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Autore: Midnight Writer    25/01/2017    1 recensioni
La favola di due cuori che si cercano, tessendo la trama della storia del loro amore e della loro umanità.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Otabek Altin, Yuri Plisetsky
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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L'amicizia di Otabek e Yuri era nata sotto la controversa ala di Cupido, la quale da tanti piccoli gesti fece nascere un sentimento nuovo. 
Figlio di tutte le volte che Otabek non riusciva a staccare gli occhi da Yuri.
Figlio di tutte le gite che avevano fatto insieme in giro per il regno di Kori.
Figlio di tutte le volte che Yuri cingeva i fianchi di Otabek quando erano insieme sul suo cavallo.
Figlio di tutte le volte che Yuri all'alba andava in cerca di qualcosa di buono per Otabek, nonostante lui non avesse bisogno di cibo, poiché le fate per vivere necessitano semplicemente della luce solare per vivere. 
Figlio delle medicazioni di fortuna fatte da Otabek ogni volta che il biondo si procurava una ferita.
Entrambi ne erano consapevoli, ma nessuno dei due era a conoscenza di essere ricambiato.

(Otabek's P.O.V) 
"Yuri, che facciamo oggi?" 
Chiese con tono lamentoso al biondo, che sobbalzò alla sua richiesta come se fosse stata quella a spingerlo giù dal treno dei suoi pensieri. Lo guardò per un secondo, quella sua puerile ed affascinante espressione che ormai conosceva così bene: non lo aveva affatto ascoltato e adesso stava cercando di comprendere cosa gli fosse stato chiesto. 
La fata che gli stava dinnanzi si trovava con la testa fra le nuvole molto più spesso di quanto fosse disposto ad ammettere; ma Otabek sarebbe stato un bugiardo ad asserire di essere in una condizione diversa, poiché molto spesso lui si perdeva ad osservare quella creatura della quale si era irrimediabilmente innamorato. 
"Ti ho chiesto cosa potremmo fare oggi." 
"Sì avevo sentito." Sbuffò con aria altezzosa Yuri "C'è qualche posto particolare in cui vorresti andare?" 
"Adesso che ci penso... Ho sempre desiderato vedere la città imperiale."
A quella sua richiesta vide che il biondo si irrigidì 
"Non c'è proprio un altro posto che vorresti vedere? Conosco una pianta magica qui vicino in grado di portarci ovunque vogliamo..."
Sembrava estremamente frustrato, quindi decise di domandargliene il motivo 
"Non ho alcun problema" rispose come se volesse convincere più se stesso che Beka "Prima però... Avresti un mantello?"
Annuì e glielo porse per poi guardarlo mentre lo utilizzava per coprire l'interezza del suo corpo d'oro e d'avorio.
In quella tenuta; con quel corpo così gracile che cozzava con quella sua espressione così decisa, la sua pelle lattea che ancor più tale pareva sotto il manto purpureo; sembrava quasi un re guerriero. 
La città imperiale distava poco più di un'ora a cavallo, e per tutto il tempo Otabek non riuscì a comprendere se quella piccola silhouette poggiata sulla sua schiena stesse tremando o meno.

(Yuri's P.O.V)
"Ho sempre desiderato vedere la città imperiale."
Il suo cuore perse un battito: una lunghissima e straziante serie di ricordi attraversò la sua mente.
"Non c'è proprio un posto che vorresti vedere? Conosco una pianta magica qui vicino che può portarci ovunque vogliamo."
Si sentiva morire, non aveva intenzione di tornare nella città dei suoi dolori, ma non aveva assolutamente intenzione di deludere Beka, quindi asserì di essere disposto ad andare nel suo luogo d'odio. Chiese al suo compagno se avesse un mantello, così da poter coprire il suo corpo e il suo capo: nel regno di Kori l'abbinamento di capelli biondi ed occhi verdi era un'esclusiva peculiarità della famiglia Plisetsky, e anzi era da subito stato sorpreso dal fatto che il suo compagno non avesse notato niente , e viveva nel terrore di essere riconosciuto , e ogni giorno malediceva la sua stupidità nell'avergli detto il suo vero cognome. 
Non appena il ronzino fu sellato Yuri iniziò a tremare e non smise finché non arrivarono a destinazione.
Si guardò intorno. Riconosceva tutto: dai numerosi vessilli risposta ti lo stemma araldico a forma di scudo con tre punte sulla per te superiore a fondo viola e con al centro una corona dorata, agli arazzi aggiuntivi riportanti il motto associato allo stemma, che da sempre era il suo mantra.
"Frangar non flectar"
Mi spezzerò ma non mi piegherò, diceva e così Yuri si era spezzato anni prima, ma mai si sarebbe piegato agli altrui voleri.
Camminando gli capitò di vedere un quadro che rappresentava due coniugi di sua conoscenza, entrambi aventi le sue medesime caratteristiche fisiche; sotto stava una didascalia riportante i nomi dei soggetti rappresentati; nulla stonava se non un elemento.
IVAN E IRINA KRATOSOV
Kratosov? Avevano finanche cambiato il loro cognome pur di non averlo in memoria?
"Andiamo." Intimò ad Otabek "Non ho intenzione di restare un solo secondo ancora in questo cesso di città."
"Ma come? Non la trovi stupenda?" Gli fu risposto
Bastarono quelle poche parole associate agli occhi sfavillanti di meraviglia del suo compagno per far sì che il suo sangue fatato ribollisse nelle sue ven.
Si girò con tanta foga da scoprirsi senza accorgersene il capo e sbottò:
"Stupenda? Come puoi dirlo? Tutto questo sfarzo senza senso, quando ancora ci sono persone che per strada chiedono un soldo per vivere lo definisci stupendo? E tutti questi manifesti con la mia faccia sopra che promettono somme esorbitanti a chi porterà il mio cadavere al castello? E tutte queste finestre chiuse all'ora di punta? Beka, qui la gente vive nel terrore di chi li governa e io non ho intenzione di stare qui ancora."
Concluse per poi scagliare con la sua mano un dardo fiammeggiante destinato a bruciare uno dei vessilli appesi.
"La trovi stupenda?" Continuò "ebbene, restaci. Io me ne vado."
Si tolse violentemente il mantello e lo gettò malamente al suo compagno per poi librarsi nell'aria e andar via verso la loro dimora.
Non poteva e non voleva stare ancora in quel posto,me soprattutto non poteva permettersi di osservare ancora quegli splendidi occhi fumosi e brillanti di Otabek: si rendeva conto di starsi innamorando; profondamente, sinceramente e follemente; e non poteva assolutamente permettersi  di amarlo, condannato da quella profezia che lo aveva buttato fuori di casa anni prima.
   
 
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