‡ Beautiful novel ‡
-Sono
nata la sera di un’estate di quasi vent’ anni fa,
mentre nel
cielo moriva una stella.*
I
miei genitori volevano un maschio, e invece nacqui io. Però,
mi
diedero lo stesso un nome e mi trattarono sempre con tutto
l’amore di cui furono
capaci.
Abitavamo
tutti insieme in una casa piccolina, dentro il giardino
di una villa che invece era enorme e che noi chiamavamo “Clara Domus”.-
-
“Clara Domus”?-
-Sì.
Fu mia madre a chiamarla così. Lo considerava un tributo al
suo libro preferito, “Il giardino dei Finzi
Contini”**. L’hai mai letto?-
-
No, mi dispiace.-
-
Oh, poco importa. Abitavamo lì perché mio padre
era il custode di
quella gigantesca villa, che i proprietari utilizzavano solo per le
vacanze
estive. Quelle persone avevano una ricchezza smisurata, che aveva quasi
del
disgustoso.-
Presi
una pausa e chiusi gli occhi, sentendo sulla lingua quel vago
sapore di ricordi, che amavo così tanto e che raramente
rievocavo.
-
La mia vita e quella dei miei fratelli – continuai -
è sempre
stata abbastanza normale: i miei genitori avevano a cuore
l’idea che il denaro
non fosse tutto, anzi, non fosse proprio nulla, e hanno cercato di
insegnarci
fin da piccoli valori diversi, come il rispetto, l’amore, la
lealtà.-
-
È molto bello quello che dici.-
Guardai
Milo con gratitudine, ma forse lui fraintese, perché subito
abbassò lo sguardo mormorando un “scusa,
continua”, che in bocca a lui mi
sembrava incredibilmente inadeguato e dissonante.
Ma
non mi soffermai su questo particolare, perché la memoria mi
chiamava con voce suadente, ed io non vedevo l’ora di
lasciarmi andare al
passato, dove la nostalgia ricopriva ogni cosa come un tenue velo di
polvere.
Amavo
ricordare, amavo il passato e lo preferivo al presente, forse
perché immutabile, forse perché lontano, forse
perché non più mio.
Mi
sforzai di sorridere, e tornai a raccontare:
-
Vivevamo una vita felice e banale, di quelle che interessano,
dopotutto, solo a chi la vive. Poi mia madre morì , e con
lei morirono il
nostro equilibrio e la nostra serenità. Avevo undici anni, e
la mia infanzia mi
disse addio per sempre.-
-
Come morì?- mi domandò Milo, con uno sguardo
leggermente
preoccupato, probabilmente pensando di violare troppo, con quella
domanda, la
mia intimità.
-
È qui che sta l’assurdo. È morta
partorendo mio fratello Jude.-
La
bocca del Santo di Scorpio si spalancò per lo stupore,
mentre io
pronunciavo quelle parole senza più alcun dolore,
perché ormai erano diventate
come una litania e non significavano più nulla.
-
Nel XXI secolo è ancora possibile morire di parto? In un
paese
industrializzato, poi?-
-
Me lo sono chiesto anch’io. Ma mia madre è sempre
stata debole di
salute, e al momento del parto, il suo fisico troppo debole non ha
retto
l’anestesia che le hanno fatto per effettuare il cesareo.-
-
Lily, questa storia non mi piace, è troppo inverosimile.-
-
Eppure è stato così, è stato
dannatamente così. -
-
Possibile non ci siano altre spiegazioni? Mi sembra una morte
così anormale…-
Presi
un lungo, lungo respiro.
-
Quale morte è “normale”, Milo? E
comunque, mia madre è morta. Non
m’importa come, so solo che adesso lei non
c’è più. E vorrei che almeno la sua
anima riposasse in pace. -
-
Cos…? –
-
Ce l’ha insegnato mio padre: voleva che ricordassimo nostra
madre
per come era vissuta, non per come era morta. Lui non ha mai voluto
sapere la
causa della scomparsa della donna che amava.-
Milo
tacque per un po’, ed io con lui.
Cominciava
a fare caldo, lì sulla collina, caldo davvero, ed
entrambi avevamo le guance rosse e la fronte imperlata di sudore.
Presi
ad asciugarmi le goccioline più fastidiose un po’
su tutto il
corpo, sicura che Milo non si sarebbe nemmeno accorto dei miei gesti,
assorto
com’era.
Dopo
pochi minuti di afa che a me sembrarono interminabili, girò
il
volto verso di me, e mi chiese, semplicemente:
-
Ha il lieto fine la tua storia?-
No,
Milo.
La
vita non
è una favola, e non ha il lieto fine. Non voglio raccontare
una storiella ad un
ragazzo annoiato. Voglio parlare di una vita di sudore, di denti
stretti e di
memorie rattoppate.
Una
vita
che fa male, e che non è ancora finita, ma che di sicuro no,
non avrà il lieto
fine. Quello è per gli eroi, ed io eroe non sono.
Sono
queste le parole che avrei voluto dire a Milo, se solo ne
avessi avuto il coraggio, se solo ne avessi avuto la forza.
Invece,
risposi accondiscendente come sempre, scuotendo la testa e
liquidando i fantasmi che mi torturavano con un sorriso flebile,
l’unica arma
che avevo.
-
Non credo abbia il lieto fine. Ma non si può mai dire. Abbi
fede.
-
Com’era
ovvio, una risposta così vaga non bastò a
soddisfare
l’infantile curiosità del Cavaliere dello
Scorpione.
Che
strano, però.
Si
comportava come se non avesse mai sentito nessuno raccontare
storie, nemmeno da piccolo, e si mangiava ogni mia parola con la stessa
voracità con cui un lupo sbrana la sua preda.
-Che
accadde, poi?-
Sospirai,
arrendendomi al caldo e all’insistenza che leggevo
nell’azzurro
di quegli occhi, e andai avanti:
-
Da quel momento mio fratello maggiore, Albert, cominciò a
studiare come un matto, con la promessa che nessuno sarebbe
più morto per delle
sciocchezze simili quando lui fosse diventato un medico. Tre anni dopo,
vinse
una borsa di studio a Londra, e partì. È da
allora che non lo vedo, e mi manca
da morire.-
-
Non hai mai avuto sue notizie?-
-
Oh, certo. Mail, lettere, telefonate… Ma parlarsi
guardandosi
negli occhi è un’ altra cosa. –
-
Sicuro. - annuì lui, comprensivo.
-
Ma non credi sia stato egoista andarsene, da parte di tuo
fratello?- chiese, poi, il secondo dopo.
La
domanda di Milo, tanto ovvia e banale, mi mandò in bestia, e
forse fu proprio a causa della sua ovvietà.
-
Non parlare avventatamente di cose che non conosci! Albert è
sempre stato un ragazzo sensibilissimo, e la morte di mia madre
l’ha toccato
profondamente…lui se n’è andato con
l’intento di farci del bene.- mentre
parlavo, mi ero alzata con il pugno chiuso sul petto, il solito gesto
che
sottolineava il mio coinvolgimento emotivo in un discorso.
Milo
alzò entrambe le mani, come a schermirsi, e con tono gentile
si scusò:
-
Perdonami, non intendevo offendere nessuno. Considera la mia come
l’osservazione di un estraneo. –
Sospirai
e tornai a sedermi.
Subito,
un lampo furbetto dipinse di malizia lo sguardo del
Cavaliere di Scorpio.
Oh,
tanto sapeva che l’avevo già perdonato.
-
Pace fatta?- chiese, sornione.
-
Pace fatta, ma non fare gesti stupidi.- concessi, sorridendo.
-
Dai, allora finisci di raccontarmi. Mi parlavi della vostra vita
dopo la partenza di tuo fratello.-
-
Ah, già.
Da quel momento,
io e Andrea aiutammo mio padre meglio che potemmo a mandare avanti i
lavori
nella villa, e, contemporaneamente,a crescere Jude senza fargli mancare
una
figura materna. Non fu facile.-
Feci
una lunga pausa, durante la quale gli occhi di Milo non
smisero mai di esortarmi a continuare.
Ma
non ce la facevo, le lacrime cominciavano a pungermi gli occhi
ed io prima o poi avrei ceduto, e questo non andava per niente bene.
-
E poi?- incalzò Milo, notando che la muta preghiera del suo
sguardo ormai non faceva più il suo dovere.
-
Poi basta. Ti racconto un altro giorno.-
La
delusione si dipinse in un secondo sul volto del giovane, che mostrò il
suo sdegno affilando lo sguardo
e stringendo le mani a pugno.
-
Ma avevi detto che mi avresti parlato del tuo passato.-
sibilò.
-
Infatti. Ma ora basta, sono stanca e ho mal di testa. Domani,
forse, finirò di raccontare.- risposi io, secca.
-
Domani? Non si era parlato di domani.-
-
Non essere infantile. Ti ricordo che eri venuto qua con
l’intento
di consolarmi, non con quello di farti raccontare una storia.-
Lui
si bloccò un istante a riflettere, poi tornò
subito alla
carica.
-
Sì, ma ormai…- tentò, ma io lo
interruppi:
-
Milo, a casa mia quello che stai facendo tu ora ha un nome ben
preciso: si chiama capriccio. Non è esattamente la parola
che più si addice ad
un Saint di Athena, no?-
Ferito
nell’orgoglio.
Avevo
fatto centro. Tutti i Cavalieri l’avevano di proporzioni
smisurate.
-
Non era un capriccio. Semplicemente curiosità.-
Forse
avevo esagerato. In fondo, non aveva fatto domande poi tanto
indiscrete, e la sua voce, in quel frangente così indulgente
e… sottomessa?,
fece sgretolare le mie difese. La capacità di persuasione di
quel ragazzo era
strabiliante, non avrei mai potuto resistere; ma non cedere,ormai, era
una
questione di principio.
Cercai
di sviare il discorso.
-
Ma perché una storiella ti interessa tanto? Non ne hai mai
sentita una?-
-
Pochissime, e mai una vera. E poi, in addestramento circolavano
solo false leggende inventate da noi apprendisti. Non le ricordo
nemmeno più.-
sorrise, Milo, al ricordo dell’infanzia passata sudando e
faticando, per
diventare una macchina da guerra al servizio di una ragazzina.
Chissà,
magari in fondo era stata un’infanzia felice.
-
Quindi, tu non conosci nessuna favola?- domandai, spalancando gli
occhi esterrefatta.
-
Beh, no… Sai, le favole o le storie in genere non sono mai
state
la mia priorità…-
Milo
era chiaramente a disagio, ma a me non importava nulla:
diventare scrittrice di favole o storie per bambini era da sempre il
mio sogno,
e avevo davanti un bell’esemplare di “potenziale
lettore adulto”, ancora da
iniziare al mio meraviglioso mondo.
-
Milo, dobbiamo assolutamente rimediare!- quasi urlai, tanto era
il mio entusiasmo.
Il
mio amico greco, invece, era palesemente in difficoltà.
-
Allora, prima di farti leggere qualcosa di mio, sarebbe meglio
iniziare con un autore famoso, come Esopo o, che so, Fedro…
anche perché i miei
manoscritti sono ancora tutti alla “Clara Domus”, e
io a quel posto non mi avvicino
di certo… però forse si potrebbe iniziare con
qualche romanzetto di un autore
latino americano, magari…-
-
Stooop!- il santo di Scorpio fermò il mio viaggio mentale
con un
dito alzato e un’espressione troppo seccata.
-
Le storie mi piace ascoltarle occasionalmente. Non voglio leggere
nuovi romanzi. Per quello ho Camus, che m’importuna a
sufficienza-
Lo
sbalordimento per l’affermazione di Milo non
lasciò molto spazio
al gelo e alla delusione che altrimenti mi avrebbero inevitabilmente
colpita :
non sopportavo chi disprezzava senza provare.
Ma
i conti non tornavano.
-
Camus importuna te? Dai, non scherziamo. Il contrario, semmai.-
-
La sola presenza dei tomi che compaiono di tanto in tanto
all’Undicesima Casa può essere catalogata come
“disturbo”.-
-
Eretico. Non sai di cosa parli.-
-
Stiamo diventando un po’ troppo impertinenti, per i miei
gusti.-
Non
sapevo se Milo fingeva o se
quel cipiglio un po’ pauroso era frutto di una rabbia
autentica, ma preferii
starmene dalla parte dei bottoni e buttare la faccenda sul ridere:
-
Ah, si? Beh, adesso l’impertinente qui presente ti
sfinirà a
forza di solletico, Cavaliere di Athena!-
Cominciai
a punzecchiare le ascelle, i piedi, il collo del ragazzo
che mi stava di fronte e si contorceva come un’anguilla,
combattuto tra la sua
dignità di uomo adulto e la voglia di lasciarsi andare a
un’allegria infantile
che, immagino, per lui era del tutto nuova.
Poi,
improvvisamente, fui io a contorcermi dalle risate, in una
situazione che aveva dell’assurdo: Milo stava sopra di me,
ghignante, e
continuava a farmi il solletico canticchiando un “ ghiri ghiri” che mi dava sui
nervi.
-
Bast…ah ah, Milo, ti prego…-
-
Ti arrendi, piccola impertinente?-
-
Ma neanche…ih ih… No, dai, basta… eh
eh… Va bene, maledetto,
pietà, pietà!- implorai, facendo un giuramento
mentale a me stessa: Milo di
Scorpio me l’avrebbe pagata.
Prima
o poi.
Adesso
c’era solo il presente, ed era bello: perché
guastarlo?
-
Ti sei arresa, ho vinto io!- Esultò Milo.
-
Bella vittoria. Sei due spanne più alto di me e hai il
triplo dei
muscoli. Ti piace vincere facile, eh? E comunque ho vinto io, tu sei
stato
sleale.-
-
Non se ne parla, è stata una vittoria ottenuta lealmente.-
bofonchiò lui,ormai prossimo ad una crisi di orgoglio.
-
Vorrà dire che la storia non te la racconto neanche domani!-
gli
feci la linguaccia, mentre cominciavo a rassettarmi la maglietta.
-
Ma così non è corretto!- si lagnò il
mio amico greco, alzandosi
in piedi e asciugandosi il sudore dalla fronte.
-
Taci, ormai hai perso!- risi io, mentre cercavo di scendere da
quell’irto tratto di collina senza farmi troppi danni.
-
Dove vai, Lily? – chiese Milo, probabilmente preoccupato.
Lo
tranquillizzai con uno dei miei soliti sorrisi, senza aspettarmi
troppo. Non avevo mai convinto nessuno, mostrando i denti.
Invece,
quel giorno, sulla collina, funzionò.
Forse
perché era la prima volta, dopo tanto tempo, che mi sentivo
allegra senza bisogno di fingere. Stavo bene, bene davvero.
Scesi
per il versante quasi saltellando, e con passo leggero mi
diressi alla Terza Casa.
Ignorai
Kanon, salutai Saga e mi scusai con lui per avergli preso
dei vestiti senza chiedere. Lui rispose che non c’erano
problemi e mi diede il
permesso di entrare nella sua stanza, dove poco prima avevo gettato con
stizza
il vestito dal colore improbabile che mi aveva regalato Milo.
Lo
raccolsi e lo rassettai con cura, poi lo piegai.
Incredibilmente,
adesso lo trovavo bellissimo.
……………………………………………………………………………………
Mi
risvegliai in un letto a due piazze, con delle insolite lenzuola
rosso porpora, che sapevano ancora di sogni.
Pigramente
mi alzai e mi diressi verso il bagno, dove trovai il
coraggio di scrutare
Fortuna
che, per la prima volta, avevo dormito da sola, in una
delle stanze del Tredicesimo Tempio. Chiamare
“templi” le abitazioni del luogo
mi faceva ancora uno strano effetto. Certo, neanche all’idea
di vivere in un
Santuario mi ero ancora abituata.
Fatto
sta che quella mattina ero davvero inguardabile: occhi gonfi,
naso rosso, trucco sbavato…
Sbuffando,
scrollai le spalle e cominciai la mia lenta ma
inesorabile opera di pulizia.
Mentre
mi stavo asciugando i capelli, qualcuno bussò alla porta.
Riconobbi il colore fresco e rasserenante di quei Cosmi, e andai ad
aprire con
una certa carica di allegria.
-
Camus! Milo! Che piacere!-
-
Buongiorno, Lily. Ti abbiamo portato la colazione. Non è una
cosa
che si fa spesso, qui, ma dato che tu sei nuova abbiamo pensato che ti
avrebbe
fatto piacere.-
-
Eccome se mi fa
piacere!
Ho una fame!- esclamai tastandomi il ventre, come a sottolineare la
veridicità
della mia affermazione. Così, ci sedemmo sul letto, mentre
la bava continuava a
colarmi dalla bocca.
-
Cosa c’è di buono?- chiesi, spazientita dalla
lentezza dei due
ragazzi.
Milo
rise davanti alla mia fretta,
Camus no.
-
Via quegli occhi da lupo famelico! Ci sono solo paste di riso, le
più leggere.-
-
Uff… Ma non volevo fare la
dieta…Vabbè, mi toccherà
accontentarmi!-
Non
avevo ancora finito di brontolare, che già mi trovavo con
una
pasta per mano. Beh, ero fatta così: amavo lamentarmi, lo
trovavo divertente
quasi quanto un hobby, e lo facevo spessissimo. Ognuno ha i propri
difetti, e
questo era uno dei miei, punto e basta.
-
A cosa devo tutta questa cura?- chiesi rivolgendomi a Camus, dato
che da quando era entrato non aveva ancora detto una sola parola.
-
-
Che significa?- questa volta mi rivolsi a Milo, dato che Camus
sembrava aver esaurito il numero giornaliero di frasi da dedicarmi.
-
Lady Saori ha convocato un altro synagein, un po’ diverso dal
solito e meno ufficiale. Solo tu e lei, per intenderci. Vuole parlarti
da sola
faccia a faccia.-
Feci
una faccia delusa e un po’ scandalizzata, che Milo
imitò in
maniera piuttosto comica.
Che
scemo, mi faceva ridere anche quando non ne avevo voglia!
-
Quindi, la colazione in camera è un contentino prima della
pena,
vero?-
-
Non prendertela- si intromise, eccezionalmente, Camus –
è solo
che allo scorso synagein le cose non sono andate molto bene. Ma tutti
ci
tengono a farti capire che non siamo dei sadici torturatori, e tra i
Gold sono
parecchi quelli che ti apprezzano.-
Rimasi
un po’ stupita da questo discorso, sia per il contenuto, sia
perché era la cosa più lunga che Camus mi avesse
mai detto da quando ero al
Santuario.
-
Quindi c’è anche chi non mi apprezza, vero?-
-
Non dirmi che non te ne sei accorta- rispose il Maestro dei
Ghiacci, infilandosi in bocca un minuscolo pezzetto di pasta.
-
Bah, cosa vuoi che me ne importi! Ho in programma di andarmene da
qui il prima possibile!-
Non
notai lo sguardo preoccupato che corse tra i due ragazzi,
allora. Ero serena, finalmente, e rifiutavo qualunque cosa, anche
evidente, che
minacciasse di turbare questo mio stato di tranquillità.
-
Va bene, quando devo incontrare
-
Subito. – rispose Milo, passandomi una sporta con una
maglietta e
un paio di jeans, insolitamente sobri e anonimi.
Finalmente.
……………………………………………………………………………………
Ero
pronta ad un altro salto nel vuoto.
Spinsi
ancora una volta il battente del pesante portone di legno,
ed entrai nella stessa stanza lussuosa dell’ultima volta.
-
Benvenuta. –
La
solita voce squillante e un po’ costruita, stavolta priva
delle
incrinature dovute a un’adolescenza oppressa dal dovere.
-
Salve.- risposi io, sedendomi a terra a gambe incrociate.
Lady
Saori storse il nasino davanti al mio gesto, ma non dimostrò
apertamente il suo disappunto.
-
Allora, Lily… Ho voluto vederti perché ho preso
una decisione su
di te, e intendo rendertene partecipe privatamente, prima che la cosa
diventi
pubblica.-
U-oh.
Brutte notizie in arrivo.
-
Ebbene? – incalzai.
-
Ebbene, come immaginavo, i Cavalieri d’Oro non hanno tardato
ad
accorgersi della natura maligna del tuo Cosmo. Ho parlato con Shaka e
Doko, e
insieme siamo riusciti a trovare una soluzione.-
-
Una soluzione a quale problema?- più per quello che mi aveva
detto, ero rimasta stupita dalla pacatezza costante con cui mi aveva
parlato.
Decisamente, quella ragazzina non l’avrei mai capita.
Com’era
prevedibile, Lady Saori ignorò completamente la mia
domanda.
-
È come se il Cosmo che è in te si fosse assopito.
Lo è stato per
quasi vent’anni, e forse possiamo fare in modo che resti
così per sempre.-
-
Come…? Cosa…?-
-
Allenamento, mia cara. Da domani imparerai a controllare il tuo
Cosmo. Riesci a tenerlo sedato in stato normale, se ti allenassi
potresti
persino reprimerlo fino a quasi annullarlo. E se, a quel punto, dovesse
manifestarsi in te una personalità maligna, non
costituirebbe più un problema.-
No,
davvero, non capivo. Ma il danno sembrava ormai inevitabile.
Deglutii.
-
Quando?-
-
Comincerai domani, giusto il tempo di formalizzare la mia
decisione.-
E
così, venne sancita ufficialmente la data d’
inizio dei miei
allenamenti. Non diedi gran peso alla cosa, la consideravo una delle
tante
pazzie di quel mondo assurdo.
Non
ero nemmeno preoccupata, perché
“allenamento” non era una
parola che mi spaventava.
Che
stolta.
Se
solo avessi saputo prima cosa mi sarebbe aspettato nei giorni
successivi, sono sicura che sarei scappata a gambe levate.
Il
mio corner!
Acc,
questa volta sono davvero in ritardo pazzesco! Chiedo venia,
ma tra il caldo la scuola, il numero da organizzare il tempo
è volato, e sono
riuscita a sistemare questo capitolo solo ora. All’inizio
avevo deciso di
scrivere tuuutta la storia di Lily in un solo capitolo, ma la cosa si
faceva
lunga e noiosa. Così, ne ho messa solo una parte. Il resto
sarà in parte ne l
prossimo capitolo, insieme all’azione ( sì,
finalmente i personaggi cominceranno
a muoversi!!! xD)
Gli
asterischi:
*
la storia di questa nascita è un
po’ ispirata ad una citazione di un brano di Shakespeare e un
po’ alla nascita
(vera!) di mio fratello, che è uscito dalla pancia della
mamma mentre passava
una stella cometa (beato lui! *_*)
**
tratto da “il giardino dei Finzi
– Contini” di Giorgio Bassetti ( il nome originale
della casa, però, è “Magna
Domus”) ^^
E
adesso, i ringraziamenti:
Gufo_Tave:
ho
deciso
di chiamare Andrea
la
sorellina di Lily perché è un nome che deriva dal
greco, e
significa “coraggioso/a”,e, come dici tu,
all’estero è un nome molto usato
anche per delle ragazze. Io l’ho scelto appunto per il suo
significato, perché,
come si vedrà più avanti, la piccola Andrea
è una ragazzina con le palle. Cosa
pensi di questo capitolo? La tiro troppo per le lunghe? T.T fammi
sapere, e
grazie per la recensione! *1bacio*
Ribrib20:
grazie,
carissima, forse tra tutte le tue recensioni questa è quella
che mi è piaciuta
di più, non chiedermi perché ( mai farlo,
potrebbe essere dannoso! xD!) sappi
che ho fiducia nei tuoi disegni e aspetto con ansia che tu li
pubblichi! ^_-
sono sicura che mi stupiranno! ^_^ Per quanto riguarda gli errori di
battitura,
chiedo scusissima! * si auto-punisce con una frusta*. Il fatto
è che spesso
finisco di scrivere i capitoli molto tardi, con il risultato che,
quando vado a
postare, alcuni errori mi sfuggono. Per i tag chiusi male non riesco a
trovare
una soluzione: in anteprima è tutto perfetto, poi quando do
l’OK viene quella
roba! Argh! HTML, ti odio! * sbatte la testa contro il muro in preda ad
una
crisi isterica* per il resto, tutti gli altri errori ho cercato di
correggerli,
ma quel codice maledetto è la mia morte!se conosci il modo
per neutralizzare
questa piaga me lo diresti? Grasie…*_*
Tornando a noi,mi fa piacere che ti piaccia
l’umanità dei Gold, perché in fondo
io li vedo così, dei ragazzi, dopotutto…
però forse, con questo capitolo
narrativo ho tirato un po’ troppo la corda, tu che dici?
Grazie per la
recensione, sei un angelo! *1bacio*
Roxrox:
ciao! Che
piacere! Mi rincuora sapere che l’introspezione dei
personaggi è un argomento
che non dispiace, e sono felice di aver scelto di non snobbarlo ( anche
se con
l’ennesimo cap di transizione forse ho un po’
esagerato, ma che ci vuoi fare, tutta
questa storia è per me una grande scommessa…xD).
Mi dispiace, ma per la storia
completa dovrai aspettare un altro cap, ma non preoccuparti: quando
l’azione
comincerà, sarà difficile fermarla! XD grazie per
aver recensito, sei stata
gentilissima! Alla prossima! *1bacio*
Grazie
anche a kira_the_rebel,
Megarah_witch, Gufo_Tave e
darkalexandra85 per aver inserito la mia storia tra le seguite.
Un
grande abbraccio anche a tutti
quelli che leggono “Beautiful novel” in silenzio.
*1bacio*
stantuffo