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Autore: Danmel_Faust_Machieri    25/01/2017    2 recensioni
Sword Art Online e i Souls Game: questa serie vuole provare a coniugare queste due componenti.
Io e il mio coinquilino abbiamo seguito Sword Art Online affascinati dall'idea su cui è stato costruito: l'essere intrappolati in un gioco. Purtroppo siamo rimasti delusi dalle potenzialità inespresse di questo anime. Essendo anche due Souls Player recentemente ci è venuta un'idea: un mondo simile a quello di SAO con un universo narrativo come un Souls. Ci è sembrato qualcosa di interessante: abbiamo creato i personaggi, studiato le meccaniche di gioco e la lore. Naturalmente ci saranno citazionismi più o meno espliciti e ci auguriamo che possa essere un'idea di vostro gradimento.
Naturalmente ci teniamo alla vostra opinione quindi non fate i timidi e fate sentire la vostra voce :)
Siamo Danmel_Faust_Machieri e Djanni e vi auguriamo buona lettura!
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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AVVISO: Scusate se settimana scorsa non abbiamo indicato la data di pubblicazione per questo capitolo; sappiate che da ora in poi torneremo alla pubblicazione standard, ossia un capitolo il mercoledì ed uno il sabato (Salvo indicazioni specifiche). 
Scusate per questa interruzione e buona lettura.

Cadil alzava l'ascia bipenne al cielo con dipinta in volto la fierezza del trionfo ma poi, all'improvviso, l'arma e l'armatura vennero avvolte da un'oscurità informe. Cadil ora giaceva a terra in una pozza di sangue; si guardò le mani insanguinate e, alzando lo sguardo, vide la statua di Amon, poi nulla. Alessandro si svegliò di soprassalto mentre quei sogni svanivano subito dalla sua memoria; il ragazzo si guardò intorno come se l'essersi svegliato così all'improvviso non solo avesse cancellato i sogni appena trascorsi ma anche la consapevolezza del dove si trovava. Quella vertiginosa sensazione durò solo qualche secondo; il ragazzo fece scorrere lo sguardo sulle pareti in pietra illuminate da qualche fioca candela, scorse il profilo di un baule nell'ombra, un manichino sul quale era riposta l'armatura ottenuta dopo lo scontro con Cadil e l'Ascia Bipenne di Amon appoggiata al muro. La stanza che aveva scelto all'interno della sede dell'Orchestra non era poi così male. Aprì il menu della stanza e accese il grande lampadario in ferro che pendeva dal soffitto; tutto si fece più nitido, le ombre sparirono in un istante e una calda luce abbracciò i mobili e il ragazzo. Approfittò del menu aperto per controllare l'ora: le 9:42… Né presto né tardi, sarebbe potuto tornare a dormire o si sarebbe potuto preparare per quella nuova giornata. Erano passati quattro giorni da quando la prima linea aveva sconfitto il boss Godnig e la gilda Vitriol aveva deciso di ritornare alle sue varie faccende: allenarsi, svolgere ricerche nella biblioteca dell'Orchestra, sbrigare i propri lavoretti, eccetera. Alessandro decise di alzarsi, indossò la sua armatura, ripose l'ascia nel fodero che aveva sulla schiena e uscì dalla stanza. La luce magica che illuminava la biblioteca gli parve più tenue del solito e, dopo aver richiuso la porta della camera si accorse che Lorenzo stava leggendo un libro seduto su una poltrona accanto a una delle librerie.
"Ehi Lore!" lo salutò il barbaro.
"Buon giorno Ale" rispose lui alzando lentamente gli occhi dal libro.
"Sei stato sveglio tutta la notte a leggere?" chiese allora Alessandro avvicinandosi all'amico.
"Eh sì" confessò il monaco sbadigliando.
"Ahahah tu e Nicolò siete proprio irrecuperabili… A proposito" si interruppe poi guardandosi intorno "Dov'è finito quel folle?"
"Se non sbaglio dovrebbe essere andato in giro a fare ricerche riguardo Melliw… o a comprare meli… Ti giuro che dopo 48 ore passate senza dormire inizio a relazionare con la realtà con molta fatica"
"Ahahah ma scusa fatti una dormita no?" Propose l'amico dopo essergli passato alle spalle per raggiungere la dispensa e mangiare qualcosa; non riuscì nemmeno a finire quella domanda retorica che sentì un russare diffondersi per lo stanzone, si voltò e vide il ragazzo dormire appoggiato allo schienale della poltrona col libro appoggiato sulle gambe.
Il barbaro sorrise un attimo e aprì la porta della dispensa. All'interno non c'era nessuno, solo casse e scaffali ripieni di cibi ed alimenti. Riccardo probabilmente era già andato in clinica mentre Camilla era alla ricerca di nuovi mobili per arredare la sede ufficiale della gilda. L'unico a cui Alessandro non pensò fu Kubasa e infatti trasalì quando sentì la mano di lui poggiarsi alla sua spalla.
"Buon giorno Ale!" disse sorridente il ragazzo sulla trentina.
"Ma por… Kubasa mi hai fatto prendere uno spavento…" rispose il barbaro stringendosi il petto.
"Oh come sei esagerato!" commentò lui "Allora… Cosa preferisci mangiare?"
I due si goderono una frugale colazione accompagnata da un paio di chiacchiere sulle loro vecchie vite: Kubasa raccontò al barbaro che aveva origini italiane ma che viveva in America da quando i suoi genitori, durante i suoi primi anni di vita, decisero di trasferirvisi; lui ora viveva in una piccola casetta in campagna dove allevava galline, curava il suo orticello e si concedeva anche di provare gli ultimi giochi che il panorama videoludico avevano da offrire, si definiva un gamer abbastanza esperto. Alessandro invece gli raccontò della sua vita a Firenze, di come aveva conosciuto i suoi compari e passarono così un'ottima mezzora avvolta nel profumo del tea.
"E sei fidanzato?" domandò ad un tratto Alessandro poggiando la tazza vuota sul piattino.
"Sì… Sono fidanzato con una ragazza di nome Laurel, ci saremmo dovuti sposare qualche mese fa ma…" Kubasa chinò il capo per nascondere una faccia segnata dal dolore.
Alessandro si sentì stringere il cuore e provò ad immaginare quello che aveva passato il ragazzo: sicuramente avrebbe voluto lottare per ritornare dalla futura moglie ma, invece, non solo era stato rinchiuso in quel gioco ma gli era anche stato reso impossibile il combattere, si trovava affidato alle mani degli altri, alla forza degli altri, come un pezzo di legno in balia della corrente. Il barbaro sentì una feroce rabbia accendersi in lui: chi poteva aver giocato un tiro così mancino ad una persona buona come Michele? Era un'altra idea di quello stronzo del creatore del gioco? Era forse stata opera di una terza parte? Alessandro picchiò un pugno sul tavolo facendo sobbalzare Kubasa e smuovendo una mela poggiata sul piano che, appoggiatasi su un fianco, iniziò a rotolare finché non cadde dal tavolo e, dopo essersi schiantata a terra, svanì come se fosse stata consumata. Il barbaro notò che Kubasa lo stava fissando e, imbarazzato, disse "Oh… No, no! Non ero arrabbiato per la tua reazione! Stavo pensando ad altro!"
La reazione così bambinesca di un guerriero in armatura fece scoppiare a ridere il ragazzo "Ahahahah, scusa! Avevo frainteso!" e quella risata riuscì a nascondere nuovamente quei ricordi di speranze infrante. I due tornarono a parlare finché Alessandro non ricevette un messaggio.
"Chi è?" domandò Kubasa curioso.
"È un messaggio di…" il barbaro si stupì a leggere il nome del mittente "Orias?!"
"Chi è Orias?"
"È un ragazzo che combatte con noi nella prima linea… Però è un solitario, non ha una gilda, non collabora con nessuno al di fuori delle bossfight ed è anche uno dei cinque" spiegò Alessandro mentre apriva il messaggio e lo iniziava a leggere.
"I cinque… Ah già! Me ne ha parlato Riccardo qualche giorno fa! Sono i cinque ragazzi che hanno avuto accesso alla biblioteca del primo piano già all'inizio del gioco!" disse Kubasa dopo aver recuperato alcune informazioni nella sua mente.
"Già…" rispose Alessandro mentre chiudeva il messaggio e si alzava dalla sedia per uscire dalla stanza "Però anche Claudio e Nicolò in seguito hanno avuto accesso alla biblioteca… Ora come ora sarebbe più giusto parlare dei "Sette" eppure i nostri due compagni hanno già un altro titolo che li indica"
"Il titolo di Consapevoli" concluse Kubasa e, prima che il barbaro poté uscire dalla stanza chiese "Ehi! Non mi hai detto cosa vuole Orias da te!"
"Vuole vedermi" rispose semplicemente Alessandro mentre lui e la sua armatura d'ossa scomparivano nel bagliore dovuto all'utilizzo di un Cranio del Ritorno.

La clinica al primo piano da un po' di tempo iniziava ad essere poco affollata. All'interno della struttura, in tutto, saranno stati ricoverati, sì e no, una decina di pazienti e, ogni giorno, due o tre avventurieri passavano da di lì per una cura rapida. All'interno del suo studio, Riccardo, era seduto davanti ad un tavolo pieno di ampolle, fiale, alambicchi e altri strumenti per distillare pozioni; indossava il suo solito camice blu e tamburellava le dita sul tavolo nell'attesa che una nuova pozione venisse completata. Si tirò su gli occhiali che avevano quasi raggiunto la punta del naso e poi si mise a rigirare l'Anello dell'Oroburo. Riccardo, nel mondo reale, aveva problemi di vista ma indossava sempre le lenti a contatto, dopo un po' di tempo trascorso all'interno di quel mondo invece aveva deciso di comprare un paio di occhiali da indossare, questi non servivano a vederci meglio o simili, davano dei bonus come qualsiasi oggetto che ci si equipaggiava addosso, ma a lui servivano per altro, servivano per ricordarsi che quella non era la sua vera vita: nella sua vera vita portava le lenti a contatto. Izanog stava sonnecchiando rimanendo sospeso a mezz'aria e, con una fondata più intensa delle altre, interruppe il giocherellare del suo padrone facendolo accorgere che la pozione era stata terminata. Il chierico digitò alcuni comandi, si alzò dalla sedia, sporse la testa fuori dalla porta dello studio verso il corridoio e urlò "EXODIUS! VIENI QUI!" Tornò verso il tavolo, prese l'ampolla contenente la pozione appena distillata, e la mise all'interno di una scatola in legno in cui erano contenute altre 24 ampolle identiche a quella che stava per aggiungervi.
"Eccomi signor Symon!" si presentò Exodius con un inchino entrando nello studio.
"Tieni!" Disse lui sollevando la cassa e porgendogliela "Porta questa cassa nella dispensa per le pozioni di cura semplici"
"Sì signore!" disse lui e si voltò per uscire dalla porta.
A Riccardo però, in quel momento, venne in mente un pensiero: Exodius avrà avuto 14 anni, era piccolo, eppure non sé ne restava rintanato da qualche parte come i suoi coetanei, si rendeva utile, aiutava gli altri… Era un atteggiamento raro… "Exodius aspetta un attimo" disse allora fermando il giovane.
"Mi dica signore" rispose lui voltandosi.
"Ascolta, è da un po' che noi collaboriamo, ma non ti ho mai chiesto una cosa: come mai hai deciso di dare una mano in questa clinica?"
Il ragazzino guardò confuso il ragazzo più grande poi sorrise e iniziò a raccontare "Vede… Quando più di un anno fa ci fu comunicato che eravamo imprigionati dentro a questo gioco rimasi di pietra; intorno a me tutti correvano, si agitavano, rimbalzavano da una parte all'altra come palline in un flipper… Poi, quando molti si arano già allontanati dalla piazza centrale, una ragazza mi si avvicinò domandando se andava tutto bene; lei non si interessava al caos, non si lasciava guidare dalla paura, cercava di capire se gli altri stessero bene. Dopo che mi fui ripreso mi invitò a seguirla e, dato che eravamo entrambi chierici, abbiamo deciso di aiutare gli altri"
"Quella ragazza era Antigone vero?" chiese Riccardo nonostante conoscesse già la risposta.
"Sì, la signorina Antigone mi ha aiutato a resistere in questo mondo e, quando lei mi ha chiesto se preferissi andare avanti o fermarmi qui ad aiutare gli altri… Beh… Non ho avuto alcun dubbio" 
"Posso farti un'ultima domanda?" Chiese Riccardo sorridendo pensando a una vecchia teoria che Nicolò aveva elaborato insieme a Lorenzo.
"Certo!" sorrise nuovamente il ragazzino.
"Che liceo stavi frequentando prima di essere rinchiuso qui?"
"Il classico" rispose lui. Riccardo scoppiò a ridere e congedò il ragazzo; la teoria dei due amici aveva trovata un'altra conferma. Il chierico tornò a lavorare al tavolo dopo aver carezzato la testa rugosa di Izanog che ancora sonnecchiava. All'improvviso un urlo di Antigone risuonò nel corridoio "SYMON! VIENI ALL'INGRESSO!"
Riccardo sbuffò e si alzò dalla sedia per raggiungere la ragazza. Lo studio del ragazzo si trovava al primo piano quindi percorse rapidamente il corridoio e scese di corsa le scale per raggiungere il piano terra. Superato l'ultimo gradino si ritrovò difronte ad Antigone che stava chiacchierando con Zarathustra. Il modo di fare del guerriero era piuttosto ammiccante mentre la chierica era piuttosto distaccata; d'altronde Antigone era fatta così.
"Oh! Bene!" disse la ragazza voltandosi verso Riccardo "Sei arrivato finalmente! Zarathustra ti vorrebbe parlare" e dopo aver detto quelle cose si diresse verso le scale. Quando passò accanto a Riccardo, senza farsi notare, gli sussurrò all'orecchio "Vedi di non spaccargli la faccia": Antigone, nel corso dei mesi, era diventata la confidente di Riccardo; lui le aveva raccontato di come fosse interessato a Camilla e di quanto odiava Zarathustra per come si era comportato con lei, quindi, l'invito che la ragazza gli porgeva, era più che lecito.
"Oh Symon! Sono felice di poter discutere con te!" sorrise Zarathustra cercando di fare l'amicone; cosa che stette particolarmente sulle palle al chierico.
"Cosa ti serva Zarathustra?" tagliò corto Riccardo stampandosi in volto il più falso dei sorrisi.
"Ah… Vogliamo venire subito al sodo, eh? Molto bene… Ascolta: la mia gilda, ultimamente, si è molto ampliata e avremmo bisogno di qualche nuovo chierico… Non è che tu, o qualcun altro di questa clinica sareste interessati ad entrare nelle Guardie Notturne? Naturalmente avreste un lauto compenso giornaliero e una percentuale dei bottini ricavati dalle esplorazioni a cui partecipereste. Naturalmente in cambio noi chiediamo il vostro servizio in qualsiasi momento"
"Amico mio, forse non hai capito una cosa, in questa clinica lavorano solo persone che vogliono esclusivamente aiutare gli altri, non ci interessa nulla di essere pagati o altro… Intesi?" rispose Riccardo in maniera, forse un po' troppo aggressiva. Sakura, la chierica che faceva parte della prima linea ma che dava una mano anche in clinica,  stava passando accanto ai due ragazzi proprio in quel momento e si stupì nel sentire la voce di Symon così alterata. Antigone intanto origliava la conversazione da sopra le scale e fu felice di sentir rispondere il chierico in quel modo.
"Symon… Ascoltami…" Zarathustra si guardò intorno un attimo, poi, dopo aver aspettato che Sakura iniziasse a salire le scale, e dopo aver controllato che non ci fosse più nessuno intorno, si avvicinò a Riccardo e disse a bassa voce "Ti dico una cosa in confidenza… A breve la Gilda del Sangue di Drago non varrà più nulla. Molti dei suoi componenti non hanno più fiducia in Linton e sai da chi vanno? Vengono da me, chiedono di essere accolti nella mia gilda. A breve anche la prima linea deciderà di deporre Linton e sarò io a subentrare al ruolo di Generale è per questo che offro a te e agli altri di far parte della gilda egemone; poi, se tu decidessi di entrare tra i nostri ranghi, potrei anche fare di te uno dei miei colonnelli… D'altronde, diciamolo… Tu hai molto più diritto al titolo di colonnello rispetto al Consapevole sempre assente e al Consapevole agorafobico. Allora? Che ne pensi?" e, ponendo queste ultime domande, allungo la mano verso il chierico.
Riccardo aspettò qualche secondo, poi alzò lo sguardo e sorrise "Penso che se tu non te ne andrai subito da qui ti spaccherò la faccia"
Zarathustra trasalì per la risposta del chierico e per il tono della voce con cui l'aveva proferita "Ma… Ma…"
Il chierico si voltò e tornò a salire le scale lasciando Zarathustra di gesso poi, ad un tratto, si fermò e, senza voltarsi, domandò al capo della gilda delle Guardie Notturne "Ascolta una cosa… Te sei italiano vero?"
"S-sì" rispose lui "Sono romagnolo"
"Quanti anni hai?"
"23… Perché"
"E che liceo hai frequentato?"
"Il classico, perché?" ma quel perché venne coperto dalla sonora risata del chierico: un'altra conferma per la teoria Lorenzo-Nicolò. Riccardo continuò a salire le scale e, quando incrociò Antigone e Sakura, batté il cinque alle due ragazze.

Il terzo piano non era un piano molto affollato; fin quando la gilda del Sangue di Drago aveva ancora un grande seguito, data la presenza della sua sede su quel piano, spesso si incrociavano soldati che passeggiavano per le vie di una qualche città, maghi che si rifornivano dai mercanti o anche giocatori normalissimi che si sentivano come protetti ma, da quando Linton non era più vista di buon occhio, quel piano si era praticamente svuotato. Camilla avanzava verso la sede della gilda di Linton mentre pensava al tracollo di quella gilda un tempo tanto rispettata "È proprio vero" pensò tra sé "Dall'indole di un capo possono dipendere molte cose". Giunse davanti all'imponente edificio e, subito, si accorse che non c'erano guardie all'ingresso; si avvicinò per bussare al portone ma, in quello stesso momento qualcuno aprì la porta. Salazar comparve vestito della sua tunica verde sulla quale si intrecciavano meravigliosi ricami argentei.
"Oh!" esclamò lui sorpreso rischiando di urtare la ragazza "Mineritt! Che sorpresa inaspettata!"
"Ciao Salazar" salutò lei senza riuscire a sorridere.
"Sei venuta qui per parlare con il generale?" chiese lui intuendo le motivazioni della ragazza.
"A dire il vero sì; è nella sua stanza?" a quella domanda il mago rispose scuotendo il capo "Mi dispiace ma anche oggi il generale non c'è"
"Ma… Sono venuta anche ieri e Tempesta mi ha detto la stessa cosa!" disse lei alzando il tono della voce.
"Mineritt… Mi dispiace ma ultimamente il generale è molto impegnata… Sta cercando con molta insistenza il dungeon dove si svolgerà la boss-fight del piano 48 e non sta ottenendo buoni risultati al momento…" rispose Salazar appoggiandosi al suo scettro, guardò il volto della ragazza e vide in esso un senso di impotenza, una speranza che lenta andava svanendo; il ragazzo si ripropose di dover far qualcosa e quindi propose alla maga "Ascolta… Vieni ad allenarti un po' con me, so di non essere Linton ma me la cavo abbastanza bene!"
Camilla rialzò la testa e fissò per un attimo gli occhi di Salazar "Va bene" si limitò a dire accennando un mezzo sorriso.
Date le loro abilità decisero di allenarsi in una foresta del piano 40 dove i nemici principali da affrontare erano degli orchi armati di clava e spada, bersagli facili per dei caster. I due, nel corso del combattimento riuscivano a parlare di tanto in tanto scambiandosi opinioni tecniche relative al gioco e battute che, il più delle volte, avevano per bersaglio Tempesta. Durante una pausa dagli scontri i due si sedettero in mezzo ad una radura e Camilla, dopo aver addentato una mela disse sorridendo "Certo che veder collaborare una Grifondoro con un Serpeverde non è cosa di tutti i giorni"
"Oh mio Dio! Sei una Grifondoro?!" Domandò Salazar ridacchiando.
"E sono fiera di esserlo!" rispose la ragazza battendosi il pugno sul cuore.
"Ma pensa te…" sbuffò il mago, poi, come folgorato da un'intuizione, si voltò verso la compagna e disse "Aspetta! Tu ti chiami Mineritt perché è l'unione delle estremità del nome Minerva McGranitt!"
"Uff.. Non pensavo che fosse così palese" si imbronciò lei scherzosamente "I miei amici, prima di fare il log-in mi avevano spiegato che è difficile aggiudicarsi i nomi precisi di personaggi o simili perché molti utenti cercano di ottenerli e quindi mi ero ingegnata di studiare un nome alternativo senza staccarmi troppo dall'idea di partenza"
"Ahahah! Capisco… Io ammetto di aver avuto molta fortuna a riguardo" ghignò Salazar.
"Già, una sfortuna sfacciata!" commentò Camilla "Comunque anche io ho notato una cosa riguardo te!" disse come una bambina che per ripicca mostra di avere anche lei un asso nella manica.
"Ah sì?" fece lui curioso "Sentiamo un po'"
"Da buon Serpeverde non solo hai scelto il nome del fondatore della tua casa ma ti stai anche specializzando nella magia del dominio di Water perché, tra i quattro elementi naturali, l'acqua è quello che viene attribuito alla vostra casata" spiegò la maga con tenendo l'indice alzato.
Salazar mescolò alle sue risate un applauso "Ahahahah! Esatto! Sei la prima così esperta di Harry Potter da cogliere questo rimando!" poi aprì il suo menu e, dopo aver visto l'orario, si rimise in piedi "Ascolta, adesso io devo andare al piano zero, mi accompagni?"
La ragazza si alzò a sua volta e rispose "Molto volentieri"
In una decina di minuti i due maghi raggiunsero la Città d'Inizio e, mentre percorrevano le vie della città, Salazar iniziò a dire "Mineritt… Ascolta, so che Linton ultimamente si comporta in un modo strano e so che tu ci sei particolarmente legata quindi posso immaginare quello che tu stai passando, però, ascoltami, non disperare" si voltò verso la ragazza e sorrise "È un momento, passerà"
Camilla sorrise a sua volta "Grazie Salazar"
All'improvviso una voce irruppe in quel clima di ritrovata serenità "Salazar!" i due ragazzi si voltarono e Camilla riconobbe Pikeru correre verso il ragazzo.
"Ah eccoti Pikeru!" disse lui abbracciandola e baciandola sulla guancia.
"Non mi dite!" esclamò Camilla raggiante in volto "Voi due state insieme!" disse quelle parole sentendosi, stranamente, sollevata da una indefinita gelosia. 
"Eh, noi? No, no!" disse Salazar arrossendo come un peperone "Ci frequentiamo da un po' e basta! Non c'è ancora niente di ufficiale!"
"Vabbè, ho capito!" sorrise maliziosa la maga "Diciamo che allora io mi levo dalle scatole e vi lascio alla vostra non-ufficialità" 
Così Camilla si allontanò dai due sorridendo al pensiero di quella coppetta felice e speranzosa del ritorno della Linton che conosceva.

Il messaggio di Orias diceva che si sarebbe fatto trovare in una casa del piano 30 di cui aveva inviato la posizione ad Alessandro. Il ragazzo aveva raggiunto il luogo: si guardò intorno e vide una piccola casetta in legno con un comignolo dal quale si levava verso il cielo un fumo nero e denso; poi si avvicinò alla casa e, davanti alla porta, prima di bussare, iniziò a sentire un ticchettio incessante. 
"Entra pure!" urlò una voce di là dalla porta dopo che il barbaro vi ebbe bussato.
Alessandro entrò e rimase stupefatto per quello che vide: tutte le pareti della casa erano ricoperti da orologi in legno meravigliosi, uno diverso dall'altro, orologi a cucù, orologi col quadrante con i numeri romani, alcuni con i numeri arabi e poi, poggiati sui tavoli, un'immensità di orologi da tasca e da taschino; ecco la causa di quel ticchettio costante.
"Sono di qua!" urlò nuovamente la voce di Orias.
Il ragazzo varcò un paio di stanze ricoperte da altri orologi, pendole e analoghe per poi arrivare in un'altra stanza in cui, Orias, seduto ad un tavolo, stava macchinando con un altro piccolo orologio "Puoi aspettare qualche secondo?" domandò il paladino senza alzare lo sguardo dall'orologio.
Alessandro attese zitto per una decina di minuti buoni poi Orias si alzò in piedi e disse "Seguimi!"
I due uscirono dalla casa nel cortile sul retro poi ad un tratto il paladino si fermò, equipaggiò nella mano sinistra una spada con la lama bianca e l'impugnatura a forma di fiocco di neve e nella mano destra lo scudo ottenuto dopo lo scontro col mago Etnalta, iniziò a fissare la lama della spada e disse ad alta voce "Sai… Ho ottenuto questa spada uccidendo un NPC ostile appartenente alla covenant del Fiocco Scarlatto… Una storia molto simile a quella della tua armatura"
Il barbaro si mise subito sull'attenti, dove voleva andare a parare il paladino?
"Facciamo una cosa" sorrise Orias aprendo il menu "Sfidiamoci in duello. Se vincerò io mi darai la tua armatura ma se invece dovessi miracolosamente vincere tu ti darò questa spada"
"Cosa ti fa pensare che accetterò?" rispose Alessandro.
"Hai voglia di metterti alla prova con un nemico alla tua altezza, lo so… Questo ti porterà ad accettare e a perdere" e, dicendo così, inviò la richiesta di duello al ragazzo.
"Ahahahahah" scoppiò a ridere il barbaro impugnando l'Ascia Bipenne e accettò la richiesta "Vedo che mi conosci proprio bene!"
E i due si lanciarono l'uno contro l'altro in uno scontro dove le armi scintillavano l'una contro l'altra, dove le cadute segnavano il momento in cui si mirava a fare sgambetti, dove si colpiva più col piatto della lame che con il filo, dove i piedi non stavano un momento fermi, dove gli occhi cercavano continuamente punti scoperti che raramente si rivelavano non essere trappole poste alla perfezione come in una partita di scacchi, dove ogni volta che gli sguardi si incontravano si levavano risate e insulti rivolti all'altro. I due, dopo un quarto d'ora di stoccate e parate, si accasciarono a terra, nessuno aveva ancora raggiunto meno di metà vita (la soglia che avrebbe decretato il perdente e la fine dello scontro) ma Orias comunque disse col fittone "Diciamo che la facciamo finita qui e che ti lascio illudere che sia finita in pareggio"
"A me va bene" sospirò il barbaro steso a terra "Tanto quella tua spada manco mi piace"
"Parla l'uomo con l'armatura ottenuta da dei denti" lo canzonò il paladino.
"Allora!" Alessandro si tirò su di modo da rimanere seduto a terra con le gambe incrociate "Mi vuoi dire la ragione per cui mi hai fatto venire qui?"
Orias lo imitò ed iniziò a dire "Ascolta… Lo sai che sono un solitario io e tu sei l'unica persona con cui posso parlare liberamente, mi fido di te e so che a differenza mia sai fare la cosa giusta. Stiamo vivendo una situazione molto complicata dati i nuovi atteggiamenti di Linton… Ascolta attentamente, poi tu saprai che fare, nella prossima riunione della prima linea Zarathustra tenterà di spodestare Linton con l'appoggio dei suoi"
"Ma è terribile!" urlò il barbaro "Tenteranno di eliminare Linton!"
"Possibile che tu non capisca mai nulla!" esclamò il paladino "Zarathustra non vuole uccidere Linton, vuole essere eletto regolarmente su base democratica"
"Ma come può farlo? In prima linea non siamo più nemmeno trenta persone e credo che nessuno di noi arriverebbe a votare per lui" osservò Alessandro.
"Hai ragione" iniziò Orias "Ma alla prossima riunione porterà con sé tutti i giocatori che hanno lasciato la gilda del Sangue di Drago per quella delle Guardie Notturne; saranno più di cinquanta… E noi ci troveremo in seria difficoltà dal momento che quegli uomini sono gli stessi che hanno abbandonato Linton"
"Forse ti fidi un po' troppo di me" scoppiò a ridere il barbaro.
"Forse hai ragione… Ma tu insieme ai tuoi amici pensate a come evitare questo "colpo di stato"… Voi siete gli unici che possono fare qualcosa, d'altronde, seppure io valga più di tutta la vostra gilda, sono solo, voi potete spalleggiarvi…"
"Ma… Orias, sai che noi siamo sempre pronti a darti una mano se vuoi"
"Ahahahahah! Ci manca solo che io venga a chiedere aiuto a quel folle di Orpheus o al vostro amico monaco-scazzottatore"
"Sei sempre il solito…" sospirò il barbaro.
"Dai!" disse Orias estraendo un orologio dalla tasca "È meglio che tu torni dai tuoi soci, si sta facendo tardi"
"Non capisco perché tu utilizzi degli orologi quando abbiamo l'ora indicata nel nostro menu…"
"Vuoi andare o preferisci che ti dia veramente il colpo di gratia e mi prenda la tua armatura?"

"Sai, questa scena mi ricorda molto in X-Men quando Xavier va a trovare Magneto in cella" disse Feril muovendo uno dei suoi pedoni sulla scacchiera.
"Ammetto di averci pensato anche io solo che io preferirei essere Magneto e, invece, qui, faccio la parte di Xavier…" sospirò Nicolò muovendo un pedone nero.
Ogni tanto il bardo si prendeva la briga di andare a trovare il barbaro che aveva fatto rinchiudere in quella cella e, dopo aver fatto uscire tutte le guardie, entrava nella cella e si mettevano a giocare a scacchi. Feril, sin da subito, si era rivelato un grande scacchista tanto che, delle 7 partite che avevano giocato fino ad allora, Nicolò ne aveva vinte solo 2. 
"Allora… Hai trovato nuovi frammenti dello Specchio dell'Occhio?" proseguì a domandare Feril muovendo un alfiere.
"Sì, ormai ne dovrebbero mancare solo due" rispose Nicolò muovendo un cavallo.
"Capisco e, nel mentre, continui a tenermi d'occhio da quello specchio lì vero?" domandò il barbaro indicando lo specchio alle spalle del bardo "Assolutamente sì" rispose lui.
Ci furono dei rapidi scambi di mosse e dei veloci scambi di pezzi finché Nicolò non si vide con le spalle al muro.
"Allora… Dimmi un po'… Come hai intenzione di affrontare l'avanzata di Zarathustra?" domandò Feril mangiando con la sua regina una torre dell'avversario.
"Non ne ho idea…" rispose il bardo minacciando col suo re un cavallo nemico.
"Devi opporti a Zarathustra… Offriti come nuova guida della prima linea!" propose il barbaro.
"Tu sei un pazzo…" commentò il bardo.
"Ehi cagasotto! Cosa ne hai fatto del ragazzo che mi ha sconfitto in combattimento?"
Nicolò stette zitto. 
"Ritrova l'uomo che parlò con me quella sera canzonandomi a colpi di rime e sfida così Zarathustra… Scacco matto" disse allora Feril dopo aver mosso un suo alfiere.
Nicolò, dopo aver sistemato le cose fece per andarsene ma, prima che poté varcare la porta della cella Feril lo trattenne per la manica e disse "Ascolta, ho sempre notato una cosa nelle nostre partite: tu muovi il re più di qualunque altro giocatore di scacchi, lo fai scendere in campo, lo usi, lo fai combattere… Questo atteggiamento ti rispecchia, non cercare di mentire a te stesso" e detto questo lasciò la presa.
Nicolò uscì dalla cella e, per un attimo, Feril, nello specchio davanti alla sua cella, vide riflettersi gli occhi del bardo ardenti come la sera del loro duello.

"Quindi la situazione non è delle migliori" osservò Kubasa dopo aver ascoltato i discorsi della gilda Vitriol.
I ragazzi si erano ritrovati intorno alle 20:00 nel mausoleo-biblioteca per cenare e raccontarsi le rispettive giornate. Kubasa si era rivelato un cuoco eccelso e aveva riempito l'intera tavola con svariate leccornie e con 3 fiaschi di buon vino. L'argomento che però regnò all'interno di quelle conversazioni fu il possibile tentativo di ribaltamento di potere che avrebbe operato Zarathustra.
"Non capisco perché, all'improvviso, un ragazzo così anonimo e tranquillo, se ne salti fuori con questa ricerca di potere" osservò Riccardo mentre soffiava su una bollente patata bollita.
"Forse ha nascosto le sue vere intenzioni fino a quando non ha visto una breccia dalla quale irrompere violentemente" ipotizzò Lorenzo mentre sbadigliava.
"Disse l'uomo che si è svegliato cinque minuti fa" commentò Alessandro scherzando "Comunque può essere vero… Forse è questo il vero Zarathustra, l'ambizioso che ricerca il potere… Ma le cose ormai stanno così e dobbiamo trovare un modo per evitare questa presa di potere" in quello stesso momento tutti gli occhi si piantarono addosso a Nicolò.
Il bardo si accorse dell'insistenza di quegli sguardi e allora iniziò a dire "Ascoltatemi, sicuramente non sono il più forte della prima linea o il più intelligente, non credo di essere in grado di ottenere l'appoggio di qualcuno… Sono un uomo difficile da seguire…"
"Lo sappiamo" iniziò a dire Camilla che, fino ad allora, era stata in silenzio a pensare "Però tu, a differenza di altri, sei un ragazzo onesto. Zarathustra, per quanto ne sappiamo, potrebbe essere un generale migliore di Linton, non ci stiamo fidando di lui perché ha avuto degli atteggiamenti poco corretti, perché è uno che ricerca il potere… Tu sei diverso, tu sai ascoltare gli altri, sai mettere prima di te la giustizia… Solo il fatto che ti sei accaparrato il titolo di Consapevole lo dimostra!"
Nicolò ripensò a quella parola "Consapevole"; solo lui e Claudio si fregiavano di quel titolo ottenuto perché avevano scelto consapevolmente di entrare in quel gioco mortale. Ripensò alle sue motivazioni, alla voglia di salvare i suoi amici e alla voglia di dimostrare di poter vincere sulle ingiustizie… Gli vennero in mente i versi che aveva scritto ai suoi genitori poco prima di effettuare il log-in "Giustizia vo cercando ch'è sì cara,/ come sa chi per lei vita rifiuta"… Possibile che stesse abbandonando quei suoi ideali? Aveva ragione Camilla e aveva ragione Feril, doveva riprendersi le sue parole, doveva riprendersi la sua voglia di combattere! Eppure gli sembrava di essere un Icaro che con ali di cera cerca di afferrare il sole o un Lucifero che con gli occhi opachi cerca di guardare quelli di Dio… Sarebbe riuscito a dimostrare che la sua superbia era in realtà qualcosa che poteva raggiungere? Prese in mano un bicchiere di vino e lo vuotò d'un sorso e poi disse "Va bene, cercherò di fronteggiare Zarathustra… Ma tanto, ancora non sappiamo quanto tempo passerà prima della prossima riunione della prima linea… Tanto vale non preoccuparsi inu…" Nicolò non riuscì a finire di pronunciare la parola "inutilmente" poiché un messaggio da parte di Linton arrivò sia a lui che a Camilla. I due ragazzi lo aprirono e sgranarono gli occhi non appena lo ebbero letto.
"Cosa dice?" domandò subito Lorenzo.
"Dice cha hanno individuate la boss-room del piano 48… E che domani ci sarà la riunione della prima linea per decidere il piano d'attacco" disse Camilla con voce esitante. Tutti si voltarono nuovamente verso Nicolò e, dopo aver vuotato un secondo bicchiere colmo di vino si limitò a bisbigliare sghignazzante "Ma vaffanculo…"

Era il 24 luglio, "È il giorno in cui venne deposta Maria Stuarda… Non è un buon presagio" pensò Nicolò ricordando l'omonima tragedia alfieriana. La gilda Vitriol procedeva per le vie della città che ricordava Atene al terzo piano finché non arrivarono all'anfiteatro dove si svolgevano le riunioni della prima linea. Varcarono gli archi della struttura e subito videro una folla di gente con le armature della gilda delle Guardie Notturne sedute lungo i gradino. Nicolò ebbe un giramento di testa, la nausea iniziò a farsi sentire e le gambe iniziarono a tremare in maniera convulsa… Si resse al bastone e iniziò a snocciolare l'ultimo monologo di Saul.
"Nico" sussurrò Lorenzo avvicinandoglisi "Tutto bene?"
Il bardo fece un cenno con il capo "Non preoccuparti… Andiamo a sederci"
Mentre i ragazzi prendevano posto nell'ultima fila centrale dell'anfiteatro, Alessandro incrociò lo sguardo di Orias il quale, poggiato alla colonna di uno degli archi d'ingresso, teneva le braccia incrociate nell'attesa di Linton.
Nicolò, mentre continuava a ripetere le parole di Alfieri, fece vagare il suo sguardo sulla folla lì riunita ed ebbe modo di far scontrare i suoi occhi contro quelli di Zarathustra che, dopo averlo visto, si girò in avanti con un sorrisetto stampato sulle labbra.
La riunione sarebbe dovuta iniziare alle 9:00 ma, alle 9:15 ancora non si vedeva l'ombra del generale. Ad un tratto, sul palco dell'anfiteatro, comparvero Tempesta e Salazar palesemente preoccupati e con una gran fretta addosso; quest'ultimo di mise al centro del palco e, dopo aver preso fiato disse "Guerrieri della prima linea, abbiamo una triste notizia da darvi" il mago era cupo in volto e, lentamente, un brusio si sparse tra gli spalti, un brusio che si spense non appena Salazar ebbe terminato la frase dicendo "La generale Linton è sparita"
   
 
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