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Autore: syila    24/01/2017    3 recensioni
"...Bastava solo un granello di sabbia dentro quel disastroso ingranaggio perché si scardinasse e sapeva, con la sfrontata sicurezza dei vincenti, che doveva essere lui quel granello"
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Christophe Giacometti, Phichit Chulanont, Un po' tutti, Victor Nikiforov, Yuuri Katsuki
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Sole a Mezzanotte'
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Capitolo II°


Nonostante le buone intenzioni uscire dagli spogliatoi in tempi ragionevoli fu un'impresa; appena accese il telefono fu sommerso da un'ondata di messaggi e notifiche di chi dall'altra parte del globo sentiva il bisogno di comunicargli qualsiasi cosa: complimenti, raccomandazioni e qualche critica; la sua insegnante di danza sapeva essere più crudele del coach, soprattutto se aveva bevuto durante la diretta delle gare.
“Ah...” sospirò percorrendo i corridoi deserti del palazzetto, illuminati solo dalle discrete indicazioni delle uscite di sicurezza, possibile che se ne fossero già andati tutti?
Una volta fuori, quando si trovò nella piazza antistante il Forum di Assago, il sospetto divenne una spaventosa certezza: le navette per gli alberghi del centro erano già partite e il parcheggio appariva deserto, spazzato da un'insidiosa brezzolina gelida che sollevava mulinelli di cartacce e foglie morte.
La seccatura di scoprire che lo avevano abbandonato al suo destino in terra straniera fu tale da fargli dimenticare perfino lo smacco della serata.
Tuttavia non si perse d'animo: era abituato a viaggiare, a destreggiarsi tra ritardi, mezzi sostitutivi, coincidenze e la grande insegna luminosa della Metro all'altro capo del piazzale gli apparve, provvidenziale e seducente, come l'oasi all'assetato nel deserto.
Peccato che il servizio fosse cessato alle 24.00 e lui, alle 00.05, si trovò a contemplare le serrande abbassate all'imbocco del sottopasso domandandosi il perché di tale straordinaria efficienza, quando era cosa risaputa che in Italia i trasporti fossero sempre in ritardo.
Niente panico Yuuri, s'impose, se il Piano B non funziona passa al Piano C.
Il taxi era una soluzione costosa, ma di buon senso a meno di non prendere in considerazione l'autostop o il furgone della nettezza urbana, che stava svoltando nel parcheggio, però diamine perfino i perdenti avevano una dignità!
Armeggiò nell'ingombrante borsone destreggiandosi col bouquet di rose e un atroce peluche viola che non aveva avuto cuore di rifiutare da due piccole pattinatrici degli Juniores, infine riuscì a recuperare lo smartphone.
Cosa c'era di peggio dell'essere dimenticato dai propri compagni, trovare la Metro chiusa e correre il rischio di essere scambiato per un “ragazzo di vita” considerata l'ora tarda e il luogo isolato?
La batteria che agonizzava, ovvio.
Il caso era da manuale, oltreché disperato.
“Andiamo! Allora ce l'hai davvero con me!” sbraitò furibondo verso un ignoto Ente Divino, mentre l'infame aggeggio si ammutinava in un flebile “bip-bip”.



Subito dopo si guardò attorno, nel timore di aver disturbato qualcuno di più terreno con le sue urla e fu allora che la vide: una figura indugiava nell'ombra della tensostruttura esterna al palazzetto dove, poteva giurarlo, prima non c'era nessuno.
Si sentì gelare il sangue ed era una reazione immotivata, come gli suggeriva la sua parte logica a cui preferì dare ascolto.
Datti una calmata e comportati da persona razionale, sarà un addetto alla sicurezza o uno spettatore ritardatario!
Sollevò la mancina in un abbozzo di saluto e accennò un sorriso a cui l'altro rispose in maniera speculare. Si rimproverò ancora per essersi lasciato spaventare in quel modo, tuttavia, restare nell'alone di luce del lampione gli offriva un senso di assurda sicurezza a cui non intendeva rinunciare, tanto che alla fine fu la presenza a raggiungerlo.
Vederlo camminare senza fretta nella sua direzione gli diede il tempo di capire che non si trattava di un fantasma; i fantasmi di solito non indossavano cappotti di sartoria e sciarpe in cachemire e in genere erano molti gradini al di sotto della categoria “Fuori budget” in cui lo sconosciuto era stato appena classificato.
“Buonasera” lo salutò in un inglese pulito, privo d'accento.
Sotto il chiarore artificiale del lampione i suoi capelli prendevano una serica tonalità argentea, mentre lo sguardo, che incrociò di sfuggita sentendosi come un ladro, aveva l'intensità turchese dei mari tropicali.
Yuuri si domandò cosa l'aveva indotto a servirsi proprio di quella lingua, magari i suoi occhi a mandorla o l'aria da turista nipponico separato dal branco dei connazionali e piantato in asso dal Tour Operator di fiducia?
“Quegli affari ci abbandonano sempre quando ne abbiamo bisogno, l'ha notato?” constatò alludendo con un misurato cenno al cellulare che teneva ancora in mano e che lui si affrettò ad occultare in una tasca del giaccone.
“Ma io... non ne avevo affatto bisogno!” mentì sapendo di mentire e sapendo che l'altro sapeva, probabilmente aveva assistito ai suoi tragicomici tentativi di andarsene e al suo sfogo di rabbia.
“Eppure... Ho avuto come l'impressione che fosse alla ricerca di un modo per tornare in città”
“Ahm, si, però ho già risolto, verranno a prendermi, non si preoccupi”
Appena si accorgeranno della mia assenza, il che significa nell'ipotesi più ottimistica, col traffico ed eventuali contrattempi, un paio d'ore... Al freddo, da solo, in mezzo al nulla.
“Io non ero preoccupato, pensavo piuttosto di offrirle un passaggio, la mia auto sarà qui a minuti, anzi eccola” come se l'avesse evocata in quell'istante una berlina nera si materializzò dall'oscurità della strada ed entrò nel piazzale fermandosi ad una decina di metri dai due.



Il primo impulso del pattinatore fu di ringraziare e declinare l'invito; era qualcosa che aveva a che fare col “Mai accettare passaggi da uno sconosciuto” a cui l'immaginazione galoppante sovrappose senza soluzione di continuità una galleria virtuale composta da: ritagli di giornale, servizi di cronaca e qualche speciale della CNN riguardo al “Ritrovamento di un corpo in un canale d'irrigazione in aperta campagna”, “... Il soggetto, maschio, asiatico, di circa venticinque anni presenta numerosi segni di violenza e sevizie” “Ultim'ora: Il cadavere è quello del famoso pattinatore giapponese Yuuri Katsuki” e sul termine famoso aveva dei dubbi.
Qualcosa del suo stravolgimento spirituale doveva essere passato all'esterno perché lo sconosciuto si era girato verso di lui e lo fissava con un'aria crucciata, anzi no, il suo viso non esprimeva disappunto, quanto piuttosto un adorabile broncio.
“Le farei perdere tempo” tentò un'ultima pallida obiezione.
“Ho la fortuna di disporre del mio tempo come voglio” rispose l'altro “Inoltre andiamo nella stessa direzione”
Yuuri sbirciò l'automobile: autista impeccabile e professionale su macchina di lusso tedesca, targa europea, dettagli in radica, rivestimenti in pelle chiara e doveva rinunciare ad un salotto su ruote per cosa? Una emozionante attesa dei soccorsi nell'interland milanese?
Zittì di prepotenza le sue paranoie e affrettò il passo “Allora se non disturbo...”
Nella mimica dell'uomo avvenne un mutamento, piccolo, ma significativo: socchiuse gli occhi, le labbra si stirarono in un sorriso e l'affermazione che ne scaturì confermò un'idea generale di soddisfazione.
“Affatto, almeno avrò qualcuno con cui chiacchierare”
Cielo, sembrava proprio contento.

Fine seconda parte



† La voce della coscienza †

Che dire?
Il nostro Yuuri è proprio un ragazzo sfortunato... O forse no? :)
Le vostre opinioni sono le benvenute o come direbbe il misterioso sconosciuto: "You are quite welcome!"
   
 
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