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Autore: voiceOFsoul    25/01/2017    1 recensioni
Ram aveva ormai raggiunto un equilibrio ma adesso si ritrova senza lavoro, convive con Diego in una situazione imbarazzante e non vede Alex e Vale da troppo tempo. Da qui deve ricominciare da capo. Il suo percorso la porterà a incrociare nuove vite, tra cui quella di Tommaso che ha appena imparato a sue spese che la perfezione a cui tanto Ram aspirava non esiste.
Si può essere felici anche se si è imperfetti?
[Seguito di "Volevo fossi tu" e "Ancora Tu", viene integrata e proseguita l'opera incompleta "Open your wings and fly"].
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Oggi niente corse da turisti. Ci siamo svegliati con calma e siamo scesi in centro per pranzo, dopo abbiamo semplicemente camminato. Nonostante non sia uno dei soliti periodi di ressa, in giro i gruppi di stranieri non mancano, fortunatamente non sono così tanti da spezzare la magia di queste strade. Abbiamo deciso di salire fino alla terrazza panoramica sul Pincio per poi passare un po’ di tempo tra il fresco degli alberi di Villa Borghese. In confronto, il nostro piccolo parco, che avevo rivalutato pochissimo tempo fa, sembra l’aiuola sfatta dietro casa. La vista dalla terrazza panoramica toglie il fiato, con lo sguardo si abbraccia fino al Vittoriano. Non oso immaginare lo spettacolo che si goda al tramonto. Quando Rose crescerà, voglio portarla qui. Magari non ci vivremo, ma voglio farle godere questo spettacolo e poi guardarla giocare lungo i viali alberati dell’enorme parco. Le panchine sono costellate qui e lì di coppie abbracciate e di anziani che fissano il vuoto. Il silenzio in cui siamo immersi, seppur al centro di una metropoli, è surreale e magnifico.

Giacomo ed Emma sono scomparsi per un po’. Mio fratello non mi ha ancora raccontato nulla ma è lampante come il sole che sia successo qualcosa tra loro ieri. Il fatto che non mi abbia ancora raccontato nulla non fa che confermare quello che so già: Emma non è un capriccio, non è una da riuscire a portarsi a letto solo perché ha fatto la preziosa, non è una cotta qualsiasi. Giacomo è innamorato. Glielo leggo negli occhi. Riconosco quella luce, la stessa che avevo io. Da bravo fratello maggiore sto fremendo dalla voglia di costringerlo su una sedia a dirmi tutto, a sviscerare ogni singola emozione e sentimento per ripagarlo di come si comportava lui con me agli inizi della storia con Simona.

Scendiamo la ripida scalinata per ritrovarci di nuovo in Piazza del Popolo ed Emma ci costringe ad iniziare il classico giro di negozi per lo shopping da ferie, di quelli che vorresti comprare anche roba che non sai cosa sia pur di dire che non l’hai comprata al negozietto sotto casa ma poi ricordi che sei riuscito a stento a chiudere la valigia per la partenza perciò finisci per comprare al massimo una calamita da frigo per tua madre. Mentre lei si catapulta dentro un negozio di saponi biologici dalla cui porta fuoriesce un’abbondante scia profumata, Giorgio ci trascina nel negozio di abbigliamento maschile di fronte.

Una ragazza dello staff ci tiene d’occhio a distanza mentre iniziamo a girovagare per i reparti, ma nessuno si avvicina a noi. Mi chiedo se abbiano un radar speciale per i poveracci come noi che entrano qui aspettando il giorno di potersi permettere anche solo un paio di calzini firmati.

«Sai che non possiamo permetterci neanche l’aria che respiriamo qui dentro, vero?» gli chiede Alfredo.

«Stai scherzando? Stiamo per fare successo, diventeremo ricchi sfondati.»

«Frena ragazzino!» Alfredo ha solo due anni in più di me, ma da quando lo conosco si comporta quasi fosse un padre con Giorgio.

«E fammi sognare un po’, guastafeste!» Giorgio inizia a pescare camicie a caso dalle grucce e fila vero il camerino.

«Io esco a fare la chiamata quotidiana per dare un segno di vita a casa.» dice Alfredo. «So che non è facile ma impeditegli di fare cazzate!»

«Ci pensiamo noi tranquillo.»

Seguiamo Giorgio verso il camerino, mentre Alfredo esce in silenzio dal negozio. Vedo due commesse scambiarsi uno sguardo a metà tra il divertito e lo schifato, come se avessero scommesso su quanto tempo saremmo riusciti a rimanere lì dentro prima che qualcuno dovesse scappare spaventato dai cartellini dei prezzi. Ci accomodiamo su un piccolo divanetto nell’area dei salottini di prova. Sì, salottini di prova, non camerini! C’è anche tanto di secchiello con ghiaccio pronto ad accogliere una bottiglia di vino. Proprio come nei film, solo che per noi resterà vuota.

Mentre Giorgio va dietro la tenda a provare camice oscene che costano quanto due rate di mutuo, io trovo l’occasione giusta per iniziare a fare il mio interrogatorio a Giacomo.

«E allora… come va con la teppista?»

«Con chi?»

«Sai di chi parlo!» gli do una piccola gomitata. «Bionda, occhi ambrati, fisico atletico, carattere da pitbull, bacchette magiche.»

Non risponde, si limita a sorridere sotto i baffi, arricciando le labbra.

«Quindi?»

«Come vuoi che vada? In realtà non c’è proprio niente che deve andare.»

«Non dire bugie, Giacomino! Continui a fare quel sorrisetto ebete e non te lo vedo in faccia dalla terza elementare. Te la ricordi quella? Come si chiamava?»

«Diana Tebisco. L’abbiamo persa di vista poi, vero? Deve essere diventata una stupenda ragazza.»

«Credo di averla vista in qualche foto e, se era davvero lei, non è cresciuta proprio benissimo. Aveva la faccia da ranocchia.»

«Oddio che immagine orribile!»

«Stai deviando il discorso. Come va con Emma? Cosa è successo ieri?»

«Niente di importante.»

«Niente di importante? Con quella faccia? E vuoi anche che ci creda? Vuoi che tiri ad indovinare? Sei andato da lei, avete parlato del più e del meno, di quanto eravate stanchi, delle belle cose che abbiamo visto, forse anche di quando De Blasi si sarebbe fatto sentire.» Mi sforzo di assumere un tono da sexy chat venuta male. «Ti sei distrattamente sdraiato sul letto mentre lei sistemava qualcosa nella stanza, poi è venuta a sdraiarsi accanto a te, innocentemente, continuando a parlare. E a quel punto, splash! Ti sei buttato su di lei, baciandola. Lei è rimasta ferma per qualche attimo e poi ha ricambiato il tuo bacio. Un bacio, si sa, tira l’altro e siete andati avanti a scoprire i vostri corpi, a spogliarvi a vicenda e a ripassare lezioni di anatomia.» Torno al mio normale tono da fratello maggiore. «Almeno fino a quando Giorgio non ha ben deciso di fare il pazzo. Allora vi siete rivestiti velocemente, vi siete precipitati nella nostra stanza e il resto è storia.»

«Tommaso, dovresti vedere un po’ meno film rosa e fare ritorno ai porno.»

«Stai cercando ancora di deviare il discorso. Questo non fa altro che confermare le mie supposizioni.»

«Non è successo niente di quello che hai detto, ti dico.»

«E allora cosa?»

«È… personale.»

Lo guardo, cerca di smettere di sorridere ma non ci riesce.

«Sei innamorato.»

«Non lo so.»

«La mia non era una domanda. Devi solo prenderne atto.» gli sorrido e gli poggio la mano sulla spalla stringendo un poco.

«Lei è così… Mi piace, in un modo che non so neanche spiegare. Prima era solo una cosa fisica. Sai, ha un bel davanzale, un culo che fisserei per ore, degli occhi da perdercisi dentro. Poi però è cambiata qualcosa. Man mano che la conoscevo, le toglievo la maschera da pitbull, come la chiami tu, e intravedevo quello che c’era sotto, la vera Emma. Ed è diventata...»

«...fondamentale.» Completo per lui. Mi ricordo bene quella sensazione.

«Come può una ragazza conosciuta da così poco tempo prenderti così tanto? Non può essere normale.»

«Sarà una strega!» lo prendo in giro.

Ride, lo vedo rilassarsi, come se si fosse tolto un peso. Rido anch’io e penso alla mia strega, a quella ragazza sconosciuta che dal nulla è diventata il centro dei miei pensieri.

«La prendo?»

Giorgio si catapulta tra noi con una camicia bianca decorata da migliaia di piccole aragoste rosse e gialle posizionate a scacchiera, che scatena ancora di più la nostra ilarità mentre lui continua a insistere che è stupenda e a decantare la raffinatezza delle rifiniture e del tessuto.

La ragazza che ci teneva d’occhio prima, si precipita da noi con il volto trasformato dalla rabbia. Nonostante ciò cerca di mantenere il contegno che il suo ruolo in un negozio come quello in cui siamo impone.

«Signori va tutto bene?»

Continuiamo a ridere senza riuscire a risponderle. La vediamo fare un gesto verso l’entrata. Meno di un minuto dopo, un energumeno alto il doppio di noi sta trascinando me e Giacomo fuori dal negozio mentre un secondo armadio spinge Giorgio nel camerino per togliersi la preziosa quanto orribile camicia prima di essere buttato fuori a sua volta.

Troviamo Alfredo davanti all’ingresso mentre parla con Emma che lo ha raggiunto dopo gli acquisti. Giacomo smette di ridere a crepapelle e si da una veloce sistemata ai capelli prima di avvicinarsi a lei e toglierle galantemente la pesante busta di carta che contiene il suo bottino. Vedo il piccolo lampo scoccare all’incrocio dei loro sguardi e un senso di felicità torna a riempirmi.


Un’altra giornata infinita non si decide a voler volgere al termine. Dopo i primi sei appuntamenti in posti diametralmente opposti della città, ho perso il conto. La stanchezza oggi si è fatta vedere anche sul volto di Rebecca che, infatti, ci ha concesso la grazia di rientrare in hotel verso le 17, ben prima di quanto previsto, in modo da poter riposare. Il prezzo da pagare è stato dover spostare l’ultimo e più importante appuntamento della giornata alla sera. “Lei sa bene che noi meridionali abbiamo uno strano rapporto con il cibo, per noi parlare d’affari a cena rende tutto più ufficiale, una specie di contratto sottoscritto dalla divinità della pasta alla norma” sono state le sue precise parole. Poco professionale, forse, ma il suo entusiasmo ha strappato una risata e lo ha coinvolto al punto di accettare. Alla SoftWaiting avrebbe rischiato il licenziamento ed il linciaggio!

Mentre sto aprendo la porta della stanza il mio cellulare squilla. Giulio.

«Dimmi che non state facendo una strage!» dice ancor prima di salutarmi.

«Ciao Giulio, come stai?»

«Starò meglio quando mi rassicurerai che Rebecca non sta distruggendo la reputazione della mia azienda.» So che si fida di lei, sta scherzando.

«Se la sta cavando alla grande.»

«Meno male! Temevo che foste in giro per discoteche e prostituti.»

«Certo, lo immagino. Tu come stai adesso?»

«Mi sto riprendendo. Tu, invece?»

«Mi sto riprendendo anch’io. Ti hanno per caso contattato dalla caserma?»

«No, dopo quel giorno non mi hanno detto più nulla. Hai notizie per me?»

Vorrei dirglielo, ma so che non posso. «No, nessuna.»

«Bene! Allora tenete alto il nome della LambdaDev. Mi raccomando! Mark e Nico vi raggiungeranno domani sera, arriveranno mentre voi sarete alla serata di beneficenza. Saranno con voi all’evento di Venerdì.»

«Perfetto.»

«Tienimi aggiornato se ci fossero sviluppi imprevisti domani, ok?»

«Non dovrebbe farlo Rebecca?»

«Mi fido di Rebecca ma lei tiene a questo evento come a un figlio appena nato. Non ammetterebbe mai che qualcosa si sta mettendo male.»

«Nulla si metterà male, tranquillo. Sei in buone mani.»


«Cerca un posto dove andare a mangiare stasera!» impone Giorgio.

«Siamo appena tornati a casa e già pensi a mangiare?»

«Si! La scelta deve essere accurata. Non voglio finire in una bettola.»

Mi infilo in bagno mentre gli altri ancora litigano su chi deve prendere la responsabilità di farci mangiare bene stasera. Faccio una doccia veloce, per poter infilarmi altrettanto velocemente a letto per riposare un po’ prima di uscire di nuovo stasera per cena.

Il cellulare squilla mentre sono in dormiveglia. Rispondo senza guardare sullo schermo chi è.

«Pronto?»

«Parlo con Tommaso Merisio?»

Improvvisamente il mio cervello si mette in allarme facendomi saltare a sedere sul letto.

«Sì, sono io. Che succede?»

«Sono la segretaria del Signor De Blasi.»

«Non starà chiamando per disdire l’appuntamento, vero?» ne sono realmente preoccupato nonostante cerchi di non darlo a notare.

«In realtà sì.»

«Cosa? Ne… Ne è sicura?» Sento distintamente il rumore del mondo di vetro crollare e le schegge conficcarmisi nella pelle.

«Si, il signor De Blasi mi ha chiesto di informarvi che non è possibile incontrarvi alle 17 in quanto i suoi soci hanno avuto un imprevisto di cui non conosciamo i dettagli. Vi invita a spostare l’incontro e vi ha inviato una mail con maggiori dettagli, ma voleva che vi informassi telefonicamente per essere certo che l’abbiate ricevuta.»

«In realtà non abbiamo ancora controllato.» Non so cosa provare in questo momento. Cosa significa questa telefonata? Cosa succederà adesso?

«Dovrebbe farmi il favore di verificare e ricontattarmi a questo numero.»

«Non mancherò.» riattacco.

Corro nella stanza di Giorgio. «Prendi il cellulare.»

«Cosa? Che succede? Emma doveva cercare il ristorante!»

«Prendi il cellulare. Mi ha telefonato la segretaria di De Blasi, dice che ci ha inviato una mail con nuovi dettagli sull’appuntamento perché non è più possibile farlo alle 17.»

Giorgio mi fissa, non parla per qualche istante, poi afferra il telefono e inizia a cercare la mail.

«Siamo fottuti.»





Non suona tra le righe di questo capitolo, né di questa storia, ma quello che Giacomo cerca di descrivere mi ha fatto venire in mente le parole di Ligabue in Atto di fede perciò volevo lasciarla qui per chi volesse sentirla :)
   
 
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