Scritta per il compleanno di Marzia Lingua. Auguri <3.
I pirati di Baker Street
“Do
you play with me?”
chiese una voce infantile.
Sherlock
rabbrividì e abbassò lo sguardo, trovandosi
davanti
una bambina. Strinse con forza i braccioli del divano, le nocche delle
sue
lunghe dita affusolate sbiancarono.
< Eurus >
pensò.
“Sherlock,
nostra figlia ti ha fatto una domanda” risuonò la
voce di John dalla cucina. Holmes batté le palpebre,
osservò i capelli biondi
di Rosie. La piccola gli sorrideva, uno dei suoi occhietti era coperto
da una
benda da pirata.
Sherlock si
rilassò, lasciando andare i braccioli e regolò
sia il respiro che il battito cardiaco.
< La mia mente
continua a farmi scherzi indesiderati. E
sì che ormai è da parecchio che non mi drogo
> pensò.
La luce che filtrava dalla
finestra la illuminava e la
polvere, che vagava nella stanza, le creava un’aura
biancastra tutt’intorno
alla piccola Watson.
“Papy,
tu fai
Barbagialla, va bene?” domandò la bambina.
Sherlock addolcì il sorriso, si
piegò in avanti e la prese in braccio, adagiandosela sulle
ginocchia. Piegò di
lato il capo, facendo ondeggiare i suoi ricci scuri. Le sue iridi
brillavano di
riflessi blu a causa della pallida luce solare.
“E tu cosa
fai?” chiese Sherlock. Chinò il capo e la
guardò
in viso, la piccola aveva un volto paffutello e tondeggiante.
“Barbarossa?”
la interrogò e la voce gli tremò. La piccola
negò con il capo un paio di volte, facendo ondeggiare i
capelli lisci.
“No!
Papà è Barbanera, perciò io sono
Angelica” ribatté. Si
alzò un paio di volte sulle punte dei piedini, strofinando
le scarpe da
ginnastica rosa sul pavimento di legno.
“Siamo una
famiglia di pirati e non lo sapevo” disse John.
Uscì dalla cucina, stringendo un vassoio
d’argento. Sopra di esso svettavano
una serie di tazzine di ceramica con raffigurati dei fiorellini blu,
una teiera
di metallo e una zuccheriera di vetro.
“Dovresti
lasciare fare il the alla signora Hudson” disse
Holmes. La bambina giocherellò con il bavero del pastrano
nero
dell’investigatore.
“Oggi
è uscita” disse con voce trillante.
“Sì,
è andata a comprare il nuovo album di una delle band
Metal che le piacciono tanto” spiegò John.
Superò il cane sdraiato per terra e
raggiunse un tavolinetto. Si piegò e appoggiò il
vassoio sul tavolinetto.
“Allora, ti va
bene papy.
Fai Barbagialla?” domandò. Sherlock le tolse il
cappello da pirata e lo
indossò. Alzò il mento e socchiuse gli occhi.
“Certo, mia
giovane compagna d’armi. Andiamo
all’arrembaggio”
“Devo fare anche
io il corsaro?” domandò Watson.
“I corsari non
sono pirati!” gridarono in coro sua figlia e
il suo coinquilino. John si passò la mano tra i capelli
biondo cenere e
ridacchiò.
“John, non fare
lo sciocco. Non confondere Barbanera con il
Corsaro nero”. Rincarò la dose Sherlock e Rosie
annuì un paio di volte. Sporse
il labbro inferiore e gonfiò le guance.
“Va bene,
ciurma. Mi unirò alla scorribanda per farmi
perdonare” disse John. Sherlock si alzò in piedi,
continuando a tenere in
braccio la bambina che ondeggiò le gambe.
“Prendi il cane,
Watson. Andiamo alla ricerca di un tesoro”
sancì. Con il braccio libero si abbassò il
cappello da pirata sul viso.
“Yuppie!”
urlò la bambina.
“Speriamo
bene” esalò John.