Anime & Manga > Saint Seiya
Segui la storia  |       
Autore: Primb    30/05/2009    3 recensioni
"Correvo. Semplicemente, correvo, il bianco vestito da sposa pieno di macchie e strappi, lo strascico ormai ridotto a brandelli. I rami e gli arbusti della macchia mediterranea mi graffiavano il viso e le porzioni di pelle lasciate scoperte dalla veste nuziale. Mentre inciampavo nell'ennesima radice, sentii uno schiocco e un improvviso bruciore alla guancia. Me la sfiorai con le dita ricoperte dai guanti candidi e questi si tinsero di rosso. Sangue."
Genere: Generale, Romantico, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Scorpion Milo
Note: OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

  Beautiful novel 

 

 

 

-Sono nata la sera di un’estate di quasi vent’ anni fa, mentre nel cielo moriva una stella.*

I miei genitori volevano un maschio, e invece nacqui io. Però, mi diedero lo stesso un nome e mi trattarono sempre con tutto l’amore di cui furono capaci.

Abitavamo tutti insieme in una casa piccolina, dentro il giardino di una villa che invece era enorme e che noi chiamavamo “Clara Domus”.-

- “Clara Domus”?-

-Sì. Fu mia madre a chiamarla così. Lo considerava un tributo al suo libro preferito, “Il giardino dei Finzi Contini”**. L’hai mai letto?-

- No, mi dispiace.-

- Oh, poco importa. Abitavamo lì perché mio padre era il custode di quella gigantesca villa, che i proprietari utilizzavano solo per le vacanze estive. Quelle persone avevano una ricchezza smisurata, che aveva quasi del disgustoso.-

Presi una pausa e chiusi gli occhi, sentendo sulla lingua quel vago sapore di ricordi, che amavo così tanto e che raramente rievocavo.

- La mia vita e quella dei miei fratelli – continuai - è sempre stata abbastanza normale: i miei genitori avevano a cuore l’idea che il denaro non fosse tutto, anzi, non fosse proprio nulla, e hanno cercato di insegnarci fin da piccoli valori diversi, come il rispetto, l’amore, la lealtà.-

- È molto bello quello che dici.-

Guardai Milo con gratitudine, ma forse lui fraintese, perché subito abbassò lo sguardo mormorando un “scusa, continua”, che in bocca a lui mi sembrava incredibilmente inadeguato e dissonante.

Ma non mi soffermai su questo particolare, perché la memoria mi chiamava con voce suadente, ed io non vedevo l’ora di lasciarmi andare al passato, dove la nostalgia ricopriva ogni cosa come un tenue velo di polvere.

Amavo ricordare, amavo il passato e lo preferivo al presente, forse perché immutabile, forse perché lontano, forse perché non più mio.

Mi sforzai di sorridere, e tornai a raccontare:

- Vivevamo una vita felice e banale, di quelle che interessano, dopotutto, solo a chi la vive. Poi mia madre morì , e con lei morirono il nostro equilibrio e la nostra serenità. Avevo undici anni, e la mia infanzia mi disse addio per sempre.-

- Come morì?- mi domandò Milo, con uno sguardo leggermente preoccupato, probabilmente pensando di violare troppo, con quella domanda, la mia intimità.

- È qui che sta l’assurdo. È morta partorendo mio fratello Jude.-

La bocca del Santo di Scorpio si spalancò per lo stupore, mentre io pronunciavo quelle parole senza più alcun dolore, perché ormai erano diventate come una litania e non significavano più nulla.

- Nel XXI secolo è ancora possibile morire di parto? In un paese industrializzato, poi?-

- Me lo sono chiesto anch’io. Ma mia madre è sempre stata debole di salute, e al momento del parto, il suo fisico troppo debole non ha retto l’anestesia che le hanno fatto per effettuare il cesareo.-

- Lily, questa storia non mi piace, è troppo inverosimile.-

- Eppure è stato così, è stato dannatamente così. -

- Possibile non ci siano altre spiegazioni? Mi sembra una morte così anormale…-

Presi un lungo, lungo respiro.

- Quale morte è “normale”, Milo? E comunque, mia madre è morta. Non m’importa come, so solo che adesso lei non c’è più. E vorrei che almeno la sua anima riposasse in pace. -

- Cos…? –

- Ce l’ha insegnato mio padre: voleva che ricordassimo nostra madre per come era vissuta, non per come era morta. Lui non ha mai voluto sapere la causa della scomparsa della donna che amava.-

Milo tacque per un po’, ed io con lui.

Cominciava a fare caldo, lì sulla collina, caldo davvero, ed entrambi avevamo le guance rosse e la fronte imperlata di sudore.

Presi ad asciugarmi le goccioline più fastidiose un po’ su tutto il corpo, sicura che Milo non si sarebbe nemmeno accorto dei miei gesti, assorto com’era.

Dopo pochi minuti di afa che a me sembrarono interminabili, girò il volto verso di me, e mi chiese, semplicemente:

- Ha il lieto fine la tua storia?-

No, Milo.

La vita non è una favola, e non ha il lieto fine. Non voglio raccontare una storiella ad un ragazzo annoiato. Voglio parlare di una vita di sudore, di denti stretti e di memorie rattoppate.

Una vita che fa male, e che non è ancora finita, ma che di sicuro no, non avrà il lieto fine. Quello è per gli eroi, ed io eroe non sono.

Sono queste le parole che avrei voluto dire a Milo, se solo ne avessi avuto il coraggio, se solo ne avessi avuto la forza.

Invece, risposi accondiscendente come sempre, scuotendo la testa e liquidando i fantasmi che mi torturavano con un sorriso flebile, l’unica arma che avevo.

- Non credo abbia il lieto fine. Ma non si può mai dire. Abbi fede. -

Com’era ovvio, una risposta così vaga non bastò a soddisfare l’infantile curiosità del Cavaliere dello Scorpione.

Che strano, però.

Si comportava come se non avesse mai sentito nessuno raccontare storie, nemmeno da piccolo, e si mangiava ogni mia parola con la stessa voracità con cui un lupo sbrana la sua preda.

-Che accadde, poi?-

Sospirai, arrendendomi al caldo e all’insistenza che leggevo nell’azzurro di quegli occhi, e andai avanti:

- Da quel momento mio fratello maggiore, Albert, cominciò a studiare come un matto, con la promessa che nessuno sarebbe più morto per delle sciocchezze simili quando lui fosse diventato un medico. Tre anni dopo, vinse una borsa di studio a Londra, e partì. È da allora che non lo vedo, e mi manca da morire.-

- Non hai mai avuto sue notizie?-

- Oh, certo. Mail, lettere, telefonate… Ma parlarsi guardandosi negli occhi è un’ altra cosa. –

- Sicuro. - annuì lui, comprensivo.

- Ma non credi sia stato egoista andarsene, da parte di tuo fratello?- chiese, poi, il secondo dopo.

La domanda di Milo, tanto ovvia e banale, mi mandò in bestia, e forse fu proprio a causa della sua ovvietà.

- Non parlare avventatamente di cose che non conosci! Albert è sempre stato un ragazzo sensibilissimo, e la morte di mia madre l’ha toccato profondamente…lui se n’è andato con l’intento di farci del bene.- mentre parlavo, mi ero alzata con il pugno chiuso sul petto, il solito gesto che sottolineava il mio coinvolgimento emotivo in un discorso.

Milo alzò entrambe le mani, come a schermirsi, e con tono gentile si scusò:

- Perdonami, non intendevo offendere nessuno. Considera la mia come l’osservazione di un estraneo. –

Sospirai e tornai a sedermi.

Subito, un lampo furbetto dipinse di malizia lo sguardo del Cavaliere di Scorpio.

Oh, tanto sapeva che l’avevo già perdonato.

- Pace fatta?- chiese, sornione.

- Pace fatta, ma non fare gesti stupidi.- concessi, sorridendo.

- Dai, allora finisci di raccontarmi. Mi parlavi della vostra vita dopo la partenza di tuo fratello.-

-  Ah, già. Da quel momento, io e Andrea aiutammo mio padre meglio che potemmo a mandare avanti i lavori nella villa, e, contemporaneamente,a crescere Jude senza fargli mancare una figura materna. Non fu facile.-

Feci una lunga pausa, durante la quale gli occhi di Milo non smisero mai di esortarmi a continuare.

Ma non ce la facevo, le lacrime cominciavano a pungermi gli occhi ed io prima o poi avrei ceduto, e questo non andava per niente bene.

- E poi?- incalzò Milo, notando che la muta preghiera del suo sguardo ormai non faceva più il suo dovere.

- Poi basta. Ti racconto un altro giorno.-

La delusione si dipinse in un secondo sul volto del giovane,  che mostrò il suo sdegno affilando lo sguardo e stringendo le mani a pugno.

- Ma avevi detto che mi avresti parlato del tuo passato.- sibilò.

- Infatti. Ma ora basta, sono stanca e ho mal di testa. Domani, forse, finirò di raccontare.- risposi io, secca.

- Domani? Non si era parlato di domani.-

- Non essere infantile. Ti ricordo che eri venuto qua con l’intento di consolarmi, non con quello di farti raccontare una storia.-

Lui si bloccò un istante a riflettere, poi tornò subito alla carica.

- Sì, ma ormai…- tentò, ma io lo interruppi:

- Milo, a casa mia quello che stai facendo tu ora ha un nome ben preciso: si chiama capriccio. Non è esattamente la parola che più si addice ad un Saint di Athena, no?-

Ferito nell’orgoglio.

Avevo fatto centro. Tutti i Cavalieri l’avevano di proporzioni smisurate.

- Non era un capriccio. Semplicemente curiosità.-

Forse avevo esagerato. In fondo, non aveva fatto domande poi tanto indiscrete, e la sua voce, in quel frangente così indulgente e… sottomessa?, fece sgretolare le mie difese. La capacità di persuasione di quel ragazzo era strabiliante, non avrei mai potuto resistere; ma non cedere,ormai, era una questione di principio.

Cercai di sviare il discorso.

- Ma perché una storiella ti interessa tanto? Non ne hai mai sentita una?-

- Pochissime, e mai una vera. E poi, in addestramento circolavano solo false leggende inventate da noi apprendisti. Non le ricordo nemmeno più.- sorrise, Milo, al ricordo dell’infanzia passata sudando e faticando, per diventare una macchina da guerra al servizio di una ragazzina.

Chissà, magari in fondo era stata un’infanzia felice.

- Quindi, tu non conosci nessuna favola?- domandai, spalancando gli occhi esterrefatta.

- Beh, no… Sai, le favole o le storie in genere non sono mai state la mia priorità…-

Milo era chiaramente a disagio, ma a me non importava nulla: diventare scrittrice di favole o storie per bambini era da sempre il mio sogno, e avevo davanti un bell’esemplare di “potenziale lettore adulto”, ancora da iniziare al mio meraviglioso mondo.

- Milo, dobbiamo assolutamente rimediare!- quasi urlai, tanto era il mio entusiasmo.

Il mio amico greco, invece, era palesemente in difficoltà.

- Allora, prima di farti leggere qualcosa di mio, sarebbe meglio iniziare con un autore famoso, come Esopo o, che so, Fedro… anche perché i miei manoscritti sono ancora tutti alla “Clara Domus”, e io a quel posto non mi avvicino di certo… però forse si potrebbe iniziare con qualche romanzetto di un autore latino americano, magari…-

- Stooop!- il santo di Scorpio fermò il mio viaggio mentale con un dito alzato e un’espressione troppo seccata.

- Le storie mi piace ascoltarle occasionalmente. Non voglio leggere nuovi romanzi. Per quello ho Camus, che m’importuna a sufficienza-

Lo sbalordimento per l’affermazione di Milo non lasciò molto spazio al gelo e alla delusione che altrimenti mi avrebbero inevitabilmente colpita : non sopportavo chi disprezzava senza provare.

Ma i conti non tornavano.

- Camus importuna te? Dai, non scherziamo. Il contrario, semmai.-

- La sola presenza dei tomi che compaiono di tanto in tanto all’Undicesima Casa può essere catalogata come “disturbo”.-

- Eretico. Non sai di cosa parli.-

- Stiamo diventando un po’ troppo impertinenti, per i miei gusti.-

Non sapevo se Milo fingeva o se quel cipiglio un po’ pauroso era frutto di una rabbia autentica, ma preferii starmene dalla parte dei bottoni e buttare la faccenda sul ridere:

- Ah, si? Beh, adesso l’impertinente qui presente ti sfinirà a forza di solletico, Cavaliere di Athena!-

Cominciai a punzecchiare le ascelle, i piedi, il collo del ragazzo che mi stava di fronte e si contorceva come un’anguilla, combattuto tra la sua dignità di uomo adulto e la voglia di lasciarsi andare a un’allegria infantile che, immagino, per lui era del tutto nuova.

Poi, improvvisamente, fui io a contorcermi dalle risate, in una situazione che aveva dell’assurdo: Milo stava sopra di me, ghignante, e continuava a farmi il solletico canticchiando un “ ghiri ghiri” che mi dava sui nervi.

- Bast…ah ah, Milo, ti prego…-

- Ti arrendi, piccola impertinente?-

- Ma neanche…ih ih… No, dai, basta… eh eh… Va bene, maledetto, pietà, pietà!- implorai, facendo un giuramento mentale a me stessa: Milo di Scorpio me l’avrebbe pagata.

Prima o poi.

Adesso c’era solo il presente, ed era bello: perché guastarlo?

- Ti sei arresa, ho vinto io!- Esultò Milo.

- Bella vittoria. Sei due spanne più alto di me e hai il triplo dei muscoli. Ti piace vincere facile, eh? E comunque ho vinto io, tu sei stato sleale.-

- Non se ne parla, è stata una vittoria ottenuta lealmente.- bofonchiò lui,ormai prossimo ad una crisi di orgoglio.

- Vorrà dire che la storia non te la racconto neanche domani!- gli feci la linguaccia, mentre cominciavo a rassettarmi la maglietta.

- Ma così non è corretto!- si lagnò il mio amico greco, alzandosi in piedi e asciugandosi il sudore dalla fronte.

- Taci, ormai hai perso!- risi io, mentre cercavo di scendere da quell’irto tratto di collina senza farmi troppi danni.

- Dove vai, Lily? – chiese Milo, probabilmente preoccupato.

Lo tranquillizzai con uno dei miei soliti sorrisi, senza aspettarmi troppo. Non avevo mai convinto nessuno, mostrando i denti.

Invece, quel giorno, sulla collina, funzionò.

Forse perché era la prima volta, dopo tanto tempo, che mi sentivo allegra senza bisogno di fingere. Stavo bene, bene davvero.

Scesi per il versante quasi saltellando, e con passo leggero mi diressi alla Terza Casa.

Ignorai Kanon, salutai Saga e mi scusai con lui per avergli preso dei vestiti senza chiedere. Lui rispose che non c’erano problemi e mi diede il permesso di entrare nella sua stanza, dove poco prima avevo gettato con stizza il vestito dal colore improbabile che mi aveva regalato Milo.

Lo raccolsi e lo rassettai con cura, poi lo piegai.

Incredibilmente, adesso lo trovavo bellissimo.

 

 

 

 

……………………………………………………………………………………

 

 

 

Mi risvegliai in un letto a due piazze, con delle insolite lenzuola rosso porpora, che sapevano ancora di sogni.

Pigramente mi alzai e mi diressi verso il bagno, dove trovai il coraggio di scrutare la Lily che mi guardava riflessa nello specchio.

Fortuna che, per la prima volta, avevo dormito da sola, in una delle stanze del Tredicesimo Tempio. Chiamare “templi” le abitazioni del luogo mi faceva ancora uno strano effetto. Certo, neanche all’idea di vivere in un Santuario mi ero ancora abituata.

Fatto sta che quella mattina ero davvero inguardabile: occhi gonfi, naso rosso, trucco sbavato…

Sbuffando, scrollai le spalle e cominciai la mia lenta ma inesorabile opera di pulizia.

Mentre mi stavo asciugando i capelli, qualcuno bussò alla porta. Riconobbi il colore fresco e rasserenante di quei Cosmi, e andai ad aprire con una certa carica di allegria.

- Camus! Milo! Che piacere!-

- Buongiorno, Lily. Ti abbiamo portato la colazione. Non è una cosa che si fa spesso, qui, ma dato che tu sei nuova abbiamo pensato che ti avrebbe fatto piacere.-

-  Eccome se mi fa piacere! Ho una fame!- esclamai tastandomi il ventre, come a sottolineare la veridicità della mia affermazione. Così, ci sedemmo sul letto, mentre la bava continuava a colarmi dalla bocca.

- Cosa c’è di buono?- chiesi, spazientita dalla lentezza dei due ragazzi.

Milo rise davanti alla mia fretta, Camus no.

- Via quegli occhi da lupo famelico! Ci sono solo paste di riso, le più leggere.-

- Uff… Ma non volevo fare la dieta…Vabbè, mi toccherà accontentarmi!-

Non avevo ancora finito di brontolare, che già mi trovavo con una pasta per mano. Beh, ero fatta così: amavo lamentarmi, lo trovavo divertente quasi quanto un hobby, e lo facevo spessissimo. Ognuno ha i propri difetti, e questo era uno dei miei, punto e basta.

- A cosa devo tutta questa cura?- chiesi rivolgendomi a Camus, dato che da quando era entrato non aveva ancora detto una sola parola.

- La Dea. Ti vuole vedere.- rispose il ragazzo, come al solito parsimonioso di parole.

- Che significa?- questa volta mi rivolsi a Milo, dato che Camus sembrava aver esaurito il numero giornaliero di frasi da dedicarmi.

- Lady Saori ha convocato un altro synagein, un po’ diverso dal solito e meno ufficiale. Solo tu e lei, per intenderci. Vuole parlarti da sola faccia a faccia.-

Feci una faccia delusa e un po’ scandalizzata, che Milo imitò in maniera piuttosto comica.

Che scemo, mi faceva ridere anche quando non ne avevo voglia!

- Quindi, la colazione in camera è un contentino prima della pena, vero?-

- Non prendertela- si intromise, eccezionalmente, Camus – è solo che allo scorso synagein le cose non sono andate molto bene. Ma tutti ci tengono a farti capire che non siamo dei sadici torturatori, e tra i Gold sono parecchi quelli che ti apprezzano.-

Rimasi un po’ stupita da questo discorso, sia per il contenuto, sia perché era la cosa più lunga che Camus mi avesse mai detto da quando ero al Santuario.

- Quindi c’è anche chi non mi apprezza, vero?-

- Non dirmi che non te ne sei accorta- rispose il Maestro dei Ghiacci, infilandosi in bocca un minuscolo pezzetto di pasta.

- Bah, cosa vuoi che me ne importi! Ho in programma di andarmene da qui il prima possibile!-

Non notai lo sguardo preoccupato che corse tra i due ragazzi, allora. Ero serena, finalmente, e rifiutavo qualunque cosa, anche evidente, che minacciasse di turbare questo mio stato di tranquillità.

- Va bene, quando devo incontrare la Dea?-

- Subito. – rispose Milo, passandomi una sporta con una maglietta e un paio di jeans, insolitamente sobri e anonimi.

Finalmente.

 

 

 

 

……………………………………………………………………………………

 

 

 

Ero pronta ad un altro salto nel vuoto.

Spinsi ancora una volta il battente del pesante portone di legno, ed entrai nella stessa stanza lussuosa dell’ultima volta.

- Benvenuta. –

La solita voce squillante e un po’ costruita, stavolta priva delle incrinature dovute a un’adolescenza oppressa dal dovere.

- Salve.- risposi io, sedendomi a terra a gambe incrociate.

Lady Saori storse il nasino davanti al mio gesto, ma non dimostrò apertamente il suo disappunto.

- Allora, Lily… Ho voluto vederti perché ho preso una decisione su di te, e intendo rendertene partecipe privatamente, prima che la cosa diventi pubblica.-

U-oh. Brutte notizie in arrivo.

La Milady stava girandoci troppo intorno, senza mai centrare il punto della situazione, e la cosa non mi piaceva.

- Ebbene? – incalzai.

- Ebbene, come immaginavo, i Cavalieri d’Oro non hanno tardato ad accorgersi della natura maligna del tuo Cosmo. Ho parlato con Shaka e Doko, e insieme siamo riusciti a trovare una soluzione.-

- Una soluzione a quale problema?- più per quello che mi aveva detto, ero rimasta stupita dalla pacatezza costante con cui mi aveva parlato. Decisamente, quella ragazzina non l’avrei mai capita.

Com’era prevedibile, Lady Saori ignorò completamente la mia domanda.

- È come se il Cosmo che è in te si fosse assopito. Lo è stato per quasi vent’anni, e forse possiamo fare in modo che resti così per sempre.-

- Come…? Cosa…?-

- Allenamento, mia cara. Da domani imparerai a controllare il tuo Cosmo. Riesci a tenerlo sedato in stato normale, se ti allenassi potresti persino reprimerlo fino a quasi annullarlo. E se, a quel punto, dovesse manifestarsi in te una personalità maligna, non costituirebbe più un problema.-

No, davvero, non capivo. Ma il danno sembrava ormai inevitabile.

Deglutii.

- Quando?-

- Comincerai domani, giusto il tempo di formalizzare la mia decisione.-

E così, venne sancita ufficialmente la data d’ inizio dei miei allenamenti. Non diedi gran peso alla cosa, la consideravo una delle tante pazzie di quel mondo assurdo.

Non ero nemmeno preoccupata, perché “allenamento” non era una parola che mi spaventava.

Che stolta.

Se solo avessi saputo prima cosa mi sarebbe aspettato nei giorni successivi, sono sicura che sarei scappata a gambe levate.

 

 

 

 

Il mio corner!

Acc, questa volta sono davvero in ritardo pazzesco! Chiedo venia, ma tra il caldo la scuola, il numero da organizzare il tempo è volato, e sono riuscita a sistemare questo capitolo solo ora. All’inizio avevo deciso di scrivere tuuutta la storia di Lily in un solo capitolo, ma la cosa si faceva lunga e noiosa. Così, ne ho messa solo una parte. Il resto sarà in parte ne l prossimo capitolo, insieme all’azione ( sì, finalmente i personaggi cominceranno a muoversi!!! xD)

Gli asterischi:

* la storia di questa nascita è un po’ ispirata ad una citazione di un brano di Shakespeare e un po’ alla nascita (vera!) di mio fratello, che è uscito dalla pancia della mamma mentre passava una stella cometa (beato lui! *_*)

** tratto da “il giardino dei Finzi – Contini” di Giorgio Bassetti ( il nome originale della casa, però, è “Magna Domus”) ^^

E adesso, i ringraziamenti:

Gufo_Tave: ho deciso di chiamare Andrea la sorellina di Lily perché è un nome che deriva dal greco, e significa “coraggioso/a”,e, come dici tu, all’estero è un nome molto usato anche per delle ragazze. Io l’ho scelto appunto per il suo significato, perché, come si vedrà più avanti, la piccola Andrea è una ragazzina con le palle. Cosa pensi di questo capitolo? La tiro troppo per le lunghe? T.T fammi sapere, e grazie per la recensione! *1bacio*

Ribrib20: grazie, carissima, forse tra tutte le tue recensioni questa è quella che mi è piaciuta di più, non chiedermi perché ( mai farlo, potrebbe essere dannoso! xD!) sappi che ho fiducia nei tuoi disegni e aspetto con ansia che tu li pubblichi! ^_- sono sicura che mi stupiranno! ^_^ Per quanto riguarda gli errori di battitura, chiedo scusissima! * si auto-punisce con una frusta*. Il fatto è che spesso finisco di scrivere i capitoli molto tardi, con il risultato che, quando vado a postare, alcuni errori mi sfuggono. Per i tag chiusi male non riesco a trovare una soluzione: in anteprima è tutto perfetto, poi quando do l’OK viene quella roba! Argh! HTML, ti odio! * sbatte la testa contro il muro in preda ad una crisi isterica* per il resto, tutti gli altri errori ho cercato di correggerli, ma quel codice maledetto è la mia morte!se conosci il modo per neutralizzare questa piaga me lo diresti? Grasie…*_* Tornando a noi,mi fa piacere che ti piaccia l’umanità dei Gold, perché in fondo io li vedo così, dei ragazzi, dopotutto… però forse, con questo capitolo narrativo ho tirato un po’ troppo la corda, tu che dici? Grazie per la recensione, sei un angelo! *1bacio*

Roxrox: ciao! Che piacere! Mi rincuora sapere che l’introspezione dei personaggi è un argomento che non dispiace, e sono felice di aver scelto di non snobbarlo ( anche se con l’ennesimo cap di transizione forse ho un po’ esagerato, ma che ci vuoi fare, tutta questa storia è per me una grande scommessa…xD). Mi dispiace, ma per la storia completa dovrai aspettare un altro cap, ma non preoccuparti: quando l’azione comincerà, sarà difficile fermarla! XD grazie per aver recensito, sei stata gentilissima! Alla prossima! *1bacio*

 

Grazie anche a kira_the_rebel, Megarah_witch, Gufo_Tave  e darkalexandra85 per aver inserito la mia storia tra le seguite.

Un grande abbraccio anche a tutti quelli che leggono “Beautiful novel” in silenzio.

 

 

*1bacio*

stantuffo

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Saint Seiya / Vai alla pagina dell'autore: Primb