. Secondo lei devo solo studiare! A pensarci mi viene da vomitare, ragazzi. Non allo studio, ma piuttosto a pensare che c’è una persona al mondo che è convinta che, siccome non ho ancora conseguito tre laure in medicina, il mio unico “problema” sia studiare. Gesù, se entrasse un giorno nella mia mente si spaventerebbe per tutte le cose che penso sia giusto fare alla mia età. Credo addirittura che si stupirebbe di non trovare sesso e canne. “Solo studiare!?” “certo!mica fissarti su un ragazzo alla tua età” ommioddio. Non sa niente di me. È un’estranea completa. I ragazzi. Lo viene a dire a me. Cioè non sono asessuata, sono una grande fan dei ragazzi, credetemi, solo che non mi sembrava di dare l’idea di una che sostiene l’ emancipazione allo scadere del quindicesimo compleanno: le mie idee riguardo al matrimonio le ho già espresse. Marilena è convinta che io sia follemente innamorata del tizio che mi fa ripetizioni di fisica solamente perché rido alle sue battute. Lo dicevo, io, che è rimasta a circa settecento anni fa. “Mary, tu sei rimasta a mille anni fa!” urlo incattivita. Ok, ho aumentato di trecento anni ma che volete che sia sulla linea del tempo? Con mia madre bisogna fare così perché devi colpirla nel segno e con un numerino mediocre e banale come il settecento l’avrebbe presa troppo alla leggera, credetemi. Vado in camera mia e sbatto la porta. Non fa rumore perché la ferma la mia pantofola blu con tanto di fiocchetto, così la sposto, torno di là con un sguardo fuori dal normale, fingendo di prendere un bicchiere d’acqua, e ripeto il tutto. Questa volta raggiungo il mio obiettivo: la porta sbatte così forte che quasi mi spavento io. La sento urlare ancora. Beh, comunque sia, ci voleva proprio.
  
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