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Autore: JeanGenie    30/05/2009    4 recensioni
C'è chi pensa che l'unico posto adatto al Joker sia una cella imbottita in fondo all'Arkham Asylum. La dottoressa Harleen Quinzel non è della stessa opinione.
Rigorosamente ispirata al Nolan-verse. Prima pubblicazione: 15 Agosto 2008.
(ON LINE L'ULTIMO CAPITOLO E L'EPILOGO)
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harley Quinn aka Harleen Quinzel, Joker aka Jack Napier, Quasi tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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Terapia n°12



"Mad Love"






I would die for you
I would die for you
I've been dying just to feel you by my side
To know that you're mine

I will cry for you
I will cry for you
I will wash away your pain with all my tears
And drown your fear

I will pray for you
I will pray for you
I will sell my soul for something pure and true
Someone like you

See your face every place that I walk in
Hear your voice every time I am talking
You will believe in me
And I will never be ignored

(Garbage, #1 Crush)

Harley Quinn ama il mese di maggio. È il paradiso a cavallo tra le piogge e il freddo invernale e il caldo torrido dell'estate. Il mese in cui perfino una metropoli come Gotham sembra rifiorire. Il mese perfetto per una fuga d'amore.
Ma lei sa che Mr. J non ha scelto quel periodo perché in lui è sbocciata un'improvvisa vena sentimentale. Mentre si dirige nel suo ufficio, Harley Quinn si sorprende di quanto i tempi siano stati perfettamente calibrati.
La precisione di un cronometro…
Di domenica c'è meno gente all'Asylum. Di domenica c'è meno polizia in giro. E la polizia ora ha da fare con le due esplosioni improvvise che hanno scosso la notte. Ci metteranno un po' ad arrivare ai Narrows quando il caos scoppierà.
E non solo il caos… pensa sorridendo tra sé e sé.
L'Arkham Asylum è un posto davvero complicato e ha costretto Mr. J ad affidare a lei il compito più delicato. No, con i metal detector all'ingresso e il servizio di sorveglianza non è davvero consigliabile tentare di introdurre all'interno delle bombe già assemblate.
Un giorno dopo l'altro, Harley si è procurata le parti necessarie. Un giorno dopo l'altro, Harley ha usato il proprio ufficio come un'officina e le ha messe insieme. I suoi compiti a casa e il suo inflessibile maestro… Quella sera saprà se può considerarsi o meno promossa al ruolo di dinamitarda.
Il prodotto finito non assomiglia troppo alla bomba che ha piazzato a casa sua dopo averla prelevata da uno dei nascondigli di Mr. J. Scoprirà presto se quel bizzarro oggetto è in grado di esplodere. Per il momento il posto del giocattolo resta il suo schedario chiuso a chiave. Ci sono un paio di questioni da sistemare, prima.

A Ricky Thomas ha paralizzato i muscoli, ma lo ha lasciato vigile perché potesse gustarsi la propria morte fino in fondo. Per i due ragazzi della sorveglianza Harley Quinn non ha in mente nulla di così estremo. A loro ha portato ciambelle e caffè.
Harley non ricorda i loro nomi. Sa solo che assomigliano a una coppia di comici, lo smilzo e il corpulento.
La guardano con una strana fiamma negli occhi, quando va a fare loro visita. La cosa non la sorprende. Sugli schermi, l'hanno appena vista avvinghiarsi a Mr. J e la cosa li ha mandati su di giri.
Che esagerati… Per qualche bacetto innocente…
"Vi disturbo, ragazzi? Vi ho portato uno spuntino. In cambio avrei bisogno di un piccolo favore."
Le due guardie si alzano in piedi e lo smilzo si toglie perfino il cappello.
"Gentilissima" le dice. "Quale piccolo favore?"
Dai, che ci arrivi da solo…
Harley assume un atteggiamento di finto imbarazzo. Mentire per lei sta diventando sempre più naturale. Sa benissimo che la risposta sarà negativa.
"Ecco… sapete come vanno certe cose. Credo di essermi lasciata un po' andare, giù nel sotterraneo. Sarebbe imbarazzante se il dottor Arkham lo venisse a sapere. Sareste così gentili da consegnarmi il nastro che ha ripreso l'ultima mezz'ora nella cella d'isolamento?"
Harley Quinn spera che non ci girino troppo intorno. Un no secco le va benissimo. Va piuttosto di fretta. Invece i due solerti guardiani sembrano volerci riflettere su.
"Vi prego" miagola Harley sbattendo le ciglia.
"Vedi, tesoro" le risponde il tizio corpulento sentendosi autorizzato a prendersi delle confidenze. "I nastri sono numerati e dobbiamo tenerli in archivio per almeno due settimane. Poi vengono riusati. Ma fino a quel momento l'unico autorizzato a visionarli è il dottor Arkham. E la polizia… Ovviamente anche la polizia."
Harley si chiede se sia il caso di insistere un po', ma deve fare ancora parecchie cosette e ogni minuto è prezioso.
"Ok" dice con un sospiro, poi appoggia la scatola di cartone con le ciambelle in un angolo libero tra pulsanti e cavi. "A quanto sembra dovrò vedermela con il capo. Ma non fa niente. La merenda ve la lascio lo stesso."
Caffè. Ciambelle. E un paio di siringhe in un sacchetto di carta.
È ora di andare a nanna.
Sorride affettatamente mentre porge un bicchiere di brodaglia scura al grassone e con l'altra mano gli infila l'ago nell'avambraccio. In venti secondi sarà ko.
"Ehi, che diavolo…?" protesta il piccoletto vedendo il collega accasciarsi su una sedia.
"Tranquillo. Ce n'è anche per te" sibila Harley mentre lui si china sul compagno privo di sensi, poi gli inietta il sedativo nella schiena. Lo smilzo crolla addosso all'altro in un grottesco abbraccio che la fa ridere di cuore. Sottrae la pistola al mingherlino e toglie i proiettili da quella dell'orso. Fino a quel momento è filato tutto liscio. Non si sveglieranno prima di qualche ora, lei non avrà addosso occhi indiscreti che possano dare l'allarme e potrà dedicarsi alle proprie faccende in tutta tranquillità.

"Per prima cosa, Harley…"
Mr. J non ha trascurato nulla e le ha spiegato ogni dettaglio con una pazienza infinita.
"Per prima cosa bisogna togliere l'elettricità. I generatori autonomi partiranno dieci secondi dopo. Questo farà credere alla polizia che si sia trattato di un semplice blackout. E impedirà agli allarmi di prendere il via. Devi fare attenzione al timer della bomba. Dovrà esplodere un minuto esatto dopo che avrai pasticciato con l'alta tensione. Niente errori, Harley. E devi allontanarti prima che il generatore si avvii…"
Inutile negarlo. Le sue mani sudano. Tre minuti ancora e la guardia tornerà per il secondo giro. La bomba deve essere occultata con cura e al tempo stesso piazzata in modo da far saltare immediatamente l'impianto che tiene chiuse le celle dell'Ala Sud. Presto i ragazzi faranno una passeggiatina notturna fuori programma.
Le sue dita tremano e non va bene. Harley Quinn si asciuga il sudore dalla fronte.
Calma, calma, calma…
Tutto calibrato. Tre minuti. Le cifre rosse iniziano la loro corsa verso lo zero. Accoglieranno festosamente la guardia. Lei deve andare. Ha due minuti per togliere l'elettricità. Anche le sue gambe si fanno instabili mentre raggiunge la centralina. Continua a guardare l'orologio. Ancora dieci secondi. Harley afferra le leve una dopo l'altra e le fa scendere verso il basso, poi chiude gli occhi per accompagnare il buio che inghiotte l'Asylum. Fra un attimo i neon bianchi illumineranno i corridoi con la loro luce spettrale. Fra un attimo qualcuno verrà a controllare eventuali guasti. Fra un attimo l'Ala Sud salterà in aria.
"Globuli bianchi, Harley. Le guardie correranno tutte verso l''infezione come tanti globuli bianchi. Solo tu percorrerai il senso di marcia inverso."
Deve sbrigarsi. E non farsi notare. Soprattutto non farsi notare. L'Asylum assume un'aria asettica e gelida mentre le luci d'emergenza si accendono.
Cinquanta secondi. Si ferma in un angolo in attesa. Le scale che portano al sotterraneo sono invitanti e al tempo stesso spaventose, come la gola di un mostro affamato.
Cinque… quattro… tre… due… uno…
Il boato è spaventoso. Le pareti tremano e i timpani le fanno male. Perfetto. Il suo prodotto d'artigianato si è rivelato efficace e funzionante.
Forza, Paulo. C'è bisogno di te altrove.
Vede Morales passare correndo, il piccolo globulo bianco smarrito, con la pistola in mano e l'espressione spaventata. Presto gli ospiti dell'Ala Sud cominceranno la loro festicciola di mezzanotte e le guardie saranno completamente concentrate su di loro e sulle fiamme da spegnere.
Ok, al diavolo la modestia. Sono stata bravissima.
Deve contare fino a trenta e poi scendere. Questi sono gli ordini. Al piano superiore sente passi frenetici e grida. Un'esperienza che l'Asylum ha già vissuto e che ha quasi annientato i Narrows. Lei non era di turno la sera in cui la tossina di Jonathan Crane è stata sparsa nell'aria e i pazzi liberati. Stavolta invece si godrà tutto lo spettacolo.
Prende fiato, chiude gli occhi e si impone di rilassarsi. Lui la sta aspettando. Devono sbrigarsi prima che la polizia si faccia via.
Harley scende le scale, passa oltre il tavolo al quale Morales e i due nazisti trascorrono le infinite ore di guardia, e poi si blocca trovandosi davanti la porta metallica spalancata e il suo Mr. J libero, a braccia conserte e con l'aria di chi sta aspettando da un secolo.
Come… come è uscito dalla sua cella?
"Ciao, zucchina. Come va?"
Come va?
Le gira la testa. Non si era sbagliata. Lui è sempre stato in grado di uscire. E allora perché?
"Che c'è? Sei arrabbiata? Scava e scava e scava tra i mattoni, Harley. E poi basta un ritocchino alla tastiera elettronica. E il vetro antiproiettile sale e scende che è un piacere. Quanto alla porta blindata, una cassaforte da appartamento è più complicata da aprire."
"E quindi…?" gli chiede tremando.
Che cosa vuol dire quella ridicola sceneggiata? Perché ha aspettato? Perché ha lasciato che fosse lei ad agire? La risposta è squallida ed elementare. Per divertimento.
"Non fare quella faccia, tesoro. Qual è la domanda che ti incupisce? Ti senti ingannata? Prova a pensare in modo lucido, Harley."
La sua voce è suadente e sgradevole al tempo stesso.
Gli serviva qualcuno che piazzasse le bombe… e che… che… non lo so…
"È un gioco? È stato un gioco fin dall'inizio?" gli chiede mentre gli occhi le bruciano.
"Un gioco…" ripete lui come se stesse riflettendo."Sì, un gioco. E tu hai giocato con me. Hai deciso che mi avresti fatto uscire. Cosa c'è di storto, ora?"
Harley scuote la testa. Pessima scelta di tempo per avere una crisi di nervi, ma non riesce a controllarsi. "Tu non avresti avuto bisogno di me. Io ho fatto tutto questo per te e invece…"
"E invece io ho fatto tutto questo per te. Andarmene? Meglio attendere che tu agissi. Che diventassi quella che sei. Che diventassi come me. Ho aperto la tua gabbia quando tu hai aperto la mia. Io mi fido di te, ora. Tu ti fidi me?"
Io ti amo, maledizione. Perché hai scelto me? Perché io?
Non riesce più a parlare. La sua gabbia… Se ci pensa, lui ha di nuovo ragione. Non le ha imposto nulla. Lei si è mossa. Non c'è stato alcun inganno.
Avrei preferito che se ne andasse da solo? Questo mai. Mai.
La sua mano che le accarezza una guancia è calda e insolitamente gentile.
"Che brutto momento per farsi prendere dalla paranoia, Harley. Tu sei speciale. Io l'ho visto subito. Per questo ora sei qui con me. Non mi hai risposto, Harley. Harley, mio piccolo, imprevisto, incontrollabile colpo di fulmine…"
Stupida. È solo una stupida. Che cosa contano i perché, ormai? Quando mai l'amore ha bisogno di perché?
Lui vuole me, non avrebbe potuto fare tutto da solo. Ha bisogno di me e continuerà ad averne. Lui mi vuole tenere con sé.
"Mi fido di te…" gli risponde alla fine, non perché non abbia più altra scelta ma perché è quello che sente e sa che quello stato di cose non cambierà mai.
Un cane preso a calci e con una catena al collo non continua forse ad amare il suo padrone?
Giura a se stessa che non si ripeterà più, che non avrà più dubbi, che su affiderà a lui completamente, qualunque cosa accada, e che…
"Ok, clown. Adesso alza le mani e tienile bene in vista. Non provare a fare scherzi o ti faccio un buco in fronte. Dottoressa, si allontani."
Harley si trattiene dall'insultare Morales. Mr. J le fa cenno di obbedire. Perché quello schifoso è tornato indietro? Le si spezza il cuore nel vedere il suo amore arrendersi e sollevare le mani. Non è giusto che finisca tutto in un modo così patetico.
"Adesso te ne torni in cella o quanto è vero Iddio ti ammazzo senza pensarci due volte."
Lo sta minacciando. Il viso di Morales è trasfigurato dalla rabbia, come se volesse rifarsi di quei mesi vissuti con la sua spada di Damocle sulla testa.
"Paulo, non dovresti perdere tempo qui con tutto quello che sta succedendo di sopra." Mr. J non ha smesso di sorridere e sembra perfettamente tranquillo.
"Taci!" grida Morales.
Non è solo rabbia. È terrorizzato. Harley capisce che non ha intenzione di rinchiudere davvero il suo clown. Non saprebbe come. Sparerà. Si libererà di lui una volta per tutte.
"Cosa vuoi fare, Paulo? Non ci serve un terzo incomodo. Se ti metti in un angolo e chiudi gli occhi potrei anche valutare l'ipotesi di lasciare i tuoi organi interni esattamente dove si trovano."
Non provocarlo, Mr. J. Non spaventarlo ulteriormente… Morales, non ti azzardare… lurido… schifoso… lurido… schifoso… lurido… In caso di necessità…
È un martello piccolo. Serve unicamente per rompere il vetro che protegge l'estintore. Ce ne sono quattro ad ogni piano. Pochi, a sentire gli ispettori. L'Arkham Asylum è troppo grande, troppo grande, troppo grande per quattro estintori per piano. Il martello è leggero. Ma usarlo nel verso giusto lo renderà efficace. Basta puntare al cervelletto. Tenero, tenero, tenero…
Lurido… schifoso… lurido… schifoso… e lo tiene sotto tiro… e continua a tenerlo sotto tiro…
"Lascialo stare!" grida colpendo e stentando a riconoscere quella voce come propria.
Lo sa. Sa benissimo che il bersaglio è morto dopo il primo colpo. Eppure lei continua impugnare il martello e continua a colpire e a colpire e a colpire perché il corpo di Morales resta in piedi per qualche miracolo della gravità. E ignora gli schizzi di sangue caldo sulla faccia e i frammenti di osso e materia grigia e perfino la faccia perplessa di Mr. J.
Colpisce fino a quando la guardia crolla a terra e solo allora Harley Quinn si concede di riprendere fiato. Finalmente la sente. L'adrenalina, la gioia, il segreto per sentirsi viva. Agire per lui, uccidere per lui, esistere per lui. Proteggerlo. Essere la sua ombra. Eliminare ogni minaccia, ogni ostacolo, massacrare in nome suo, per lui, e niente altro. Ride e non riesce a smettere, anche se lui la guarda allibito e le dice qualcosa, qualcosa che suona come "Cominci a farmi paura, zucchina…" e smette solo quando lui le afferra il viso e la bacia e poi le dice qualcos'altro, qualcos'altro che suona come "Bellissima… il sangue sulla faccia… ti rende… bellissima." E Harley pensa che deve lavarsi i capelli e che le dispiace di avergli fatto perdere tempo. Forse dovrebbe ricordargli che devono uscire immediatamente da Arkham. Ma Mr. J è su di giri e non sembra avere l'intenzione di staccarsi da lei.
Tutto questo per un po' di rosso? Per un piccolo omicidio truculento?
Sta cominciando a sentire caldo, ad avere una voglia bestiale di scoprire com'è fare l'amore in una pozza di sangue, davanti agli occhi sbarrati di qualcuno di cui si è appena provocata la morte. E come sempre è lui a riprendere il controllo della situazione. "Più tardi, Harley. Più tardi."
Ha ragione. Lo sa che ha ragione. Annuisce e tenta di calmarsi, anche se non è semplice.
"Hai una pistola. Perché non hai usato quella?" le chiede Mr. J e lei solo in quel momento ricorda la fondina che ha addosso, il souvenir che ha rubato al tizio sovrappeso della sorveglianza video dopo averlo narcotizzato.
"Non ci ho pensato" gli risponde mentre lui si appropria dell'arma di Morales.
Che strano… adesso sembri quasi completo… quasi. Voglio vederti con un coltello in mano.
Lei stringe ancora il martello nella destra. Lo porterà con sé. Forse lo farà incorniciare per ricordare la notte più lunga della sua vita.

La prima auto è la sua. Nel parcheggio del personale, con le borse nel portabagagli e un sacchetto di plastica con dentro un paio di jeans e una camicia da uomo sul sedile posteriore. Il caos sta scoppiando anche in strada. In lontananza sente le sirene dei pompieri. Devono fare in fretta e prendere il ponte che dà ad ovest e da lì procedere verso i Docks.
Nessuno li ha fermati. E lui è davvero libero. Non lo prenderanno più. Apre lo sportello dalla parte del guidatore e getta il martello sul sedile del passeggero. Poi si volta a guardarlo si rende conto che non le è mai sembrato più splendido. Tiene gli occhi chiusi e il viso sollevato, come se volesse riempirsi i polmoni di tutta l'aria notturna disponibile. È stato rinchiuso troppo a lungo.
"Siamo in ritardo sulla tabella di marcia" gli fa notare, anche se le dispiace far sparire quell'espressione estatica. Sarà tranquilla solo quando saranno al sicuro. Cosa che non accadrà troppo presto, a quanto sembra. Perché l'auto che arriva lasciando un'abbondante quantità di pneumatici sull'asfalto, come se stesse fuggendo da un branco di belve affamate, è quella del dottor Arkham.
"Occupatene tu" le dice Mr. J. "Io non perdo il mio tempo con certa spazzatura."
Occuparmene?
Arkham inchioda, poi scende dall'auto e a Harley sembra reduce da una seduta di elettroshock. Non sa dire perché ma la prima cosa che ha notato è che la tuta blu che indossa è bucata su un ginocchio. Le fa impressione vederlo conciato in quel deve essere uscito di casa in tutta fretta.
E deve avere corso come un pazzo per essere qui in venti minuti…
"Quinzel, che accidenti sta facendo? Perché quello è libero?"
"Che cosa sto facendo io? Che cosa sta facendo lei, qui. È domenica notte. Dovrebbe essere a casa sua in pantofole!"
Guastafeste. Il solito, insopportabile guastafeste.
Forse dovrei uccidere anche lui…
"Sei per caso idiota, Harley?" La voce di Mr. J alle sue spalle le sembra estremamente seccata. Non le piace che la chiami 'idiota', ma qualcosa le dice che dovrà farci l'abitudine. "Alla radio avranno dato la notizia dell'esplosione, e il nostro attempato principe azzurro avrà fatto una corsa disperata per venire a vedere se la sua amichetta è tutta intera. Deve essere di turno, stasera."
Harley si volta verso di lui. Il suo primo omicidio non l'ha sconvolta. Il secondo e il terzo neppure. Quell'insinuazione invece sì.
"Quale amichetta?"
Mr. J sospira, poi si appoggia all'auto incrociando le braccia. "Ho capito più cose io in quattro mesi rinchiuso in una cella che tu in dieci anni di lavoro fra l'aristocrazia medica. Sparagli e facciamola finita."
"Quale amichetta?" ripete Harley furiosa, allungandosi verso il cruscotto per prendere la sua pistola nuova. È una buona occasione per inaugurarla. "E poi… dieci? Quanti anni credi che abbia?"
"Non lo so. Trenta?" le risponde Mr. J mentre lei toglie la sicura.
"Trenta? Continua così e ti ritroverai con una pallottola nel cranio."
Lo farebbe? Oh, sì che lo farebbe. Lo farebbe se non sapesse che lui sta facendo volutamente il bastardo. La pagherà più tardi. Adesso c'è da sistemare il vecchiaccio che è rimasto impietrito come una scultura del museo delle cere.
"Quinzel, dammi la pistola." Arkham fa un passo verso di lei e la sua voce, nonostante la situazione, è calma e decisa. "Dammi la pistola e sistemeremo ogni cosa. Diremo che lui ti ha presa in ostaggio, che non hai potuto opporti. Ti prometto che potrà andarsene, ma adesso dammi quella pistola. Non fare pazzie, Harleen. Tu eri una di noi. Come hai potuto farlo? Metteremo tutto a posto, vedrai…"
Ero?
Quella scena è ridicola. La sta trattando da squilibrata e da stupida. E lei di certo non è stupida.
Ero?
"Io sono ancora una di voi, dottor Arkham. Tu sai come vanno queste cose. Si tratta di una scienza inesatta. Io sono ancora un psichiatra. Posso ancora entrare nella testa della gente, so come premere i tasti giusti… meglio di quanto tu sia mai riuscito a fare, dottore. Ed è questo che ti spaventa. Ora sai che non potrai mai capire davvero i tuoi pazienti a meno di impazzire tu stesso."
Lo vede impallidire all'improvviso. Forse ha capito, finalmente. Le sue reazioni si riveleranno prevedibili. Fra un attimo si girerà e si metterà a correre.
"Tu non vuoi davvero uccidermi…" le dice supplicando.
Ucciderlo?
Ancora un attimo e Mr. J potrebbe perdere la pazienza. Devono andarsene immediatamente.
Dottor Arkham, credevi di aver capito tutto, volevi usare me e quello che provo…
"Hai ragione, non voglio ucciderti. Non sono un'ingrata. Come potrei dimenticare che è solo merito tuo se ho potuto incontrare il mio grande amore? Grazie."
Due colpi ben calibrati alle ginocchia. Harley si complimenta con se stessa mentre il vecchio cade a terra urlando. Se è abbastanza fortunato zoppicherà per qualche mese, altrimenti resterà invalido. La cosa le interessa molto poco. Adesso lei e Mr. J devono solo salire in macchina e partire.
Però ho davvero un'ottima mira.

La seconda auto ha un orribile colore marrone. È una Volkswagen con il cambio durissimo. Le sfugge quasi una lacrima di commozione pensando al suo gioiellino perduto. Harley non pensava che ci avrebbe messo tanto ad andare a fondo. È rimasta a guardare fino all'ultimo esplodere di bolle sulla superficie nera del fiume. L'ultimo pezzetto della sua vita che se ne va, insieme all'uniforme rossa di Mr. J.
Si è cambiato sul sedile posteriore mentre lei tentava di concentrarsi sulla strada e l'occhio continuava a caderle sullo specchietto retrovisore.
Oscena ninfomane senza criterio oscena ninfomane senza criterio…
Poi è cominciata la paranoia. Ogni auto della polizia incrociata le ha fatto temere il peggio. Fino ai Docks. Ha tirato un sospiro di sollievo solo quando si è resa conto che la prima delle automobili promesse da Talia Ducard era al proprio posto.
Hanno spostato i bagagli e poi la sua preziosa automobilina, compagna di tante multe non pagate e sorpassi azzardati, è finita in acqua. Le è dispiaciuto da morire, cosa che non le è successa con il suo appartamento. Ma non c'era altro da fare. Presto cominceranno a cercarli e Mr. J vuole che cambino mezzo di trasporto sette volte per sicurezza.
Perché proprio sette? si chiede Harley osservando con la coda dell'occhio l'uomo al suo fianco.
Se ne sta in silenzio, tutto preso dai suoi pensieri contorti. Vorrebbe chiedergli qual è la loro destinazione ma non si azzarda. Tanto dovrà dirglielo comunque quando cambieranno auto per l'ultima volta. A meno che non voglia guidare lui.

È solo quando sono a bordo delle quinta automobile, una specie di carro funebre senza croci, che Mr. J finalmente parla, tirando fuori il tarlo che lo sta rodendo.
"Non si è fatto vivo. Non si è ancora fatto vivo. Eppure ormai dovrebbe sapere che me la sono data a gambe. È quello che voleva. E allora perché non si presenta? Oh, io lo so. Boria. La sua insopportabile boria. Mi sta dando un vantaggio. Deve essere così. Non mi sta ignorando. Lui non può ignorarmi!"
Ok, ci risiamo.
Batman. Di nuovo la sua ossessione per Batman. Lo detesta quando fa così. Che cosa vuole? Provocare il Pipistrello? Che cosa orribile. Dovrebbe pensare alla libertà che lei gli ha fatto ritrovare invece di concentrarsi unicamente su come perderla di nuovo.
E poi cos'ha di speciale Batman? È solo un idiota incappucciato con manie di grandezza…
"Non verrà" gli dice sprizzando veleno ad ogni sillaba. "Talia ha detto che ce lo terrà fuori dai piedi. E io ho l'impressione che abbia davvero i mezzi per riuscirci."
Tu e il tuo dannato Batman…
Non ha neppure il tempo di sentirsi soddisfatta per la sua delusione. Lui la afferra per i capelli fino a farle lacrimare gli occhi.
"Cosa hai detto? È stata una tua idea?" grida e la sua voce un ruggito. "Iniziativa! Tu e l'altra stupida! Non si può giocare senza avversari!"
"Lasciami! Sto guidando! Così ci ammazziamo!"
Il dolore dura ancora un attimo, poi lui molla la presa. Harley si asciuga rapidamente gli occhi. Sarebbe una fine ingloriosa morire schiantandosi contro un lampione.
"Non è stata una mia idea" si giustifica. "Io a Batman non avevo neppure pensato."
Lui non insiste e torna a guardare fuori. Harley sorride amaramente. Sarà sempre così. È stata davvero ingenua a non capirlo. Ha temuto lo spettro di una rivale inesistente quando si è innamorata di lui. Ora si rende conto di aver preso un colossale abbaglio.
Lui le sarà fedele. Lui non la tradirà mai. Lui la ama. Tutto vero. Però…
"Tutto bene, biscottino?"
Dolce,. Ansioso. Schizofrenico. E lei si commuove per la sua preoccupazione.
Ad Arkham eri solo mio. Ora invece dovrò dividerti con la tua ossessione per il buffone alato. E ho paura di uscirne sconfitta.

Lui le sarà fedele. Lui non la tradirà mai. Lui la ama. O forse no.
L'ultima automobile li aspetta in un parcheggio sotterraneo deserto. Verde bottiglia, stavolta. A forza di spostare i bagagli le braccia cominciano a farle male. Ma è finita. Presto potrà riposarsi. Ormai non li prenderanno più.
È di cattivo umore, triste e arrabbiata. Ma deve smetterla di pensare a Batman. Batman non c'è. Ci sono lei e il suo Mr. J. Nessun altro ad intromettersi.
Però ho voglia di essere abbracciata. È chiedere troppo?
Lui la ama. No. Sì. sì, sicuramente sì. Continua a pensarlo anche quando sente qualcosa di freddo e metallico contro la nuca e capisce che si tratta della canna della sua pistola. E quel freddo si spande fino a penetrarle nelle ossa quando capisce che la sua favola bellissima e macabra sta per finire. Non le importa. Non le importa se si è trattato di un inganno.
"Prima regola, Harley." La voce del suo J è priva di qualunque emozione.
Prima regola.
Lei sorride. Vorrebbe girarsi e guardarlo un'ultima volta.
Se proprio devo morire…
"Controllare accuratamente tutte le possibili vie di fuga" gli risponde.
Ultimo atto. E nessun pubblico per applaudire la sua uscita di scena.
"Seconda regola" insiste lui.
La seconda regola, certo. Quella che può tornare utile in quel particolare momento.
"Sacrificare l'elemento più debole del gruppo."
È questo che sono? Un intralcio? Sapevi fin dall'inizio che sarebbe finita così, vero?
Senza curarsi di una sua possibile reazione, Harley si volta. Ormai non ha più nulla da perdere. E va bene così. Va benissimo. Ha sognato troppo ed è stato splendido. Adesso è venuto il momento di svegliarsi.
Sa come farlo in modo che non senta dolore. Se ci ha tenuto almeno un po' a me, non mi farà soffrire.
"Mi fido di te. Fai in fretta."
Però è un peccato. Ci sono ancora moltissime cose che vorrebbe dirgli. Che sta benissimo vestito da 'essere umano'. Che le ha regalato il periodo più bello della sua vita. E che, in fondo, è sicura che in qualche modo contorto lui non dimenticherà troppo presto di avere incontrato una donna che lo ha amato al punto di morire per mano sua con il sorriso sulle labbra.
Presuntuosa.
È solo colpa sua. Ha creduto davvero di essere alla sua altezza?
Ma io lo sono e lo sarei stata ancora, Pasticcino. E avrei tanto voluto dimostrartelo.
Teso e bellissimo. Un miracolo. È così che si porterà via la sua immagine. Mentre la guarda e i suoi occhi la bruciano e bruciano di rabbia. E di un'emozione che lui detesta ma che non può fare a meno di provare ed è il vero motivo per cui le sta puntando una pistola contro.
Perché ci metti tanto?
Con un movimento brusco lui solleva l'arma verso il soffitto e preme il grilletto. Un rumore sordo, calcinacci e polvere grigiastra sono le tracce che restano di quella sorta di duello.
"Ti la sei ricordata la mia sciarpa?"
Lei non si sente sollevata. Solo felice per quell'ennesima prova superata.
"Ce l'ho nella borsa. Ma fa troppo caldo, ormai, per metterla."
Sei mio. Che ti piaccia o no.
"Sbrigati o ti lascio qui" le dice, poi si mette al volante dell'ultima auto rimasta senza aggiungere nulla né guardarla ancora.
Mentre muove un passo verso il lato del passeggero lei si rende conto di quanto la tensione le abbia spezzato le gambe. Ma non vuole che lui la veda tremare. In fondo va tutto alla grande. Crolla sul sedile e sente ognuno dei propri muscoli sciogliersi in attesa che lui metta in moto. Solo dopo aver contato fino a dieci Harley si azzarda a guardare nella sua direzione, ma non chiede nulla, anche se lui tiene le mani ferme sul volante, lo sguardo fisso oltre il parabrezza e non si decide a partire.
"Stasera non ne ho voglia" le dice con la voce simile a una puntina che gratta su un vecchio vinile. "Ti ucciderò domani. Per te è un problema?"
È divertente. Davvero, davvero divertente. Anche se sarà dura abituarsi al suo umore altalenate e ai suoi ritmi, all'inizio.
Mr. J finalmente avvia il motore. Harley si allunga verso di lui e gli stampa un bacio sulla guancia.
"Nessun problema" gli risponde.


I will burn for you
Feel pain for you
I will twist the knife and bleed my aching heart
And tear it apart

I will lie for you
Beg and steal for you
I will crawl on hands and knees until you see
You're just like me

Violate all the love that I'm missing
Throw away all the pain that I'm living
You will believe in me
And I can never be ignored

I would die for you
I would kill for you
I will steal for you
I'd do time for you
I would wait for you
I'd make room for you
I'd sail ships for you
To be close to you
To be a part of you
'Cause I believe in you
I believe in you
I would die for you.

(Garbage, #1 Crush)

















Note:


1) Il discorsetto che Harley fa ad Arkham è vilmente copiato dalla serie monografica della pagliaccetta, parola per parola. È il momento che preferisco e non ho resistito alla tentazione di usarlo, anche se ho dovuto a malincuore rinunciare ai pazzi che le fanno il coretto 'One of us! One of us!' come in 'Freaks' di Tod Browning.
2) Ci ho messo mesi ad elaborare (e non da sola) il piano di fuga e alla fine, sulla pagina scritta, è venuto più breve del previsto. Ovviamente Mr. J non ha affatto scavato fra i mattoni come dichiara (come avrebbero potuto non accorgersene?) ma non chiedetemi come abbia fatto ad uscire. È lui il genio del crimine, mica io.
3) Dick Grayson è il nuovo Batman e il mondo mi sorride.

   
 
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